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R.S.I. : L’unico Stato Italiano legittimo, di fatto e di diritto… in perfetta continuità ideologica col Regime fascista !

rsi001Questo non è un articolo sulla “vexata quaestio” inerente la legittimità giuridica della R.S.I. In realtà, tale tema rimane confinato al solo ambito politico, poiché in ambito giuridico e storico serio il “dilemma” era di già stato parzialmente sciolto, anche dalla “repubblichetta antifascista vassalla degli U.S.A.” (realmente tale!) con una sentenza del suo tribunale militare (n. 747, anno 1954) che riconosceva la qualifica di belligeranti secondo le norme internazionali ai combattenti della Repubblica Sociale Italiana. La legittimità della R.S.I. è negata incondizionatamente solo nelle sedi dei partiti antifascisti e da una parte dei “vincitori” dell’ultima guerra mondiale. La giurisprudenza e il “diritto internazionale”, invece, la decretano in modo chiaro. Al riguardo si esprime un recente ed interessante articolo, sintetico ma chiaro e documentato, della rivista internazionale “La Razòn Històrica”, intitolato “Brevi considerazioni sulla natura giuridica della Repubblica sociale italiana”  (Qui) , che focalizza ulteriori aspetti inerenti la suddetta legittimità, molto interessanti. Tra di essi sono evidenziati, partendo dal dato storico e giuridico della R.S.I., due elementi troppo spesso ignorati per ovvi interessi politici, ovvero, l’ illegittimità del cosiddetto “governo del Sud” e, fatto di non secondaria importanza, l’assoluta continuità dello Stato Fascista Repubblicano con il “Regime”, ad ulteriore conferma della omogeneità e linearità del pensiero politico fascista, da noi sempre sostenuti a gran voce contro tutti gli antifascisti ed i finto-fascisti di tutte le tendenze.

Si parte dalla seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24-25 Luglio 1943, e dalla valenza legale del suo ordine del giorno. La propaganda politica post-bellica ha fatto risalire la liceità della defenestrazione e dell’arresto di Benito Mussolini, Capo del Governo italiano, all’esito di tale seduta (interessante anche il particolare che nell’articolo venga rilevato come la figura del Re è identificata costituzionalmente come quella di “ratificatore”, innanzi ad un sistema “simile” a quello inglese, per la valenza di “plenipotenziario” del “Presidente del Consiglio”, assunta costituzionalmente da Benito Mussolini, tanto da definire la forma dello Stato Fascista quale “Monarchia del Presidente”). In realtà le leggi costituzionali varate dal Regime Fascista, in perfetta conformità e legalità con la normativa vigente nel regno sabaudo, avevano riformato sostanzialmente lo “statuto albertino”. Il nuovo assetto, prevedeva il Gran Consiglio quale organo costituzionale. Le sue prerogative  erano di tipo consultivo rispetto alle decisioni del Capo del Governo. Inoltre, le delibere del Gran Consiglio stesso erano necessarie all’eventuale avvicendamento del Presidente del Consiglio. Detto Gran Consiglio avrebbe dovuto, eventualmente, preso atto delle dimissioni del Presidente in carica (che mai vi furono!), fornire al Re una lista di successori per poi definirne la nuova nomina. L’ “Ordine del Giorno Grandi”, invece, non prevedeva affatto (nè poteva farlo!) la possibilità di destituire il Presidente del Consiglio (Duce del Fascismo) in carica (1). Con tale delibera del Gran Consiglio, Benito Mussolini il 25 luglio si recò dal Re, semplicemente per riferire in merito alla seduta, ed eventualmente restituirgli esclusivamente i pieni poteri militari. Quest’ultimo, invece, in combutta con le alte gerarchie di Esercito e Marina, senza nessuna prerogativa e in modo illegale e criminoso, arrestò proditoriamente il Presidente del Consiglio, nonché Duce del Fascismo, deportandolo. Tale procedura illecita, instaurava così un governo militare illegittimo nato da un colpo di stato. Il contesto illegale di tale situazione veniva ulteriormente aggravato quando il governo golpista, dopo aver sciolte in modo arbitrario tutte le istituzioni varate dal Regime, ratificò  l’armistizio unilaterale con le forze di invasione anglo-americane, a motivo del quale cagionò l’intero scioglimento delle forze armate italiane sia sul territorio nazionale che nelle zone ancora occupate da esso. Di fatto, e senza alcun diritto, lo Stato Italiano, già sovvertito coi fatti del luglio 1943, veniva così letteralmente abbattuto in favore degli invasori della nazione (gli anglo-americani!), che a loro volta non accettarono di collaborare con nessun governo, sia pure provvisorio. Essi, instaurarono una amministrazione militare d’occupazione, dove il cosiddetto “governo del Sud” monarchico-badogliano rappresentò semplicemente il ruolo di forza di “Polizia” ausiliaria agli ordini del governo militare degli Alleati.

