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CARATTERI SALIENTI DEL PARTITO NAZIONALE FASCISTA!

Caratteri salienti del P.N.F. - Biblioteca del Covo

La recente persecuzione giudiziaria della quale siamo stati vittime nostro malgrado, a causa del pretestuoso coinvolgimento del dottor Piraino – di cui abbiamo già scritto in passato (QUI) e sulla quale ci ripromettiamo di tornare a breve, per commentare l’ultima sentenza emessa al riguardo dalla Corte di Cassazione – ancorché conclusasi con la piena assoluzione degli imputati, “perché il fatto non sussiste”, tuttavia pone chiaramente e con urgenza all’attenzione della cittadinanza un grave problema relativo alla singolarità dalla Legge italiana, proprio in relazione all’ostentata pretesa di classificare in modo univoco ed assoluto il Partito Nazionale Fascista in ragione dei famigerati provvedimenti che hanno preso nome dal ministro democristiano Scelba che li fece promulgare. Giacché di anomalia si tratta, in quanto quel che dovrebbe essere  di stretta spettanza delle scienze storiche e politiche, ossia l’ambito relativo alla corretta classificazione e definizione dei caratteri specifici del fu P. N. F. nato nel 1921 e soppresso d’autorità nel 1943, effettuata in base ad un serio studio delle dottrine politiche ed alla corretta interpretazione dei fatti storici, è stato invece scippato a forza dalla giurisprudenza, che ha stabilito in modo univoco ed assoluto, quali saebbero i tratti distintivi e salienti, fissandoli arbitrariamente ex lege. In virtù di tale rappresentazione di carattere istituzionale singolare ed eccezionale nel suo essere non scientifica, quel che contraddistingue a norma di Legge in modo esclusivo e particolare la natura intrinseca del suddetto gruppo politico, consisterebbe nell’esaltare e nell’applicare metodicamente in campo politico, la violenza, il razzismo ed il conculcamento della libertà. Dunque, eventuali  elementi politico-ideali differenti, che sfuggissero a tali precise caratteristiche, non qualificherebbero affatto peculiarmente il partito mussoliniano… o almeno, così ha insindacabilmente stabilito la Legge! Anzi, se per ventura ed amore di ricerca, ipoteticamente ma anche in concreto, si volesse invece ragionare, documenti alla mano, sulla centralità del carattere di tali elementi differenti, proprio al fine di appurare la possibilità concreta di qualificarli come eminentemente rappresentativi della concezione espressa dal Partito fascista, e magari, sempre per ventura, ci si dovesse accorgere che proprio questi ultimi male si dovessero accordare in questo con la rappresentazione esclusiva esposta dalla Legge in base alla normativa vigente, allora in modo del tutto evidente, essi, a detta delle stesse istituzioni ufficiali giudiziarie costituirebbero per ciò stesso una evidente contraddizione, ma non già a carico della interpretazione stabilita nella legislazione, bensì a carico degli stessi elementi suddetti, in relazione al loro mancato oggettivo riconoscimento ex lege in qualità di principi caratteristici del Partito Nazionale Fascista! In breve sintesi, pare proprio che a livello istituzionale, se il teorema politico antifascista mal si accorda con la realtà degli elementi a nostra disposizione… tanto peggio per la realtà! Non è nostra intenzione polemizzare in questa occasione (ci sarà modo e tempo per farlo opportunamente molto presto!) sul senso politico concreto di quel che rappresenta per la libertà del popolo italiano una tale interferenza dei poteri legislativo e giudiziario in ambiti che decisamente non competono a nessuno dei due. In questa sede però ci pare opportuno rilevare che già la documentazione inerente le fonti specialistiche primarie coeve, a tacere di quelle ufficiali prodotte dal gruppo politico in questione, comunque non rilevi affatto quei fattori evidenziati dalla Legge come precipuamente caratterizzanti gli attributi essenziali del fu P.N.F. Puntualizziamo inoltre che, al fine di evidenziare proprio i tratti salienti del partito mussoliniano, senza voler far torto in modo preconcetto alla mens del legislatore (pur palesemente ingeritosi in ambiti come la storiografia e le scienze politiche che non sono specificamente di sua stretta pertinenza), intendiamo avvalerci proprio di uno studio ad hoc espressamente scientifico, intitolato non a caso “L’Organizzazione del P.N.F.” e pubblicato nel 1939 da un personaggio i cui trascorsi attivamente antifascisti sono notori e di pubblico dominio. Stiamo parlando del fervente attivista antifascista Antonio Canepa, già arrestato dal Regime nel 1933 per aver ordito un complotto a suo danno, nonché docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Catania nel 1937, successivamente professore di Storia e dottrina del Fascismo all’Università di Palermo nel 1939, nonché futuro sabotatore per conto dei Servizi segreti inglesi nel 1942, poi capo partigiano nel 1944 ed altresì “martire” del movimento indipendentista siciliano nel 1945 (per un sommario profilo biografico del personaggio digitare qui). Ebbene, proprio mentre rivestiva i molteplici ruoli di professore universitario ligio al regime, di clandestino animatore ed organizzatore dei primissimi nuclei di Giustizia e Libertà, nonché di agente dell’Intelligence Service inglese, il “nostro” ebbe pure il tempo di pubblicare un lavoro assai pregevole che illustra con rara chiarezza e dovizia di citazioni estrapolate da una vastissima bibliografia (a cominciare dagli scritti del Duce!), i caratteri salienti del Partito Nazionale Fascista, di cui appresso riportiamo un significativo stralcio:

LINEAMENTI DELL’ORGANIZZAZIONE DEL PARTITO

1. Il Partilo nella Dottrina del Fascismo. Che il Partito fascista vada essenzialmente studiato dalla scienza che ha per oggetto la Dottrina del Fascismo non può mettersi in dubbio dopo quanto, in una trattazione più generale, abbiamo chiarito intorno all’oggetto, alla natura e all’autonomia di tale scienza. Essendo un’organizzazione di persone il Partito fascista è innanzitutto una realtà sociale; ossia una di quelle realtà i cui differenti aspetti possono studiarsi dal diritto, dalla politica, dalla sociologia, dalla storia e dalle altre scienze sociali. Ma quest’organizzazione esiste in vista del raggiungimento di determinati scopi, che essa attua per mezzo di apposite funzioni; e tali funzioni risultano da un’attività dei singoli, conforme a particolari doveri. Scopi, funzioni, doveri caratterizzano l’organizzazione: i principi in cui vengono formulati regolano, e quindi individuano, l’organizzazione stessa. Avviene così che lo studio del Partito rientra nella Dottrina, la quale è scienza di principi; e rientra appunto nella Dottrina del Fascismo, essendo il P.N.F. un fenomeno tipico della civiltà mussoliniana. Su queste evidenti proposizioni non è luogo a discutere. Adunque, soltanto quando avremo precisato gli scopi, le funzioni, i doveri del Partito, e quindi dei componenti di esso, potremo dire di averlo veramente conosciuto nei suoi requisiti essenziali, in conformità della sua natura dottrinale. Non è compito di chi studia la dottrina risolvere di propria iniziativa i problemi attinenti alle finalità, alle funzioni, agli obblighi particolari degl’iscritti al Partito. Ciascuno di tali problemi è stato già risolto dal Duce o, sulle direttive del Duce, dai suoi collaboratori via via che le circostanze consigliavano determinate soluzioni. Noi dobbiamo limitarci a prendere esatta conoscenza delle soluzioni stesse. Ogni altra indagine, tendente a prospettarne di nuove in luogo dei principi esistenti e operanti in seno al Partito, sarebbe illogica e incongrua. Neppure attengono direttamente al tema, sebbene non debbano ignorarsi perché fonti precipue di principi, i « fatti » del Partito: così gli episodi umili o eroici di cui la sua storia è intessuta, il nome indimenticabile dei caduti, dei gerarchi, degli squadristi, la serie infinita dei documenti della quotidiana attività rivoluzionaria. Studiare dottrinalmente il Partito importa non fermarsi (il che d’altra parte non vuol dire astenersene) alla considerazione degli uomini che ne fanno o che ne hanno fatto parte, né delle vicende cui la loro attività può aver dato luogo; ma risalire alla visione dei principi — scopi, funzioni, doveri — cui obbediscono questi uomini in quanto facenti parte di tale organizzazione. Siffatti principi ci interessano perché fascisti. La circostanza che taluni di essi possano essersi tradotti in ordinamenti di diritto positivo è del tutto secondaria per la nostra scienza. Tale circostanza non incide sul fatto, per noi essenziale, che i principi di cui ci occupiamo ineriscono alla dottrina, ossia allo spirito del Fascismo. Le questioni di mero diritto, sulle quali numerosi competenti hanno copiosamente scritto, non riguardano quindi la nostra indagine. Come tutti i principi della dottrina fascista, anche quelli che reggono il Partito sono principi in atto, non mere enunciazioni o astratte ideologie. Un principio in atto è più che un’idea; è una verità e una norma. Un’idea, quindi, che esercita un’azione effettiva e concreta nel tempo presente; che si realizza come forza agente; che diviene vita, perché la si sente, le si crede e le si obbedisce. Sono di tale natura i principi che studieremo; principi sentiti e vissuti da oltre due milioni di Camicie Nere le quali a questi principi adeguano, realizzandoli, la loro attività.

