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ERA GIA’ TUTTO PREVISTO! …il cancro Italy-ota delle toghe politicizzate!

 

Un amico commentatore degli attuali fatti di cronaca politico/giudiziaria mi faceva notare che la decisione della gip di Agrigento di non convalidare l’arresto della comandante della Sea Watch e di non disporre nei suoi confronti alcuna misura cautelare, fa venire in mente l’incipit della memorabile canzone di Cocciante: “era già tutto previsto…”.

Aggiungeva inoltre che a coloro che oggi si meravigliano, al pari del pastorello del presepe che mira la stella cometa, e si indignano e si scandalizzano per tale astrusa decisione, verrebbe da chiedere: “ma finora dove avete vissuto? Solo ora vi accorgete di vivere in un paese dominato dall’arrogante strapotere di una fazione della magistratura? Solo adesso vi rendete conto che potete eleggere tutti i rappresentanti che volete, dargli mandato di promulgare ogni legge ritenuta giusta, ma nulla potrà cambiare il nostro convivere civile senza l’avallo dei giudici? Buongiorno!”.

Ecco tra coloro che si sono meravigliati ci sono anche io. Ma non per il fatto in sé, quanto per la sfrontatezza, la spudoratezza fin troppo evidenti. La certezza dell’impunità e dell’impunibilità.

Ai nostri magistrati, intendendo per costoro non l’intera categoria ma quella oramai ben nota fazione organizzata e politicizzata, basta un minimo di creatività e di fantasiosa alchimia giudiziaria per sostenere tutto e il contrario di tutto… a seconda di chi è l’indagato, ovviamente. Con gli amici la legge si interpreta, coi nemici si applica.

E infatti, ecco che, “ABRACADABRA”, la motovedetta della Finanza speronata non è più una nave da guerra e così, PUF, sparisce il reato di resistenza a nave da guerra. E i finanzieri che hanno rischiato di finire schiacciati sulla banchina del porto? Nessun problema, con un tocco della bacchetta magica, “SIM SALA BIM”… PUF, cade anche la resistenza a pubblico ufficiale. Eh già, perché, badaben, badaben, badaben… l’indagata ha agito nell’adempimento di un dovere. Insomma, se la motovedetta non è nave da guerra, anche quei finanzieri in verità non erano dei veri pubblici ufficiali, non stavano mica compiendo il loro dovere, tale coraggiosa azione la stava espletando la nave della ONG… con tanto di licenza di uccidere. Vuoi vedere che adesso sono i finanzieri i colpevoli da arrestare? Pensate che stia scherzando? Nessuna battuta nè iperbole, andatevi a leggere l’interrogazione del “sinistro parlamentare” Fratoianni.

E il decreto legge Sicurezza bis che impedisce alle navi che trasportano migranti di attraccare senza permesso delle Autorità? Nessun problema, basta un altro tocco della bacchetta magica e, “MAGICABULA”, quel decreto non è più applicabile alle azioni di salvataggio, ma riferibile solo alle condotte degli scafisti. Come se loro stessi non fossero scafisti: il naufrago va portato in un porto sicuro e Malta, Spagna, Tunisia sono senza ombra di dubbio porti sicuri. Infatti sono posti strapieni di turisti e natanti da diporto… o forse c’è la guerra pure lì?

Ma se invece gli immigrati clandestini, che non sono dei naufraghi, perché se tali fossero li salveresti portandoli nei primi porti suddetti, li vuoi proprio portare per forza in Italia sfondando ogni posto di blocco, allora sei uno scafista ed un pirata! …ma non per i nostri giudici democratici! Che sono altrettanto solerti invece nel condannare ed inquisire quei poveri cittadini italiani – e la cronaca giudiziaria è piena di tali fatti – che magari esasperati da furti seriali, osassero difendere la propria vita e i propri beni dai ripetuti furti e violenze di rom e clandestini vari, tanto cari alla fazione politica cui fa riferimento la suddetta corrispondente fazione delle “toghe democraticissime”.

Pensate che il Procuratore di Agrigento che ha chiesto al GIP di confermare le accuse e convalidare l’arresto… sia infuriato? O NO? In realtà, se il GIP mi ricorda la canzone di Cocciante, il procuratore di Agrigento mi richiama alla mente il film di Lino Banfi: “Vai avanti tu che a me mi vien da ridere”. A molti, infatti, sarà sembrata “anomala” la sua decisione di mettere alla sbarra l’eroica pirata. Qualcuno si sarà chiesto: “Ma come? Non era lui il Procuratore di “magistratura democratica” che aveva tentato di processare l’odiato ministro dell’Interno per una scelta politica attuata nella piena facoltà dei suoi poteri democraticamente attribuitigli? Non era sempre lui che si era inventato i sequestri farlocchi delle navi per far sbarcare i migranti? Ed ora che fa? Chiede l’arresto della comandante della ONG invece che chiederne l’immediata liberazione?

Eh, cari miei, è il gioco delle tre carte, o se preferite quello del gatto e la volpe… non è una bella trovata far finta di rispettare la legge, fingendo di prendere decisioni contrarie al vostro vero intento, quando poi ci sarà qualcuno che giocando di squadra realizza lo stesso il piano sovversivo? E’ il classico gioco di squadra. Anche perché la nota fazione delle toghe è organizzata: come dimostra lo scandalo del “caso Palamara” questa fazione, in combutta con la fazione politica di riferimento, decide nomine, assegnazioni e destinazioni, nonché epurazioni. E’ un fatto che i personaggi coinvolti nello scandalo fossero tutti di una “certa fazione politica”, in qualche caso ex magistrati attualmente deputati.

