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LA PROFETICA DENUNCIA DEI FASCISTI EBREI CONTRO IL SIONISMO

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Questa estate del 2014, strana anche dal punto di vista meteorologico (le piogge fanno pensare a novembre!), è pregna di drammi epocali. Il cosiddetto “medio oriente” è in fiamme. Da Mosul a Damasco, passando per Gaza. La situazione è precipitata con le cosiddette, artefatte (ed eterodirette dall’ “occidente democratico”), “primavere arabe”, che hanno generato uno stato di guerra civile permanente negli ex-stati (o per lo meno pseudo-tali) in cui esse si svolgono: i peggiori, in termine di disastro interno, sono ad oggi la Libia e la Siria, seguite dell’Iraq, ancora in situazione di anarchia pratica come l’Afghanistan. Lo “Stato di Israele” non poteva rimanere estraneo ai conflitti in atto, variamente coinvolto sia per le responsabilità dirette nella destabilizzazione continuativa dell’ “area”, sia per il valore propagandistico negativo usato dalle “milizie” arabe, che proprio sull’antisraelismo fondano il proprio credo politico-religioso. Le milizie palestinesi di “HAMAS” hanno di recente “provocato” (ciò che accade ciclicamente per lo stato di colonizzazione permanente della Palestina, irrisolto dal 1948!), lo “Stato di Israele”, con il lancio di razzi su obiettivi “simbolici”. La risposta Israeliana conta, ad oggi, circa 1100 morti palestinesi fra i civili più 5 !! tra i miliziani di Hamas. Gli Israeliani contano circa 55 morti fra i soldati, impiegati in operazioni di terra nell’ormai endemico conflitto con gli arabi di Palestina. Tutti numeri purtroppo destinati inevitabilmente ad aumentare!

Un uomo qualsiasi, senza essere esperto politico o militare, con la sola dote del buon senso, cercherebbe una soluzione a questo disastro continuo, di fatto uno sterminio di uomini progressivo, e la soluzione ad un qualsiasi problema si cerca sempre andando alla radice di esso. Quale è la radice della “questione palestinese” (la cui risoluzione porterà alla fine progressiva di tutte le questioni medio-orientali)? Innegabilmente risiede nella costituzione unilaterale dello Stato di Israele in Palestina. Costituzione avvenuta in modi assurdi, inconcepibili, ignoranti delle più elementari norme della politica e della strategia. Una costituzione arbitraria e impositiva, che manifestò ab origine una miopia geo-politica allucinante nella considerazione degli effetti a medio e soprattutto lungo termine. Nella condizione di una “convivenza forzata” non paritetica tra due culture solo apparentemente antitetiche: quella ebraica e quella araba. Ma siccome la radice del problema risiede esattamente in questo, occorre comprenderne le motivazioni, i tanti perché. Non è retorica. La prima risposta viene da una “ovvietà”: si doveva dare una “Patria” agli ebrei realizzandone la legittima aspirazione ad uno stato libero, indipendente e sovrano. Ma, sempre secondo il buon senso, ci si potrà chiedere: “perché proprio in Palestina”, che non era una terra spopolata? Perché proprio dopo la fine della Seconda guerra mondiale? Per rispondere a queste domande occorre cercare lumi su di uno specifico lemma: Sionismo.

