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ANCORA UNA QUINTA COLONNA DEL SISTEMA, COME L’AREA CHE RAPPRESENTA!

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Cari lettori. Esiste un elemento, esclusivamente uno, che rende la vita dei nemici di Dio e degli uomini,  “tranquilla”: la Percezione

Sì, la “percezione” è quello stato della personalità che fa guardare la realtà in un modo, piuttosto che in un altro.  E’ lo strumento attraverso il quale il pubblico assume un determinato comportamento, innanzi a tutti i problemi della Vita. Lo abbiamo visto in tanti eventi drammatici; in quei momenti la “Percezione” ha giocato un ruolo determinante. Ma quello che è avvenuto, ha soltanto “applicato in scala globale e massima” ciò che è stato preparato decenni addietro, a livello di “destrutturazione” della personalità, che ha così permesso la manipolazione della Percezione. 

La cittadinanza, dunque, ha una “Percezione manipolata“: percepisce, in genere, che la vita è un idolo, che è degna di essere vissuta soltanto se può generare consumo; che si può definire “civile” solo ciò che è “liberale”; che non esiste altro sistema politico concepibile se non quello vigente nel cosiddetto “occidente democratico”. Nessuno, sottolineo nessuno (con una unica eccezione, direi rilevante), ha scalfito e scalfisce questo assunto “percepito”. Il radicamento di questo assunto è tanto maggiore, quando è perorato da certi “ambiti” della Società, quali ad esempio quelli che vengono volutamente riservati al presunto “dissenso”. Il Dissenso è un altro elemento determinante per la “Percezione”; infatti, manipolare ed eterodirigere il dissenso, incanalandolo, è un presidio imprescindibile per mantenere lo status quo in una Società. Questo è quello che abbiamo verificato in tutte le stagioni della “contestazione politica”; a maggior ragione in quella che stiamo vivendo. In modo proporzionale alla gravità dei fatti che si svolgono, più forte e determinata sarà l’azione di manipolazione che genera la conseguente “percezione comune”. 

imageAltro elemento necessario per la manipolazione della percezione è la “Dissimulazione”. A presidio della Dissimulazione è la Menzogna studiata, tale da permettere di creare una realtà “posticcia”, sceneggiata. Per giungere a manipolare con frutto la Percezione della popolazione, si è dovuto lavorare “alacremente” a questi elementi, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, attraverso la propaganda e attraverso l’ “indottrinamento” pervasivo e massivo. A causa di questa azione, durata quasi un secolo, si è potuto arrivare a rendere, per la “Percezione pubblica”, inammissibile altro Sistema se non quello in cui si sta vivendo. Nonostante sia esattamente in questo Sistema, non in altri, che si sta in una condizione ormai definibile sub-umana, con sofferenze inenarrabili patite da tutti. Questo è il principale obiettivo, perseguito con un dispiego di mezzi titanico (e ciò fa comprendere che importanza abbia, per costoro, mantenerlo!), che rende possibile la prosecuzione della persecuzione. Esattamente in questa ottica di “mantenimento, dissimulazione e manipolazione della percezione”,  si inserisce un recente articolo di Roberto Pecchioli, nome “conosciuto” nell’ ambito proprio di quella “contestazione politica” di cui si è detto poc’anzi (qui). Ebbene, questo articolo può a buon diritto essere preso come esempio: riassume, con grande puntualità, la funzione e la realtà della “contestazione politica” delle cosiddette “forze anti-sistema”. In misura più o meno radicale, è in tale identità, descritta  da Pecchioli, che le “contestazioni” si inseriscono. Si può a buon  diritto credere, che il ragionamento inscritto da Pecchioli nel suo articolo di propaganda demo-liberale, sia identificabile nel seguente estratto:

