L’antifascismo di stato, con il suo apparato persecutorio, si trova sempre più spesso in imbarazzo, davanti alla grandezza degli uomini che hanno rappresentato il Fascismo a tutti i livelli. Parliamo degli esponenti di cui, non a caso, la nostra “Biblioteca del Covo” ha pubblicato alcuni documenti: il prof. Carlini, il Prof. Sciacca, Carlo Costamagna, Alfredo Rocco e tanti altri ancora. Tutti nomi che si incastonano nel “firmamento” della Cultura Italiana novecentesca più alta, che fu fascista! Ognuno di loro ha contribuito non solo alla crescita culturale Nazionale, ma anche alla speculazione filosofica e politica in merito ai problemi, tremendi, che angustiavano e continuano a tormentare sempre i popoli della terra. Tutti loro, facenti parte di un schiera innumerevole, hanno reso possibile l’approfondimento, lo studio, la divulgazione ma soprattutto l’ATTUAZIONE del modello Fascista italiano (che è Nazionale ed Universale ad un tempo!). Spesso, quando ci soffermiamo a leggere le loro analisi, scorgiamo un “che” di preveggente. Si tratta del frutto della profonda conoscenza delle problematiche politiche e sociali ma prima di tutto Spirituali, generate dalla “società materialistica“, dalla quale molti di loro provenivano, sia per formazione che per cultura. E’ il caso, fra gli altri, a tacer dello stesso Benito Mussolini (il più importante esponente del “revisionismo anti-materialista”), di un grandissimo esponente della cultura fascista: Carlo Alberto Biggini.
Biggini fu un vero e proprio “uomo di Cultura“. Nato e cresciuto nell’Italia “Liberale”, diventa fascista sulla scorta di studi specifici riguardanti la “Dottrina di Mussolini”. Nel percorso di Biggini, in merito al suo approdo al Fascismo ed ai modi in cui ciò è avvenuto, ci ritroviamo noi stessi de “IlCovo”. Una volta sposato il Fascismo, riconosciuto come la più grande idea di Civiltà, atta a risolvere per sempre i drammi della “società moderna” in senso positivo e creativo, Biggini si inserisce a pieno titolo nella schiera degli ideologi divulgatori della Dottrina Fascista, nella sua essenza più verace. In piena armonia con le idee professate, si offre come volontario di guerra in Africa, dove viene promosso Capitano per meriti di Guerra. Diventa Rettore Magnifico dell’Università di Pisa, a soli 39 anni subentrando a uomini come Giovanni Gentile ed Armando Carlini(!!!), e Ministro dell’Educazione Nazionale, succedendo a Giuseppe Bottai. Ebbene, Biggini, non pago della sua opera Culturale e Politica, con una umiltà davvero specchiata ed encomiabile , si mette a disposizione del Fascismo, di cui è apostolo indefesso, rifiutando di aderire all’ordine del Giorno del 25 Luglio, seguendo Mussolini nella Repubblica Sociale Italiana, ricoprendo ivi il ruolo di Ministro dell’Educazione Nazionale, di giurista e costituzionalista (a lui si deve la proposta di Costituzione che doveva passare al vaglio della Assemblea Costituente, alla fine delle ostilità). In questo periodo Biggini svolge un’Opera di letterale salvataggio Nazionale, in coordinamento con Carlo Silvestri e lo stesso Capo della R.S.I., Benito Mussolini. A lui si devono innumerevoli interventi di protezione e difesa degli interessi italiani e degli italiani stessi rispetto a tutti i belligeranti sul suolo patrio (tedeschi in testa).