2. Partiti tradizionali e partiti nuovi. Per partito politico, secondo il significato ormai storico di
tale espressione, s’intende ogni organizzazione di persone la quale, per il trionfo d’interessi o d’ideologie comuni, tende alla conquista del governo di una nazione. Elementi essenziali del partito politico sono dunque: a) un’organizzazione di persone; b) un interesse o un’ideologia comune agli organizzati, che giustifica l’organizzazione e la cementa; c) una lotta contro altri partiti, al fine di prevalere nella vita pubblica. Quando un partito giunge al potere, non perde tuttavia le caratteristiche di cui si è fatto cenno, pur sostituendo, evidentemente, alla lotta per la conquista la lotta per la conservazione del potere. Il partito al governo, in regime parlamentare, non è sostanzialmente diverso dal partito non ancora al governo; l’instabilità della sua maggioranza, soggetta al continuo assalto dei partiti concorrenti, lo espone all’alea di repentine cadute e lo costringe quindi a mantenere permanentemente, strutturalmente, organi e funzioni atti a poter riprendere da un momento all’altro la lotta per il potere. In questa effimera durata del partito al governo, in questa caducità dovuta alla sua posizione di partito tra i partiti, consiste l’effettiva parità fra tutti i partiti, governanti o non, entro l’orbita del regime parlamentare. D’altra parte, questo continuo stato d’incertezze, di divisioni e di contrasti reciproci nel seno delle Nazioni non può che accrescere i mali della società, dimostrandosi fatale, a lungo andare, all’unità degli Stati, agl’interessi dei popoli, all’avvenire di ordine e di giustizia cui aspira la coscienza dell’uomo moderno. Quell’organizzazione di persone che risponde al nome di Partito Nazionale Fascista differisce dai partiti politici nel senso anzidetto, perché a) partito rivoluzionario, b) partito unico, c) partito nazionale.

3. Caratteri salienti del P. N. F. : a) partito rivoluzionario. Il carattere rivoluzionario del Partito
è un corollario immediato del carattere rivoluzionario della dottrina fascista e non si esaurisce nell’antiparlamentarismo o nella prassi insurrezionale che culmina con la Marcia su Roma; ma investe tutto l’uomo trasformandolo in fascista. La rivoluzione continua che il Fascismo opera nei principi della sua stessa dottrina evolventesi, nelle leggi e negli istituti attraverso i quali la dottrina si realizza, nelle coscienze che lo spirito nuovo profondamente ricrea e plasma, questa rivoluzione continua è l’antitesi di quel mondo democratico parlamentare e tenacemente borghese nel quale i partiti politici tradizionali vivono e prosperano. Quest’antitesi sorge, come vedremo, insieme al sorgere dei Fasci che sono, per definizione, l’antipartito; continua anche quando l’organizzazione dei Fasci « per rinsaldare la disciplina e per individuare il suo credo politico» assume la denominazione di Partito, pur rimanendo soprattutto movimento; continua altresì, e si accentua, quando il Fascismo, conquistato con l’insurrezione il potere, non si attarda nello sterile conservatorismo in cui sono solite irrigidirsi le rivoluzioni coronate dal successo, ma va attuando di giorno in giorno le successive conquiste dell’Idea. In una siffatta dinamica rivoluzionaria il Partito, strumento essenziale della rivoluzione continua, tanto nel suo complesso quanto negli individui che lo compongono, si alimenta continuamente di nuove mete, si arricchisce di nuove funzioni. Alla sua origine non sta un’ideologia determinata e immutabile, la cui attuazione integrale esaurisca ogni possibilità di rinnovamento e quindi ogni continuità di vita. Un fermento instancabile lo anima, una giovinezza inesauribile lo vivifica, una molla interiore lo adegua sempre più e meglio alle cangianti necessità del domani. Il Partito fascista è dunque, come partito rivoluzionario, nettamente diverso dai partiti parlamentari, svirilizzati da infecondi programmi ideologici sia prima che dopo insediatisi al governo.

