I nostri lettori conoscono bene la posizione politica critica assunta da noi fascisti de “IlCovo” nei confronti della cosiddetta “linea politica sovranista”. Lo abbiamo fatto, come nostro costume, non in base a pregiudizi o chiusure inappellabili, ma in base a dati di fatto evidenti, anche a rischio di risultare impopolari. Ma per amor di verità, non abbiamo potuto far altro che riscontrare come la stagione dei cosiddetti “sovranismi”, non approdi ad altri risultati se non alla messa in pratica della “Logica di Matrix”, di cui abbiamo già abbondantemente discusso (qui). Osservando i fatti per quel che sono ed usando semplicemente la ragione, non si può che addivenire alla conclusione da noi sviscerata: ovvero, che la contestazione di un Ordine socio-politico-economico, che viene attuata a mezzo delle medesime categorie di pensiero su cui tale ordine imperante si basa, considerando irrinunciabili gli stessi fondamenti etici dell’Ordine summenzionato, a rigor di logica, non potrà mai , in nessun modo, arrivare a scardinarne le basi su cui poggia, tantomeno potrà produrre un nuovo Ordine differente ed antitetico per finalità e risultati rispetto al precedente! Insomma, il “giochetto” sovranista rivela una modalità di procedere assurda (meglio sarebbe dire farlocca!), tanto quanto sarebbe stolto voler abbattere un edificio vecchio e pericolante, volendo ricostruirne uno nuovo utilizzando però le precedenti fondamenta marcite, così come lo sarebbe il proclamare di voler smettere di fumare, denunciando i danni mortali del fumo e gli scandalosi profitti delle multinazionali del tabacco, proponendo come soluzione ultima l’acquisto di una marca di sigarette diversa! La “stagione sovranista“, infatti, si sta dimostrando esattamente una sceneggiata etero-diretta dalla plutocrazia mondialista (qui). Come abbiamo rilevato, vi sono vari livelli di responsabilità. Ovviamente tra i cosiddetti “contestatori” ci sono anche quelli in “buona fede”; coloro che, pensando di non intravedere innanzi a sé alcuna realtà politica che assomigli ad una alternativa reale, si contentano di utilizzare gli strumenti concessi dalle liberal-democrazie pluto-massoniche. Ovvero, quelli consueti che non possono approdare ad un verace e sostanzioso cambio politico di rotta. Queste persone vanno classificate come prigioniere della “gabbia” del sistema. Vorrebbero la libertà, ma le chiavi della gabbia in cui sentono di essere intrappolate (fornite non a caso dagli stessi carcerieri!) aprono solo un cancello alla volta che porta sempre in altre gabbie, di volta in volta più grandi e capienti. Poi, ad un livello più alto di responsabilità, che è quello nodale, vi sono i teorici, gli organizzatori, gli aggregatori di tali paraventi politici. Tali soggetti rappresentano i responsabili diretti, comprotagonisti della messinscena politica globale. Essi USANO i livelli intermedi o bassi, allo scopo di incanalare e spegnere la contestazione popolare, riproponendo quale “antidoto” ai mali percepiti dalla società civile, le stesse inutili ricette a base di diritti individualistici ed accumulo di beni materiali. Fondamentale risulta in questa commedia, affinché non cali definitivamente il sipario su questo osceno e triste spettacolo indecoroso riproposto ciclicamente da troppi decenni, evitare – come la PESTE – che il popolo degli spettatori resi passivi, approdi ad una possibile rivalutazione della Dottrina del Fascismo. Poiché, così come affermato dal teorico fascista, nonché Ministro di Grazia e Giustizia, Alfredo Rocco, in tempi decisamente non sospetti, esiste al riguardo un dato di fatto, capace di gettare luce in modo definitivo sulla tragicommedia delle parti inscenata dalla democrazia italy-ota a trazione anglo-americana da oltre 74 anni, evidente nel seguente scritto, dove viene espressamente affermato che:
“…quella che si trova… risolutamente, in antitesi, non con questa o quella conseguenza della concezione liberale-democratica socialista della società e dello Stato, ma con la stessa concezione, è la dottrina fascista. Mentre il dissenso tra liberalismo e democrazia, fra liberalismo e socialismo, è dissenso di metodo, il dissenso fra liberalismo, democrazia e socialismo da una parte, e fascismo dall’altra, è dissenso di concezione. Anzi, il fascismo non fa questione di mezzi, e questo spiega come possa, nell’azione pratica, applicare volta a volta il metodo liberale, il democratico e il socialista, prestando il fianco alla critica di incoerenza degli avversari superficiali. Il fascismo fa questione di fini, e pertanto anche quando adopera gli stessi mezzi, proponendosi un fine profondamente diverso, agisce con spirito diverso e con diversi risultati. E nella concezione dell’essenza della società e dello Stato, dei suoi scopi, dei rapporti fra società e individui, il fascismo rigetta in blocco la dottrina derivata più o meno direttamente dal giusnaturalismo del XVI, XVII, XVIII secolo, che sta a base dell’ideologia liberale-democratica-socialista…Per il fascismo il problema preminente è quello del diritto dello Stato e del dovere dell’individuo e delle classi; i diritti dell’individuo non sono che riflesso dei diritti dello Stato, che il singolo fa valere come portatore di un interesse proprio e come organo di un interesse sociale con quello convergente. In questa preminenza del dovere sta il più alto valore etico del fascismo” (Cfr. La Formazione Fascista dello Stato, ristampa anastatica a cura di Marco Piraino e Stefano Fiorito, qui )
La dote di sintesi manifestata da Rocco, estensore di questa esposizione della teoria fascista dello Stato, è senza pari. Chiarissimo risulta il concetto sull’antitesi rappresentata dalla concezione fascista rispetto a TUTTE le altre presenti nel pensiero politico contemporaneo, e tutto ciò a rigor di logica. Poiché chiunque dissenta SOLO NEL METODO, rispetto a forme politiche particolari, tutte facenti capo alla concezione giusnaturalistica e individualistica dei secoli che vanno dal XVI al XVIII, NON PONE IN ESSERE UN VERO CAMBIAMENTO, NE’ UNA CONCRETA CONTESTAZIONE del Sistema politico vigente. Anzi, più o meno esplicitamente, ne riafferma la validità, criticandone casomai solo l’attuazione presumibilmente non “verace” realizzata da alcuni soggetti politici concorrenti. Precisamente quanto si svolge sotto i nostri occhi, a cominciare dalla “contestazione” pilotata dai pentastellati del comico Grillo (e della Azienda Casaleggio e Associati), per poi proseguire con l’approdo ultimo del “sovranismo europeo”, capeggiato da vari personaggi (la Lega di Salvini, il Front National di Marine Le Pen, etc. etc.) cangianti nei colori politici, ma uniti nella prassi concreta che riconosce nelle democrazie liberal-parlamentari l’unica forma di governo politicamente accettabile. In questo filone, va collocato anche lo “sviluppo coerente” del movimento social-democratico “Casa Pound Italia”. Tale soggetto politico, sebbene numericamente marginale nei consensi, rappresenta fedelmente, ad un livello quasi paradigmatico, il percorso ideale obbligato e pilotato dal sistema pluto-massonico antifascista e riservato nei suoi piani ai presunti emuli del fascismo. Poiché, seguendo fedelmente la “via dell’inferno” già tracciata per i loro padri del fu Movimento Sociale Italiano e alimentando la storia delle “correnti politiche interne” (un esempio recente, qui), che all’indomani del congresso di Fiuggi si sarebbero frammentate (con le sfumature di “destra” e “sinistra” dei vari atomi dell’area di destra radicale), codesto gruppetto giunge così al traguardo (quello prestabilito dai burattinai atlantici fin dal 1945 per tutti i reduci fascisti!) della propria parabola intra-sistemica, proclamando, insieme a tante altre figure retoriche utilizzate nel corso degli anni, tutte ugualmente distanti anni luce dalla verace concezione fascista, la propria volontà di riconoscersi nella cornice politica fissata dall’attuale Costituzione italiana (che rende succube il popolo italiano degli occupanti statunitensi!), ritenuta positivamente quale valore politico imprescindibile, facendosi poi alfiere del pensiero economico Keynesiano (tali rilievi sono stati parzialmente esposti anche da studiosi storici e politologi antifascisti quali Renzo De Felice, Emilio Gentile o Giuseppe Parlato). Dimostrando così, in breve, che lo “specchietto per le allodole fesse” del cosiddetto “fascismo del terzo