Alla luce di questa lettura degli avvenimenti, lo Stato Fascista Repubblicano, acquisisce un diverso valore rispetto a quanto stabilito arbitrariamente dall’antifascismo, in una prospettiva di grandissimo rilievo, poiché esso rappresenta l’unico Stato legittimo di fatto e di diritto presente sul territorio italiano dal luglio ’43, vera e sola espressione della continuità statale, interrotta dal golpe monarchico-militare. La R.S.I., dunque, venne costituita quale unico possibile e legittimo Stato , acquisendo tutte le istituzioni preesistenti, nella misura in cui ciò fu possibile nella situazione straordinaria concretizzatasi col nuovo corso, modificando solamente quelle decadute per effetto della sovversione attuata dai golpisti monarchico-badogliani. La favola della “nascita per l’occasione” di un neo-fascismo, per l’appunto di un nuovo fascismo in versione repubblicana, sorto sulle ceneri del “defunto” Regime (“scioltosi come neve al sole”, è il ritornello propagandistico ripetuto da decenni), accreditata per prima dal “governo del Sud”, nonché dalle chiacchiere post-belliche antifasciste e neofasciste sulle “diverse forme” del Fascismo, dei “fascismi di destra o sinistra”, dipendentemente dai periodi e presumibilmente dal “trasformismo” di Mussolini, che hanno alimentato anche il mito delle “anime del Fascismo”, origine prima dell’interpretazione defeliciana sul “fascismo regime” e sul “fascismo movimento”, alla luce dei fatti storici qui presi in esame e, ci permettiamo di aggiungere, anche e soprattuto in virtù della documentazione politico-ideologica che come associazione “IlCovo-studio del fascismo mussoliniano” mettiamo pubblicamente a disposizione ormai da parecchi anni, rappresentano esclusivamente una invenzione antifascista!

Infatti la R.S.I., nell’ordinamento, risulta essere una Repubblica Presidenziale tale che la precedente “Monarchia del Presidente” si traduceva adesso nell’attribuzione contemporanea al “Duce della Repubblica” di entrambi i titoli di Capo dello Stato e di Capo del Governo, il tutto da ratificare ufficialmente a mezzo di una Costituente dopo la fine delle ostilità sul territorio nazionale. Inoltre, giustamente, nell’articolo della “Razòn Històrica” si evidenzia come la giurisdizione della R.S.I. non sia da ascrivere esclusivamente al territorio non invaso dagli alleati, ma anche in quello invaso. Tutto ciò proprio a motivo della illegittimità del cosiddetto “governo del sud”, nato da un golpe illegale poiché incostituzionale. Interessante anche la specifica dei tratti distintivi della Sovranità che può vantare lo Stato fascista repubblicano, del tutto assenti, invece, nel cosiddetto “governo monarco-badogliano”: istituzioni pubbliche, economiche, politiche e militari, nonché il possesso di una moneta sovrana; riconoscimento internazionale, da parte di alcuni stati e riconoscimento di fatto da parte di altri. Con la R.S.I. le Istituzioni dello Stato, già collassate sul territorio nazionale successivamente all’annunzio dell’armistizio con gli Alleati dopo l’8 settembre 1943, bene o male avevano ripreso a funzionare. La legislazione della R.S.I., in una situazione eccezionale e di emergenza, ha proseguito , nei limiti del possibile, la forma propria del Regime Fascista preesistente al 25 luglio 1943. Riguardo ad essa, va necessariamente notato come il cosiddetto “manifesto di Verona” del Partito Fascista (il quale aveva cambiato semplicemente una parte della propria denominazione, da “Nazionale” in “Repubblicano”, per gli ovvi motivi derivati dal tradimento monarchico, qualificandosi sempre e comunque aprioristicamente come “FASCISTA”) (2), fosse per sua stessa definizione un manifesto programmatico provvisorio, di cui lo Stato fascista repubblicano recepì ufficialmente solo alcuni punti. Il più importante dei quali fu quello inerente la legge sulla “Socializzazione delle imprese”. Al riguardo, era stato autorevolmente lo stesso Mussolini, però, a definire tale provvedimento legislativo non già una “rottura” rispetto ai venti anni precedenti di Regime, ma, esattamente al contrario, come perfettamente iscritto nel solco della ventennale azione legislativa svolta dallo Stato etico totalitario fascista (3), più precisamente come il passo consequenziale alla riforma varata  con la “Carta del Lavoro”, del 21 aprile 1927; cui era seguita la costituzione della “Camera dei Fasci e delle Corporazioni” e l’introduzione, a livello sindacale,  dei “Fiduciari di Fabbrica” (1939).

Tutto ciò a rimarcare necessariamente che, la R.S.I., in contrapposizione all’immagine diffusa dall’antifascismo, se da un lato rappresentò, ribadiamo, di fatto e di diritto, l’unico Stato legale presente sul territorio italiano dopo l’8 settembre ’43, dall’altra é innegabile che essa non fu affatto la negazione del Regime fascista né dell’ideologia del Fascismo, trasformatosi per l’occasione in chissà quale “socialismo”, sia pure dai contorni nazionali o addirittura peggio in una pallida imitazione del nazionalsocialismo hitleriano, tantomeno fu il catalizzatore politico di istanze eretiche rispetto alla Dottrina politica ufficiale del Regime, o peggio, di pulsioni anelanti ad un ritorno alla rappresentanza politica pluripartitica democratico-liberale, come il cosiddetto neofascismo si compiace di presentarla da decenni e come invece Mussolini negò sempre (4). Essa, invece, costituì molto più semplicemente la continuità dello Stato italiano e la prosecuzione, in una forma consapevolmente provvisoria dettata dalla straordinarietà delle contingenze storiche del momento, della ventennale esperienza del Regime totalitario Fascista.