La riflessione di questo grande Uomo, tra i grandi della storia d’Italia, non si ferma durante il tragico periodo della R.S.I. Anzi! Egli medita e si rivolge in modo più o meno diretto, da antesignano, anche alle generazioni future che abiteranno l’Italia di domani. Al riguardo vogliamo condividere con i nostri lettori un documento, latore proprio di quella preveggenza di cui andiamo riferendo. Si tratta di uno scritto di incredibile attualità, steso pochi mesi prima della fine sanguinosa della guerra. In tale testo si nota tutta intera la lungimiranza, l’elevazione culturale e politica, la preparazione e la grande intuizione del Fascista Carlo Alberto Biggini. Il documento, ha un titolo emblematico: “Verità e Menzogna sul Fascismo”. Fu pubblicato in due puntate, ma noi lo mettiamo a disposizione dei nostri lettori per intero, digitando Qui.
Non volendo però esaurire l’argomento, invitando i nostri lettori a leggere questa perla di lungimiranza politica e spirituale, vorremmo porre in evidenza solo alcuni punti salienti, che fotografano con nitidezza ed incredibile precisione ciò che poi è realmente accaduto alla fine delle ostilità e che Biggini aveva correttamente previsto. L’analisi di Biggini, che guardava alla disgregazione del tessuto nazionale come al dramma più grande provocato dalla guerra mondiale, si basa su un punto-cardine. Ovvero il seguente:
…Dei due nuovi fattori che sono stati indicati come caratteristici [della II guerra Mondiale in atto] e cioè il rapporto tra occidente e oriente e quello tra democrazia, bolscevismo e fascismo, la prima revisione, che molti occorre che facciano per facilitare l’ulteriore cammino, riguarda proprio il «Fascismo» e cioè l’ideologia politica in nome della quale il mondo ha preso le armi.
Biggini, come abbiamo scritto anche noi di recente (qui), incastona la Dottrina Fascista nella “Storia della Civiltà politica del mondo”, definendola un “cardine” per l’ulteriore cammino della Civiltà Umana. Egli invoca, per gli Uomini di Cultura, il coraggio della “revisione“. Ovvero, la “migliore comprensione” del fenomeno Fascista, nella sua essenza verace, nonché la necessità di proseguire proprio dal punto raggiunto dal Fascismo, per risolvere definitivamente i problemi del mondo. Il Ministro dell’Educazione Nazionale, vede nel Secondo conflitto mondiale, allora in atto, non, come inizialmente si poteva intendere quando tutti gli attori non si erano “scoperti”, una semplice gara egemonica. Egli vi riconosce bensì lo scontro tra le concezioni sopra elencate. Perchè il mondo, per trovare la Pace sperata, non potrà fare a meno di addivenire alle conclusioni cui era di già pervenuta la Dottrina Fascista. Allo stesso modo, Biggini di già prefigurava ciò che sarebbe accaduto alla fine del conflitto. Ovvero, la differenziazione dell’antifascismo a seconda della “parte” della società che comunque si sarebbe imposto a sua volta come “dittatura” sul “tutto” (liberale o comunista; borghese o proletaria). Egli, cioè, si domandava: “Ma, se sul piano interno e su quello internazionale il Fascismo fosse abbattuto, quale sarebbe il domani? “
Proprio attorno alla risposta formulata a tale quesito di capitale importanza, ruota sia la comprensione del testo summenzionato, che, letteralmente l’intero futuro dell’Italia e del mondo, concretizzatosi sotto i nostri occhi. Egli, infatti, così replica: “La risposta a questa domanda comincia ormai a diventare evidente, perché alla fine del Fascismo non potrebbe succedere che il rinnovato scontro di liberalismo e comunismo, e quindi un nuovo fatale Fascismo“.