millennio”, tanto spesso rivendicato da costoro, sarebbe rappresentato proprio da codesta “evoluzione social-democratica” di cui essi si fanno latori (ne abbiamo parlato qui). Ovviamente, senza mai accantonare il tradizionale ruolo di puntello della vulgata antifascista, con gli schiamazzi e le risse ad orologeria, chiaramente non solo verbali, sfocianti nelle “manifestazioni”, negli scontri tra fazioni, addirittura tra membri della stessa “area” (rispolverando le storiche dispute delle correnti socialiste nazionali del MSI). Naturalmente senza lasciare in disparte il Socialismo Tribalista (fatto di sfumature razzistiche o esoteriche a tinte nazistoidi) frutto della volontà di mantenere un profilo il più possibile ambiguo, accettando così di incarnare e perpetuare il ruolo di eterni “ratti della politica” (un ruolo che al sistema antifascista fa comodo e che politicamente”paga”! [vedi qui]), già affidato da decenni a tutto il cosiddetto neofascismo da quella gigantesca cloaca che costituisce il sistema demo-plutocratico antifascista Italy-ota “made in USA”, che così facendo ha davvero realizzato quell’ostacolo insormontabile capace di impedire la riaffermazione del Fascismo a livello ideologico-politico in Italia, e dunque in Europa e nel mondo! (QUI)
Dunque, dicevamo del nuovo guru Keynes! …così l’economista inglese sul versante socio-economico, adesso incarna il ruolo di novello “duce del nuovo Millennio“, eletto come tale dagli autoproclamati “evolutori” sedicenti “fascisti del terzo millennio”! Tanto quanto sul versante politico l’altro ispiratore sarebbe il teorico russo Dugin, con la sua “IV teoria politica”, di cui abbiamo già scritto suo tempo (qui). Ovviamente, questa “svolta intra-sistemica”, risulta funzionale ai vari soggetti presenti nel panorama politico internazionale multiforme dell’autoproclamato fronte sovranista, dove le tinte politiche ed i metodi differiscono, ma TUTTI finiscono per concordare nel ritenere intangibile il modello liberal-parlamentare contiguo al liberismo economico. Nulla di diverso, rispetto a ciò che anche Benito Mussolini, come abbiamo avuto modo di leggere per bocca del suo collaboratore Rocco, aveva già “evidenziato”, non mancando però, a sua volta, di rilevare ulteriormente nei “Taccuini mussoliniani” dettati ad Yvon de Begnac che “…prima ancora che la cultura economica di Keynes indicasse nell’ingresso dello Stato entro il devastato campo dell’imprenditoria privata la via d’uscita alla crisi del 1929, abbiamo fatto quel che egli, poi, consigliò agli inglesi e agli americani”! Si tratta della “perenne riproposizione” alle masse del Socialismo da un lato e del Liberalismo dall’altro, ovvero degli eterni cani riottosi che si mordono la coda, entrambi però saldamente al guinzaglio della plutocrazia mondialista. Dugin, sulla scorta dei padri del nazional-socialismo (tale movimento politico ha avuto percorsi diversi da quelli erroneamente associati ad Adolf Hitler, che non ne fu il fondatore! In merito andrebbe letto il saggio di George L. Mosse, Il razzismo in Europa – dalle origini all’Olocausto) ha sintetizzato la sua visione tribale di Socialismo “Comunitarista”, radicata nella storia politica del movimento filosofico ottocentesco che rivendica in pieno. Keynes è il “figlio europeo dell’opzione pseudo-corporativa”, cioè svuotata del suo essenziale contenuto etico-morale spirituale: la Dottrina del Fascismo! Egli fu (come chi oggi lo rievoca dimentica di osservare!) un precursore della “federazione paneuropea”, con differenze significative rispetto a quella attuale, ma con fini identici. Infatti, preconizzò l’avvento di una “moneta unica condivisa”, ma volle ipotizzare la permanenza della produzione di deficit da parte degli Stati, per rendere il meccanismo economico “dinamico” e auto-rigenerante, restando però saldamente ancorato alla cosiddetta economia di mercato. Lo Stato, nella visione keynesiana, ha un ruolo fondamentale nell’assorbire le crisi cicliche, incarnando il ruolo meccanico di “stampella”, intervenendo cioè con iniezioni di danaro e ovviamente con la partecipazione dei lavoratori alla gestione dell’impresa (qui). A fronte di queste idee, possiamo certamente trarre alcune