IlCovo

NOTE

1) Affermare che la seduta del 24-25 luglio 1943 negli intenti degli uomini del Gran Consiglio prevedeva  in modo premeditato l’intento di far crollare il Regime Fascista, risulta essere una fesseria di proporzioni immani. Forse il solo Dino Grandi voleva farla finita col Fascismo per ritornare ad un pieno potere politico, oltre che militare come invece espressamente richiesto dai firmatari del suo ordine del giorno, nelle mani del re savoiardo. Invece, il reuccio imbelle e codardo col suo gruppo di fedeli accoliti militari colse la palla al balzo per realizzare il più disastroso e vergognoso colpo di Stato che la Storia abbia mai visto… lo stesso Giuseppe Bottai, nei suoi diari, così descrive dal suo punto di vista il senso politico di quell’ultima seduta del Gran Consiglio:

“11 SETTEMBRE 1946 — Torna il mio pensiero, in una volontà accanita di chiarificazione, a quella data, 25 luglio, e alle pagine che giorni orsono n’ho scritto ([23 agosto 1946]). Vi si espone non una “tesi”, ma il reale svolgimento degli atti, che condussero alla fine del Fascismo. Dico fine del Fascismo, e dovrei scrivere più esattamente, fine del “mussolinismo”, che ne fu la deviazione, consacrata da almeno due lustri di pratica di governo personale. Non dittatura, che ancora implica un concetto di legalità e legittimità, ma di potere personale, che si ha quando un uomo, investito legalmente, come Mussolini lo fu, d’autorità, sia pure grandissima, ma circoscritta, di continuo la sforza a illegali decisioni. Contro cotesto Fascismo il voto dei 19 fu esplicito; e non fu voto di antifascisti, ma di fascisti, amanti dell’idea e disgustati della sua contraffazione. Per taluni di essi fu tardiva resipiscenza; per altri riconferma, in extremis, d’un coerente atteggiamento critico. Per tutti, comunque, un gesto di coraggio, che merita rispetto: essi ben sapevano che in quel giorno si sarebbe messo tutto in discussione, aprendo una crisi totale dì regime. O rinnovazione, da operarsi mediante un’iniziale “restaurazione” delle leggi “fasciste” e un loro conseguente sviluppo verso l’attuazione di quella democrazia corporativa da esse invano prescritta; o dimissione storica, con tutte le conseguenze derivantine. Tra queste, di certo, nessuno dei 19 prevedeva che il Re, cui si restituiva in forma solenne la pienezza della sovranità, n’avrebbe fatto l’uso che ne fece. Né può ancora dirsi se fu più grave da sua parte l’avere sottoposto Mussolini a un arresto proditorio o l’avere permesso la, funesta all’Italia, esperienza di Badoglio. Disonorevole il primo atto, insipiente il secondo, perché la stessa Monarchia doveva perirne. Mancò al Re ogni acume politico. Non vide che Mussolini, un Mussolini riportato alle sue proporzioni di capo del governo, e non dello Stato, di capo politico, e non militare, avrebbe operato lo “sganciamento” dai tedeschi assai più facilmente e abilmente, che non Badoglio: questi non poteva esser dinnanzi ai tedeschi che un “traditore” della riconfermata alleanza; quegli, era l’uomo ingannato e di continuo scavalcato dalla diplomazia germanica, era il “tradito”. Scelse il Re, tra il buon gioco e il cattivo gioco, il cattivo. Né, ancora, vide che il Fascismo non poteva essere storicamente risolto che in due modi: o “fascisticamente” o “antifascisticamente”; cioè a dire: o mediante una revisione a fondo, rigorosa, coraggiosa, operata dagli stessi fascisti; o mediante un taglio reciso, violento, rivoluzionario. Badoglio non poteva essere l’uomo né dell’uno né dell’altro: formalmente fascista, non aveva il prestigio della purezza ideale necessaria a un rovesciamento totale di posizioni; sostanzialmente antifascista, non conosceva neppure l’abbiccì del sistema costituzionale da correggere e liquidare”.

Giuseppe Bottai, Diario 1944-1948, Milano, 1999, Rcs Libri, pp. 449-450.

2) In tal senso, le parole pronunziate dal Duce nel suo ultimo discorso pubblico sulla questione furono inequivocabilmente perentorie:

“Il giorno 15 settembre il Partito Nazionale Fascista diventava il Partito Fascista Repubblicano. Non mancarono allora elementi malati di opportunismo o forse in stato di confusione mentale, che si do­mandarono se non sarebbe stato più furbesco eliminare la parola « fascismo », per mettere esclusivamente l’accento sulla parola « Re­pubblica ». Respinsi allora, come respingerei oggi, questo suggeri­mento inutile e vile. Sarebbe stato errore e viltà ammainare la nostra bandiera, con­sacrata da tanto sangue, e fare passare quasi di contrabbando quelle idee che costituiscono oggi la parola d’ordine nella battaglia dei con­tinenti. Trattandosi di un espediente, ne avrebbe avuto i tratti e ci avrebbe squalificato di fronte agli avversari e soprattutto di fronte a noi stessi. Chiamandoci ancora e sempre fascisti, e consacrandoci alla causa del fascismo, come dal 1919 ad oggi abbiamo fatto e continueremo anche domani a fare, abbiamo dopo gli avvenimenti impresso un nuovo indirizzo all’azione e nel campo particolarmente politico e in quello sociale”.

Benito Mussolini, Opera Omnia, vol. XXXII, p. 129

3) Come già sottolineammo, proprio nel nostro primo lavoro (Cfr. L’identità Fascista, p.146), Mussolini si pronunciò al riguardo in modo chiaro ed inequivocabile, sempre nel medesimo “Discorso al Teatro Lirico di Milano” del dicembre 1944:

“Dal punto di vista sociale, il programma del fascismo repubblicano non è che la logica continuazione del programma del 1919: delle realizzazioni degli anni splendidi che vanno dalla Carta del Lavoro alla conquista dell’impero. La natura non fa dei salti, e nemmeno l’economia. Bisognava porre le basi con le leggi sindacali e gli organismi corporativi per compiere il passo ulteriore della socializzazione”.