Perciò mi sento autorizzato a pensare che le toghe faziose non stiano in certi posti a caso. La procura di Agrigento non è ad esempio una procura chiave per la questione dell’immigrazione? Si può pensare che le mie siano illazioni. Certo, ma la mole di indizi è tale, e gli scandali così ripetitivi e quasi monotoni, che tanti indizi evidenti fanno una prova, e anche più di una. Ed infatti qualche deputato ha avuto il mio stesso sospetto, anche se con qualche elemento in più (1). Ma questo è solo l’ultimo episodio vergognoso. Se facciamo un passo indietro, solo per restare negli ultimi 30 anni, scopriamo che non è una cosa affatto recente, se già l’ex presidente della repubblica Cossiga (e dunque come tale ex presidente del CSM) ce l’aveva tanto proprio con questo personaggio, che poi non è altro che il terminale di una ben più vasta rete, al punto da non avere remore a insultarlo e sbeffeggiarlo pubblicamente. E parliamo di oltre 10 anni fa. Non è che il senatore a vita sapesse già allora cose oggi di pubblico e scandalizzato dominio?

E, altro dato di fatto, Cossiga è stato l’unico Presidente della Repubblica, di quelli che incontreremo in questa riflessione, che nel suo ruolo istituzionale si oppose alla deriva faziosa dei giudici. E non a caso è anche l’unico che non appartenesse alla schiatta dei presidenti “progressisti” che gli si sono succeduti fino ad oggi. L’ex partito comunista, già PDS, puntualmente lo soprannominò spregiativamente “picconatore”, nome che invece poi è simpaticamente rimasto nella memoria popolare.

Passiamo ad esempio al caso Priebke, altra prova illuminante dell’ “indipendenza” dei giudici democratici. O meglio, lo ribadiamo, di taluni giudici. Non ci interessa qui stabilire se il capitano Priebke sia stato durante la guerra uno stinco di santo o un criminale di guerra. Ci interessa qui ricordare solo la sua vicenda giudiziaria italiana. Dopo essere stato giudicato già nel 1948, sebbene in contumacia, e la sua posizione archiviata, venne “riscoperto” quasi 50 anni dopo dalla lobby che lo stesso storico ebreo Finkelstein chiama “L’industria dell olocausto”. E quindi ecco la prima aberrazione giuridica: li dove è stravolto il concetto di “ne bis in idem”, cioè che non si possa essere giudicati due volte, lui venne giudicato due volte per lo stesso reato… la seconda volta dopo 46 anni dalla prima! Ma è solo l’inizio.

Infatti, innanzitutto, la Corte Costituzionale a tempo di record emanò una sentenza ad hoc per il caso Priebke: con sentenza n. 60 del 22 febbraio 1996  la Corte Costituzionale dichiarò incostituzionale la norma del codice penale militare di pace che escludeva la costituzione di parte civile delle vittime di un danno derivante da reato punito da detto codice (2). Chiaramente lo scopo era permettere alla “nota lobby” di prendere parte “attiva” al processo. Processo che però non ebbe, inizialmente, l’esito sperato da chi lo aveva inscenato. Infatti, a differenza del processo in contumacia del 1948, a Priebke vennero sì riconosciute delle responsabilità, peraltro generiche, ma considerate le attenuanti e le leggi dell’epoca, il reato si era prescritto da molto tempo e pertanto l’imputato doveva essere liberato.

Come spiegò il Presidente del tribunale militare Quistelli, “Quello addebitato a Priebke è un crimine di guerra che non può essere valutato come crimine contro l’ umanità. L’ex capitano delle Ss ha eseguito un ordine e lo ha fatto tanti anni prima che il reato di genocidio entrasse nel nostro ordinamento giuridico. Ciò è accaduto nel ’67 e il principio di irretroattività della legge penale rappresenta un cardine fondamentale della civiltà giuridica contemporanea e della Costituzione della Repubblica”. E poi come dimenticare, recita la sentenza, quel “tranquillo pensionato” che aspettava la fine dei suoi giorni in Argentina, svolgendo “una meritoria attività” presso una scuola? “Certo il suo comportamento in aula non è stato dei migliori, non sempre ha detto la verità, ma a 83 anni alcuni particolari possono sbiadirsi nella memoria”. Per il tribunale la crudeltà della strage “non è stata premeditata”.

Aggiungiamo poi il non piccolo particolare che nel processo del 1948 Kappler fu condannato solo per aver fatto fucilare 5 persone in più di quello che gli era stato ordinato (cioè 335 invece di 330, 10 per ogni tedesco ucciso), poiché la rappresaglia era consentita dalle leggi di guerra del tempo. E certo Priebke, in quanto subordinato di Kappler ed esecutore, non si capisce quali responsabilità possa aver avuto più del suo comandante (3). Comprensibilmente quindi, seppur con alcune differenze sostanziali in diritto, la sentenza del tribunale militare dichiarò Priebke non punibile.

Non sia mai!!  Una simile sentenza non poteva essere gradita a chi ha voluto il processo!! Ecco allora una masnada di “militanti antifa” e di picchiatori della comunità ebraica capitanati dal personaggio Pacifici, assediare letteralmente il tribunale e minacciare i giudici, l’imputato ed i suoi avvocati…

Le circostanze le descrisse su “Il Manifesto” Roberto Zanini, che vide la scena  in quel pomeriggio del primo agosto 1996,  dopo che Priebke  fu assolto dal tribunale militare. Immediatamente i giudici militari furono pressati fisicamente e minacciati da una folla tumultuosa. “La lega ebraica fu efficientissima  – ricorda il giornalista –  Sulla strada decine di ragazzi con la kippah in testa o i capelli rasati, alcuni col codino, piccole stelle di Davide appese alla catenine, inquadrati in modo militare, alcuni facevano spuntare dalla camicia il calcio della pistola. Nella caserma, paura e rabbia. L’allora leader dei giovani ebrei, Riccardo Pacifici, parlamentava con le autorità: un alto grado dei carabinieri, poliziotti, poi via via pezzi del governo italiano: deputati, un sottosegretario, il sindaco Rutelli. Pacifici non chiedeva, ordinava. Non trattava, rifiutava e negava.”

