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I FONDAMENTI DELLA DOTTRINA FASCISTA DELLA “RAZZA”… ovvero, quando sono i documenti ufficiali del Ministero della Cultura Popolare a smentire le falsità storiografiche dell’antifascismo di Stato!

Acer. Fond. Dottr. Fasc. Raz. - Biblioteca del Covo

Cari lettori, amici ed avversari, anche stavolta il tema di cui ci occuperemo risulta assai “ostico” per talune “orecchie da mercante”, poiché di norma la “narrativa ufficiale” del Sistema dominante (è proprio il caso di definirla in questo modo) inerente la “questione della razza” in relazione al Fascismo, risulta incentrata a priori sugli anatemi dogmatici inesplicabili nonché sull’imprescindibile condanna moralistica grondante ipocrisia, entrambi orchestrati in modo asfissiante dall’antifascismo di Stato. Ovviamente tutto ciò nulla ha da spartire con lo studio e la verace comprensione della Storia e delle Scienze Politiche. Anzi, proprio in base a tali pregiudizi indotti artificiosamente dalla martellante propaganda antifascista, non si è in grado di comprendere né di giudicare obiettivamente nessun fatto storico, mancando in primis la precisa volontà di analizzare spassionatamente tali fatti ed i contenuti delle fonti storiche. Questa elementare attitudine propria della ricerca verace, non viene rispettata né considerata mai specificamente in relazione alla dottrina ed all’esperienza politica del Fascismo. Anzi, riguardo a qualsiasi ricerca in ambito accademico o divulgativo ufficiale ad esso attinente, quest’ultima dovrà sempre essere preceduta e conclusa immancabilmente dal biasimo e dalla riprovazione, nonché finalizzata alla damnatio memoriae. Così, allestita una specifica “vulgata ufficiale” rivolta esclusivamente a demonizzare il soggetto politico in questione in tutte le maniere e con tutti i mezzi, che ha stabilito in modo apodittico e falso come il Fascismo debba necessariamente costituire “l’anticamera dello sterminio premeditato di minoranze etniche e sociali”, i fatti della storia non possono mai essere serenamente esaminati e men che meno saranno valutate tutte le prove che dimostrano storicamente l’esatto opposto rispetto a quanto falsamente teorizzato dalla vulgata antifascista suddetta! Di queste tematiche abbiamo scritto e discusso davvero in abbondanza, spaziando dal nostro studio ultra-decennale (qui) con annessa discussione dal vivo (qui), sino agli articoli specificamente dedicati al tema (l’ultimo in ordine cronologico è qui).

Ciononostante, come nel caso di cui scriviamo, sono sempre i fatti della Storia che smentiscono per l’ennesima volta ed in modo clamoroso l’impostazione accusatoria del “sinedrio antifascista”, secondo quanto dimostra anche il raro documento storico intitolato “I FONDAMENTI DELLA DOTTRINA FASCISTA DELLA RAZZA”, che qui pubblichiamo in versione integrale e che costituisce una di quelle proverbiali “pietre di inciampo” su cui le menzognere tesi a tema dell’antifascismo di Stato, insieme a tutti i falsi luoghi comuni ad esse legati, ruzzolano immancabilmente, franando in modo rovinoso. Giacché vi appare in modo netto che la “dottrina fascista della razza”, possiede un aspetto peculiare, in quanto non concezione grettamente materiale e naturalista ma “concetto integrale”, secondo quanto già rilevato obtorto collo persino da alcuni studiosi antifascisti più accorti ed “al passo” con quel che “IlCovo” va divulgando da anni (qui), che davvero nulla ha da spartire né con la concezione nazionalsocialista, né con il razzismo esclusivista o suprematista propriamente detto, poiché – come viene espressamente affermato nel testo che qui presentiamo – “intento dell’azione politica impegnata dal Fascismo in ordine alla razza è quello di preservare la sostanza ideale e spirituale della nostra stirpe” dove “la concezione etologica, sintetica della dottrina fascista dà rilievo nel processo dell’ereditarietà di preferenza ai fattori spirituali della tradizione e del costume”. In tal senso la lettura del raro documento che proponiamo alla vostra attenzione, conferma e rende esplicito il perché dell’importanza ad esso attribuita nella recensione scritta a suo tempo su “La Civiltà Cattolica” dal Padre Antonio Messineo – scritto che già avevamo portato alla vostra attenzione (qui) – e che assume un valore dirimente risultando davvero di interesse capitale.