…E il popolo, che le costituzioni chiamano sovrano ?  Chi scrive ha sentimenti contrastanti. Non ci ha mai convinto il principio democratico, sanzione del “senno dei più”, etero-diretto dal potere del denaro e dalla capacità di pochi di manipolare la cosiddetta opinione pubblica. Non abbiamo mai creduto che il numero di persone che sostengono un’idea o una tesi sia la prova della sua validità; in più, poiché crediamo nell’esistenza della verità, sappiamo che questa non può essere messa ai voti o assoggettata all’umore cangiante dei sondaggi.  Tuttavia, il declino della rappresentanza politica ci preoccupa, giacché aumenta il potere di pochissimi e spegne la voce dei popoli, che non sarà voce di Dio, ma va sempre ascoltata…Se la procedura è in crisi, è in crisi anche il principio che la sostiene, l’idea della libera volontà della maggioranza che si fa governo. Come potrebbe essere diversamente, se il potere del denaro svuota la democrazia, se le elezioni vengono vinte da chi ha più quattrini da spendere per orientare gli elettori, cioè convincere manipolandoli ?La rappresentazione democratica diventa spettacolo: vince il/la più attraente, chi meglio “buca lo schermo”. Ma  per bucare lo schermo bisogna arrivarci, ai mezzi di comunicazione. Ecco uno dei punti critici di questa democrazia febbricitante sospesa tra baccano e afasia.Meno estesa è la partecipazione, più grande è la presa delle lobby, degli interessi creati, di chi decide – sì, decide- chi può partecipare alla grande corsa e chi no…Un’ulteriore riflessione riguarda la verità della “legge ferrea dell’oligarchia”enunciata da Roberto Michels nella Sociologia del partito politico. Tutti i partiti si evolvono da struttura democratica aperta a circolo chiuso dominato da un numero ristretto di dirigenti, tendenti a diventare una categoria professionale e autoreferenziale. Con il tempo, chi occupa cariche apicali si allontana dalle idee della struttura cui aderisce , formando una élite compatta, dotata di spirito di corpo. Nello stesso tempo, il partito tende a moderare i propri obiettivi: il fine principale diventa la sopravvivenza dell’organizzazione e non la realizzazione del programma ( la persistenza degli aggregati di Vilfredo Pareto). La classe politica- come ogni gruppo di potere-  è una minoranza organizzata capace di vincere su maggioranze disorganizzate…Confusamente, l’opinione pubblica lo ha capito e si rifiuta di partecipare a un gioco con carte truccate…E’ per questo che ci siamo convinti che occorra formare delle reti di soggetti- individui, associazioni, intellettuali- portatori di principi, esigenze, visioni della vita da fornire come programma  alla classe politica in cambio del nostro appoggio. Sono le minoranze a cambiare il mondo: la maggioranza, come l’intendenza di Napoleone, seguirà. Se non ci riusciremo, potremo soltanto lamentarci, gridare al vento che “ sono tutti uguali”, sconfitti dalle idee che detestiamo, trasformate in leggi, senso comune, “segni dei tempi” per un unico motivo: hanno trovato la minoranza organizzata che le ha imposte.  Nell’immediato, non resta che la falsa alternativa tra il “meno peggio” e il silenzio. Entrambe le scelte sono gradite al sistema. Il banco vince sempre, finché non cambieremo il gioco.