Ma in democrazia (ci sentiamo ripetere da decenni, proprio dalla fazione democratica!) le sentenze si rispettano, no? Quindi il ministro della giustizia di codesta repubblica, Flick, insieme al Procuratore Intelisano, avrebbero dovuto far sgombrare dalla forza pubblica i facinorosi e liberare gli “ostaggi”, ristabilendo il potere del cosiddetto Stato, o no? Ovviamente, niente di tutto ciò avvenne. Come ricorda Maurizio Blondet, “Il potere  esecutivo  si “sostituì all’autorità giudiziaria”, ingerendosi di un processo e rovesciandolo: senza che quella magistratura, di solito sempre tanto gelosa della sua autonomia,  lamentasse in quel caso l’abnorme intrusione dell’Esecutivo nel Giudiziario, e con quella brutalità.  Vuol dire che il Potere Giudiziario gradì l’intromissione della politica nella giustizia, quella volta.” Svegliato a notte tarda, arriva il ministro Flick: e che pensate che faccia? Ordini ai C.C. e poliziotti presenti di far rispettare la legge, ossia di chiedere i documenti agli armati israelo-antifa e pretendere di vedere se avevano il porto d’armi? Controllare se fossero armati senza permesso? Ma no, questo vale per voi e per tutti noi cittadini comuni. “Verso mezzanotte arrivò Flick, con la soluzione: arrestarlo di nuovo, per quella vecchia richiesta di estradizione dalla Germania. Un gioco di prestigio, giuridicamente una porcata.  […]  Ma era finita, Erich Priebke non era più libero. E non lo sarebbe stato mai più” (4).

Ovviamente la sentenza, a questo punto, nei gradi successivi fu quella voluta e preordinata dalla nota lobby. Sì preordinata. Possiamo dirlo tranquillamente, perché è quello che ha detto lo stesso procuratore militare Intelisano in una intervista a Repubblica: “Ci avevo pensato fin dal mattino, in previsione di una decisione come quella che poi effettivamente c’è stata – dichiara Intelisano – Già da qualche settimana era arrivata dalla Germania la richiesta di arrestare Priebke… e dunque l’idea l’ho lanciata a Flick. Da quel momento c’è stata una piena convergenza fra tutte le istituzioni competenti. E ha funzionato”. Ore 2,15 del 2 agosto. “Il capo della Digos, Domenico Vulpiani, disse a Priebke, la arrestiamo per ordine del ministro”, afferma l’avvocato Di Rezze” (5). Praticamente il procuratore, in combutta col ministro della giustizia (il quale dovrebbe occuparsi del funzionamento della giustizia, e non ha, o meglio non dovrebbe avere poteri inquirenti e tanto meno coercitivi) se la sentenza non dovesse garbargli, ha un piano B per far ri-arrestare l’imputato, con un cavillo, al fine quindi di riprocessarlo. E lo disse pure! Questa forse è giustizia? E’ questa la tanto decantata democrazia? E soprattutto, tutto ciò cosa ha a che fare col diritto? Ovviamente, sono domande retoriche!

Ma aggiungiamo una chicca. Il Presidente Quistelli, che dichiarò non punibile Priebke, venne successivamente censurato dal Consiglio della Magistratura Militare per aver espresso delle confidenze, sicuramente imprudenti e probabilmente rivolte a persone immeritevoli, riguardo al caso Priebke. Il giudice penale deve infatti astenersi dal decidere dopo avere manifestato le sue opinioni sull’oggetto del processo. “In particolare al dott. Quistelli è stato contestato: a) che, in epoca compresa tra l’agosto ed il dicembre 1995, nel corso di un colloquio avuto con il generale dei carabinieri Francesco Mosetti, commentando l’operato della Procura militare di Roma in relazione al procedimento penale contro Erik Priebke, aveva affermato che il lavoro della Procura era inutile, potendosi tutt’al più, nell’operato dell’imputato, ravvisare un omicidio colposo plurimo; così che egli era venuto meno al dovere di riserbo, poiché era certo che se l’imputato fosse stato rinviato al giudizio del Tribunale militare, esso Quistelli si sarebbe dovuto occupare del processo essendo presidente dell’unico collegio del Tribunale medesimo; b) che, pur avendo il Quistelli manifestato la propria opinione nei sensi suddetti, non si era poi astenuto, neanche quando, a seguito della ricusazione proposta dal pubblico ministero alla udienza del 17 giugno 1996, era venuto a trovarsi nell’impossibilità di continuare a svolgere le sue funzioni con la necessaria credibilità” (6).

Tuttavia va detto che tali opinioni erano di tipo tecnico-giuridico, e dunque il giudice avrebbe potuto ben averle a priori anche senza manifestarle. Ma invece se è vero che la GIP di Agrigento che ha mandato libera la kapitana risulta anche una finanziatrice di SeaWatch, non ci troveremmo di fronte a ben più grave violazione?

Non è stata una ben più grave violazione, l’azione del procuratore Intelisano volta aprioristicamente ad operare il ri-arresto di un imputato, qualora la imminente sentenza non gli fosse garbata e cioè lo avesse prosciolto? Pensate forse che qualcuno abbia proceduto o procederà a censurare tali condotte ben più gravi???

