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DI SCENEGGIATE A COMANDO, NEGAZIONISMO E MEMORIA INTERMITTENTE DEI PERSECUTORI ISTITUZIONALI ANTIFASCISTI!

Indottrinamento antifascista di Stato - Biblioteca del Covo

Cari Lettori, abbiamo detto molte volte e ripetiamo che non siamo affatto lieti di vedere concretizzarsi sotto i nostri occhi, puntualmente verificati, tutti gli elementi di riflessione che denunciamo, portandoli alla vostra attenzione, con una precisione quasi matematica, ma ciò che avevamo ampiamente previsto, anche in questo caso, si è realizzato. Partendo dall’indegna sceneggiata dello scorso 28 Ottobre cui avevamo già accennato (qui), che purtroppo si ripete ogni anno seguendo lo stesso copione al fine di approdare agli esiti cui il Sistema antifascista vuole pervenire. Come di consueto, infatti, si è rivisto “sfilare” l’immancabile “carovana carnacialesca” di pseudo-fascisti, che non ha affatto onorato il ricordo di Benito Mussolini come pretestuosamente affermato dai partecipanti, bensì lo ha reiteratamente vilipeso con le solite pagliacciate, che il medesimo regime antifascista prima “organizza” e poi vuole mostrare pubblicamente in siffatta maniera! Tuttavia, secondo chi invece fascista lo è davvero in modo serio coi pensieri, le parole e le opere, come Noi de “IlCovo” siamo e ci qualifichiamo, la solennità del momento e del luogo NON SI PRESTAVANO AFFATTO a simili pagliacciate “goliardiche”! E non ci si venga a raccontare che i sottoscritti sono affetti da “duropurismo” o “rigidità ideologica” estrema! Per innumerevoli motivi non è umanamente accettabile definire “goliardia” quella che è soltanto una ridicola “sfilata canora di carnevale” imbastita proprio dal sistema antifascista, per offrire un’immagine falsa e bugiarda in relazione a un’idea serissima, che non è affatto tollerabile venga rappresentato in modo macchiettistico e pertanto ridicolizzato, tantomeno lo è il fatto in sé che ha portato una partecipante, fatta appositamente balzare agli “onori della cronaca” dai “giornalai” di regime antifascista (qui), per aver indossato in uno di tali “eventi”, una maglia che definire indecente e inutilmente provocatoria risulta un eufemismo! Ma come ripetiamo, tali eventi etero-diretti ed appositamente costruiti a “beneficio del pubblico”, HANNO UNO PRECISO SCOPO PROPAGANDISTICO e gli stessi giornali e Tv del “disordine” plutocratico massonico vigente –  in virtù dell’ausilio prestato al medesimo sistema antifascista, proprio dalle “marionette” radical-destrorse finto-fasciste, usate dalle istituzioni al Potere per assolvere una tale specifica “funzione scenica” – ce lo “ricordano” con puntuale precisione da decenni.