Benito Mussolini, Opera Omnia, Ibidem.

4) Mussolini nel mese di dicembre 1944 torna per ben due volte a ribadire l’inutilità di un ritorno al pluripartitismo e la necessità del Partito Fascista quale partito unico dello Stato italiano: la prima volta, in modo articolato sulle colonne del Corriere della Sera nell’articolo del 3 dicembre intitolato “Il sesso degli angeli”; la seconda volta nel “Discorso al Teatro Lirico di Milano”del 16 dicembre (Cfr. Opera Omnia, vol. XXXII, p.120 e p. 126.

IL SESSO DEGLI ANGELI

Narrano gli storici che nel momento in cui i turchi serrarono sotto per prendere Costantinopoli, l’odierna Istanbul, i bizantini erano riuniti a discutere se gli angeli avessero un sesso e quale. C’è venuto in mente questo episodio, vero o falso che sia, leggendo in un giornale subalpino un articolo nel quale, tra un mucchio di ar­gomenti disparati, viene discusso il problema dell’esistenza o meno di partiti nella Repubblica Sociale Italiana. L’autore è favorevole all’esistenza di tutti i partiti, e non solo a guerra finita, quando sapremo che cosa sarà dell’Italia, ma subito, come se l’Italia repubblicana non avesse niente altro di meglio da fare, in questo momento, che imitare le buffonerie di antico stile che sol­lazzano a Roma i rimasugli della vecchia classe dirigente italiana.

Facciamo osservare:

  1. — Che una grande Repubblica che fa molto parlare di sé e che si chiama socialista, come Piero Parini e altri vorrebbero che la Re­pubblica Sociale Italiana si chiamasse, ci riferiamo alla Russia di Stalin, non ha mai ammesso l’esistenza di un partito che non fosse quello comunista. E quando nel seno dello stesso Partito ufficiale si sono appalesate tendenze eterodosse, Stalin ha adottato un sistema molto spiccio per decapitare nel nascere qualsiasi altro partito: ha decapi­tato coloro che lo volevano formare.
  2. — Se si prende in esame un’altra potente Repubblica, quella di Roosevelt, si deve convenire che solo in apparenza è ammessa l’esistenza di molti partiti, ma in realtà non ve ne è che uno solo: quello che sta al potere e che come fanno i lombrichi si divide in due parti, al fine di evitare che allo scadere del quadriennio presidenziale il dialogo si riduca a un monologo, il che renderebbe la lotta elettorale troppo monotona e quindi senza interesse.
  3. — Nella democratica Inghilterra esistono i partiti ? Di fatto due soli, dopo la virtuale estinzione del Partito Liberale. Ebbene, durante questa guerra, anche questi due partiti sono diventati praticamente un solo partito.
  4. — Non si capisce perché si dovrebbe ammettere l’esistenza nell’Italia repubblicana di quegli stessi partiti che hanno consegnato, l’8 settembre, l’Italia al nemico, che si sono prostituiti e si prostitui­scono al nemico, che danno lauree ad honorem ai generali responsabili delle distruzioni indiscriminate delle città italiane e delle bestiali stragi di donne e bambini, e che conferiscono la cittadinanza onoraria di Roma all’affamatore del popolo italiano (parliamo di Roosevelt); non si capisce, dicevamo, perché si dovrebbe concedere il diritto di cittadi­nanza a quegli stessi partiti che nell’Italia invasa non solo impediscono ogni attività del Partito Fascista, ma lo considerano extra-legge. I fa­scisti, che nell’Italia meridionale soffrono, sono incarcerati, perse­guitati e vilipesi, avrebbero ragione di domandarsi i motivi del tratta­mento di particolare favore che nell’Italia repubblicana, sempre secondo Piero Parini e altri, dovrebbe essere riservato ai partiti antifascisti. Vi sarebbero molte cose da dire in tesi teorica, ma ripetiamo che non ci sembra questo il momento di discutere sul sesso degli angeli.

Ci limitiamo a far osservare all’articolista, per quanto riguarda il suo nebuloso progetto di una reggenza temporanea, che simili dilet­tantistiche elucubrazioni sono fuori della realtà e della logica. Un giornale, polemizzando, ha parlato di un « invito al meretricio ». Forse ha esagerato. Si potrebbe parlare invece di « invito all’alibismo », probabilmente per ragioni di carattere strettamente personale e so­prattutto come prova di confusione dei cervelli. Evidentemente c’è qualcuno che cerca di documentare la propria duttilità politica. Ma si illude anche in questo. In questi ultimi tempi si è parlato chiaro. Coloro che accettano il nostro programma, che si riassume nel preciso trinomio mussoli­niano ( Italia, Repubblica, Socializzazione), potranno lavorare con noi, fuori o dentro le nostre file, tesserati o non tesserati. Mussolini parlò chiaro ai camerati della Resega il 14 ottobre. Pavolini fece altrettanto a Milano il 28 ottobre, avocando specificata­mente socialisti e repubblicani che tale trinomio accettassero. Più delle parole valgono i fatti. Questa politica è già applicata nelle amministrazioni comunali, anche in grandi città, come, ad esempio, Venezia. Più in là non si può e non si deve andare, per rispetto ai nostri caduti, per doverosa solidarietà coi fascisti delle terre invase, per la nostra stessa dignità personale. E più in là non andremo!

Dal Corriere della Sera, N. 289, 3 dicembre 1944, 69°.

4 commenti su “R.S.I. : L’unico Stato Italiano legittimo, di fatto e di diritto… in perfetta continuità ideologica col Regime fascista !