4. Caratteri salienti del P. N. F. : b) partito unico. L’esigenza di eliminare tutti i partiti concorrenti e di restare unico interprete del sentimento e della volontà della Nazione viene interamente attuata dal Partito fascista alla fine del 1926; ma, prima di questa data, durante i quattro anni successivi alla Marcia su Roma, e prima ancora, a cominciare cioè dagl’inizi del movimento fascista, non passa giorno in cui quell’esigenza non si realizzi almeno un poco, talmente essa è connaturata allo spirito animatore del Fascismo. Può dirsi che Fascismo e intransigenza contro qualunque accomodamento, qualunque compromesso, qualunque tolleranza verso i residui dell’antifascismo, questi due termini — Fascismo integrale e intransigenza assoluta — siano sinonimi. Fin dalle sue origini il Fascismo tende a rappresentare da solo tutta la Nazione, saldando così unitariamente il popolo nello Stato. Si realizza in tal modo il grande sogno unitario degli italiani d’ogni tempo, dall’Alighieri e dal Machiavelli a Mazzini, Oriani e Crispi, veggenti o precursori i quali nell’avversa fortuna non disperarono della rinascita della Patria una, finalmente sottratta alle discordie civili e ai faziosi arrivismi. L’aver debellato tutti gli altri partiti non consente però nel Partito fascista una posizione di riposo o di attesa. Il combattimento continua senza mai tregua: continua per gli incessanti sviluppi della Rivoluzione, dei quali abbiamo fatto cenno poc’anzi; continua per l’opera diuturna di educazione e di esempio, contro ogni tendenza allo spirito borghese; continua ancora contro i vecchi avversari del Fascismo — comunisti, liberali, massoni — che, sgominati in Patria, giocano la loro ultima carta al di là dei confini, ricorrendo, appunto perché senza speranza, a mezzi ripugnanti come la calunnia e il delitto.

5. Caratteri salienti del P. N. F. : c) partito nazionale. Mentre i partiti politici sono generalmente infeudati a vantaggio di determinati interessi, che si tenta celare sotto il manto delle idee, il Partito fascista invece « non è sorto a difesa di determinate classi o di determinate categorie ». Fin dal marzo del 1919 Mussolini ebbe ad affermare perentoriamente: « Noi non siamo di una classe, non siamo di un partito, non siamo di una setta; classi, partiti, sette devono porsi in seconda linea quando più in alto, e prima, urge l’interesse di quell’ideale realtà che è la Patria ». E alla vigilia della Marcia su Roma, come chiaro ammonimento ad amici e a nemici, ripeté: «Il nostro mito è la Nazione, il nostro mito è la grandezza della Nazione! E a questo mito, a questa grandezza, che noi vogliamo tradurre in una realtà completa, noi subordiniamo tutto il resto ». Enunciazioni di tal genere ed altre moltissime che si potrebbero ricordare, e ancor più l’esempio mirabile dell’effettiva subordinazione di tutta l’opera del Fascismo al supremo ideale del primato italiano inducono a rilevare, come uno dei caratteri individuanti il Partito fascista, appunto il carattere di partito nazionale. Nazionale, cioè veramente popolare, cioè affermante al di sopra dei partiti, delle categorie, dei gruppi e degli individui — quella consapevole unità di tutto un popolo la quale si realizza nello Stato. Nazionale e non semplicemente nazionalista; giacché, pur avendo attinto alle linfe vitali del nazionalismo italiano, il Fascismo non è da confondere con le varie dottrine di equivoca ispirazione, talvolta prettamente reazionarie e antifasciste, che sotto il nome di « nazionalismo » pullulano per il mondo. Il carattere nazionale del Partito fascista, in osservanza del quale ogni iscritto, di qualunque età, ceto e condizione, serve la Causa della Rivoluzione sacrificando l’interesse personale all’ideale della Patria, ecco un principio che, insieme agli altri menzionati dianzi — partito rivoluzionario e partito unico — differenzia radicalmente il P. N. F. da tutti i partili tradizionali. Si può pertanto concludere questa prima sommaria indagine con l’affermare che il Partito fascista, perché partito rivoluzionario, unico, nazionale, non appartiene al genere dei partiti propri del regime parlamentare. È discutibile che vi abbia appartenuto in origine, perché fin dall’origine, come si è osservato, partito rivoluzionario, nazionale e potenzialmente unico. Ma che non vi appartenga attualmente, è fuor di dubbio. Si tratta di un genere di partito decisamente nuovo, per il quale la denominazione stessa di partito è impropria, esprimendo essa caratteristicamente la lotta intestina, tra gruppi organizzati, nel seno di una Nazione. Ragioni care al nostro cuore di fascisti sollecitano a conservare tuttavia una denominazione che sancisce l’indissolubile continuità ideale e storica del movimento e che ci fa sentire istante per istante l’orgoglio di appartenervi e il dovere di esserne degni.

(Estratto da Antonio Canepa, “L’Organizzazione del P.N.F.”, Palermo, 1939, pp. 9 – 23)

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IlCovo

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