Per riassumere i “fatti”: alcuni soggetti presenti a tali “eventi” innanzi alla cripta della famiglia Mussolini nel cimitero di San Cassiano (Fo), sono stati pretestuosamente “denunciati” dalle “autorità di polizia”, chi per aver alzato il braccio in segno di saluto (!!), altri per “motivi” diversi (se così si possono definire). Tra gli altri “motivi”, esiste quello di cui tratta il summenzionato articolo: la signora denunciata, infatti, indossava una maglietta nera, con sopra scritto “Auschwitzland”, come se fosse un souvenir di qualche parco divertimenti a tema! Ebbene: un atto insulso del genere non meriterebbe nemmeno di essere commentato proprio per la pochezza che esso rappresenta da ogni punto di vista, ossia, tanto nel senso di pensare anche solo lontanamente di indossare provocatoriamente una maglia indecente del genere, in quel contesto, in quel giorno, davanti alla tomba dell’UOMO di Predappio; sia nel senso di dover subire una denuncia penale da chicchessia soltanto per aver indossato una maglia, per quanto indecente sia il messaggio in essa rappresentato (in un tempo storico in cui le pubbliche istituzioni antifasciste invece tollerano ed incentivano pubblicamente qualsiasi bestemmia ed oscenità contro Dio e la famiglia!). Tuttavia, il perno del discorso risiede nel fatto che simili eventi, pur non avendo alcuna seria rilevanza “in sé”, finiscono in modo oggettivo per assumerla soltanto in base a quanto viene stabilito insindacabilmente dalla “Polizia Politica antifascista” e per il tramite di essa sui media del Sistema di potere. Difatti, un atto che, normalmente, desterebbe solo biasimo per la stupidità intrinseca che esso costituisce e che potrebbe provocare, al massimo, l’eventuale segnalazione alle autorità per “diffamazione” DA PARTE ESCLUSIVA DI CHI E’ DIRETTAMENTE COINVOLTO COME PARTE LESA nell’eventuale offesa ricevuta (in questo caso i parenti delle vittime, familiari dei caduti in campo di concentramento, associazione di familiari di deportati, ecc., in quanto giuridicamente …La diffamazione è un delitto punibile a querela – articolo 597 c.p. – significando con ciò che colui che commette la diffamazione è punito solo se la persona offesa esprime la volontà che si proceda contro di lui.”, qui), nel caso di specie si ritrova però alla ribalta dell’opinione pubblica a mezzo stampa, solamente perché la vicenda, artatamente ricercata e gonfiata dal “potere costituito”, risulta pienamente funzionale alla sua perorazione dell’ormai famigerata “democrazia protetta”, di cui abbiamo già discusso in relazione alla vicenda giudiziaria persecutoria che ci ha visti “per vie traverse” quale specifico bersaglio del summenzionato potere (qui e qui). Infatti, ecco cosa viene rilevato sulla stampa del Sistema antifascista:

…ha detto all’agenzia Ansa Andrea De Maria, deputato del Pd ed ex sindaco di Marzabotto, comune del Bolognese teatro del più grave eccidio dei nazifascisti durante la Seconda guerra mondiale…”… mi sento impegnato a promuovere la proposta di legge, sottoscritta con altri colleghi alla Camera ed al Senato e condivisa con l’Anpi, per rendere più efficace il contrasto alla apologia del fascismo e del nazismo“. Sul caso è intervenuto anche il vicepresidente Anpi Emilio Ricci: “Colpisce”, ha detto, “che, ancora una volta, l’ostentazione di condotte apologetiche non siano ritenute penalmente rilevanti quando, nel caso che ci occupa, si ridicolizza una delle vicende storiche più gravi e drammatiche vissute nel periodo della seconda guerra mondiale. Rileviamo la contraddittorietà delle decisioni della Magistratura che, in alcuni casi condanna e in altri assolve, pur in presenza di condotte sostanzialmente analoghe; va anche rilevata la discrasia tra il comportamento della Procura (che chiede una significativa condanna) e il giudice che assolve. Da tempo l’Anpi si batte perché la normativa in materia di esaltazione e apologia del nazifascismo sia sostanzialmente e drasticamente riformata, anche mediante la presentazione di un progetto di legge di riforma”.