  1. Scusate ma perché sì continua a sostenere che ci sia stato un colpo di Stato?
    Ordine del Giorno Dino Grandi: Afferma
    la necessità dell’unione morale e materiale di tutti gli italiani in quest’ora grave e decisiva per i destini della Nazione;
    Dichiara
    che a tale scopo è necessario l’immediato ripristino di tutte le funzioni statali, attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni, i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statutarie e costituzionali;
    Invita
    il Governo a pregare la Maestà del Re, verso il quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché egli voglia, per l’onore e la salvezza della Patria, assumere, con l’effettivo comando delle Forze Armate di terra, di mare e dell’aria, secondo l’articolo 5° dello Statuto del Regno, quella suprema iniziativa di decisione che le nostre Istituzioni a lui attribuiscono, e che sono sempre state in tutta la nostra storia nazionale il retaggio glorioso della nostra augusta Dinastia di Savoia.
    Art. 5 – Al Re solo appartiene il potere esecutivo. Egli è il Capo Supremo dello Stato: comanda tutte le forze di terra e di mare: dichiara la guerra: fa i trattati di pace, d’alleanza, di commercio ed altri, dandone notizia alle Camere tosto che l’interesse e la sicurezza dello Stato li permettano, ed unendovi le comunicazioni opportune.
    Inoltre già in passato in casi estremi o particolari in cui erano in gioco gli interessi della nazione il Re ha preso l’iniziativa, come per la partecipazione alla prima guerra mondiale o anche quando diede il potere allo stesso Mussolini. Come mai vi appigliate ad una presunta legalità e poi quando vi conviene fate i rivoluzionari? Di fatto nei momenti di crisi del Regno d’Italia l’ultima parola è sempre spettata al Savoia essendo il sovrano che piaccia o no. Bottai e compagnia bella erano degli illusi se pensavano di poter salvare il regime fascista, non avevano capito che arrendendosi agli anglo-americani (non dimentichiamo che volevano la resa incondizionata e fra le clausole dell’armistizio lungo ce ne era una che pretendeva la consegna di Mussolini e dei suoi compari fascisti) non sarebbe sopravvissuto nulla del passato, tanto meno il fascismo, probabilmente anche la stessa Monarchia non sarebbe sopravvissuta in quanto volente o nolente aveva sostenuto la causa fascista dando il potere a Mussolini e approvando la dichiarazione di guerra alle “democrazie” occidentali. Mussolini fu messo sotto custodia per proteggere la sua persona sia da chi volesse vendicarsi e sia dai tedeschi che avevano interesse a rimetterlo al potere(come infatti avvenne) tramite un colpo di Stato che prevedeva anche l’arresto della famiglia reale. Mussolini non voleva essere liberato dai tedeschi e fu costretto sotto pressione da Hitler a riprendere il potere e sempre i tedeschi hanno costretto Mussolini a giustiziare i “traditori”. Sempre Mussolini ribadì la sua fedeltà al Re e la sua collaborazione col governo Badoglio in una lettera. Ora, è chiaro che il Re e Badoglio volevano la resa e lo sganciamento dalla Germania e Mussolini non poteva non saperlo o non averlo capito, pensare il contrario sarebbe fare una grave offesa alla sua intelligenza. Quindi, fatte queste premesse, non c’è stato nessun tradimento e nessun colpo di Stato, tutte le accuse sono arrivate a posteriori per legittimare la RSI voluta dai tedeschi.
    Se il Regno d’Italia (e non regno del sud) dopo il 25 luglio e l’8 settembre era illegittimo allora i tedeschi fecero bene a occupare l’Italia già l’indomani del 25 luglio e a progettare la “liberazione” di Mussolini e a far massacrare la divisione “Acqui” e tutti i militari in quanto “franchi tiratori” che semplicemente eseguirono gli ordini del governo legittimo. La realtà è che dopo l’8 settembre non esiste più nessuna Italia né al nord né al sud, ma solo due Stati fantoccio privi di reale sovranità e asserviti alle rispettive potenze occupanti che si battevano per il controllo della penisola, un po’ come succedeva nelle guerre d’Italia prima del Risorgimento. Chi prende per vera la propaganda antifascista commetterebbe un grave errore come chi prende per oro colato la propaganda di guerra della RSI asservita anch’essa a interessi stranieri e di parte.
    Il fatto che la RSI avesse la qualifica di belligerante non significa nulla dato che l’aveva anche il Regno d’Italia pur essendosi arreso senza condizioni. Nella RSI è accettato chiunque accetti il trinomio Italia, Repubblica e Socializzazione dimenticandosi però che l’Italia era una Monarchia e non una Repubblica e che ciò avrebbe portato ad una rottura con le istituzioni Risorgimentali o che per lo meno erano sentite come tali dalla maggioranza degli italiani dell’epoca e che quindi sarebbe stata per forza la guerra civile, una guerra imposta da forze straniere oltretutto. La RSI non era legittima e non nacque nemmeno per iniziativa italiana, ma nacque per legittimare l’occupazione tedesca e cessò di esistere con la fine dell’occupazione tedesca e la resa della Germania. Mussolini era messo li perché l’aveva voluto Hitler e questo doveva bastargli senza cercare una legittimità fasulla che non aveva e avere pretese istituzionali.
    Al termine della campagna d’Italia le forze tedesche si sono arrese a quelle anglo-americane, né dalla parte degli “Alleati” e nemmeno dalla parte dei tedeschi erano presenti rappresentanti italiani.
    Ultima cosa: l’Italia e le altre potenze del Tripartito nel 1943 avevano già perso la guerra (purtroppo), non c’era nessuna possibilità non solo di vincere ma nemmeno di una pace onorevole, l’unica cosa che si poteva fare era accettare la resa incondizionata nella speranza di risparmiare maggiori rovine al popolo italiano ed accorciare l’agonia della guerra in Europa, se poi la resa italiana fu di fatto inutile e non impedì all’Italia di divenire un campo di battaglia la colpa non è certo del governo Badoglio, ma furono gli anglo-americani che non vollero sfruttare questo vantaggio che avrebbe permesso loro di risalire facilmente l’Italia ed occupare i Balcani provocando la resa anche degli altri alleati della Germania. L’Italia fu la prima ad arrendersi, non perché gli italiani sono un popolo di traditori e voltagabbana come si vorrebbe far credere, ma per il semplice fatto che fu la prima nazione a subire l’invasione militare sul proprio territorio nazionale ed a percepire l’imminenza della completa disfatta. Infatti non appena le altre nazioni vennero invase o si ritrovarono con le forze nemiche ai confini si arresero praticamente subito.