Anche qui domande retoriche. Ed è chiaro che i magistrati corretti che immaginiamo (o più che altro speriamo!) essere la maggioranza, abbiano paura e timore di questa minoranza settaria ed organizzata, che, anche in seno al proprio Ordine, con gli amici, interpreta la legge e coi nemici la applica! Ed infatti l’ANM e CSM sono intervenuti a difendere la GIP dalle ovvie e comprensibili contumelie del Ministro degli Interni e dei tanti cittadini, mica a censurarne l’evidente inettitudine ovvero la mala fede (poiché tertium non datur…) (7). Addirittura, devono essere i privati cittadini, ormai esasperati da siffatta mala giustizia, a denunciare i giudici che mancano vistosamente ai propri più elementari doveri. Peraltro senza farsi soverchie illusioni sull’esito di tali atti pur dovuti e sacrosanti, che loro sono comuni cittadini e già sanno che finirà tutto in un niente di fatto (8). Mica rappresentano la democrazia come i picchiatori israelo-antifa che possono accerchiare un tribunale manu ad ferrum col placet di un ministro della giustizia…

Passiamo oltre, un grosso affare di stato… di più, la Trattativa Stato-Mafia. L’ex Ministro della Giustizia Martelli ha detto apertis verbis che secondo lui, il dominus ex machina della vicenda è stato il fu presidente della repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Martelli è stato un politico di spicco della prima repubblica, sa quello che dice e nella sua intervista spiega perché, a monte, doveva esserci Scalfaro mentre Mancino, da ministro degli interni, non doveva essere altro che un esecutore della politica del primo.

Ora è un fatto che per anni Mancino abbia negato il fatidico incontro dal quale il giudice Borsellino sarebbe tornato profondamente scosso, mentre infine ha dovuto ammetterlo, pur sminuendone la portata. Ed è anche vero, come vedremo, che il suo intento successivo è stato, con la complicità di un altro presidente della Repubblica, cioè Napolitano, far spostare il processo sulla trattativa stato mafia. Ed anche evitare a tutti i costi un confronto diretto con Martelli… temutissimo teste (9). Orbene, sappiamo che Mancino non è stato solo un influente politico della prima repubblica e ministro degli interni, ma anche vicepresidente del CSM.

Oscar Luigi Scalfaro, oltre ad essere stato tutto quello che fu come politico democristiano, era innanzitutto un magistrato. Anzi, la sua carriera politica ebbe inizio proprio con l’uso politico del proprio ruolo di magistrato. Fu infatti l’unico magistrato di ruolo a partecipare – volontariamente si badi bene – ai tribunali partigiani improvvisati dell’immediato dopoguerra. E l’unico vero magistrato a sentenziare condanne a morte di innocenti, compreso per ironia della sorte un vicino di casa.

Fu questa fama di “duro” a lanciarlo politicamente. Una carriera nata sul sangue innocente… e questo è un fatto! E dunque se il teorema stato-mafia è fondato, nella realtà storica, perché non anche una carriera chiusa sul sangue innocente? Quello di un eroico magistrato antimafia ucciso sì dalla mafia, ma chiaramente non solo dalla mafia, anzi, solo secondariamente dalla mafia. Evidentemente anche da chi all’interno dello stato voleva chiudere la trattativa, togliendo di mezzo gli eventuali ostacoli. E se Martelli dichiara che secondo lui dietro a tutto c’era Scalfaro e se ciò corrisponde al vero, per deduzione logica…(10)

Quindi, abbiamo magistrati che coincidono con la politica ed operano anche a danno dei loro colleghi, spesso i migliori e fuori da cricche e camarille. Quanta differenza dai magistrati del tempo del cosiddetto “Male Assoluto”, che per nessuna ragione potevano essere iscritti al P.N.F. (paradossalmente l’unica categoria obbligatoriamente esentata) né tanto meno esercitare ruoli nel partito (11).

Ma tornando alla trattativa, come scrive il PM antimafia Nino di Matteo, “Da parte del “privato cittadino” Nicola Mancino, è stato messo in atto un “tentativo di influire e condizionare l’attività giudiziaria degli uffici del pm e addirittura le scelte di un collegio di giudici, ebbene quel tentativo, invece di essere doverosamente stoppato in partenza, venne assecondato e alimentato dal Quirinale e per quello che l’allora consigliere giuridico Loris D’Amborsio riferisce a Mancino, dallo stesso Presidente Napolitano in persona”. “Mancino – prosegue il magistrato – era ossessionato dalla possibilità di essere messo a confronto in aula con l’ex ministro della Giustizia e perciò esercitò un pressing costante e ostinato verso il Quirinale per sollecitare un intervento che gli consentisse di evitarlo” in quanto “temeva che da quel confronto si evidenziasse la sua reticenza e ha sfruttato il suo peso di uomo di potere per ostacolare le indagini”. Di Matteo legge diversi brani delle intercettazioni delle telefonate captate tra il 25 novembre 2011 e il 5 aprile 2012. Il nodo centrale era sempre quello delle dichiarazioni dell’ex Guardasigilli che aveva riferito ai pm di aver avvertito Mancino, già dal ’92, dei contatti anomali tra i carabinieri del Ros e il sindaco mafioso Vito Ciancimino, circostanza invece sempre smentita da Mancino. E proprio su questo punto doveva svolgersi e si svolse il confronto tra i due.

“C’è un pressing costante ed ostinato verso la Presidenza della Repubblica – dice Di Matteo – perché influenzasse le iniziative della Procura generale della Cassazione e della Procura nazionale antimafia. Proprio nel momento in cui si concretizza la richiesta del confronto con Martelli. Mancino teme che la ribalta mediatica evidenzi la sua reticenza. Pressa facendo pesare il suo ruolo di potere per ostacolare le indagini della Procura di Palermo e sterilizzarle. Mancino non persegue uno scopo di coordinamento ma intende spostare la barra delle investigazioni verso uffici diversi dalla procura di Palermo”. Inizia in quel momento un botta e risposta tra la Procura generale della Cassazione e la Procura Nazionale antimafia che si conclude con un documento a firma di Grasso, il 22 maggio 2012, dove si respinge ogni tentativo di ingerenza.