Il lettore non si tragga in inganno dopo aver letto che l’esito di tali denunce si risolve nella maggioranza assoluta dei casi nell’assoluzione dei segnalati, perché “il fatto non costituisce reato”. Infatti, se è vero che un tale verdetto risulta giuridicamente corretto e giusto in relazione all’attuale norma (poiché…“l’elemento oggettivo dell’apologia di uno o più reati punibile ai sensi dell’art. 414, comma terzo c.p., non si identifica nella mera manifestazione del pensiero, diretta a criticare la legislazione o la giurisprudenza o a promuovere l’abolizione della norma incriminatrice o a dare un giudizio favorevole sul movente dell’autore della condotta illecita, ma consiste nella rievocazione pubblica di un episodio criminoso diretta e idonea a provocare la violazione delle norme penali, nel senso che l’azione deve avere la concreta capacità di provocare l’immediata esecuzione di delitti o, quanto meno, la probabilità che essi vengano commessi in un futuro più o meno prossimo” – Cfr. Corte di cassazione, sentenza n. 40552/2009), tuttavia, il fine vero di questi veri e propri atti intimidatori (espressione concreta dell’operato di una occhiuta Polizia Politica!), come ben sappiamo per esperienza diretta, non è costituito dall’immediata ed esclusiva punizione di eventuali soggetti ritenuti pericolosi (giacché i pericoli concreti, anche in questo caso, non ci sono!). Si tratta, invece, di pervenire gradualmente ma “di diritto”, all’accettazione pubblicamente ufficiosa, in modo lineare e progressivo, di un regime poliziesco persecutorio del pensiero, instaurato proprio da chi si “indigna a comando” solo per talune persecuzioni cronologicamente collocate nel passato ed arbitrariamente definite “ingiuste”, ma che nel presente non batte ciglio nel caso in cui ad essere perseguitati siano certi altri soggetti o categorie politiche ad essi sgradite, ma anzi istiga pubblicamente e con tutti i mezzi verso l’attuazione di tali prevaricazioni a loro danno. Difatti, proprio costoro, ovviamente, si impegnano subito a rilevare che vi sono anche delle “persecuzioni giuste”, a cominciare da quella che essi stessi mettono in atto nei confronti del pensiero e dei comportamenti relativi ad una specifica categoria politica di persone, per la quale la definizione di “criminali”, a prescindere da chi essi siano e da cosa pensino e facciano concretamente codesti cittadini, deve essere applicata senza nessuna differenza. Il fondamento della generalizzazione di una tale angheria portata dai “persecutori democratici” è rappresentato dall’accusa di “razzismo” riversata sulle loro vittime, fenomeno che essi a chiacchiere affermano di stigmatizzare, ma di cui loro stessi sono in concreto zelanti promotori ad hoc; ma ovviamente il loro è un “razzismo buono”, che si sostanzia nel declassamento a “rifiuti umanoidi” di una specifica categoria politica di persone, da essi insindacabilmente additata al pubblico come tale. Con ciò, facendo finta di dimenticare che proprio lo Stato di Diritto, che costoro si vantano solo a chiacchiere di difendere (per inciso, quando si parla di Diritto, implicitamente ci si dovrebbe riferire SEMPRE a quello Romano!), dovrebbe prevedere una punizione soltanto ex post (dunque giammai preventiva!) rispetto alla consumazione di un ipotetico delitto, ipotizzando la possibile denuncia di un reato solo in relazione a chi lo subisce, sia esso il singolo o la collettività. Tuttavia, sia nel caso specifico che in tutta una serie di casi affini, i protagonisti della denuncia ideologica sono sempre soggetti terzi, che formalmente non hanno alcun titolo per sporgere alcuna denuncia o querela (sulla base di una norma che peraltro, ci si dimentica fin troppo spesso di sottolineare, al momento non sanziona il pensiero altrui e la sua pubblica espressione!), ma che comunque ottengono da politicanti e magistrati compiacenti, il placet utile ad aprire procedimenti giudiziari, che si risolvono puntualmente nel proscioglimento dalle accuse degli imputati, non prima però di averne leso pubblicamente l’immagine attraverso i media compiacenti, logorato la salute con processi lunghi molti anni e dilapidate le finanze per difendersi legalmente nei tribunali da tali arbitrarie prevaricazioni, incentrate su accuse pretestuose ed infondate, che a loro volta hanno il fine principale di intimidire l’intera popolazione, casomai fosse anche solo sfiorata dal dubbio di mettere in discussione taluni “insegnamenti democratici” inculcati a forza dalle nostre premurose e solerti istituzioni. A che titolo, infatti, l’autoproclamata “Associazione Nazionale Partigiani Italiani” dei Reduci della “resistenza” (che nella maggioranza dei casi, per evidenti limiti cronologici di età, reduci non sono affatto!) si permette di denunciare dei liberi cittadini? E che titolo hanno al riguardo i deputati del PD? Sono essi parti lese? Se si, come lo sarebbero concretamente? Esiste in tal senso un “reato” che lede la collettività? Ma soprattutto: a che titolo una Associazione privata di qualche migliaio di cosiddetti “reduci” – coadiuvata dal suo “braccio politico” presente nel Parlamento (!) – si permette di dettare la linea politica e penale ad una intera collettività nazionale e di stabilire per oltre 60 milioni di italiani cosa sia lecito pensare ed esprimere pubblicamente e cosa non lo sia? Chi permette un tale scempio del Diritto? Anzi: chi pretende di vessare così l’intero Popolo italiano? Tali domande, come sa bene chi ci legge, sono purtroppo retoriche (qui), poiché è evidente che lo stato di “guerra civile permanente” da cui è avvilita perennemente la nostra società, deve essere artificiosamente mantenuto per ordine diretto di chi occupa militarmente il nostro territorio nazionale da ormai quasi 80 anni. Motivo per cui, cosa si “debba” fare e pensare ci viene ordinato a mezzo dei loro amministratori istituzionali partitocratici, così come per applicare ed eseguire i loro ordini vi sono, per l’appunto, gli “enti” preposti sul territorio alla bisogna, uno dei quali è la già menzionata associazione cosiddetta “reducistica”. 