Gli assunti espressi in questo estratto, che sono le linee guida dell’articolo in sé, sono davvero di una chiarezza e di una paradigmaticità eclatanti. Una conferma “apertis verbis” di quanto abbiamo sempre denunciato, e delle critiche mosse, giammai “per partito preso”, alle “contestazioni politiche” odierne (e passate. La linea di unione è la medesima). Pecchioli, in modo onesto, definisce l’obiettivo del “dissenso liberale”: portare cittadini alle urne. Tale obiettivo, fatto risalire ad una non meglio specificata “partecipazione attiva”, altrimenti “impossibile” (secondo lui, e chi per lui) in altri modi, sarebbe nodale per, sempre presumibilmente, “impedire” alle Lobbies di avere campo libero. Non si faccia trarre in inganno il lettore da una apparente e clamorosa contraddizione espressa dal Pecchioli, che prima afferma una realtà di fatto, ovvero che la Verità (e la Giustizia!) non può essere messa ai voti, e poi , al contrario, stabilisce che il voto di maggioranza (che si presume rappresenti la “Verità”, e che quindi per perorarla la “mette ai voti” sperando di “vincere numericamente”) sia determinate per impedire che le sempre famose Lobbies abbiano mano libera. Tale sintesi Hegeliana, è perfettamente coerente con la dottrina del “Male minore”, che egli pure, sempre in apparente contraddizione, nega di voler perseguire (ma che nei fatti perora). Gli strumenti che propone Pecchioli al cittadino sono esattamente gli stessi usati dalle Lobbies: potere mediatico, a cui si deve ambire per “controbilanciare” il potere delle già nominate Lobbies; maggioranza parlamentare; pressione “numerica” attraverso programmi politici che devono interessare le “maggioranze” della cittadinanza, per poter avere una incisività. Per chi ricorda in quali eventi sia stato in primo piano Pecchioli (per esempio, al seguito del famoso Simposio in cui partecipò Viganò), tali esposizioni acquistano una logica stringente, su fini e metodi di fondo, soprattutto, di tale attività politica.

Il costituzionalismo Liberale di Pecchioli, è naturalmente il fondamento di tale esposizione. La critica alle deviazioni della procedura, alla presunta manipolazione della stessa che determinerebbe la disaffezione e il distacco “infruttuoso” dei cittadini – definendo i “tecnicismi giuridici” come complessi e respingenti il cittadino, ma “necessari” per il processo “democratico” – ha una linearità “perfetta”. Così come è lineare il riferimento (fatto non a caso, per cooptare gli “estremi” opposti/uguali) al Sociologo Michels, ed a Pareto. Esso fa intendere che la “teoria delle minoranze” sia il fondamento della successiva “espansione alla maggioranza” dei “programmi politici” perorati, e che la forma del Partito Politico, includendo ovviamente in essa TUTTI i partiti, passati e futuri, che si sono definiti tali, sia “naturalmente” quella descritta dal Michels stesso. E quindi, debba essere “purificata” dalle già dette “minoranze”. La conclusione del Pecchioli non fa che confermare l’attività di tutta la categoria politica che egli rappresenta in uno, ma che si estende da lui alla De Mari, da Tosatti a Valli, da Toscano a Messora, da Rizzo ad Alemanno. 

L’importanza nodale della attività formativa e politologica, attraverso realtà associative “trasversali” nazionali e popolari, come quella che abbiamo rappresentato come un UNICUM noi de IlCovo, oramai è diventata insopprimibile. Così, l’estensione della “mano sistemica” inevitabilmente si fa vedere in questo ambito, che, se diretto in modo Giusto e Vero, realisticamente può preparare il vero cambiamento, che, come recita una delle citazioni riportate in auge dalla nostra associazione, non è relativo a modifiche di istituzioni, di gruppi o di programmi, ma proprio a un opposto ORDINE Morale, Politico e Sociale (qui). 

