Cari lettori. Esiste un elemento, esclusivamente uno, che rende la vita dei nemici di Dio e degli uomini, “tranquilla”: la Percezione
Sì, la “percezione” è quello stato della personalità che fa guardare la realtà in un modo, piuttosto che in un altro. E’ lo strumento attraverso il quale il pubblico assume un determinato comportamento, innanzi a tutti i problemi della Vita. Lo abbiamo visto in tanti eventi drammatici; in quei momenti la “Percezione” ha giocato un ruolo determinante. Ma quello che è avvenuto, ha soltanto “applicato in scala globale e massima” ciò che è stato preparato decenni addietro, a livello di “destrutturazione” della personalità, che ha così permesso la manipolazione della Percezione.
La cittadinanza, dunque, ha una “Percezione manipolata“: percepisce, in genere, che la vita è un idolo, che è degna di essere vissuta soltanto se può generare consumo; che si può definire “civile” solo ciò che è “liberale”; che non esiste altro sistema politico concepibile se non quello vigente nel cosiddetto “occidente democratico”. Nessuno, sottolineo nessuno (con una unica eccezione, direi rilevante), ha scalfito e scalfisce questo assunto “percepito”. Il radicamento di questo assunto è tanto maggiore, quando è perorato da certi “ambiti” della Società, quali ad esempio quelli che vengono volutamente riservati al presunto “dissenso”. Il Dissenso è un altro elemento determinante per la “Percezione”; infatti, manipolare ed eterodirigere il dissenso, incanalandolo, è un presidio imprescindibile per mantenere lo status quo in una Società. Questo è quello che abbiamo verificato in tutte le stagioni della “contestazione politica”; a maggior ragione in quella che stiamo vivendo. In modo proporzionale alla gravità dei fatti che si svolgono, più forte e determinata sarà l’azione di manipolazione che genera la conseguente “percezione comune”.
Altro elemento necessario per la manipolazione della percezione è la “Dissimulazione”. A presidio della Dissimulazione è la Menzogna studiata, tale da permettere di creare una realtà “posticcia”, sceneggiata. Per giungere a manipolare con frutto la Percezione della popolazione, si è dovuto lavorare “alacremente” a questi elementi, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, attraverso la propaganda e attraverso l’ “indottrinamento” pervasivo e massivo. A causa di questa azione, durata quasi un secolo, si è potuto arrivare a rendere, per la “Percezione pubblica”, inammissibile altro Sistema se non quello in cui si sta vivendo. Nonostante sia esattamente in questo Sistema, non in altri, che si sta in una condizione ormai definibile sub-umana, con sofferenze inenarrabili patite da tutti. Questo è il principale obiettivo, perseguito con un dispiego di mezzi titanico (e ciò fa comprendere che importanza abbia, per costoro, mantenerlo!), che rende possibile la prosecuzione della persecuzione. Esattamente in questa ottica di “mantenimento, dissimulazione e manipolazione della percezione”, si inserisce un recente articolo di Roberto Pecchioli, nome “conosciuto” nell’ ambito proprio di quella “contestazione politica” di cui si è detto poc’anzi (qui). Ebbene, questo articolo può a buon diritto essere preso come esempio: riassume, con grande puntualità, la funzione e la realtà della “contestazione politica” delle cosiddette “forze anti-sistema”. In misura più o meno radicale, è in tale identità, descritta da Pecchioli, che le “contestazioni” si inseriscono. Si può a buon diritto credere, che il ragionamento inscritto da Pecchioli nel suo articolo di propaganda demo-liberale, sia identificabile nel seguente estratto:
…E il popolo, che le costituzioni chiamano sovrano ? Chi scrive ha sentimenti contrastanti. Non ci ha mai convinto il principio democratico, sanzione del “senno dei più”, etero-diretto dal potere del denaro e dalla capacità di pochi di manipolare la cosiddetta opinione pubblica. Non abbiamo mai creduto che il numero di persone che sostengono un’idea o una tesi sia la prova della sua validità; in più, poiché crediamo nell’esistenza della verità, sappiamo che questa non può essere messa ai voti o assoggettata all’umore cangiante dei sondaggi. Tuttavia, il declino della rappresentanza politica ci preoccupa, giacché aumenta il potere di pochissimi e spegne la voce dei popoli, che non sarà voce di Dio, ma va sempre ascoltata…Se la procedura è in crisi, è in crisi anche il principio che la sostiene, l’idea della