conclusioni. L’opzione “nazional-socialista”, a cominciare dai suoi teorici principali, parte dal presupposto preciso che il “liberalismo” viene considerato come una “fase rivoluzionaria necessaria”. Del resto questo presupposto è presente anche nella filosofia marxista. Ciò che differisce è lo sviluppo successivo per il Nazional-Socialismo da un lato e per il Socialismo “reale” dall’altro. Mentre il Nazional-Socialismo riconosce la validità dei fondamenti economici del Liberalismo, volendolo solo “correggere e sviluppare nel senso di una visione tribale comunitaria” della società, il Socialismo “reale” reputa tale scelta colpevolmente non risolutiva, ma compromissoria. Dunque, esso vuole addivenire alla Società Comunista, ovvero la società in cui i beni e la produzione sono in mano ai burocrati, presunti rappresentati dell’unica Classe sociale degna di esistere, ossia il cosiddetto “proletariato”; la cui “dittatura”, fondata sulla guerra di classe, rappresenterebbe il “metodo giusto” per ottenere il godimento del profitto derivante dalla produzione, distribuita secondo le norme del Burocrate Comunista. In tal senso il Socialismo “reale” costituisce la perfetta evoluzione figlia della rivoluzione liberale. Ecco quali sono le teorie “innovative” che in definitiva vengono riprese e sviluppate nell’odierno contesto politico globale. Quella Nazional-Socialista, da parte dei finti “contestatori”; quella “liberale”, da parte dei “governanti”… mentre l’opzione comunista è finita condannata dalla Storia nella discarica politica delle utopie irreali. Ma, sebbene si parta da due presupposti concreti che a livello politico e solo relativamente alla parte critica da essi sviluppata, risultano parzialmente condivisibili (la disuguaglianza sociale e lo sfruttamento dei potenti sui deboli, ha ovviamente una sua base nella realtà, tanto quanto risulta ineccepibile il rifiuto dell’annullamento della personalità individuale e della soppressione del godimento dei frutti derivanti dalle proprie fatiche), il vero problema che mostra la miopia fallace di tali concezioni è quello relativo al FINE del vivere civile. Poiché esse, in ultima istanza, incentrano il loro messaggio politico sull’individuo considerato in modo astratto che, a sua volta, si prefigge, di fatto, esclusivamente lo scopo ultimo del “godimento dei beni materiali”, con metodi diversi ma complementari. Per questo motivo, entrambe FALLISCONO SEMPRE!. Così, anche la visione nazional-socialista, come quella liberale, diventa garanzia primaria dell’economia “di mercato”, affinché questa possa godere di una valvola politica di “sfogo” ciclica e possa lasciare inalterate le possibilità di speculare della plutocrazia e dei suoi burocrati-tecnocrati, che si manifestano in frangenti diversi, nascondendosi e rimanendo presenti nell’ombra quando serve.
Invece, secondo quanto già rilevato in un nostro precedente articolo, il sistema corporativo fascista… “nega la naturalità delle leggi economiche e non riconosce il principio del meccanismo degli equilibri. Con maggiore senso della concretezza storica dell’economia e in base al concetto finalistico e spirituale dell’ordine economico, esso condanna l’organizzazione internazionale liberale dell’economia e propugna l’intervento dello Stato nella disciplina della bilancia commerciale. Il socialismo trasferisce il presupposto internazionalista del liberismo dal campo economico al campo politico e assegna all’internazionale operaia lo scopo di distruggere la società capitalista. L’ordine corporativo nega in pieno anche l’internazionale socialista. A differenza del commercio interno, che trova nell’ordine corporativo l’autodisciplina delle categorie senza che lo Stato sia esso stesso soggetto economico, nel commercio internazionale, secondo l’ordine corporativo, il solo soggetto economico è lo Stato, perchè soltanto lo Stato, nei rapporti con l’estero, può garantire la piena rispondenza tra l’ordine interno della produzione e il commercio internazionale. L’ordine corporativo annulla, pertanto, (una volta rifiutato il principio dell’equilibrio meccanico della bilancia commerciale) il libero scambio con l’estero, che è uno dei postulati del sistema liberale”.