Biggini intravede come irrinunciabile la “pacificazione interna alle società mondiali”, per poter garantire un futuro in cui i contrasti globali possano essere affrontati positivamente. Egli riscontra, nelle analisi politiche di già elaborate nella concezione spirituale Fascista, un riferimento impossibile da “ignorare”, al costo della stessa futura pace mondiale! Ed infatti, nell’inammissibilità di sopprimere l’esigenza del popolo che sta a fondamento dell’esperienza politica Fascista italiana (che, lo ricordiamo, risultava tanto italiana quanto europea ed universale ad un tempo!), proprio a fronte di una sconfitta militare del Fascismo, egli prevede che permanendo lo scontro tra liberalismo e socialismo, ciò avrebbe reso inevitabile in futuro un “nuovo fascismo”. Ma (ed in ciò risiede la lungimiranza del Ministro Fascista) egli si affretta subito a criticare tale “neofascismo“, poiché già ne intravede la sostanza quale prodotto “adulterato” e privo del suo fondamento ideologico irrinunciabile e per ciò stesso, senza nessun nerbo né alcuno sbocco politico positivo. Anzi, ne immagina l’unico approdo logico possibile, ossia l’ “assorbimento totale” nella “guerra delle due parti”. Ma leggiamo insieme il testo:
…Allora non si nega più l’esigenza dal Fascismo espressa, ma si continua a negare che il Fascismo abbia saputo assolvere il compito propostosi e si insiste sulla necessità di perseguire lo stesso intento per altra via, e in maniera ben altrimenti efficace. Allora nel Fascismo si vede non la sintesi ma il misconoscimento di liberalismo e socialismo, un ibrido connubio, cioè, in cui sono mortificate le esigenze dell’uno e dell’altro ideale, senza alcun risultato di carattere positivo. E allora, pur ponendosi sullo stesso piano del Fascismo, si comincia a suggerire qua e là la ricetta di una più vera e comprensiva sintesi, in cui si salvi il meglio dei due regimi opposti e se ne rinneghino i difetti e i limiti. Non più Fascismo, dunque, nè Corporativismo, ma un altro nome qualunque, che sia esso a designare quel principio politico e sociale che il Fascismo non avrebbe saputo attuare…
Questo passo dello scritto del Biggini fa una incredibile fotografia di ciò che, poi, sarebbe avvenuto già all’immediata conclusione della guerra, arrivata con la carneficina delle “radiose giornate” (che costò, lo ricordiamo, circa 100.000 morti ammazzati a sangue freddo). Senza voler indugiare sugli stessi articoli della Costituzione imposta dai vincitori, in cui quei “principi non più fascisti” fanno una comparsata tanto strumentale quanto tenue, Biggini è certo che la rinuncia alla peculiarità dottrinaria espressa dalla concezione fascista, sotto la sferza delle accuse e della violenza, avrebbe sostanzialmente DISSOLTO il Fascismo stesso, lasciando sul campo, al più, l’attivismo politico e sociale, caratteristiche costituenti soltanto due aspetti esterni, marginali ed impossibili da slegare dal dettato ideologico-dottrinario.
Carlo Alberto Biggini, cari lettori, stava descrivendo il cancro del “neo-fascismo” (al quale noi fascisti de “IlCovo” opponiamo invece, come Biggini vuole, la DOTTRINA del FASCISMO “sic et simpliciter”), chiamato proprio così da lui. Sembra di vedere, qui, la nascita del “Movimento Sociale Italiano”, e di tutti i gruppi dell’ “area neofascista”, che proprio sulle basi condannate dal Ministro Fascista, hanno fondato il proprio essere ed agire sconsiderato (pensiamo a “Socialismo Nazionale”, o movimenti simili). Oppure, le idee politiche e sociali, che all’insegna del liberalismo in un caso o del socialismo in un altro, millantano da decenni di costituire il “correttore” a questo o quel “difetto” del regime in questione, per approdare dunque ed inevitabilmente nel famoso “riformismo”. Un approdo che, proprio negando la premessa teorica espressa dal Biggini nell’apertura di questa analisi politica, archivia per sempre la “necessità” del Fascismo e la stessa possibilità per il mondo di vivere in pace.