Questa specifica dottrina, nel Fascismo, ha assunto tali caratteristiche peculiari, per vari motivi, di cui già abbiamo trattato a più riprese (es: qui e qui). Ma l’aspetto determinante che tale scritto permette di rilevare senza alcun dubbio, attiene al fatto che è proprio il Partito Nazionale Fascista, (dunque non una posizione singolarmente espressa a suo tempo da una qualunque “rivista” per quanto fascista, né da una qualsivoglia assemblea di dotti scienziati qualificatisi come fascisti, tantomeno da chissà quale generico gruppo di camicie nere!) segnatamente a mezzo della esposizione presentata dal Ministro Giacomo Acerbo, in una pubblicazione a cura del “Ministero della Cultura Popolare”, che mostra platealmente ed in modo assolutamente ufficiale la visione istituzionale del Regime sulla questione, intendendo rimarcare la propria coerenza ideologica nel proclamare come “la legge morale del Fascismo è una rivendicazione dei valori dello spirito in tutti i campi, e dunque anche in quello della razza”, pervenendo così, secondo quanto redatto dallo stesso Messineo… “a un concetto di razza che anche il più meticoloso assertore dei valori spirituali e trascendenti potrà accettare senza riserve!”

Soltanto alla luce della comprensione di una siffatta concezione è possibile allora intendere la relativa logica che sovrintende alla condotta politica attuata dal regime mussoliniano in quello storico frangente, che proprio in quegli anni concesse su richiesta degli interessati (con Regio Decreto Legge del 9 gennaio 1939) la “speciale cittadinanza italiana” agli indigeni libici ritenuti politicamente meritevoli, nonché (con Regio Decreto Legge 17 novembre 1938 art. 14, opportunamente integrato con la Legge del 13 luglio 1939 n. 1024) la cosiddetta “arianizzazione” per meriti politici nazionali e fascisti a circa un terzo degli ebrei italiani. L’attenzione volta a rimarcare questa particolare modalità di concepire la “questione della razza” era presente in tutti i documenti ufficiali del Partito Nazionale Fascista che hanno riguardato questo aspetto specifico. Tuttavia, sino ad anni recentissimi, la vulgata antifascista in relazione a tali documenti ha mostrato di disinteressarsi quasi totalmente, in modo chiaramente strumentale. In modo specifico, riguardo al libello di Acerbo, poi, le rare volte in cui viene citato dall’antifascismo, risulta inserito pretestuosamente nel novero delle “correnti interne al partito”, senza acquisire quel carattere di ufficialità che gli spetta, giacché da parte antifascista, nell’allestimento della propria interpretazione tendenziosa dei fatti storici, risulta essenziale manipolare sapientemente fatti e documenti, ribaltandone l’importanza, l’ufficialità e finanche il senso, ove necessario. In breve, l’attitudine dell’antifascismo di alterare letteralmente fatti e documenti pro domo sua, la dice lunga sulla serietà e la buona fede di tali “inquisitori democratici”! Così come dice molto il dibattito assai vivace e le molteplici posizioni politiche espresse in seno al regime fascista sulla “questione della razza” dagli intellettuali italiani e dalla gioventù fascista del “ventennio”, niente affatto tacitate né soppresse con la violenza!