Ciò che Pecchioli, e insieme a lui tutta la categoria politica “contestatrice”, di vario ordine e grado, si guarda bene dal rilevare (proprio perché farlo metterebbe in discussione tutta l’impalcatura del suo ragionamento) è quanto segue: il sistema democratico borghese è ingiusto in sé. In sé costituisce la forma dell’oligarchia, per sua stessa natura è un sistema dominato dal potere, più che economico, plutocratico, indicando con questo la pervasività delle oligarchie transnazionali che, per ciò che rappresentano, possono orientare il processo di governo interno agli stati. Dunque, il vero problema non è “far diffondere la verità nella maggioranza per poi governare alla sua insegna”, ma il fatto che la “maggioranza veritiera”, anche nel caso in cui dovesse riuscire a raggiungere il potere, dovrà per forza ( in quanto è obbligata dal Sistema di potere globale!) trovare un metodo di governo compromissorio con le sette interne ed esterne. Quindi, mai si potrà avere un vero Governo della Giustizia in rappresentanza dei veri interessi del popolo e questo endemicamente. Proprio perché, siccome il voto è il “dio” della democrazia borghese, questo stesso voto, a prescindere dalla maggioranza che governa in un dato momento, può determinare o meno la crisi o la prosecuzione del suddetto “governo” (ancorché in tutti i casi gestito ed etero-diretto da chi regge i fili di tale messinscena politica). Il che rappresenta la base stessa per l’esistenza del compromesso e del “male minore”. Tale scenario potrebbe non esistere solo nel caso di governi a “maggioranza assoluta e completa”, ipotesi utopica, che tra l’altro non sarebbe comunque garanzia della  realizzazione della Giustizia, perché la maggioranza assoluta, oggi decide in un modo, domani in un altro. Si potrebbe dire molto di più sulla fallacia del Sistema Borghese, ma, uno su tutti, al riguardo rimandiamo alla puntuale Sintesi del giurista fascista Alfredo Rocco (qui). 

Vi è poi un elemento dirimente assolutamente nodale, che, se ce ne fosse bisogno, palesa ancora più come menzognero quanto affermato dal Pecchioli, che della Libertà e Sovranità della Nazione in cui vive gli interessa poco o punto. Tale elemento, già descritto nella nostra Conferenza sulla Strategia della Tensione Permanente (qui), è esposto da chi col Fascismo non ha nulla a che vedere, poiché è necessario solo essere storicamente equi per verificarlo (chiaramente, condizione essenziale per non ricadere nelle maglie del sistema):

A Pecchioli e chi per lui dunque dico: esiste un modo molto incisivo per opporsi a tale Sistema satanico (qui): il distacco totale da esso ne è il presupposto e dunque il rifiuto a parteciparvi a qualsiasi titolo. Ovviamente, tale presupposto è largamente insufficiente ed inconcludente, in questo egli ha ragione, ma non in vista di ciò che poi egli va perorando, bensì se a tale azione non segue la necessaria consapevolezza e lucidità sui fini da raggiungere, che soli possono preparare la cittadinanza ad un vero cambiamento, che dovrà essere Costituzionale (qui)

RomaInvictaAeterna

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Christòs anèsti! Alithòs anèsti! BUONA PASQUA

Il Signore Nostro Gesù Cristo, è Risorto! Come ha promesso! La Croce ha portato alla Vittoria! Il Male è sconfitto attraverso il Sacrificio Supremo! La Redenzione ci è stata donata dalla Carità Perfetta! Quando agli occhi degli uomini ciechi, sembrava fosse tutto perduto, allora la Vittoria è arrivata più sfolgorante!

Questo, il nemico di Dio e dell’uomo lo sa! Verrà sconfitto definitivamente, platealmente, rovinosamente. Per questo, si accanisce contro i Figli! Ma la guerra sarà Vinta dai Discepoli dell’unico Cristo, dell’unico Signore, Capo Sommo  dell’unica Chiesa Cattolica! L’arma è la Nostra Civiltà  rappresentata dal Fascismo!

Dice la Scrittura: “non sia turbato il vostro cuore, e non abbiate timore!…cercate il Regno di Dio E LA SUA GIUSTIZIA, il resto vi verrà donato in aggiunta “!

Coraggio!

Se Dio è con noi, chi può essere contro?

IlCovo

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23 MARZO! GIORNO LUMINOSO PER IL MONDO!