Nell’interessantissima disamina, Biggini riflette sul “problema della Libertà” (facendo una seria autocritica alla prassi fascista), negando ciò che la stessa Dottrina del Fascismo nega: ovvero la presunta volontà di usare la “dittatura” quale strumento di controllo politico e di governo perpetuo. Ma, in questa che rappresenta la parte più importante del documento, il Biggini fornisce la “via” per evitare la dissoluzione del Fascismo da un lato e la distruzione del tessuto nazionale dall’altro. Egli, fondando la propria posizione teorico-politica sulla certezza che moralmente… “Il Fascismo ha già vinto la guerra, perché ha vinto sul piano rivoluzionario”, affida alla Cultura, nel senso più alto del termine, l’onere di contribuire alla ricostruzione del tessuto nazionale, mediante l’approfondimento del Pensiero Fascista da un lato e la comprensione delle soluzioni proposte sia dal punto di vista Spirituale che Politico. Dunque, per Biggini, il domani deve essere vissuto da un vero e proprio movimento Culturale che si prenda l’onere di contribuire alla ricostruzione nazionale e mondiale! Ecco le sue parole:
“Queste per sommi capi, sono le ragioni per le quali sentiamo il bisogno di rivolgerci agli uomini di cultura italiani e stranieri e di invitarli a una revisione del giudizio sulla realtà del Fascismo. La cultura italiana …deve continuare a lavorare per dare al Fascismo, che, dopo l’8 settembre 1943, ha avuto un nuovo grande impulso rivoluzionario, profondi sviluppi dottrinali…Se chi guarda dall’esterno e superficialmente può notare l’intima insoddisfazione di un processo rivoluzionario che tende al meglio, stia pur sicuro che, sotto questa veste critica caratteristica dell’intelligenza italiana, si cela oggi come non mai la profonda coscienza di difendere una superiore realtà ideale”.
Purtroppo, la sconfitta militare in guerra e l’avvento del conseguente “regime liberale” imposto dall’occupante anglo-americano, hanno determinato il naufragio momentaneo delle speranze di Biggini e di tutti gli uomini di buona volontà. Coloro che erano qualificati come “eredi del Fascismo”, sono stati indotti a compiere la scelta opposta a quella vaticinata dal Ministro Fascista… e purtroppo, la scelta di “entrare” nel “gioco politico delle parti”, ha ottenuto esattamente quel che temeva Biggini. Possiamo oggi giudicare quelle scelte, col senno di poi, condannandole senza appello? Sebbene sia sempre necessario comprendere ed immedesimarsi nel quadro politico attinente quelle particolari contingenze storiche, sicuramente SI, poiché quelle scelte hanno l’onere e la responsabilità di aver decretato la distruzione del tessuto nazionale, contribuendovi attivamente. Questo rappresenta un dato di fatto oggettivo ed incontrovertibile. Ulteriore dato di fatto è quello relativo all’impossibilità di definire come “naturale” ed “unica” la scelta proposta dal Biggini. Sebbene fosse sicuramente una scelta difficile ma possibile. Una scelta “incredibile”. Una scelta ancor più “incredibile”, se fosse stata fatta, rispetto ai tempi presi in esame. Ricordiamo che tali scenari si concretizzarono all’indomani della mattanza e dello sterminio di decine di migliaia di italiani appartenenti allo schieramento dei “perdenti”. Una scelta, che però, doveva essere fatta, se si voleva raggiungere l’obiettivo vitale posto da Biggini. Infatti, se tale scelta era sicuramente “mastodontica”, non era però “oscura”. Era una scelta “logica”. Ebbene, quella scelta l’abbiamo fatta noi fascisti dell’ Associazione “IlCovo”. Fascisti candidati ricostruttori del tessuto nazionale. Una scelta che sappiamo essere titanica. Ma che, in conformità con l’obiettivo posto da Carlo Alberto Biggini nello scritto che abbiamo preso in esame, sappiamo essere l’unica possibile.
IlCovo