Il Sionismo è il movimento politico, nato laico, che ha dato origine alla nascita in Palestina di uno Stato Ebraico. Dobbiamo risalire al 1861 per rintracciarne i fondamenti moderni. Infatti, in quanto ideale, si può dire che il Sionismo, quale aspirazione religiosa, sia già presente nel XIII secolo, e andando più indietro nel tempo a cominciare dalla diaspora! Esso, però, riveste più un tratto di “speranza” piuttosto che di anelito nazionalistico politicamente organizzato. Solo con la Rivoluzione Francese, e con il fiorire ottocentesco di “nazionalismi positivistici”, il Sionismo politico comincia a prendere corpo. Da notare che “Sion” è uno dei nomi usati per Gerusalemme. Dunque, anche se il Sionismo è sicuramente nato come movimento laicale, il nome rimanda ad un concetto di natura messianica, anche se in una forma sicuramente distorta. Il Sionismo modernistico, poi, si lega ad un nome preciso: Theodor Herzl.(1) Herzl si impegnò per la diffusione del Sionismo politico e fu attivo nel coinvolgere vari stati alla realizzazione dell’Idea. Trovò, poi, nell’Inghilterra l’alleato determinante per la penetrazione graduale di ebrei internazionali in Palestina, a mezzo di apposite istituzioni ebraiche (la Principale fu la cosiddetta “Società degli Ebrei”).(2) Fin dalla nascita, però, il Sionismo ebbe delle fortissime opposizioni interne all’ebraismo internazionale. Gli “ebrei devoti”, rifiutavano l’idea di voler “forzare” la mano divina, poiché il “ristabilimento del Regno di Israele” è esclusiva prerogativa della mano di Dio, con la venuta futura del Messia. Tale corrente, allora maggioritaria, oggi, seppure ancora esistente risulta in minoranza. Il ribaltamento di questo stato di fatto avvenne gradualmente, iniziando a dare un contorno messianico al “ritorno” degli Ebrei nella “Terra promessa” loro da Yawè. Si dette un aspetto “preparatorio” della venuta del Messia alla “ri-presa” dell’ antico “Regno di Israele”, ma ciò inizialmente suscitò molte opposizioni. Innegabilmente il Sionismo fu anche una risposta politica alla difficile assimilazione degli Ebrei nel mondo, per questo si dovette misurare con la forte connotazione religiosa dell’ Ebreo medio, e dunque sarebbe stato impossibile al riguardo mantenere una qualunque prospettiva politica completamente al di fuori delle stesse motivazioni religiose. Ciò spinse il Rabbi Abraham Isaac Hacohen Kook (1865 – 1935) a formulare la sua teoria Messianica dell’Israele eterno in Palestina.(3) Teoria che almeno dal 1967 diviene, di fatto, ideologia ufficiale dello stato israeliano,(4) dopo aver direttamente integrato il cosiddetto “Olocausto”, ovvero la persecuzione razziale ed i massacri patiti dagli ebrei durante la Seconda guerra mondiale in Europa principalmente ad opera del nazismo e secondariamente ad opera del comunismo sovietico. In base ad essa il “Messia”, sacrificato sull’ “altare di Dio” viene identificato direttamente con il Popolo di Israele; questi, dopo il sacrificio patito con la SHOAH, a sua volta viene a coincidere con lo Stato d’Israele, che assume così i caratteri della promessa divina inverata con l’avvento del Messia, realizzando in tal modo di fatto, nonostante la formale “laicità” dello stato israeliano, una trasposizione messianica atta a giustificarne ogni sua azione, indiscutibile in quanto realizzata, in ultima analisi, per volontà di Dio. Ciò ha permesso sino ad oggi allo Stato di Israele di ergersi sempre a giudice e ad usare ogni mezzo per tutelare la propria esistenza in Palestina, ma non impedisce agli “ebrei devoti” di essere ancora in disaccordo con questa impostazione messianica dello stato, e di condannarla severamente come una indegna usurpazione. In una manifestazione relativamente recente, ad esempio, un Rabbino ortodosso pubblicamente ha denunciato il Sionismo come deviazione “materialista”, tacciandolo di usurpazione e perorando il vero giudaismo “devoto”:

Proprio contro il “Sionismo” era principalmente indirizzata la motivazione antiebraica che stava a fondamento delle famigerate “leggi discriminatorie o razziali” varate dal Partito Fascista alla fine del 1938. La posizione espressa nella dottrina del Fascismo, infatti, lontana da ogni connotazione razzista materialista, è, come abbiamo avuto modo di sottolineare più volte, fondata sulla peculiare concezione di Civiltà spirituale dello Stato Nuovo Fascista.( https://bibliotecafascista.org/2013/07/26/la-civilta-fascista-italiana-fondamento-della-cittadinanza/ ) Tale concezione risulta il vero imprescindibile fondamento della cittadinanza e la controversia anti-sionista fornì al Regime la motivazione formale per una polemica squisitamente politica, come sottolineò lo stesso P.N.F. :

“Il Gran Consiglio del Fascismo ricorda che l’ebraismo mondiale – specie dopo l’abolizione della massoneria – é stato l’animatore dell’antifascismo in tutti i campi e che l’ebraismo estero o italiano fuoruscito é stato – in taluni periodi culminanti come nel 1924-25 e durante la guerra etiopica unanimemente ostile al Fascismo. L’immigrazione di elementi stranieri – accentuatasi fortemente dal 1933 in poi – ha peggiorato lo stato d’animo degli ebrei italiani, nei confronti del Regime, non accettato sinceramente, poiché antitetico a quella che é la psicologia, la politica, l’internazionalismo d’Israele. Tutte le forze antifasciste fanno capo ad elementi ebrei; l’ebraismo mondiale é, in Spagna, dalla parte dei bolscevichi di Barcellona.”(5)