Insomma, un Presidente della Repubblica in carica, preme in tutti i modi possibili sulla magistratura per accontentare un potente ex uomo politico e forse anche un intero complesso politico dietro di lui. Quale compito istituzionale autorizza un presidente della repubblica a tali pressioni? Non dovrebbe un presidente della repubblica essere il garante della terzietà e dell’autonomia della magistratura? Anche qui, nei fatti, non vediamo nessuna democrazia sostanziale. E’ stato solo per la fermezza del Procuratore Nazionale Antimafia Grasso che questi tentativi non hanno avuto effetto.

Ma alla fine Mancino è stato assolto, anche se “Mancino avrebbe saputo della trattativa, secondo la pubblica accusa, in quanto “questi colloca già nel 1992 la conoscenza della spaccatura interna a ‘cosa nostra’ tra un’ala militarista facente capo a Riina ed un’ala trattativista facente capo a Provenzano”. Pertanto, sostenevano i pm, “nel 1992 quella divisione interna a ‘Cosa nostra’ poteva essere nota soltanto a coloro che avevano intrapreso la “trattativa” con i vertici mafiosi attraverso Vito Ciancimino e quindi l’ex ministro “ha mentito quando il 24 febbraio 2012 ha espressamente negato tale conoscenza”. La Corte, tuttavia, ha rilevato che Mancino “ha sovrapposto i ricordi del 1992 con quelli del 1993, fatto non certo inspiegabile stante il lungo tempo trascorso quando ebbe a essere, appunto, audito dinanzi alla Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul fenomeno della mafia (oltre diciotto anni dopo)”.

Quanto all’incontro tra Mancino e l’ex ministro della giustizia Claudio Martelli nel qual si sarebbe parlato dell’operato del Ros, si legge ancora, “ben potrebbe il teste Martelli non ricordare con precisione e completezza l’incidentale riferimento fatto a Mancino sull’attività del R.O.S. (e, quindi, anche il cenno a Vito Ciancimino) nel contesto di un incontro nel quale vennero affrontati molti argomenti e ben potrebbe Mancino, a sua volta, non ricordare il medesimo incidentale riferimento riguardante una problematica per lui, in quel momento, sicuramente secondaria rispetto ai gravosi impegni che lo attendevano alla sua prima esperienza di Ministro per di più in un dicastero particolarmente esposto sul versante dell’ordine pubblico. Ma, sia in un caso che nell’altro, non potrebbe di certo pervenirsi alla affermazione della sussistenza del reato di falsa testimonianza ipotizzato a carico di Mancino” (13).

Insomma lo scambio di favori c’è stato, ed è stato appurato dalla magistratura, ma il dolo non è stato dimostrato. Eppure il soggetto scomodo della vicenda, per la politica, non poteva uscirne indenne. E per opera della magistratura lottizzata, la medesima di quel Palamara terminale della stessa, che ordina: si cacci Di Matteo dalla Procura Nazionale Antimafia…. e stavolta qualcuno esegue! Il magistrato Luca Palamara, ex Presidente dell’ANM indagato per corruzione, intercettato al telefono dice senza tanti giri di parole che Cafiero De Raho deve “allontanare Nino Di Matteo”. Esattamente venti giorni dopo avviene l’inquietante espulsione di Di Matteo dal pool.

Non tutti hanno la fermezza di Grasso. Ci auguriamo che il procuratore De Raho, che con un pretesto ha cacciato dal pool Di Matteo, e che ora tace, venga almeno sollecitato a parlare dagli inquirenti. Ma questo Palamara su interesse di chi agiva? Bella domanda, vedremo, forse. Ma, casualmente, un bel fil rouge, rosso in tutti i sensi, è ben visibile in tutti questi casi (14).

Passiamo ad un altro caso nazionale, il più grande scandalo bancario dal crac del Banco Ambrosiano Veneto, cioè il fallimento del Monte dei Paschi di Siena con un buco di 17 miliardi di Euro. Come tutti sanno, Siena significa Monte dei Paschi e Monte dei Paschi significa… Partito Democratico. Come è notorio, un importante dirigente della banca, che voleva parlare con gli inquirenti, venne trovato morto in circostanze misteriose, fatte passare sbrigativamente come suicidio, quando ormai è praticamente certo che si sia trattato di omicidio. Come dichiarato dal senatore Elio Lannutti, uno che certo non è un pericoloso “nazi-fascista”, “David Rossi secondo noi è stata la vittima di quel grande imbroglio e truffa che si chiama Monte dei Paschi di Siena. La più antica Banca, che aveva resistito a calamità e guerre, ma non ha resistito ad un avvocato calabrese, al Partito Democratico di cui era la banca di riferimento, ed alla finanza criminale. Abbiamo fatto un’indagine (da cui è nato il libro “Morte dei Paschi. Chi ha ucciso la Banca di Siena”)… e abbiamo scovato ben altri otto casi di suicidi sospetti nel mondo, legati alla vicenda MPS. “Un nono non lo abbiamo raccontato: la strana morte al Ministero dell’Economia di un dirigente che è stato trovato impiccato con la sua cravatta al termosifone.

Nel libro ne vengono raccontati però altri nel mondo tutti legati a quei prodotti tossici, che non garantiscono la gente, ma solo i profitti dei banchieri. Fino ad arrivare alla grande Banca giapponese “Nomura”, e allo strano caso di un altro dirigente suicidato. Dove per prima non arriva la polizia, ma due figuri inquietanti che portano via tutti i documenti prima che arrivi la polizia. E questo è il Paese alla rovescia, dove gli onesti vengono perseguitati e le cricche premiate, come nel caso del governatore Visco. La rinomina di Ignazio Visco a governatore della Banca d’Italia è un segnale devastante per i giovani, perché… è la metafora di un Paese che premia i suoi manutengoli. La vigilanza della Banca d’Italia non ha guardato i crack e dissesti di sette banche” (15).

