La Biblioteca fascista del Covo è fiera di presentare ai propri lettori uno dei testi che, a buon diritto, facevano parte della biblioteca della Scuola di Mistica fascista. Scritto nel 1937, quale edizione ampliata de “La pedagogia del Fascismo”, il volume “Pensiero ed Azione” si presenta, infatti, come il perfetto compendio ideologico del mistico fascista. Del resto, il suo estensore, Giuseppe Flores d’Arcais (1908 – 2004), uno dei padri nobili della Pedagogia italiana, in quegli anni non faceva mistero della propria vicinanza alla “Scuola di Mistica fascista”, partecipando nel 1940 in qualità di relatore al primo convegno nazionale della “Scuola” intitolato “Perché siamo dei mistici”. Parafrasando Mussolini nell’affermare che « la dottrina illumina l’esperienza e l’esperienza collauda la dottrina», secondo l’illustre pedagogista il Fascismo collauda così la validità della sua filosofia, intesa come spiegazione totalitaria della realtà e della vita, attraverso quella realizzazione concreta nella vita degli elementi teoretici della dottrina, in cui consiste, appunto, la pedagogia del Fascismo. Una filosofia che porta con sè una nuova concezione della vita, che si traduce almeno virtualmente in una concezione organica del mondo. E questa organicità è quella che precisamente pone la possibilità, anzi la necessità, di parlare non solo genericamente di una filosofia del Fascismo, ma anche, più concretamente e storicamente, di un sistema filosofico del Fascismo. Con ciò si viene a riconoscere, esplicitamente, il carattere eminentemente pratico, etico e, addirittura, pedagogico della dottrina fascista. Se infatti pedagogia significa teoria che spiega il fatto educativo; che considera e fissa le mete che debbono essere raggiunte; che studia e valuta i mezzi e i metodi per compiere un tale processo: ogni concezione pedagogica si basa, implicitamente o esplicitamente, su di una filosofia che sia illuminazione esauriente del processo della vita, così come la vita, e soltanto questa, può convalidare il valore di una dottrina. Il testo risulta diviso in due parti: la prima, prevalentemente storico-filosofica, è il commento alla «Dottrina del Fascismo»; la seconda studia le conseguenze pedagogiche della concezione fascista, sia attraverso l’esame del problema dell’educazione, che attraverso l’analisi degli istituti pedagogici creati o potenziati dal Regime. Le due parti sono intimamente congiunte l’una all’altra, e non potrebbero non esserlo quando si tenga presente la particolare caratteristica della dottrina fascista, che intende diventare norma e fondamento di tutta la vita pratica. Affermato il concetto, fondamentale per la Pedagogia del Fascismo, che l’educazione del cittadino si attua non dalla scuola, o soltanto da essa, ma da tutta la vita, nelle sue molteplici e diverse manifestazioni, è, per ciò stesso, riconosciuto allo Stato la necessità di realizzare la sua funzione etico culturale, in tutti i campi della sua attività sociale e politica.
Lo Stato fascista, in quanto Stato totalitario, che non ammette nulla contro o al di fuori di se stesso, ma tutto realizzantesi in esso e per esso, riconosce che l’educazione integrale del cittadino-soldato è il risultato di un complesso di azioni varie e molteplici attuate dalle Istituzioni del Regime, le quali traggono tutta la loro unità di indirizzo ed il loro reciproco coordinamento dal Partito Nazionale Fascista, il quale assegna a ciascuna di esse una finalità specifica. Stato Corporativo: il quale, quindi, viene ad assumere non soltanto una funzione economica, ma insieme politica, giuridica ed etica; e, appunto perciò, acquista, come si è già detto, una sua finalità educativa. Si tratta, dunque, di un vasto movimento che parte dal Partito, e si irraggia in tutti gli strati della vita sociale, per migliorare e perfezionare i singoli, fisicamente, intellettualmente ed eticamente: miglioramento che è tuttavia possibile solo se accompagnato da una continua opera assistenziale, igienica ed economica, che arrechi condizioni più agevoli e più rispondenti ai bisogni della vita contemporanea. Il Fascismo così concepisce l’educazione in senso veramente totalitario. Questa organizzazione, etica e sociale, oltre che economica, dello Stato corporativo, allarga il concetto dell’educazione fascista fino ad abbracciare tutte le forme della vita umana: appunto per questo la pedagogia del Fascismo è universale, non solo nella sua finalità, ma anche nelle sue realizzazioni, e negli stessi metodi ed istituti, di cui essa si vale. Vuole estendersi e penetrare in tutte le classi sociali, non per proiettarle in un piano di uguaglianza, simile a quello proposto dalla pedagogia dell’illuminismo francese, ma per dare a ciascuno il senso della responsabilità e dei doveri che egli deve compiere; considera l’educazione e l’istruzione dei singoli come il principale dovere delle stesse associazioni professionali, e pertanto riconferma energicamente l’inscindibile unità del fatto educativo; riconosce la vita umana come una milizia, e di conseguenza assegna al cittadino, come supremo dovere, il perfezionamento di tutte le sue facoltà, per il miglioramento ed il consolidamento della forza dello Stato. La “Biblioteca del Covo”, conscia dell’alto valore ideale che promana da tali pagine, è felice di poter mettere gratuitamente a disposizione dei suoi lettori la possibilità di consultare nuovamente, a distanza di decenni dalla pubblicazione, questo pregevole scritto politico in formato digitale… scaricate subito e gratis il testo QUI … a noi non resta che augurarvi buona lettura!
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