…una polemica che fu ripresa dagli ebrei fascisti italiani e che trovò il suo alfiere nel fascista ebreo torinese Ettore Ovazza, che accusava nei suoi libri gli ebrei sionisti di antifascismo pratico.(6) In particolare ne “Il problema ebraico”, libello magnifico, esempio di difesa disinteressata e nobile del Fascismo e degli ebrei Fascisti innanzi al Fascismo stesso, egli fa professione di fedeltà incrollabile nell’Italia di Mussolini e condanna senza appello, quel che è rilevante per il nostro discorso, il Sionismo quale deviazione politica “materialista”. Le posizioni espresse dall’Ovazza e fatte proprie dai fascisti ebrei italiani rappresentati dal giornale “La nostra bandiera”, non a caso, per quel che riguarda la polemica religiosa, ricalcano in pieno quelle del Rabbi illustrate nel filmato sopra riportato. La condotta fascisticamente irreprensibile dell’Ovazza, (vero “martire del fascismo” poiché non abbandonò mai l’Italia, venendo così ucciso dopo l’8 settembre 1943 insieme a quasi tutta la sua famiglia da un plotone delle SS), può essere riassunta con le parole dei fascisti ebrei del giornale “Davar” che sostenavano…

“la necessità di accettare fascisticamente la persecuzione che […] liberava il cammino dalle incomprensioni e dagli equivoci e sanciva, con la discriminazione dei benemeriti (ovvero con l’esclusione di questi ultimi dai provvedimenti inerenti le leggi razziali ndc.) l’assimilazione dell’elemento ebraico nell’elemento fascista http://www.ilcovo.mastertopforum.net/ebrei-fascistiarianizzati-vt2592.html […] il “Davar” passava esplicitamente all’attacco dei sionisti e, implicitamente, di coloro che non erano disposti a rinunciare al loro ebraismo. La difesa della tradizione ebraica era denunciata come il tradimento, come un espediente per separare gli ebrei dalla nazione italiana. “Primo e forse unico fra i nostri torti”, esso scriveva, è stato quello di disinteressarci completamente e assolutamente della loro attività. Ma ora era giunto il momento della resa dei conti; riconoscessero dunque i sionisti, gli ortodossi, le proprie responsabilità, scindendole da quelle degli altri; ma non si illudessero di trovare solidarietà e comprensione nei veri italiani: “Ma sia ben chiaro sin d’ora che tra gli ebrei italiani non esiste omertà, così come per noi non esiste internazionalismo teorico o pratico capace di legare un ebreo all’altro entro e fuori i confini della Patria. I nemici d’Italia – ebrei o meno – sono i nostri nemici: i suoi amici i nostri amici, anche se differenze a carattere puramente religioso possono – a torto – far pensare il contrario”. (7)

L’opera di Ovazza andrebbe studiata e diffusa capillarmente, ma vi è un tratto particolare della stessa che analizza, con una lungimiranza senza pari, non solo l’usurpazione Sionista ai danni dell’ortodossia ebraica, ma anche il futuro della Palestina se la pretesa Sionista si fosse mai realizzata!