Basti dire che le immagini delle telecamere mostrano chiaramente che l’orologio di Rossi è caduto dalla finestra 20 minuti dopo chi lo indossava. Basti dire che una perizia ha dimostrato che le immagini sono state compromesse e manipolate. Ma se uno vuole ripassarsi l’intera vicenda con tutti i dettagli, con i presunti ricatti a base di video hard omosessuali fatti ai giudici ecc. ecc., guardi la coraggiosa inchiesta delle Iene che ha fatto riaprire le indagini, aiutando in questo l’inchiesta indipendente della famiglia.

Tutto ciò non sarebbe stato possibile, almeno nel caso eclatante di David Rossi, senza una magistratura compiacente. La procura di Siena o è stata totalmente inetta, o totalmente servile verso… qualcuno? …una determinata parte politica? Ancora una volta, delle due l’una. Tertium non datur! In tutti e due i casi questo genere di magistratura è inutile per il popolo italiano, anzi peggio, dannosa, per quel Popolo nel cui nome indegnamente annuncia le sentenze. Un apparato che invece di indagare per fare giustizia ha distrutto e manipolato le prove. In una nazione seria questi magistrati sarebbero finiti sotto inchiesta. Come abbiamo visto, invece, viene censurato o epurato solo chi è scomodo per i manovratori…(16)

Passiamo ora ad un ultimo caso. Forse più banale rispetto ai precedenti, decisamente più significativi nella storia politico-giudiziaria di questo paese. Ma comunque indicativo della situazione e del clima politico reale, sia perché dimostra la concreta assenza di principi democratici in una intera classe politica che blatera continuamente di democrazia, ma che tale democrazia teorica viola poi nei fatti, sia perché palesa in modo evidente gli appoggi che costoro hanno in quella parte della magistratura disposta ad attivarsi “a comando”… con tanti saluti per la presunta terzietà dell’Ordine giudiziario. Al punto che questa terzietà è messa in dubbio nell’opinione pubblica, proprio per l’azione di questa parte faziosa della magistratura, che riteniamo minoritaria, ma organizzata e impunita, dunque assai pericolosa per il nostro popolo.

Mi riferisco al caso dei Fasci Italiani del Lavoro, che è un esempio di democrazia violata da parte delle autorità politiche deputate a difenderla. Il fatto che il suddetto partito abbia un peso a dir poco insignificante nella politica italiana – ad essere generosi – la dice lunga sull’importanza politica del caso, ma proprio per questo esso è maggiormente indicativo del disprezzo che hanno alcune autorità politiche italiane per la democrazia e per il rispetto dell’avversario politico, specie se inerme, nonché sul fatto che esse possano sempre contare su qualche magistrato pronto ad attivarsi a comando.

Era dal 2002 che la lista dei Fasci Italiani del Lavoro si candidava democraticamente alle elezioni del comune di Sermide e Felonica, nella provincia di Mantova, con un simbolo che è stato regolarmente riconosciuto dalla commissione Elettorale centrale e poi dalle commissioni elettorali locali per più di 20 anni di fila! Nessuna istituzione è mai insorta condannando il movimento, nessun magistrato ha portato avanti un’accusa contro gli esponenti del suddetto partito ravvisando alcuna ipotesi di reato.

Tutto fino alle elezioni comunali del 2017 dove con 343 voti, Fiamma Negrini dei Fasci Italiani è riuscita a diventare consigliere comunale. La notizia ha avuto un risalto mediatico nazionale, tanto da smuovere le istituzioni più alte, con il presidente della Camera Laura Boldrini che sollecitò un intervento diretto a stroncare sul nascere il “pericoloso” partito “fascista”, scrivendo testualmente al ministro dell’Interno Marco Minniti: “L’ammissione alle elezioni di una lista fascista desta forti perplessità sul piano giuridico in quanto, come rilevato dall’Anpi, sembra contrastare con le norme costituzionali e legislative”… “Ovvove, ovvove i fasssisti!”.

A questo punto la Procura si sveglia da un sonno evidentemente durato per 15 anni, e ravvisa l’ipotesi di reato, “richiesta” appositamente dal presidente della Camera: l’inchiesta è portata avanti dallo zelante procuratore capo Manuela Fasolato, l’accusa è semplice e chiara: “Ricostituzione del partito fascista” in violazione della legge  Scelba e della XII disposizione “transitoria finale” (transitoria da oltre 70 anni !!!) della Costituzione.

Ed ecco che, magicamente, anche il Consiglio di Stato si sveglia, in ossequio ai politici suddetti evidentemente, e con grande rispetto dei cittadini di Sermide e Felonica che hanno democraticamente votato i loro rappresentanti, e di questo partito che da 15 anni si presentava democraticamente alle lezioni, e così annulla le elezioni e il seggio della Negrini… adesso sì che la democrazia trionfa!

Ma dove erano prima questi solerti magistrati? Se questo paese avesse avuto una magistratura totalmente indipendente, invece di trovarsene una inquinata da una ben specifica fazione politicizzata e servile verso determinate forze politiche, quando non proprio corrotta (vedi caso Palamara), il magistrato di turno avrebbe dovuto rispondere alla Signora Boldrini con una sonora pernacchia!

La Costituzione prevede infatti all’art. 49 che “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”. I Fasci Italiani hanno concorso con metodo democratico? Sì, da ben 20 anni e nessuno aveva mai obiettato alcunchè in tal senso.