Di più, il corporativismo fascista… “afferma che l’ordine economico è sempre ordine politico. Dunque, non si tratta di modificare il sistema, ma di sostituirlo radicalmente. Lo Stato, con il costituirsi unico soggetto economico nei rapporti economici internazionali, non ha di mira la protezione di una determinata industria, ma la difesa del sistema totale dell’economia nazionale, in modo da stabilire una bilancia internazionale tale che la Nazione non sia debitrice degli altri Paesi, cioè che essa non si avvii verso un progressivo impoverimento. Infatti, se la bilancia commerciale di uno Stato è sfavorevole, lo Stato è costretto, per coprire l’eccedenza delle importazioni, a mandare all’estero metalli o divise, cioè a diminuire la ricchezza nazionale, togliendo la base aurea alla moneta cartacea. La diminuzione della riserva aurea fa perdere alla moneta la base del suo valore e la espone alla speculazione e all’egemonia dei Paesi finanziariamente più forti. Tale debolezza economica e finanziaria si risolve in debolezza politica e porta non alla collaborazione tra le varie Nazioni, ma all’egemonia di una Nazione sulle altre. Ecco ciò che il liberismo non considerava, immaginandosi un mondo, che, governato dagli egoismi contrastanti dei vari Paesi, ad un certo momento, per un taumaturgico meccanismo, si trovava tutto equilibrato e pacificato. È precisamente questo meccanismo, nei rapporti internazionali, o nel commercio interno, che nega l’ordine corporativo, e con un più vivo senso della realtà, sa benissimo che esso, proprio in base al principio della selezione naturale, si risolve nel predominio economico e politico degli Stati forti sugli Stati economicamente meno dotati. Da qui la necessità, posta dall’ordine corporativo, che lo Stato disciplini gli scambi con l’esterno mediante il controllo delle dogane e con l’incoraggiamento della produzione nazionale”… dunque, ECCO PERCHE’ TEMONO IL FASCISMO!
Certamente ribadiamo, come emerge dalla presente trattazione e dall’intera attività culturale svolta dalla nostra associazione e come già era stato patrimonio della concezione spirituale dello Stato a Roma, in epoca classica e cristiana, che anche nella concezione politica del Fascismo il corporativismo… “è un caposaldo dello Stato fascista, che qui si lascia di nuovo dietro le spalle il socialismo e il liberalismo insieme. Ma se, da questo si vuol dedurre che l’originalità e importanza dello Stato fascista sia tutta in questo punto, nell’aver immessa una “coscienza statale” nel giuoco degli interessi materiali che governano l’economia di un Paese, c’è l’evidente pericolo di fare del Fascismo un’antitesi, sì, del comunismo e bolscevismo, ma sullo stesso piano. Insomma: economia, etica, politica sono, bensì, legate indissolubilmente nello Stato fascista, ma non per questo l’una è la stessa cosa dell’altra”… (Armando Carlini, FILOSOFIA E RELIGIONE NEL PENSIERO DI MUSSOLINI, 1934, INFC, qui)”. Anzi, come espresse chiaramente lo stesso MUSSOLINI… “per fare il corporativismo pieno, completo, integrale, rivoluzionario, occorrono tre condizioni. « Un partito unico, per cui accanto alla disciplina economica entri in azione anche la disciplina politica, e ci sia al di sopra dei contrastanti interessi un vincolo che tutti unisce, in fede comune. « Non basta. Occorre, dopo il partito unico, lo Stato totalitario, cioè lo Stato che assorba in sé, per trasformarla e potenziarla, tutta l’energia, tutti gli interessi, tutta la speranza di un popolo. « Non basta ancora. Terza ed ultima e più importante condizione: occorre vivere un periodo di altissima tensione ideale”. (Per lo Stato corporativo, novembre 1933.) Dunque, rimarcava il teorico politico e giurista Carlo