“Questo mio libro è il seguito di « Sionismo bifronte » che pubblicai dopo la dura e tenace campagna antisionista ch’io combattei con un manipolo di camerati e di fedeli dal 1934 al ’36. Per questo esso è a lui congiunto con un legame ideale indissolubile. Non si può comprendere del tutto questo, senza avere letto quello. Poiché vi è in « Sionismo bifronte » la documentazione obbiettiva, precisa e definitiva, di quella che è la campagna antisionista in Italia da parte degli italiani ebrei. Ho l’orgoglio di affermare — e lo scrissi ad un giornale notoriamente antisemita di Roma – ch’io da 20 anni, e cioè dal 1918, combatto il sionismo, e mi considero l’alfiere di questa campagna. Ho svolto con libri, con opuscoli, conferenze e articoli, i motivi storici, nazionali e religiosi che mi guidano in questa mia azione. Mi si è aspramente avversato — da parte di miei correligionari — e, mi permetto dire, con tutti i mezzi leciti e illeciti… Usciamo dall’equivoco! Questo è stato il grido, questo è sempre il grido della nostra battaglia. Non scenderò a raccogliere né gli insulti, né le insinuazioni, ma tratterò così delicata materia con l’esposizione serena e precisa dei fatti e delle idee. Così si combatte alla maniera fascista, e quando i tremebondi in pantofole mi hanno fatto sapere da vari amici che forse era meglio tacere e non far rumore, io ho creduto bene di rispondere che non rinuncio da soldato, sia a difendere i miei figli e i miei — speriamo — nipoti, sia a rivendicare il mio prezioso patrimonio spirituale: la Patria dei miei antenati e mia. Come noi getteremmo come un misero pegno la nostra materiale fortuna, di fronte ad un vile mercato ideale, così sacrifichiamo ogni interesse per quello più alto di tutti: l’onore e la fortuna di avere per Patria l’Italia!… Mentre scrivo, ho l’onore di far parte della Giunta esecutiva degli Italiani di religione ebraica, organismo creato per portare nei nostri consessi amministrativi un soffiò di vita nuova, e per combattere il sionismo. Capitano d’artiglieria, Centurione della Milizia, Croce di guerra, fascista del ’20, nel Fascio ufficiali combattenti in congedo di Torino, decorato della Marcia su Roma, ho l’onore di avere fatto il mio dovere come ogni buon cittadino ha fatto. E’ perciò con piena serenità di spirito ch’io, non ostante il contrario parere di tante brave persone, ritengo di poter portare qualche luce sul tormentato problema ebraico.” (8)

Dopo aver rivendicato la sua battaglia anti-sionista e la sua fede di Milite fascista, Ovazza traccia le linee del Sionismo “materialista” e ne accerta la presenza in Italia:

“Trenta anni di sionismo in Italia hanno guastata e corrotta l’atmosfera di serenità ideale degli italiani israeliti. Quanti hanno seguito i dibattiti su libri e riviste, circa la questione sionista, già conoscono a sufficienza i termini del problema. Se considero mio dovere di camerata e di italiano di rivolgere a Paolo Orano gli appunti necessari, devo riconoscere che sul sionismo, egli ha scritto pagine mirabili e definitive. Non v’è nulla da eccepire, né da aggiungere. Ferve nel, nostro Paese un movimento sionistico dichiarato, che fa capo ad apposite organizzazioni stabilite in Italia, ma dipendenti dalle sedi centrali di Londra e di Palestina. Questa azione sionista, attuata a mezzo di pubblicazioni, di conferenze, e con ogni forma di propaganda, è ostile agli interessi italiani, ed estranea all’anima nazionale. Inoltre essa è dannosa alla stessa religione ebraica. Il sionismo anziché essere assistenziale, è religioso e politico: questo è il suo gravissimo difetto; che distrugge quanto esso potrebbe creare ed ha creato, perché contrario a qualsiasi legge naturale. Trattando della questione palestinese, occorre avere come base l’elemento nazionale particolare di ogni ebreo e cioè: anima, coscienza e sensibilità nazionale di ognuno. Elemento basilare della dichiarazione Balfour è quello che l’attuazione del « focolare nazionale » non pregiudichi in nessun modo quella che è la situazione nazionale di cittadino e quelli che sono i diritti degli individui delle varie patrie, appartenenti alla religione ebraica. Ma a questi, occorre aggiungere quelli che sono i doveri verso la Patria, dei cittadini ebrei. Poiché, come ben dichiara Paolo Orano, la Patria non conosce adulteri — e chi guarda con un occhio a Roma e l’altro a Gerusalemme, chi sottilizza con astuzia felina fra il padre e la madre, in definitiva rimane un infelice senza patria, si strania dalla sua fede religiosa, che gli impone di obbedire alle leggi dello Stato e di servire il bene della sua Patria, e si strania dalla Patria stessa. Sull’equivoco del sionismo assistenziale, che serve da sgabello o da paravento al sionismo politico, si impernia tutta l’azione sionista, fin dalle origini, nel nostro Paese. Chi desidera una trattazione più ampia di quanto io possa farlo in questo libro, non ha che da leggere il mio: « Sionismo bifronte », non per il merito della trattazione, ma per la sua precisa documentazione. Noi italiani ebrei, cittadini forse non abbastanza degni di questa Italia meravigliosa — sospiro di tutte le genti e faro d’ogni luce di saggezza, di sapienza e di bellezza — noi abbiamo sempre sostenuto che non è ammissibile che nel nostro Paese si svolga in ogni modo una propaganda intesa a far confluire nella Palestina uomini, denaro, mezzi, attività d’ogni sorta e d’ogni terra, per ricostruire artificialmente un piccolo Stato, al servizio di un grande Impero, il quale guarda con angoscia e avversa quelle che sono le Vie maestre della legittima espansione italiana nel mondo. Su questo motivo Orano ha scritto parole definitive. La gravità della situazione, sionista in ogni Paese — ma specialmente in Italia — sta poi in questo: che tutte le organizzazioni sionistiche italiane — come già scrissi — dipendono dalle centrali britanniche. Anche se i sionisti nostrani, hanno cercato di portare a traverso la loro attività la luce italiana e l’attività economica, culturale e politica nostra nell’ardente ambiente di Palestina, questi tentativi non hanno servito che ad aiutare la propaganda svolta con ogni mezzo, per rendere popolari le loro idealità, nella massa ebraica italiana. Ora noi sosteniamo — senza alcun personalismo né partito preso, e senza alcuna acrimonia o animosità — che fare propaganda sionista in Italia significa fare il danno del nostro Paese. Infatti si toglie dall’animo dei giovani che vivono in quest’ora di rinascita mussoliniana e di rinnovata grandezza, si toglie il più divino senso dell’animo: il senso della Patria. Quella per la quale tanti nostri ebrei giovani, uomini maturi, vecchi, hanno lasciata la vita sui campi di battaglia, e nelle tragiche e non volute lotte civili. Non basta la preghiera nel Tempio? Non basta la Comunità, riconfermata (e non concessa, come scrive Orano) con diversa forma e con altro metodo dal Governo fascista? Non bastano le oblazioni, le manifestazioni pubbliche e private a favore dei perseguitati? E i provvedimenti del Governo italiano a favore di in¬tellettuali, studenti, ragazzi ebrei ospitati in Italia perché scac¬ciati od oppressi nei loro paesi? Nell’orfanotrofio israelitico di Torino — di cui sono da molti anni uno dei modesti collaboratori, noi abbiamo ospitati venti bambini di un paese europeo. Li abbiamo tenuti come nostri figli. Li abbiamo educati al rispetto della nostra Patria. E le autorità hanno plaudito e hanno agevolato questo gesto doveroso di fratellanza. E quando questi ragazzi hanno voluto tornare nel loro Paese, noi li abbiamo aiutati a rivedere la terra dove erano nati, poiché in quelle anime infantili, quella era sempre la loro Patria. Questo, o sionisti di tutti i Paesi, significa rispettare la Religione, la Famiglia, la Patria. Non c’è bisogno di una terra orientale, verso la quale guardiamo con infinita ammirazione, ma senza nostalgia di ore che non possono più ritornare. Voi sionisti, nel Tempio pregate il Dio d’Israele con le parole delle antiche invocazioni tramandateci nei secoli, quelle che si cantavano al suono delle arpe, dei liuti e dei cembali. Sono le invocazioni di tornare a Sion. Ma a Sion ci siamo ritornati, poiché tutti potrebbero recarsi a venerare i santuari d’Oriente, se la politica sionista non avesse resa per ora arroventata l’atmosfera e precario il tran¬sito. A Sion noi possiamo recarci ogni giorno, pregando nelle funzioni dei nostri Templi.” (9)

Nel brano traspare la fede dell’Ovazza, che ritiene, da Ebreo Osservante, come in Palestina non si possa né si debba tornare, poiché Dio stesso così ha voluto, esprimendo con ciò la stessa posizione dell’Ebraismo “ortodosso” contemporaneo. Splendidi, poi, i caratteri quasi lirici con cui Ovazza si scaglia contro i sionisti italiani, nell’ultimo brano che andremo a citare e che attiene alla “profezia” Ovazziana in merito al futuro di una, allora eventuale, Palestina colonizzata da una maggioranza ebraica:

“Io non formo casi particolari, ne attacco Tizio o Caio; io attacco l’idea sionista, e il modo col quale essa è sostenuta e propagandata nel mio Paese dai suoi accoliti. E veniamo agli argomenti base degli scrittori dell’Israel [giornale sionista italiano, ndc]. Cercherò di essere chiaro e preciso. La religione dei Rabbini. Quale sarebbe questa nuova religione? Se fosse per caso quella interpretata così male da questi ebrei sionisti, noi italiani ebrei, non abbiamo nulla a che fare con essa. Noi conosciamo soltanto la religione d’Israele, che ci impone di essere fedeli cittadini del Paese dove viviamo, e di non cercare con disperate contorsioni, o sottilizzando da legulei da strapazzo, di tenere un piede in Italia e uno in Palestina. I fuorusciti dall’ebraismo; cioè, tutti gli antisionisti o gli indifferenti, non sono più considerati ebrei da questi nuovi apostoli di un verbo che risale, nientemeno, che al 1897! O professori di non so quale materia, con tutta la vostra dottrina (e questa non l’avete proprio assimilata) fareste assai bene a rileggervi la Bibbia, per imparare qualcosa. Voi siete i fuorusciti, ma non solo della legge ebraica, ma del buon senso e della ragione, poiché la nostra legge religiosa è assai esplicita a riguardo dei doveri di ogni buon cittadino. Il problema dei sei milioni di ebrei orientali sarebbe risolto dal sionismo. Non si spiega in qual modo, ma dato che in Palestina, se Dio lo vorrà, potranno ancora andarvi poche decine di migliaia di ebrei (e fra quali difficoltà e a quale prezzo!), secondo l’Israel , qualora questo sogno di uno Stato ebraico diventasse realtà, ne risulterebbe che gli Stati — quali ad esempio la Polonia e la Romania, dove milioni di ebrei non sono considerati graditi — potrebbero dare a questi sventurati la cittadinanza del nuovo Stato. E allora avremmo una grande novità nella storia e nella geografia, e cioè : uno Stato a base religiosa, e cioè uno Stato a carattere confessionale (tipo Città del Vaticano), con 500.000 abitanti, e con qualche milione di cittadini residenti all’estero. A meno che uno stato continuo di guerra, portasse alla conquista di una nuova terra promessa. Accenno ancora alla questione araba, di enorme importanza, e a tutti i normali rapporti internazionali di diritto pubblico e privato, per mostrare come il sionismo potrebbe divenire agitatore e sovvertitore di secolari istituzioni, senza raggiungere alcuno scopo. Poiché, quale autorità avrebbe per far rispettare i diritti dei suoi concittadini d’oltre frontiera? per difendere la loro attività, e la loro libertà religiosa e civile? Rimanendo in una massa a loro contraria, essi muterebbero di bandiera e di passaporto — ma non di condizioni spirituali ne materiali, e si troverebbero in situazione precaria, cittadini stranieri in mezzo a un popolo ostile.” (10)

Concludiamo rimanendo sulle ultime parole di Ovazza che, prima di ogni considerazione politica, dimostrano il proprio fondamento in un elemento di retta ragione e buon senso che avrebbero dovuto primeggiare tra i suoi correligionari e avrebbero dovuto impedire ciò che poi è accaduto grazie all’azione politica svolta dai regimi plutocratici dell’Inghilterra prima e degli Stati Uniti poi. Ovazza, Fascista ebreo benemerito, profetizzò ciò che lo stesso buon senso faceva presupporre: un tempo infinito di guerra e di sangue continuato e ininterrotto per la Palestina, proprio in virtù della realizzazione dei piani politici del materialismo sionista. Per le stesse ragioni è logico dedurre che fino a quando tale impostazione politica non muterà e finché permarranno i regimi plutocratici e reazionari che l’hanno determinata, nulla potrà cambiare per quella regione martoriata che avrebbe dovuto essere terra della pace perenne e non della guerra eterna. Anche in questo caso il Fascismo appare chiaramente essere lungimirante con il suo modello di Stato etico e il fascista ebreo Ovazza ne rappresenta una espressione perfetta. Egli ammoniva i propri correligionari sionisti, ormai sordi alla ragione, che l’unica cosa che avrebbero potuto udire distintamente tornando al muro del pianto sarebbe stato… il cupo fragore dell’Eternità!