La XII disposizione TRANSITORIA della Costituzione, in ossequio agli ordini del comando militare degli Alleati anglo-americani, aveva lo scopo di evitare che, dopo la caduta del fascismo inteso come regime STORICO, questo potesse essere reinstaurato mediante ricostituzione del partito che ne era stato alla guida. Ma questa disposizione viene strumentalmente e puntualmente ritirata fuori per motivi di bagarre politico-partitica, anche se non avrebbe più ragione d’essere, proprio perché il partito nazionale fascista storico ed i suoi esponenti non esistono più da decenni. Paradossalmente, UN qualunque partito fascista che volesse concorrere democraticamente alla vita nazionale, teoricamente avrebbe pienamente diritto di poterlo fare…

Sarebbero bastate queste semplici ed evidenti constatazioni perché un magistrato veramente indipendente facesse notare al presidente della Camera Boldrini che i suoi supposti “timori” erano infondati.

Invece no, ecco che la fazione della magistratura asservita ordina perquisizioni ai poveri malcapitati dei Fasci, colpevoli di aver osato concorrere con metodo democratico alle elezioni per 20 anni, tranquilli e indisturbati, per poi infine piazzare un consigliere comunale in un piccolissimo comune della provincia di Mantova, causando con ciò lo sconcerto del presidente della Camera, che non ha gradito siffatto affronto. “Ovvove, ovvove”. Ecco la loro colpa!

Nel frattempo, dopo le tribolazioni personali, familiari ed economiche che ci possiamo immaginare (ed anzi, di cui nel caso che ci riguarda direttamente sappiamo bene!) i diretti interessati sono stati tutti assolti, ovviamente! Ma dopo due anni di titoloni sui giornali che li vedevano accusati di essere criminali in procinto di essere condannati ad anni di galera, chi li risarcirà? …NESSUNO! Chi risarcirà i cittadini di Sermide e Felonica dello stupro democratico subito? …ugualmente NESSUNO!

E se lo zelante pubblico ministero Fasolato volesse persistere nell’errore, animata dal proprio “sacro furore antifascista”, ricorrendo in appello, magari sperando nell’arrivo di un giudicante “più giusto”, chi potrebbe impedirglielo? Può lecitamente ritenere che il reato di “lesa maestà antifascista” è stato consumato e così perseguirlo ad oltranza. Se ciò accadesse ed il calvario per gli imputati dovesse riprendere, anche qualora gli imputati venissero assolti, magari prima in appello e poi pure in cassazione, forse che sarebbe mai chiamata a rispondere dei danni morali e materiali ad essi cagionati e delle risorse pubbliche sperperate a causa di quella che andrebbe qualificata come una vera e propria persecuzione politica? ASSOLUTAMENTE NO! GIAMMAI! Ed infatti la dottoressa, delusa dalla prima sentenza, ma decisa a difendere ad oltranza la repubblica dalla pericolosa minaccia dei “Fasci del lavoro”, ha deciso di non demordere e ricorrere in appello!!

BIBIDIBOBIDIBI’ la legge sono mì. E lo stupro verso la democrazia prosegue; l’intimidazione verso liberi e onesti cittadini continua, per di più sempre a spese degli altri cittadini. E allora? Qui custodiet custodes?

Si dirà giustamente che non tutta la magistratura è così. Dopo tutto i poveri cittadini dei “Fasci del lavoro” sono stati completamente assolti da un tribunale della Repubblica… almeno in 1°grado! Ringraziamo Iddio, anche perché se l’esito fosse determinato a priori in tutti i casi, ci troveremmo palesemente di fronte a dei processi staliniani.

Tuttavia, come abbiamo osservato analizzando questa breve carrellata di casi, è del tutto evidente che c’è un “filo rosso” che attesta la presenza di una magistratura zoppa, di un Ordine giudiziario non indipendente e terzo. Dove fazioni corrotte e politicizzate determinano carriere e destini e destinazioni, epurazioni e promozioni di altri magistrati. Ci sono magistrati faziosi che si attivano a comando e che alla bisogna diventano inflessibili, o, a seconda dei casi, inflessibilmente strabici… quindi anche la cosiddetta democrazia risulta seriamente azzoppata in modo vistoso.

Anzi, va detto a chiare lettere che la democrazia sostanziale di questo disgraziatissimo paese viene periodicamente stuprata con l’avallo di una magistratura politicizzata. Non è solo colpa di una certa classe politica. Anche perché costoro continuano a comandare grazie ai loro sgherri nell’Ordine giudiziario. Come diceva l’ex presidente Cossiga, “non importa quanti voti hai, se possiedi la magistratura governi”. Ma questo è possibile perché una fazione della magistratura si fa possedere, e un’altra, la maggioritaria, si lascia intimidire. Insomma, se c’è una democrazia in Italia (???) essa evidentemente risulta a rischio, il cancro annidato in seno alla magistratura che la minaccia, va estirpato per il bene di tutto il popolo italiano!