23-marzo-1919

Cari lettori. Oggi è un giorno radioso, che non ricorda “solo” la nascita ufficiale della “più mediterranea delle idee”, ma segna il risveglio di una intera Civiltà, quella euro-mediterranea romano-cristiana. Nei giorni che cadenzano la storia del Mondo, quello di oggi occupa una parte di onore privilegiata. Per ricordare degnamente tale fausta data, la nostra dedizione precede le nostre parole. Ma, proprio per dare loro seguito concreto, vogliamo condividere con voi ciò che ha potuto permettere che il 23 Marzo 1919 il movimento radioso della “nuova Italia” potesse realizzarsi: la Mistica Fascista

A questo proposito, citiamo la Consegna del Duce ai Mistici, sintesi perfetta del valore e della necessità della Mistica nell’ora presente:

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Augurando a tutti Buon 23 Marzo, vi rimandiamo al titolo pubblicato  dalla nostra Biblioteca del Covo, sulla Mistica Fascista!

Ad Majora!

IlCovo

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L’ANTIFASCISMO, MORTO, MOSTRA IL SUO STATO DI DISFACIMENTO: L’OSSESSIONE PER MUSSOLINI

Bavaglio democratico antifa - Biblioteca del Covo

Cari lettori. In genere, l’annientamento di una narrativa, e di un luogo comune annesso a quest’ultima, si nota per tutta una serie di avvisaglie, prima che si inveri definitivamente. Riguardo al pregiudizio antifascista, tali “avvisaglie” sono state evidenti (per chi ha occhi) già all’indomani della fine delle ostilità, nel 1945, scenario di già anticipato da Carlo Alberto Biggini (qui). Essendo l’antifascismo un rigurgito violento e oppressivo fine a se stesso, non avendo nessuna base, nemmeno remota, per poter essere divulgato come una religione, esso mostra già di essere un castello di carte. Tragicamente, in tutti gli eventi luttuosi sopportati da quella che fu l’Italia (qui), questa pochezza, questa nullità politica dell’antifascismo è evidente in tutto il suo aspetto deteriore. Basti pensare al ruolo  dalla Associazione ANPI, che di fatto svolge un compito di “polizia politica”, a “caccia del fascista apologeta”, che cita in giudizio chi alza il braccio, chi svolge manifestazioni “apologetiche” (dando a tale termine il significato più vario), chi va al cimitero di San Cassiano con vestiti “apologetici” (senza voler ripetere che tali “manifestazioni” sono deprecabile folklore, che umiliano la dottrina fascista, qui e qui), chi parla in un certo modo o scrive certe frasi. Risulta già evidente che se ad una parte politica è necessario creare una legge sul “fascismo male assoluto” (qui), per poi andare a “caccia” dei “maleassolutisti”, sempre secondo l’insindacabile giudizio dell’antifascismo, questa parte politica NON HA nessun argomento da opporre contro il proprio avversario. Se un avversario vanta la propria Civiltà (il Fascismo), e il nemico politico non contrappone la CIVILTA’, presumibilmente vera rispetto a quella vantata, ma contrappone LEGGI PENALI,  narrativa, propaganda di guerra e fango, significa di già in modo palese che tale nemico politico è NULLA.

E siccome tale nemico politico, malauguratamente, detiene il potere mediatico in modo granitico, se ne avvale soprattutto nei momenti di debacle totale, come sono quelli che stiamo vivendo. Il lettore si chiederà come possiamo definire la tragedia in corso come una totale debacle dell’antifascismo mondiale. E’ presto detto. La metafora del leone ferito è calzante. Soprattutto in questo caso, che non di leone si tratta (metafora che comunque rende rispetto per il nemico), ma di sciacallo. Le “ondate” di propaganda di guerra, in questa terra che fu l’Italia, sono direttamente proporzionali allo stato di morte cerebrale del sistema antifascista (qui). Il morto vivente, arranca, scalcia, e digrigna i denti. Così, tira fuori l’unica propaganda che può usare, in modo unilaterale: il fango.