“Lo sentirete venire col vento dell’Oriente, là nella Palestina dove predicò Mosè, dove nacque Gesù, e dove sorse la fede musulmana. In quella terra di Santuari, non vi è la Patria di nessuno; vi é la Patria di tutti. Udite — o illusi — che sotto la sferza della cieca persecuzione, cercate un cielo tranquillo; la missione d’Israele non è di rifugiarsi sotto le ali d’un imperialismo invadente e prepotente, ma è quella di predicare nel mondo i precetti del Decalogo e la luce della giustizia. Non sfuggire alle offese con un artificio politico e geografico, ma sopportare per ascendere, e proclamare dovunque che non si uccide la legge eterna con la barbarie e col sangue.”(11)

…CITTADINO FASCISTA ETTORE OVAZZA! … PRESENTE!!

IlCovo

NOTE

1) HERZL, Theodor. – Scrittore e uomo politico ebreo, nato a Budapest il 2 maggio 1860, morto il 3 luglio 1904 a Edlach, presso Vienna. Dal 1891 al 1895 visse a Parigi, come corrispondente della Neue Freie Presse di Vienna. Fino a quel tempo era stato lontano dal giudaismo; il caso Dreyfus e l’esplosione di antisemitismo che quell’episodio determinò in Francia posero a H. la questione ebraica, che egli intese come questione politica e nazionale. Affermata l’esistenza di un problema ebraico nel mondo, H. non ne vedeva altra soluzione che quella di ricostruire per il popolo ebraico l’unità nazionale e ridargli una terra propria. A differenza dei suoi precursori (a lui del resto allora sconosciuti) egli intese la necessità d’impostare il problema ebraico come problema universale. Nel 1895 pubblicò Der Judenstaat (trad. italiana, Lanciano 1918) in cui esprime tali idee e precisa il suo piano di attuazione: la formazione di una società degli Ebrei quale organizzazione statale e di una compagnia ebraica, grande società per azioni, da porsi sotto la protezione politica dell’Inghilterra. H. dimostra quali vantaggi tutta l’umanità riceverebbe da una ordinata e pacifica immigrazione di Ebrei verso un paese che li raccogliesse come loro territorio nazionale. Come meta di tale immigrazione egli prendeva in considerazione, oltre che la Palestina, cui era ovvio pensare per ragioni storiche, anche l’Argentina. Grande entusiasmo destò subito l’idea herzliana presso gli Ebrei di Russia, Galizia, Romania; ad essa aderirono Max Nordau e Israel Zangwill. Nel 1896 H. si recò a Costantinopoli per trattarvi, ma inutilmente, col sultano l’acquisto della Palestina; nel 1897 fondò a Vienna un giornale, Die Welt; nell’agosto 1897 convocò a Basilea il primo congresso sionistico, nel quale il suo programma ebbe una formulazione che è rimasta fondamentale del movimento sionistico. Negli anni seguenti, mentre annualmente il sionismo convocava congressi mondiali, H. proseguì l’attività diplomatica; fu ricevuto in udienze successivamente da Guglielmo II, dal sultano ‛Abd ul-Hamīd II, da ministri inglesi e russi, da Vittorio Emanuele III, da Leone XIII, ecc. Al problema sionistico è dedicata anche l’altra importante opera di H.: Zionistische Schriften (voll. 2,2a ed., Berlino 1923); Altneuland (8a ed., Vienna 1902), un romanzo in cui descrive le condizioni della Palestina, quale egli prevedeva che dovesse essere nel 1923. Notevoli poi i suoi Tagebücher (Berlino 1922-23) – Fonte: Enciclopedia Italiana, anno 1933, in http://www.treccani.it/enciclopedia/theodor-herzl_(Enciclopedia-Italiana)/

2) Voce “Sionismo”, Enciclopedia Italiana, 1936, fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/sionismo_(Enciclopedia-Italiana)/

3) Una storia del Sionismo veramente interessante è contenuta in un intervento dell’ ebreo Michel Warschawski visibile nella “Trascrizione della conferenza del 20 marzo 2003 tenuta a Parigi. A cura dell’Associazione Francia-Palestina. Testo originale: Sionisme et religion. Traduzione di Cinzia Nachira“ Fonte : http://www.juragentium.org/topics/palestin/doc01/it/warschaw.htm#*

4) Ibidem

5) Renzo De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, p. 239

6) Ettore Ovazza, “Sionismo Bifronte”, Roma, 1936; “Il problema ebraico”, Roma, 1938.

7) R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, op. cit.

8) E. Ovazza “Il problema ebraico – risposta a Paolo Orano”, op. cit.

9) Idem.

10) Idem.

11) Idem.

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