Costamagna, in riferimento allo Stato Nuovo fascista… “In questo tipo di stato, come già si è accennato, il corporativismo non è affatto il criterio esclusivo adottato per la ricostruzione generale del sistema del governo, ma soltanto l’apparecchio per il quale, utilizzandosi la competenza di formazioni speciali, corrispondenti alle diverse categorie professionali, si attua una politica economica e una politica sociale, in termini ignoti al pensiero individualistico che tali scopi aveva abbandonato all’ autonomia degli individui. Il «corporativismo fascista» si oppone e si contrappone, di conseguenza, a tutte le dottrine corporative, esaminate precedentemente, a cagione del valore totalitario e integrale e quintessenzialmente politico che esso professa dello stato”… (C. Costamagna, DOTTRINA DEL FASCISMO”, 2 ediz. 1940, Parte seconda – la definizione dello Stato)
Ma ritornando all’attuale situazione desolante, forse – e ciò vale solo per chi non vuol guardare in modo oggettivo la situazione politica attuale – sembrerà una esagerazione l’affermare che lo scenario politico in cui viviamo, soprattutto durante le crisi cicliche, sia frutto di una scientifica ed accurata preparazione etero-diretta da una esigua minoranza di speculatori affaristi protetti militarmente dal gendarme statunitense. Eppure, ormai è sempre più chiaro che il potere dell’elite globalista pluto-massonica, ha predisposto tutto. Non c’é alcun complotto, bensì, come ormai riconoscono anche molti osservatori ideologicamente lontani anni luce dal fascismo, un’analisi spassionata e realistica di fatti e circostanze inoppugnabili.
In un contesto del genere in cui, da parte dei governi europei cosiddetti “democratici”, si arriva appositamente ad intimidire il popolo con tutti i mezzi a disposizione, “minacciando 200 per ottenere 60” (quel che è il reale obiettivo!), il cittadino medio vessato dall’apparato politico dominante, ormai disgustato dai partiti tradizionali arrivati ad un livello di corruzione e servilismo verso le oligarchie finanziarie scandalosamente palese e inaccettabile, illuso dai finti sovranisti, guarderà ad essi come alla panacea di tutti i mali della società! E così i sacrifici imposti al popolo col “60” ottenuto da questi “salvatori” della baracca, a fronte del 200 ufficialmente richiesto dalla precedente nomenclatura politica, sembreranno al popolo stesso un traguardo ed una conquista! In tal modo, senza che le masse nazionali e popolari si siano rese conto del vero e proprio gioco delle parti consumato sulla loro pelle dai personaggi presenti in un simile contesto politico incancrenito, tutti asserviti alla stessa ignobile oligarchia finanziaria, i fondamenti e le possibilità per la tecnocrazia al soldo della lobby pluto-massonica saranno pienamente garantiti e in questo contesto essi potranno proseguire nella gestione del mondo, basata sulla prepotenza e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Questa è la tecnica politica di già utilizzata negli scenari che popolano la cronaca odierna. Alcuni esempi:
- La “protesta dei “Gilet Gialli” in Francia. Come ogni “protesta democratica” che si rispetti, sfocia in caos e violenza diffusa. Questo attraverso l’opera diretta dei governanti, che infiltrano continuamente le aggregazioni sociali per delegittimare la loro protesta e fanno leva sull’incapacità cronica delle masse politicamente diseducate all’unione, di respingere spontaneamente la disgregazione. In questo modo viene garantito il fallimento degli stessi presupposti della protesta. Con l’aiuto dei media schiavi del potere costituito, si può così far fallire la protesta e spegnerla gradualmente, tra la violenza urbana e lo sfaldamento sociale interno.