Pupazzi - Biblioteca del Covo

Si spendono milioni (di carta straccia, qui), per infangare la memoria di Benito Mussolini, per colpire, grazie alla proprietà transitiva usata in propaganda, il Fascismo da lui fondato (sempre con l’immancabile aiuto dei “neofascisti”, qui). Così, il cittadino comune si vedrà propinare quintali di melma sui “delitti” di Mussolini, sui suoi “latrocinii”, sulle sue relazioni, sulle sue instabilità mentali, sulla violenza, sul fatto che non fece “nulla di buono”, ecc. Ovviamente, tutto questo fango, si regge esclusivamente su se stesso, così è un cumulo di immondizia che è destinato a crollare solo col soffio di un po’ di aria fresca (es: qui, qui e qui). Tutto è orientato per impedire, con ogni mezzo ed in ogni modo, che emerga universalmente esattamente il lavoro che stiamo portando avanti con grande sacrificio, e che centra l’attenzione non su questo o quell’aspetto del pur gigantesco esperimento statuale Fascista storico, ma proprio sulla sua Dottrina dello Stato (es: qui qui, qui, qui), che è necessaria, presupposta e premessa per poter POI risolvere TUTTI i problemi del viver civile! Infatti…

…lo Stato è l’unica società necessaria, perfetta ed è quindi la «comunità» per eccellenza e l’unica «persona morale» riconoscibile come tale di fronte all’individuo. Ma di fronte all’individuo è una personalità morale di grado superiore, perchè è una «personalità perfetta». «Civitas» — disse S. TOMASO — «est communitas perfecta» (13). Diciamo «società perfetta», non perchè sia esente da ogni imperfezione e da ogni vizio, ma perchè è l’unica società «compiuta», cioè l’unica la quale possegga i mezzi per bastare a se stessa, almeno nel senso relativo nel quale la sufficienza può ottenersi nelle cose umane. Lo Stato in quanto comunità è la società, non solo necessaria, ma sufficiente allo svolgimento della personalità umana ( http://www.ilcovo.mastertopforum.net/-vp11801.html#11801 ).… In primo luogo va ritenuto che l’ordinamento sindacale corporativo fascista non solo non è il sistema sufficiente per l’attuazione dello stato come unità economica, ma nemmeno è un sistema necessario per il conseguimento di tale scopo. L’unità economica dello stato si può ottenere, anche a prescindere dal riconoscimento delle formazioni professionali e dalla loro elevazione al grado di pubbliche istituzioni, nella semplice sede di una organizzazione amministrativa ordinaria. La costituzione della Repubblica di Polonia, del 23 aprile 1935, arrivava fino a dichiarare: «La responsabilità delle generazioni successive è dovuta alla loro reciproca dipendenza» e proclamava che «nessuna attività può contraddire ai fini dello stato». Ma non introduceva alcun apparato corporativo professionale. Per contro, l’azione delle istituzioni professionali deve essere integrata, per raggiungere l’effetto, con le misure relative all’ordinamento del credito, della moneta, dei mercati internazionali, dei tributi, ecc., misure che appartengono all’attività generale del governo. Indispensabile poi al funzionamento dell’ordinamento corporativo è, come si è visto, l’azione morale e politica del «partito unico ». Per l’appunto, come si è espresso MUSSOLINI (Scritti e discorsi, VIII, p. 155), «l’ordinamento sindacale e corporativo esige un partito unico, per cui accanto alla disciplina economica entri in azione la disciplina politica e ci sia al di sopra dei contrastanti interessi un vincolo che tutti unisce in una fede comune». …In questo tipo di stato, come già si è accennato, il corporativismo non è affatto il criterio esclusivo adottato per la ricostruzione generale del sistema del governo, ma soltanto l’apparecchio per il quale, utilizzandosi la competenza di formazioni speciali, corrispondenti alle diverse categorie professionali, si attua una politica economica e una politica sociale, in termini ignoti