    • Questo commento è totalmente fuorviante. Inoltre è basato su deduzioni faziose, invece che sull’attenta lettura del nostro articolo e dei documenti corredati.
      Tanto per cominciare, siamo i primi a negare ogni vulgata. Questo stesso articolo critica e attacca anche la vulgata “neo-fascista”, ri-portando, prima di tutto, alla realtà dei fatti il senso degli avvenimenti storici trattati. Da questa realtà, descritta nel nostro articolo, sulla base della documentazione mostrata (inoppugnabile), si traggono delle conclusioni. Noi, per l’evidente natura della nostra associazione, abbiamo tratto quelle politiche. Oltre a quelle storiche, che pure sono innegabili, ma subordinate al nostro interesse precipuo.
      Non abbiamo discusso la valenza o meno dell’ “assunzione di responsabilità” del Savoia, se sia avvenuto in altri casi e il loro eventuale impatto. Noi certifichiamo che il Savoia non ha affatto operato in tal senso. Il Savoia ha deportato il Presidente Benito Mussolini. Lo ha deportato sulla scorta di un Ordine del Giorno che non prevedeva altro se non il passaggio di poteri militari al monarca sabaudo. Questo è inoppugnabile. Come lo è anche l’incarcerazione preventiva di Benito Mussolini, il suo isolamento (fatto che ha determinato gli atteggiamenti successivi del capo del Fascismo; che poi hanno alimentato tutte le vulgate sul suo animo, la sua presunta depressione, ecc. E’ chiaro che dalle pochissime informazioni ricevute, che parlavano di FALSI ammutinamenti, nessuno poteva mantenere il morale alto), e l’intenzione di consegnarlo agli invasori della nazione. Questa non è nè vulgata, nè retorica, ma storia. Lo è anche l’illegalità e la criminosità del sabotaggio operato dal Savoia e dai suoi accoliti. Infatti, lungi dall’esser stato un “avvicendamento”, il colpo di stato del 25 luglio ha messo in atto una operazione antifascista di cancellazione del Regime e delle sue istituzioni, oltrechè delle sue leggi. Il Savoia ha ordinato l’incarcerazione dei Fascisti, ha spiccato un mandato di cattura nei loro confronti, e in taluni casi (come in quello di Ettore Muti), si è arrivati all’omicidio.
      Anche quella del “monarca costretto” da non si sa chi o cosa, è una vulgata che è stata messa in piedi dalla “repubblichetta vassalla” (e da chi per lei in vari gradi e misure), per consentire la collaborazione “delle destre” nel dopoguerra. E dunque per debellare il Fascismo. Ciò che la Monarchia non era riuscita a fare con la LEGALE assegnazione del Potere a Benito Mussolini nel 1922, per cercare di “assorbirlo”.
      Noi non “facciamo i rivoluzionari” o i “legalitari” a convenienza. Siamo Fascisti, ed in quanto tali sappiamo benissimo che, legalità o meno, è strumento usabile dipendentemente dal contesto. La legalità a cui ci appigliamo ora è legalità FASCISTA. Dunque per noi dirimente. Lo Stato Fascista era Stato fondato sulla Legge Fascista. Tale legge, avallata dal Savoia, è stata sovvertita. E lo è stata di fatto e di diritto.
      Riguardo alla impossibilità di proseguire la guerra, e alla presunta “semplice costatazione dei fatti” da parte del monarca sabaudo, è semplicemente falso. Mussolini era perfettamente conscio dell’impossibilità di continuare uno scontro impari. A Feltre, il 19 luglio, aveva preparato le basi di uno “sganciamento” dalla scena bellica che avrebbe dovuto concretizzarsi il 15 settembre successivo (vedere anche qui ). Invece, si è arrivati al colpo di stato del 25 luglio. Con ciò che ne consegue. Dunque, sì: al monarca sono da addebitare tutte le responsabilità. Dalla prima, all’ultima. Dall’invasione del paese, all’attacco dei tedeschi,alla guerra civile. Peraltro fomentata e armata dagli stessi invasori.
      E infine sì: il “governo del Sud”, che non è nè “regno d’Italia” nè NULLA, ha operato in modo criminoso per i motivi suddetti, dunque ha di fatto creato una serie di atti illegali e fraudolenti, tra cui la stessa nascita della “repubblichetta vassalla” attuale. La quale, fondandosi su un sopruso, e non avendo per questo nessuna legittimità, avendo ereditato la “giurisdizione” da un governo illegale e vassallo, non ha nessun fondamento e nessuna autorità.
      A fronte dei documenti esaminati, inoltre, si dimostra come la RSI NON E’ stata vassalla di nessuno. E che, se è nata, è stato per i “meriti” del Savoia, il quale ha, LUI SI’, distrutto lo Stato in quanto tale. Debellando le sue istituzioni, e dichiarando la resa senza condizioni, eclissando ogni autorità; financo ogni gerarchia.