libera volontà della maggioranza che si fa governo. Come potrebbe essere diversamente, se il potere del denaro svuota la democrazia, se le elezioni vengono vinte da chi ha più quattrini da spendere per orientare gli elettori, cioè convincere manipolandoli ?La rappresentazione democratica diventa spettacolo: vince il/la più attraente, chi meglio “buca lo schermo”. Ma per bucare lo schermo bisogna arrivarci, ai mezzi di comunicazione. Ecco uno dei punti critici di questa democrazia febbricitante sospesa tra baccano e afasia.Meno estesa è la partecipazione, più grande è la presa delle lobby, degli interessi creati, di chi decide – sì, decide- chi può partecipare alla grande corsa e chi no…Un’ulteriore riflessione riguarda la verità della “legge ferrea dell’oligarchia”enunciata da Roberto Michels nella Sociologia del partito politico. Tutti i partiti si evolvono da struttura democratica aperta a circolo chiuso dominato da un numero ristretto di dirigenti, tendenti a diventare una categoria professionale e autoreferenziale. Con il tempo, chi occupa cariche apicali si allontana dalle idee della struttura cui aderisce , formando una élite compatta, dotata di spirito di corpo. Nello stesso tempo, il partito tende a moderare i propri obiettivi: il fine principale diventa la sopravvivenza dell’organizzazione e non la realizzazione del programma ( la persistenza degli aggregati di Vilfredo Pareto). La classe politica- come ogni gruppo di potere- è una minoranza organizzata capace di vincere su maggioranze disorganizzate…Confusamente, l’opinione pubblica lo ha capito e si rifiuta di partecipare a un gioco con carte truccate…E’ per questo che ci siamo convinti che occorra formare delle reti di soggetti- individui, associazioni, intellettuali- portatori di principi, esigenze, visioni della vita da fornire come programma alla classe politica in cambio del nostro appoggio. Sono le minoranze a cambiare il mondo: la maggioranza, come l’intendenza di Napoleone, seguirà. Se non ci riusciremo, potremo soltanto lamentarci, gridare al vento che “ sono tutti uguali”, sconfitti dalle idee che detestiamo, trasformate in leggi, senso comune, “segni dei tempi” per un unico motivo: hanno trovato la minoranza organizzata che le ha imposte. Nell’immediato, non resta che la falsa alternativa tra il “meno peggio” e il silenzio. Entrambe le scelte sono gradite al sistema. Il banco vince sempre, finché non cambieremo il gioco.
Gli assunti espressi in questo estratto, che sono le linee guida dell’articolo in sé, sono davvero di una chiarezza e di una paradigmaticità eclatanti. Una conferma “apertis verbis” di quanto abbiamo sempre denunciato, e delle critiche mosse, giammai “per partito preso”, alle “contestazioni politiche” odierne (e passate. La linea di unione è la medesima). Pecchioli, in modo onesto, definisce l’obiettivo del “dissenso liberale”: portare cittadini alle urne. Tale obiettivo, fatto risalire ad una non meglio specificata “partecipazione attiva”, altrimenti “impossibile” (secondo lui, e chi per lui) in altri modi, sarebbe nodale per, sempre presumibilmente, “impedire” alle Lobbies di avere campo libero. Non si faccia trarre in inganno il lettore da una apparente e clamorosa contraddizione espressa dal Pecchioli, che prima afferma una realtà di fatto, ovvero che la Verità (e la Giustizia!) non può essere messa ai voti, e poi , al contrario, stabilisce che il voto di maggioranza (che si presume rappresenti la “Verità”, e che quindi per perorarla la “mette ai voti” sperando di “vincere numericamente”) sia determinate per impedire che le sempre famose Lobbies abbiano mano libera. Tale sintesi Hegeliana, è perfettamente coerente con la dottrina del “Male minore”, che egli pure, sempre in apparente contraddizione, nega di voler perseguire (ma che nei fatti perora). Gli strumenti che propone Pecchioli al cittadino sono esattamente gli stessi usati dalle Lobbies: potere mediatico, a cui si deve ambire per “controbilanciare” il potere delle già nominate Lobbies; maggioranza parlamentare; pressione “numerica” attraverso programmi politici che devono interessare le “maggioranze” della cittadinanza, per poter avere una incisività. Per chi ricorda in quali eventi sia stato in primo piano Pecchioli (per esempio, al seguito del famoso Simposio in cui partecipò Viganò), tali esposizioni acquistano una logica stringente, su fini e metodi di fondo, soprattutto, di tale attività politica.