Tribunus

NOTE

1. https://www.liberoquotidiano.it/news/politica/13480280/sea-watch-3-augusto-minzolini-telefonate-carola-rackete-pd-procura-brutto-sospetto.html

2. http://www.difesa.it/Giustizia_Militare/rassegna/Processi/Priebke/Pagine/15Sentenza220296.aspx

3. https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/10/01/ecco-perche-priebke-non-punibile.html

4. https://www.maurizioblondet.it/su-flick-il-ministro-e-giurista-campione-diritto-due-pesi-e-due-misure/

5. https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/08/11/arresto-di-priebke-un-abuso.html

6. http://www.legge-e-giustizia.it/index.php?option=com_content&section=3&cat=4&task=view&id=630&Itemid=37

7. http://www.ilgiornale.it/news/politica/csm-fa-quadrato-tutela-gip-agrigento-1720821.html

8. https://www.nextquotidiano.it/ornella-mariani-forni-denuncia-alessandra-vella/

9. http://www.antimafiaduemila.com/rubriche/saverio-lodato/69933-nicola-mancino-incontrai-paolo-borsellino-si-sapeva-gia-ma-lui-oggi-lo-ammette.html ; https://www.ilfattoquotidiano.it/2012/07/17/stato-mafia-napolitano-al-telefono-con-mancino-che-cosa-si-saranno-detti/295857/ ; http://www.antimafiaduemila.com/dossier/processo-trattativa-stato-mafia/68519-trattativa-di-matteo-quirinale-assecondo-il-tentativo-di-mancino-di-condizionare-i-giudici.html

10. https://www.corriere.it/cronache/09_luglio_17/borsellino_strage_mafia_1605a66e-729b-11de-a0f6-00144f02aabc.shtml

11. http://www.azionetradizionale.com/2014/01/01/la-magistratura-ai-tempi-del-fascismo/

12. http://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/253-sistemi-criminali/37828-trattativa-nelle-intercettazioni-le-pressioni-di-mancino.html

13. http://www.antimafiaduemila.com/dossier/processo-trattativa-stato-mafia/71183-stato-mafia-mancino-assolto-ma-sollecitazioni-a-napolitano-irricevibili.html ; https://www.panorama.it/news/in-giustizia/trattativa-stato-mafia-tutti-condannati-tranne-nicola-mancino/

14. https://www.themisemetis.com/corruzione/nino-matteo-palamara-come-nostradamus-gli-amici-giusti-pna/3233/ ; https://www.panorama.it/news/cronaca/caso-palamara-csm-toghe-sporche/

15. https://www.themisemetis.com/politica/bisogna-ribellarsi-contro-potere-rivoluzione-matite-intervista-elio-lannutti/1217/

16. https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/27/david-rossi-nessuno-indago-sulla-morte-libro-di-davide-vecchi-rilancia-il-caso-gomez-su-mps-voleva-dire-tutto-poi/3938975/

3 commenti su “ERA GIA’ TUTTO PREVISTO! …il cancro Italy-ota delle toghe politicizzate!

  1. Come sempre un articolo interessante, dettagliato e pienamente condivisibile. Mi permetto un appunto sulla chiusa finale: “Insomma, se c’è una democrazia in Italia (???) essa evidentemente risulta a rischio, il cancro annidato in seno alla magistratura che la minaccia, va estirpato per il bene di tutto il popolo italiano!” Sicuramente se la magistratura venisse risanata il paese ne trarrebbe giovamento, cosa che accadrebbe anche se si intervenisse sui tanti settori malati del paese (banche e finanza in primis) ma si può tornare liberi con singole azioni su singoli problemi quando è tutto il sistema ad essere marcio nella sua essenza? Il fatto stesso di dare un significato positivo alla parola democrazia nell’accezione in cui si è sviluppata negli ultimi 74 anni mi lascia perplesso: democrazia è il governo del più furbo, del più criminale, del più capace ad ingannare il prossimo. Siamo democratici noi? Io non ho paura a dichiararmi profondamente antidemocratico. Insomma occorrerebbe un forte movimento popolare guidato dalle migliori menti del paese che sapesse cosa fare per distruggere l’attuale sistema ed avesse anche le idee chiarissime su come ricostruire dalle fondamenta l’Italia. Io sono nato molti anni dopo la caduta del Fascismo ma l’Italia è la mia patria geografica e spirituale, lo stato che vi è stato imposto dallo straniero e dai traditori interni dall’ 8 settembre 1943 non è niente per me, non è Italia. È il frutto di una guerra persa e del dominio di chi ci ha sconfitto, l’Italia è in coma da quella data e se un giorno torneremo liberi il computo del tempo dovrà ripartire da lì, il resto sarà stato un buco nero in cui la Patria è continuata solo come espressione geografica e spirituale nelle anime di chi l’ha riconosciuta.

  2. E’ un fatto positivo che nella nostra associazione vi siano modalità differenti nel discutere i temi che trattiamo. Senza dubbio il contributo di Tribunus sottolinea come, anche a voler dar credito, per assurdo, alle teorie liberal-democratiche, esse stesse messe alla prova dei fatti, dimostrano come al di là dei proclami di facciata, la sostanza sia quella di un sistema fradicio, corrotto e corruttore che è irriformabile. Ecco perché la Civiltà Fascista di fronte al cumulo di macerie e miserie morali e materiali prodotte dal sistema vigente, si staglia quale unico possibile luminoso faro di speranza per tutto il popolo italiano… e non solo!

  3. Alcune precisazioni. Concordando con Marcus, c’è da ricordare a chi ci segue, amici e nemici, che noi diamo un significato particolare ai termini. Anche quando usiamo (raramente a dire il vero) quelli “comuni”. Democrazia: che significa? Che accezione ha? Quando noi critichiamo, in modo radicale, la “Democrazia”, usiamo sempre il termine virgolettato. Perchè la nostra Concezione Filosofica e Politica ammette una sola accezione, per questo termine. Quella prevista nella Dottrina. Quindi anche in questo articolo – che critica l’accezione Liberale del termine, e mostra, come giustamente fatto notare, il non-senso dei proclami di tale forma politica, alla prova stessa dei fatti – quando si lamenta la “antidemocraticità della democrazia”, lo si fa proprio per denucniare la falsità dei suoi proclami. Noi intendiamo “Democratico” ciò che rappresenta integralmente gli interessi, morali e materiali, del Popolo. E così, facciamo notare, con le differenze delle nostre sensibilità e dei nostri metodi (che ne evidenziano la basilare armonia), ciò che non può definirsi tale.

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