      • Il Savoia ha deportato Mussolini per motivi di sicurezza legati alla sua persona e allo Stato per i motivi che ho già detto (impedire che cadesse nelle mani dei tedeschi) e lo stesso Duce accettò tale provvedimento e invitò i fascisti a non rivoltarsi ed a obbedire al Governo Badoglio, anche questo è un fatto storico vuoi negarlo? Altrimenti perché l’avrebbe fatto deportare? Per un infantile odio ingiustificato per il Duce? Che senso ha? Sovvertire le istituzioni fasciste? Siamo seri…. Il Re è stato fiancheggiatore del fascismo per un ventennio ed era odiato dagli antifascisti che erano praticamente quasi tutti repubblicani, in un momento drammatico come quello non penso nemmeno che il Re pensasse a “vendicarsi” (per cosa poi?) del fascismo. Le istituzioni fasciste erano spacciate perché gli anglo-americani non le avrebbero mai tollerate e noi andavamo verso ad una resa incondizionata. La nazione intera stava per essere spazzata via e tu pensi che il dovere di un Re e capo dello Stato sia quello di salvare il suo primo ministro? O di pensare alle istituzioni fasciste? Non è difficile capire che salvare il fascismo da quella guerra perduta era ormai impossibile. Il Governo Badoglio doveva essere secondo le disposizioni del Savoia un governo militare-tecnico transitorio che nulla aveva a che vedere con le ideologie politiche e lui stesso fu molto critico verso l’operato di Badoglio che di fatto lo fece diventare un governo anti-fascista nonostante il Re avesse detto: “Ognuno riprenda il suo posto di dovere, di fede, di combattimento; nessuna deviazione deve essere tollerata, nessuna recriminazione può essere consentita”.
        Poi quell’idiota di Badoglio ha disatteso l’indirizzo dato dal Re che era pacificatore facendo di testa sua, facendo arrestare alcuni fascisti e facendo criminalmente ammazzare Ettore Muti. Sicuramente questo trattamento verso i fascisti fu ingiustificato e infame e contribuì a scavare rancore e odio fra italiani che poi sarebbe esploso con la divisione del paese e la fondazione della RSI.
        L’Ordine del Giorno non si limitava semplicemente a ridare il comando delle forze armate al Re, ma ripristinava lo Statuto Albertino e la piena sovranità del Re e va precisato che il Re aveva anche “il potere di nominare e revocare i ministri” e che solo “Al Re solo appartiene il potere esecutivo”.
        Lo stesso Bottai che citi non ha mai affermato che le azioni del Savoia fossero illegittime, sì è solo stupito dell’uso che ha fatto il Re della “pienezza di sovranità” (usa questi termini) che gli era stata restituita e critica la scelta di aver messo Badoglio come primo ministro. Non capisco perché difendere ad oltranza tutte le scelte e le azioni di Mussolini, non capisco come si possa considerare Stato legittimo la RSI o considerarla più legittima del Regno d’Italia post 8 settembre (si chiama Regno d’Italia, non regno del sud , così come la Repubblica di Mussolini si chiama Repubblica Sociale Italiana e non repubblica di salò). A Feltre il 19 luglio Mussolini aveva semplicemente calato le braghe di fronte ad Hitler (fu costretto a subire il suo monologo senza concludere nulla di fatto, senza contare che i generali tedeschi desideravano estendere il loro controllo sulle forze armate italiane), altro che “basi per uno sganciamento”, Mussolini auspicava una pace onorevole che era irrealizzabile perché si basava su premesse errate e fumose come la pace separata con l’URSS o le armi segrete tedesche. Se poi tu vuoi far passare le false speranze del Duce come delle verità assolute che avrebbero salvato l’Italia fai pure (per fortuna che era il mio commento ad essere basato su deduzioni faziose). D’altronde il non aggrapparsi a quelle speranze avrebbe significato ammettere il suo completo fallimento, la necessità di accettare la resa incondizionata e quindi la fine del fascismo, ma tutto questo era inaccettabile per lui. Comunque è stata la Storia stessa a smentirlo, nessuna pace separata è avvenuta con l’URSS (nonostante ci abbia messo l’impegno in questo senso anche il Giappone) perché Hitler non era disposto a rinunciare alle conquiste ottenute sul fronte orientale e le armi segrete tedesche erano insufficienti e son arrivate tardi e comunque gli americani erano di gran lunga più avanti. Comunque a partire dal gennaio del 1943 gli Alleati puntavano ad una vittoria totale sul Tripartito, proprio per tagliar fuori ogni possibilità di pace onorevole o pace separata.
        Io stesso ho affermato che dopo l’8 settembre non esisteva nessuna Italia e che sia lo Stato al nord che al sud era asservito alle potenze occupanti, sei tu che neghi che la RSI fosse vassalla dei tedeschi quando in realtà lo stesso Mussolini ne era consapevole e lo ammetteva tranquillamente. Il governo Badoglio fu usurpato dagli antifascisti repubblicani del CLN con il beneplacito dei vincitori attraverso una serie di atti illegali e fraudolenti che ha portato alla nascita di questa repubblica vassalla come dici giustamente tu stesso, ma ciò non è stato voluto dal Savoia anzi tutto questo è stato fatto ai danni della Monarchia. La nascita della RSI non è dovuta né a Mussolini e nemmeno al Savoia, ma è dovuta all’occupazione tedesca del nostro paese. Sicuramente la RSI fece da cuscinetto all’occupazione tedesca e permise bene o male allo Stato di continuare ad operare, ma che fosse uno Stato legittimo e sovrano è falso. Forse per te era meglio continuare la guerra ad oltranza fino al 1945? La resa incondizionata sarebbe arrivata comunque come è arrivata alla Germania e al Giappone con conseguenze anche peggiori. Inoltre la Germania e il Giappone hanno potuto combattere perché erano ancora nelle condizioni effettive di farlo mentre noi eravamo già invasi nel 1943 con un paese in procinto di essere completamente travolto dall’avanzata anglo-americana e di questo ne era consapevole lo stesso Mussolini che secondo il rapporto dell’ambasciatore giapponese affermò che “Il potenziale bellico dell’Italia era modesto, soprattutto nel settore aeronautico, e se, dalla Sicilia, fosse stato lanciato uno sbarco sulla Penisola, non ci sarebbe stato altro da fare che abbandonare alle devastazioni del nemico l’Italia a Sud degli Appennini, compresa Roma, sebbene egli non avesse intenzione di lasciare la capitale”.