Il costituzionalismo Liberale di Pecchioli, è naturalmente il fondamento di tale esposizione. La critica alle deviazioni della procedura, alla presunta manipolazione della stessa che determinerebbe la disaffezione e il distacco “infruttuoso” dei cittadini – definendo i “tecnicismi giuridici” come complessi e respingenti il cittadino, ma “necessari” per il processo “democratico” – ha una linearità “perfetta”. Così come è lineare il riferimento (fatto non a caso, per cooptare gli “estremi” opposti/uguali) al Sociologo Michels, ed a Pareto. Esso fa intendere che la “teoria delle minoranze” sia il fondamento della successiva “espansione alla maggioranza” dei “programmi politici” perorati, e che la forma del Partito Politico, includendo ovviamente in essa TUTTI i partiti, passati e futuri, che si sono definiti tali, sia “naturalmente” quella descritta dal Michels stesso. E quindi, debba essere “purificata” dalle già dette “minoranze”. La conclusione del Pecchioli non fa che confermare l’attività di tutta la categoria politica che egli rappresenta in uno, ma che si estende da lui alla De Mari, da Tosatti a Valli, da Toscano a Messora, da Rizzo ad Alemanno.
L’importanza nodale della attività formativa e politologica, attraverso realtà associative “trasversali” nazionali e popolari, come quella che abbiamo rappresentato come un UNICUM noi de IlCovo, oramai è diventata insopprimibile. Così, l’estensione della “mano sistemica” inevitabilmente si fa vedere in questo ambito, che, se diretto in modo Giusto e Vero, realisticamente può preparare il vero cambiamento, che, come recita una delle citazioni riportate in auge dalla nostra associazione, non è relativo a modifiche di istituzioni, di gruppi o di programmi, ma proprio a un opposto ORDINE Morale, Politico e Sociale (qui).
Ciò che Pecchioli, e insieme a lui tutta la categoria politica “contestatrice”, di vario ordine e grado, si guarda bene dal rilevare (proprio perché farlo metterebbe in discussione tutta l’impalcatura del suo ragionamento) è quanto segue: il sistema democratico borghese è ingiusto in sé. In sé costituisce la forma dell’oligarchia, per sua stessa natura è un sistema dominato dal potere, più che economico, plutocratico, indicando con questo la pervasività delle oligarchie transnazionali che, per ciò che rappresentano, possono orientare il processo di governo interno agli stati. Dunque, il vero problema non è “far diffondere la verità nella maggioranza per poi governare alla sua insegna”, ma il fatto che la “maggioranza veritiera”, anche nel caso in cui dovesse riuscire a raggiungere il potere, dovrà per forza ( in quanto è obbligata dal Sistema di potere globale!) trovare un metodo di governo compromissorio con le sette interne ed esterne. Quindi, mai si potrà avere un vero Governo della Giustizia in rappresentanza dei veri interessi del popolo e questo endemicamente. Proprio perché, siccome il voto è il “dio” della democrazia borghese, questo stesso voto, a prescindere dalla maggioranza che governa in un dato momento, può determinare o meno la crisi o la prosecuzione del suddetto “governo” (ancorché in tutti i casi gestito ed etero-diretto da chi regge i fili di tale messinscena politica). Il che rappresenta la base stessa per l’esistenza del compromesso e del “male minore”. Tale scenario potrebbe non esistere solo nel caso di governi a “maggioranza assoluta e completa”, ipotesi utopica, che tra l’altro non sarebbe comunque garanzia della realizzazione della Giustizia, perché la maggioranza assoluta, oggi decide in un modo, domani in un altro. Si potrebbe dire molto di più sulla fallacia del Sistema Borghese, ma, uno su tutti, al riguardo rimandiamo alla puntuale Sintesi del giurista fascista Alfredo Rocco (qui).
Vi è poi un elemento dirimente assolutamente nodale, che, se ce ne fosse bisogno, palesa ancora più come menzognero quanto affermato dal Pecchioli, che della Libertà e Sovranità della Nazione in cui vive gli interessa poco o punto. Tale elemento, già descritto nella nostra Conferenza sulla Strategia della Tensione Permanente (qui), è esposto da chi col Fascismo non ha nulla a che vedere, poiché è necessario solo essere storicamente equi per verificarlo (chiaramente, condizione essenziale per non ricadere nelle maglie del sistema):
A Pecchioli e chi per lui dunque dico: esiste un modo molto incisivo per opporsi a tale Sistema satanico (qui): il distacco totale da esso ne è il presupposto e dunque il rifiuto a parteciparvi a qualsiasi titolo. Ovviamente, tale presupposto è largamente insufficiente ed inconcludente, in questo egli ha ragione, ma non in vista di ciò che poi egli va perorando, bensì se a tale azione non segue la necessaria consapevolezza e lucidità sui fini da raggiungere, che soli possono preparare la cittadinanza ad un vero cambiamento, che dovrà essere Costituzionale (qui)
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