Ma invitiamo il lettore a fare attenzione alla “linea politica direttrice” che “guida” la formale richiesta degli inasprimenti giuridici di cui è scritto nell’articolo di giornale succitato (che di fatto sono già arbitrariamente operanti!) “proposti” (meglio sarebbe dire imposti!) dal connubio ANPI-PD ai poteri del cosiddetto “Stato democratico”. Si tratta in tutti i casi del medesimo “reato” di “apologia di Fascismo” di cui abbiamo discusso abbondantemente in numerosi articoli, ma vi chiediamo di fare attenzione a come da SEMPRE costoro vogliono affiancare pretestuosamente e in evidente malafede al termine Fascismo il suffisso “nazi“, proclamando con ciò l’equivalenza tra “nazismo” e Fascismo. I due elementi politici vengono arbitrariamente equiparati, tanto da aver inventato dal nulla una “entità politica” storicamente inesistente: quella “nazifascista”. Così il Razzismo persecutore e sterminatore, sarebbe stato storicamente appannaggio esclusivo del fantomatico partito “nazifascista”, che in Italia, prima lo avrebbe teorizzato ed attuato nella sua valenza persecutoria tra il 1938 ed il 1943 e poi inverato nella deportazione e conseguente uccisione premeditata di concittadini Ebrei nel periodo 1943-45. Tale deportazione ed uccisione sarebbero frutto del pensiero e dell’azione del mai esistito “partito nazifascista”, nonché dell’immaginario ideale del “nazifascismo”, che “naturalmente” avrebbero operato appositamente in tal senso. Ecco perché, seguendo il tortuoso sillogismo di simili menti contorte, essendo l’inventata ideologia “nazifascista” (teorizzata solo dagli antifascisti!) una idea sterminatrice razzista, i fatti ricordati dall’indegna maglietta in modo canzonatorio, rappresenterebbero una esaltazione pubblica di tale ideologia inventata e costituirebbero una concreta manifestazione (da parte dell’inesistente “nazifascismo”!) di quel razzismo sanzionato dalla legge e dunque un “evidente reato”. Fermo restando quanto precedentemente esposto sulla apologia di reato – che chiarisce come non vi sarebbe comunque nel caso di specie alcun reato, secondo quanto affermato dalla stessa magistratura – evidentemente a monte di tali questioni assurde vi è il problema (mai seriamente affrontato da nessuno all’infuori dei fascisti de “IlCovo”) di una gigantesca mistificazione storiografica attuata a livello politico-istituzionale, cioè essenziale per il mantenimento degli assetti politici dell’attuale sistema istituzionale antifascista, imposto con la forza al popolo italiano da potenze estere che ne occupano militarmente il territorio da quasi 80 anni, rappresentato formalmente da una “repubblica” concretamente priva di alcuna sovranità, ma interamente asservita ai voleri di forze totalmente estranee agli interessi morali e materiali del popolo italiano e con essi palesemente in conflitto. Infatti:

  1. Non è mai esistita storicamente dal 1919 al 1945 alcuna “ideologia nazifascista”, così come non è mai esistito in quel frangente alcun “partito nazifascista”.
  2. Il Fascismo ed il Nazionalsocialismo non possono, storicamente e politologicamente, essere usati come sinonimi di una presunta concezione filosofico-politica speculare, che di fatto mai è esistita né mai fu teorizzata (qui).
  3. E’ falso che il Fascismo espresso dalla Dottrina elaborata da Benito Mussolini possa essere correttamente definito come fondato sulla “violenza gratuita e il razzismo sterminatore” (es: qui).
  4. Di conseguenza, non corrisponde alla realtà dei fatti la definizione secondo la quale, nella ormai famigerata Legge Scelba, il Fascismo venga identificato “peculiarmente ed esclusivamente” (ma in modo oggettivamente erroneo!) nella perorazione della violenza, del razzismo e del dispotismo (qui).
  5. E’ essenziale tenere sempre a mente che il cosiddetto “neofascismo” storicamente rappresenta fin dalla nascita un inganno politico, ossia la negazione della Dottrina e della prassi del Fascismo di Benito Mussolini; essendo costituito quale pura invenzione politica (al pari di tutti i gruppi, partiti e movimenti presenti nel sistema “democratico” italy-ota!) dalle istituzioni della repubblica italiana antifascista e degli Stati Uniti d’America dopo il 1945. Una entità volutamente creata e foraggiata al solo scopo di cancellare dalla memoria collettiva del popolo italiano gli elementi essenziali e veraci dell’esperienza storico-politica fascista, per sostituirli con una falsa immagine politico-ideale stereotipata, artatamente costruita dal sistema antifascista (da diffondere a mezzo dei media di regime compiacenti, insieme alla consueta e martellante propaganda antifascista), tale da essere così sempre funzionale al mantenimento degli equilibri di potere più congeniali al Sistema dominante ed alla sua menzognera interpretazione del Fascismo (qui e qui). 

Ebbene, proprio in base ai cinque punti sopra elencati, sui quali non temiamo smentita da chicchessia, risulta evidente che a non avere fondamento è proprio quell’accusa rivolta al Fascismo, di rappresentare con certezza una concezione essenzialmente razzista e finalizzata allo sterminio di alcuni gruppi! Giacché nelle dichiarazioni della locale ANPI, così come nell’interpretazione del Fascismo contenuta nelle Leggi Scelba e Mancino, si da ad intendere che tali addebiti siano “giustamente” motivati da “fatti storici acclarati”. Ragion per la quale, sempre nell’articolo di giornale di cui sopra, dai giornalisti testualmente viene riportato il pensiero degli accusatori, secondo cui “… I fatti della Seconda Guerra mondiale, e in particolare dello sterminio degli ebrei, grondano sangue e debbono sempre e solo suscitare rispetto e commozione”. Dunque è proprio la “polizia politica” antifascista (per l’occasione in veste duplice e congiunta di “polizia morale” che ci informa su cosa “deve suscitare pubblicamente rispetto e commozione” – siamo ormai ben oltre la Distopia!), a riferirsi a presunti “fatti acclarati” che dimostrerebbero l’indegnità ideologica dell’immaginario (Nazi)Fascismo. Tali “fatti”, a loro insindacabile giudizio, si incaricherebbero di dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio che:

  1.  Il Fascismo è la versione italiana di una ideologia comune a due partiti: quello Fascista, appunto, e quello NazionalSocialista. Tali partiti sarebbero identici nei fondamenti ideali e nei fini politici e questo permetterebbe di usare i due termini in modo intercambiabile nonché di apparentare tali fenomeni politici nella comune definizione del “nazifascismo”
  2. I presunti “atti politici comuni”, coerentemente con l’altrettanto presunta “comunanza ideologica” dei due partiti, di cui gli antifascisti hanno “certezza assoluta” (!), costituiscono “sicuramente” le cause che avrebbero portato allo sterminio della minoranza ebraica europea, la cui persecuzione, essendo stata ideata, programmata ed attuata, per definizione, in modo “sistematico e totalitario” dal “nazifascismo”, assurge in modo indiscutibile ad unicum storico nel campo dei crimini e va addebitato interamente a carico della suddetta idea politica.
  3. A riprova di quanto affermato sopra, ci sarebbero proprio i fatti della Seconda Guerra Mondiale. 