Precisamente quel clima politico che Benito Mussolini definì di “massima tensione Ideale” e che a suo modo di vedere, nonché secondo la stessa concezione Fascista, era necessario per formare politicamente la popolazione, facendola partecipare attivamente al dibattito ideologico della “nuova Italia Littoria”. Ciò valse anche per la “questione della razza”, e se persino l’antifascismo di Stato riferisce che vi furono (come è vero!) opposizioni ai provvedimenti, che si tradussero in atti di aperta disapprovazione (eclatanti quelli di Italo Balbo e degli stessi Figli di Benito Mussolini!), allora significa che evidentemente il P.N.F. non procedeva esclusivamente per “bastonature ed invio al confino”, ma anche innescando veri e propri dibattiti, favoriti attraverso la propaganda e la cultura politica di Partito. All’interno di codesto clima si inserisce il documento redatto dal Ministro Acerbo, presentato dal Ministro della Cultura Popolare, Alessandro Pavolini, la cui ufficialità e normatività discende direttamente dalla “Dichiarazione sulla razza” del 6 ottobre 1938 del Gran Consiglio del Fascismo, nella quale proprio in relazione all’ebraismo si affermava esplicitamente che « l’ebraismo mondiale specie dopo l’abolizione della massoneria, era stato l’animatore dell’antifascismo in tutti i campi e che l’ebraismo estero o italiano fuoruscito era stato, in taluni periodi culminanti come nel 1924-25 e durante la guerra etiopica, unanimemente ostile al Fascismo ». Dunque, Acerbo, lo ribadiamo, non parlava interpretando singolarmente le disposizioni del Partito Fascista, ma descriveva la linea ufficiale del Regime, intesa a denunciare un preciso attacco politico portato contro di esso, nonché ad esaltare e salvaguardare da concrete minacce di ordine politico la peculiarità della Civiltà Italiana e del suo Popolo nel solco del retaggio di Roma, che però non prevedeva affatto né mai teorizzò o realizzò alcuna persecuzione, tantomeno lo sterminio di nessuna categoria etnica o sociale.

Riteniamo, dunque, che la pubblicazione di questo documento sia importantissima, sia dal punto di vista Storico che Politologico. Il nocciolo della disamina di Acerbo è ben evidenziato dallo stesso Padre Messineo, che proprio relativamente alla concezione ufficiale della “dottrina fascista della razza” riscontrava già nel 1940 come… ” l’unica difficoltà che può sorgere contro di esso consiste nella somiglianza e quasi identità che un siffatto concetto ha con quello di nazione, poiché tutti gli elementi oggettivi compresi in quest’ultimo si troverebbero presenti nel primo. La difficoltà, tuttavia, potrebbe suggerire di lasciar cadere il termine improprio di razza, per adottarne uno più appropriatose non addirittura quello di nazionema nulla toglie alla nobiltà, spiritualità e elevatezza della concezione, come essa viene interpretata dall’Acerbo”.

In questo stesso concetto sostanziale si rinvengono i motivi storici e politici (di politica interna ed estera), per i quali i termini “razza” e “razzismo”, seppur con significato differente rispetto a quello oggigiorno comunemente inteso, vennero comunque utilizzati a suo tempo, generando, a posteriori, una indubbia confusione, che però, una volta studiati tutti gli elementi politici propri della questione, risulta facilmente superata. Ovviamente, solo se vi è l’interesse per la comprensione della Verità. Se, invece, gli interessi sono di altra natura, magari decisamente più loschi, allora nulla, nemmeno la luce del Sole, potrà dissipare ombre create artificiosamente a bella posta. Grazie a Dio, ancora una volta noi fascisti de “IlCovo” alle chiacchiere fumose e mendaci dell’antifascismo opponiamo i limpidi fatti della Storia, muovendoci in direzione della Luce!

E’ POSSIBILE SCARICARE IL DOCUMENTO IN PDF. DIGITANDO QUI! Buona lettura!

IlCovo

LA NOSTRA IDENTITA’ FASCISTA!

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