      • Il motivo per cui pubblichiamo e rispondiamo a questo ennesimo commento fuorviante e insensato, senza attinenza alcuna al merito e del nostro articolo e dei documenti citati, è esclusivamente per ribadire un fatto: non è in discussione un’intenzione o un’altra, da parte di Benito Mussolini o di altri. Ribadiamo che si discute su fatti. I fatti, prima dei processi alle intenzioni, dicono che quello del 25 luglio è un golpe. Il documento allegato al nostro articolo, attinente alla ricerca della rivista internazionale Razòn Històrica, ne definisce in maniera chiara i tratti. Sono state violate delle leggi Costituzionali (fasciste). E’ stato deportato un Presidente. E le attestazioni successive di Mussolini, si verificano PER LE NOTIZIE (FALSE), che vengono date dai suoi carcerieri! E’ stata ignorata la legge stessa inerente la Costituzionalità del Gran Consiglio e le sue prerogative (il Gran Consiglio aveva delle prerogative, al di fuori delle quali si era al di fuori della Costituzione), è stato ignorato lo stesso Ordine del Giorno Grandi, il quale formalmente assegnava SOLO IL POTERE MILITARE AL RE. Questo POTEVA fare. E questo era FORMALMENTE il testo dell’Ordine del Giorno Grandi. Che poi da quel testo e da quel passaggio di poteri militari si volesse e si attuasse (di fatto) una sperata esautorazione del Presidente, era pacifico. Ma questo non c’entra nulla con l’articolo e il suo contenuto documentale.
        Pensare che non ci fosse altro da fare, in quel frangente, è retorica e vulgata. Dunque non ti lamentare con chi oppone altre vulgate, e non siamo noi, visto che tu scrivi come una specie di pappagallo difensore d’ufficio di una monarchia sprofondata nell’ignominia, non per volontà di Benito Mussolini e dei Fascisti, che non avevano nessuna intenzione di fondare una Repubblica in quelle condizioni.
        La Repubblica, unico e solo stato legale, legittimo e logico, è stata fondata per la tremenda distruzione operata dal Savoia, il quale aveva nominato Badoglio (lo ha nominato lui? Oppure anche questo è vulgata?), senza nessun diritto e violando tutte le leggi costituzionali in vigore! Un monarca del genere, agisce in questi modi perchè di fatto ritiene se stesso e la propria casta al di sopra di tutte le leggi che pure ha ratificato! Ed è il motivo per cui la monarchia sabauda ha agito in quel modo “insensato”. Perchè ha agito così? Perchè ha avallato la cancellazione del Fascismo e delle sue istituzioni? C’è un unico motivo plausibile: per quello che poi è successo dopo! Per SPERARE (vedi il referendum) di proteggersi. E, anche nel caso della sconfitta di casta(che non era affatto così inevitabile), SALVARSI almeno fisicamente e praticamente.
        Abbiamo allegato un altro documento, proprio relativo a Feltre (Mussolini ha VOLUTO far parlare Hitler. Aveva dei piani precisi e dopo Feltre vi erano gli strumenti per attuarli. Mussolini SCRIVE ad Hitler, e quella lettera in cui denuncia la Germania, poichè “lo scopo dell’Italia non può essere solo quello di ritardare l’attacco alla Germania”, è tra gli atti preparatori lo sganciamento). NON E’ VERO CHE IN QUELLA SITUAZIONE NON SI POTEVA FARE ALTRIMENTI. Vi erano molti modi per cercare di salvare l’Italia dal peggio. E’ stato scelto dal savoia quello che salvava SE STESSO! Si è visto con ciò che abbiamo patito, e stiamo patendo come “nazione vassalla e senza sovranità”. Che ha ereditato da un “governo senza sovranità e senza legittimità”. Non poteva finire diversamente.
        Poi mi dispiace se il rospo amaro non lo si vuole ingoiare. Ma è ormai DIMOSTRATO in modo inoppugnabile, che il “governo del Sud” – che non è nè REGNO nè nulla, mentre lo Stato Fascista Legittimo si chiama Repubblica Sociale Italiana – non aveva e non ha mai avuto i caratteri nemmeno di “governo in stato di soggezione” (si veda il paragrafo 4 del documento citato).
        Dunque, se si vuole dialogare sulla base dei documenti da noi portati all’attenzione, lo si faccia nel merito. Diversamente, questo è l’ultimo messaggio pubblicato.

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