- La fase finale della guerra in Siria. Esempio perfetto e tragico di “concomitante creazione del problema e della soluzione”, da parte degli stessi “padroni del discorso”. In Siria sono stati creati dall’esterno i dissidenti fasulli delle cosiddette “primavere arabe” al fine di contestare il governo legittimo; sono stati armati e addestrati dallo stesso “Occidente libero e democratico” che piange ipocritamente le “utili” vittime dei suoi stessi servi. Il tutto è necessario per ottenere “l’ormai famoso 60” di cui scriviamo. Per questo la Siria ormai è stata destabilizzata, anche se non definitivamente sconfitta. Questo è lo scenario idoneo a far proseguire le azioni criminali alle potenze locali e internazionali per ottenere i propri interessi. Stesso discorso per le “altalene” nelle dichiarazioni dell’attuale presidente americano che risultano utili allo stesso scopo.
- Maduro e l’ingerenza cronica negli affari interni alle zone di influenza. Il caos venezuelano, con la vicenda della guerra civile scatenata dall’ascesa di Maduro, ovviamente anche questa etero-diretta dai “buoni e democratici” statunitensi, è emblematico della realtà di ciò che abbiamo fin qui descritto. Anche in questo caso, poggiandosi sulla cronica incapacità delle idee nazional-socialiste in salsa latino-americana, di sviluppare una concezione unitaria e identitaria forte, si è potuto generare il caos politico, humus fondamentale per inserirsi direttamente nella direzione della situazione da parte della plutocrazia targata USA. Esempio non dissimile da quanto è già accaduto con Cuba, quando in un primo tempo Castro pareva attratto dal Fascismo di Josè Antonio Primo de Rivera e tutto il mondo ispanico poteva espandere una concezione realmente alternativa; la “salvezza” però (per chi tiene i fili) arrivò con la logica dei “due blocchi” e con la dipendenza “forzata” per le esperienze latino-americane di dover optare per il Socialismo marxista incarnato dall’Unione Sovietica. Un’ottima soluzione per la plutocrazia, che “creando un nemico” intrinsecamente debole a livello etico e morale, può garantirsi la possibilità di distruggerlo a tempo debito, e nel caso cubano, mancando il petrolio, si è preferito soffocare lentamente il morituro.
- Chiudiamo con i “sovranisti nostrani”. Da più parti, infatti, si sta cominciando a constatare con amarezza (un esempio qui e qui) ciò che anche in questo scritto “IlCovo” denuncia già da anni. Adesso in molti restano sbigottiti nell’osservare come il “governicchio” del cosiddetto cambiamento si rimangi puntualmente TUTTE le promesse in materia di “sovranismo anti-Ue”. Ma il problema, lo ribadiamo, è che in tutti questi casi, codesti soggetti rimangono saldamente ancorati al costituzionalismo demo-liberale e dunque le stesse lagne sparse ai quattro venti da costoro hanno un valore nient’altro che retorico… soltanto fumo! Così il cerchio si chiude ritornando al contenuto di ciò che abbiamo fin qui osservato.
In conclusione va riaffermata con serena certezza la validità del motto…O ROMA O IL NULLA! Parafrasando quel che disse Mussolini nel 1932 al popolo di Milano, oggi più che mai « L’antitesi in cui si divincola la civiltà contemporanea non si supera che in un modo: con la dottrina e con la saggezza di Roma! ». Poiché per noi fascisti de “IlCovo” risulta del tutto evidente che alle operazioni economiche e politico-sociali, attuate a livello globale quotidianamente dalla minoranza criminale pluto-massonica contro gli interessi di interi popoli e nazioni, può opporsi validamente soltanto l’affermazione dell’unica vera teoria politica capace di contrapporsi al disastro mondiale imperante, la sola in grado di poter agire concretamente a beneficio di tutte le genti: l’alternativa costituita dalla Civiltà Fascista… MEDITATE! E’ ORA DI PRENDERE COSCIENZA DEL PROBLEMA E REAGIRE DA VERI CIVIS ROMANI!
IlCovo
Illuminante.
Chissà quanti, come me, pensano esattamente quanto letto poc’anzi, in questo bellissimo articolo, ma non sanno poi esporlo in maniera così esaustiva e perciò illuminante.
Dunque, la condivisione è fondamentale.
È come un seme che viene piantato.
Grazie.