Ma siccome NOI de “IlCovo” siamo veracemente Fascisti, come tali siamo radicati nella Realtà dei Fatti. Proprio la nostra filosofia politica, antitetica ai toni tautologicamente apodittici dell’antifascismo, ci impone di dimostrare, documenti alla mano, la validità delle nostre posizioni. E’ per questo motivo che siamo arrivati ad abbracciare il Fascismo: perché ci siamo arrivati a seguito della ricerca e scoperta della Verità!

In tal senso, volendo rimanere ancorati all’esposizione dei fatti, non abbiamo difficoltà a riconoscere che vi sono anche degli esempi (rari!) di antifascisti seri ed onesti (es. qui) che a modo loro discettano sui FATTI. Naturalmente, a nostro avviso essi poi li interpretano, forzandone il contenuto ed il contesto, in modo da ribadire la loro contrarietà al Fascismo, ma, almeno (e non è affatto secondario) rimanendo ancorati ai fatti! Questo è in parte il caso di due documentari, che tutt’oggi si ritrovano sui canali generalisti della RAI dedicati alla didattica, i cui titoli rispettivamente sono: 1) La questione ebraica: la politica Italiana verso gli ebrei ; 2)  Le leggi razziali del 1938: storie e testimonianze.

La questione ebraica: la politica Italiana verso gli ebrei

Doc. Rai 1

Le leggi razziali del 1938: storie e testimonianze

Doc. Rai 2

Orbene, se non volessimo entrare nel merito delle interpretazioni in essi esposte e della contestualizzazione della cornice storica tratteggiatavi (come invece abbiamo già fatto nei nostri scritti dedicati alla questione su “Fascismo ed ebrei”  e che ovviamente ci vede in disaccordo con alcune affermazioni ivi riportate), tuttavia, nelle parti dei documentari che di seguito alleghiamo e che si riferiscono a due filmati più ampi, curati e montati dall’antifascista Nicola Caracciolo, nei quali si illustrano alcuni FATTI precisi, già dalla semplice visione di questi brevi filmati, si evince in modo plateale e incontrovertibile quanto segue:

  1. Le “Leggi per la Difesa della razza italiana”, vennero diramate a seguito di una deliberazione del Gran Consiglio del Fascismo, che le presentava esplicitamente come leggi attinenti la politica Coloniale italiana, volte ad una temporanea separazione tra Coloni e Colonizzati, sul modello di ciò che era già avvenuto in Libia. Una parte consistente di queste Leggi, verteva sulla separazione di parte della comunità ebraica italiana dal resto della cittadinanza, a meno di “benemerenze” dimostrate ad apposita commissione su esplicita richiesta degli interessati. Le leggi, dunque, definivano una “cittadinanza dimidiata” (cfr. qui); in cui gli Ebrei, che non obbedivano ai criteri di “benemerenza” erano, di fatto, equiparati a stranieri. Mentre, una parte di Ebrei ( i “benemeriti”!), dopo le Leggi del novembre del 1938, non subì tutte le limitazioni presenti nella legge e con la successiva legge del 1939 ricevette la cosiddetta “arianizzazione”, ovvero il riconoscimento della piena cittadinanza. Questo fatto storico incontrovertibile, impedisce di definire lo Stato Fascista come “razzista” strictu sensu, poiché viene a mancare il criterio della generalizzazione discriminatoria senza eccezioni (addirittura per meriti di ordine politico!), propria di un atto razzistico in relazione ad un dato gruppo. Essere definiti “Coloni”, per quegli ebrei che non rientravano nell’esenzione, non generava nessuna persecuzione, ma lo “status” di “straniero in patria” e pertanto l’esclusione da alcuni diritti spettanti solo ai cittadini italiani. Per questo vennero costituite delle istituzioni proprie (come la DELASEM), per la vita di codesti cittadini considerati “stranieri”. Scuole, Istituiti di assistenza, ecc. Questo, in attesa di una possibile emigrazione di coloro che non obbedivano ai criteri di legge. E qui veniamo al secondo punto in discussione.
  2. Benito Mussolini non era aprioristicamente “contro l’ebraismo”. Nel filmato viene riportato il fatto storico del dialogo tra l’Italia Fascista ed il movimento Sionista, con l’idea di costituire uno Stato Ebraico, non però in Palestina ma in Africa Orientale. Il Filmato ricorda un fatto totalmente cassato dalla memoria storica e politologica, ossia che la “motivazione ufficiale” dell’inserimento degli Ebrei nella politica Coloniale italiana, sta in ciò che è contenuto nella dichiarazione del Gran Consiglio del Fascismo dell’Ottobre del 1938: l’atteggiamento premeditatamente ostile del Sionismo internazionale contro l’Italia fascista e la mancata presa di posizione ufficiale contro quest’ultimo da parte dell’ebraismo italiano.
  3. La politica antiebraica (che più corretto sarebbe definire anti-sionista) dell’Italia Fascista ebbe una stretta relazione con il necessario avvicinamento alla Germania. Su questo, però, ci sarebbe molto da dire e rimandiamo ad uno dei nostri articoli a riguardo (es. qui) ed al nostro libro (qui).
  4. La politica dell’Italia fascista verso gli Ebrei, durante la Seconda guerra mondiale e fino all’ 8 settembre del 1943, non solo non ha attuato nessuna persecuzione nei confronti di qualsiasi minoranza, ma all’esatto contrario, ha dimostrato una politica di protezione e di salvataggio generale attuata anche platealmente contro l’alleato tedesco. Di questa documentazione si occupa in specifico il primo filmato.
  5. Nel filmato, si accenna al fatto che Benito Mussolini non si sia “opposto” alla deportazione degli Ebrei da parte dei tedeschi nel periodo 1943-45. Di questo fatto specifico che abbiamo già confutato, ci siamo già occupati nell’articolo sopra citato e nelle nostre pubblicazioni (ma vi torneremo a breve in un apposito studio riassuntivo ad hoc in preparazione, ricco di documenti di archivio che smentiscono definitivamente questa ipotesi). Se non altro, però, il filmato è “più onesto” nel non affermare ciò che invece proclama l’ANPI: ovvero che la Repubblica Sociale Italiana avrebbe attivamente perseguitato le vite degli Ebrei puntando alla loro diretta eliminazione fisica.

Allora, cari lettori, prendendo in prestito le parole della pubblica accusa secondo cui … “I fatti della Seconda Guerra mondiale, e in particolare dello sterminio degli ebrei, grondano sangue e debbono sempre e solo suscitare rispetto e commozione”, con la medesima commozione Noi ricordiamo la politica dell’Italia Fascista che durante “i fatti della Seconda Guerra mondiale” ha messo in pratica un generalizzato “salvataggio delle vite” di una categoria di persone che nella maggioranza dei casi le era nemica.

Italia Fascista che, oltretutto, non ha messo in pratica NESSUNA PERSECUZIONE RAZZISTICA IN NESSUN MOMENTO. Quindi, stando sempre ai criteri usati dagli accusatori, il reato di “apologia di fascismo” va abolito IMMEDIATAMENTE perché risulta essere soltanto una plateale “persecuzione politica” basata su di una palese mistificazione dei fatti storici, rivolta a favorire ancora dopo quasi 80 anni l’oppressione nei confronti di cittadini innocenti di ogni delitto, pretestuosamente motivata nel presente dalle sceneggiate etero-dirette dalle stesse istituzioni, che tengono i fili delle marionette cosiddette “neofasciste”, utilizzate a comando per diffondere l’immagine falsa che serve loro! 

Ma si sa! I persecutori hanno decretato che loro possono perseguitare… perché sono “i buoni”! Tuttavia la Verità si incaricherà di svergognare tutti i mentitori! E’ solo questione di tempo! Grazie a Dio, Noi Fascisti abbiamo la MEMORIA LUNGA E SALDA!

IlCovo

APPENDICE SCRITTI SUL TEMA:

1) Razzismo Fascista e questione ebraica.

2) Italia razzista parte I.

3) Italia razzista parte II.

4) IlCovo artefice di una svolta storiografica epocale!

 

 

LA NOSTRA IDENTITA’ FASCISTA!

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