al pensiero individualistico che tali scopi aveva abbandonato all’ autonomia degli individui. Il «corporativismo fascista» si oppone e si contrappone, di conseguenza, a tutte le dottrine corporative, esaminate precedentemente, a cagione del valore totalitario e integrale e quintessenzialmente politico che esso professa dello stato. L’ordinamento corporativo fascista non è altro se non l’aspetto dell’ordinamento gerarchico delle volontà pubbliche, specializzate per la disciplina degli interessi economici e derivanti il loro titolo di autorità dal ministero del pubblico bene che assolvono nella propria sfera. In conclusione, è fuori luogo la pretesa di voler definire lo «stato nuovo» creato dal Fascismo, cioè lo «stato fascista», come stato corporativo omettendo la qualificazione fascista. La pretesa muove da equivoci di terminologia. Con essa si concluderebbe, in sostanza, ad instaurare un « federalismo economico », per il quale dovrebbero consolidarsi, con nuova veste, quelle situazioni di privilegio e di monopolio contro le quali la civiltà europea ha sostenuto la sua lunga lotta nell’uscire dal Medioevo verso la creazione dello « stato nazionale ». Vale al riguardo il monito di MUSSOLINI (Scritti e discorsi, V, p. 240): « Lo stato è uno, è una monade inscindibile; lo stato è una cittadella nella quale non vi possono essere antitesi né d’ individui né di gruppi ». Né tanto meno di gruppi professionali, poiché di tutte le forme pensabili di federalismo, quella economica e di mestiere è il tipo che più deprime il tenore di un regime. In effetto lo stato fascista è «stato religioso» . ed è «stato militare»; al medesimo grado almeno che esso è «stato economico» e «stato professionale» cioè «corporativo». Estrema improprietà è quella di voler designare nel suo complesso il tipo di uno stato movendo dalla constatazione di un particolare aspetto del suo essere. E pericoloso equivoco è quello che si tenta con l’insinuare che la formula di «stato corporativo» vorrebbe riferirsi alla essenza stessa, cioè al principio costituzionale, dello «stato nuovo», in un valore che trascenderebbe così il motivo economico come il dato professionale. E invero, se anche può ammettersi che il termine «corporativismo» indichi in senso lato non solo i corpi di mestiere, ma qualunque enucleazione di vita collettiva nell’ interno di una collettività politica, si deve tuttavia avvertire che il significato prevalente delle parole è pur sempre quello economico e professionale. Bisogna aggiungere, poi, che in ogni modo il principio corporativo, letteralmente inteso come principio giuridico della «corporazione», è centrifugo, perché riflette l’interesse dei consociati, laddove il principio fascista è centripeto, ed ha per obiettivo l’interesse del popolo nella sua indivisibile unità. In altre parole il corporativismo è sempre il principio del pluralismo, del decentramento, della coordinazione federale, mentre il Fascismo reclama la concentrazione gerarchica delle iniziative pubbliche e private secondo la formula della «democrazia organizzata, centralizzata, autoritaria» dichiarata da MUSSOLINI” (C. Costamagna – estratto da Dizionario di Politica, a cura del P.N.F. , Vol I, Roma 1940)

In una ex nazione come la nostra, tale identità costituzionale (qui) è assolutamente imprescindibile, perchè là dove l’identità è stata soppressa, è necessario, nodale, che venga ripristinata e fatta rinascere. Questo è il testimonio lasciato dal sangue dei martiri della Patria, in ogni momento. Che questa identità, FONTE E SCATURIGINE DI OGNI BENE SOCIALE per il NOSTRO Popolo, e per il mondo, non venga dispersa e non venga seppellita. Soprattutto sotto il fango mendace dei nemici! E noi, siamo qui proprio per questo. Se ne facciano una ragione, tutti! Amici e soprattutto NEMICI!

RomaInvictaAeterna 

Menzogna e Verità sul Fascismo