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RIVOLUZIONE TOTALITARIA! …necessità della mistica fascista!

 

“Il messaggio di una rivoluzione politica — spiritualmente rinnovatrice — si rivolge, come verità umana rivelata, a degli uomini di fede. Sul piano umano, sul piano cioè delle realtà dell’uomo, nel complesso dei suoi atti socievoli, una rivoluzione pone il problema della sua mistica, cioè l’accettazione assoluta di alcune verità che afferma come alte, supreme, indiscutibili, come presupposto necessario per la sua azione, al quale la rivoluzione stessa si affida per rivelare la sua natura, la sua finalità, la sua universalità. S’intende che pensiamo a rivoluzioni capaci di imprimere alla Storia una loro impronta; capaci di dare un loro carattere ad un’epoca ed un riverbero universale e duraturo nel tempo. Negli uomini di questa rivoluzione, in noi che ne siamo militi umili, ma fedelissimi ed intransigenti, v’è una certezza intima e profonda nella capacità di vittoria degli ideali per cui lottiamo e combattiamo. E’ in noi più che un senso del presente, un presentimento del futuro. Sentiamo di essere chiamati ad interpretare, da attori, il più acuto dramma politico e spirituale del nostro secolo ed a risolverlo. Sentiamo che nei principi della Rivoluzione nostra v’è la leva non soltanto per una reale giustizia tra gli uomini, ma tra i popoli, tra le razze, offese troppo e troppo martoriate da un innaturale principio di un umanitarismo egualitario che ha rivelato tutte le sue mostruosità e tutta la sua mendacità. Il principio dell’umana rivoluzione che affermiamo, è quello di un principio di gerarchica giustizia tra i popoli e gli individui. Non una innaturale e soltanto legale, cioè non reale eguaglianza di diritti, ma una umana uguaglianza di doveri secondo le rispettive possibilità dei popoli e degli individui; possibilità che non sono canonizzate e rese eterne da nessun dogma, ma che, secondo la legge insopprimibile della natura, si affidano al vigore, all’intelligenza, alla forza espansiva e combattiva, alla civiltà degli individui e dei popoli. Non riconosciamo perenne alcuna supremazia materiale; non crediamo dogmatizzato nessun privilegio della ricchezza e delle possibilità economiche. Crediamo invece profondamente nelle capacità creative della volontà e dello spirito umano. Per noi non esiste un’indeterminata civiltà universale: è questa una delle utopie che dalla filosofia razionalistica sono discese fino al nostro tempo, per i filoni ormai spezzati degli “immortali principi”. La nozione di civiltà è per noi molto più precisa e ne attingiamo l’ispirazione al tempo di Roma, che ebbe della civiltà un concetto soprattutto creativo e costruttivo. Nella storia, una rivoluzione supera l’episodio della cronaca quando è capace, secondo il suo ideale supremo fatto azione integrale di vita, di risolvere integralmente una crisi reale e profonda, tutta umana, di un popolo. Ed il suo ideale ha un valore se, mentre o dopo che ha risolto la crisi politica e morale del popolo che quella rivoluzione ha affermato, è capace di rivolgersi, come messaggio politico, a tutti i popoli civili della terra. Ma una rivoluzione non è soltanto pensiero, non è soltanto azione; essa è soprattutto fede.

Fede assoluta, intransigente, combattiva, pronta al sacrificio. Fede che illumina la vita e trascina all’azione; fede cosciente nella bellezza e nella grandezza degli ideali per cui si opera, si vive e si combatte e, se necessario, si muore. Fede, cioè credenza cosciente ed operante, negli ideali e nei fini umani di quella rivoluzione, i quali non esauriscono la loro prassi nel presente, ma si proiettano come azione costruttiva verso il futuro, in quanto capaci di risolvere la crisi morale, politica, economica — la crisi spirituale della civiltà nell’oggi — e capaci, perciò, di creare ed ordinare il nuovo sistema politico, l’ordine nuovo della società, il nuovo modo di vita degli individui di questa società. Ciò fa parte dei presupposti naturali, caratteristici della nostra civiltà, romana ed italiana, ligia al concreto e al pratico, ma per questo proprio, illuminata da un ideale di fecondi risultati umani; per questo, umanamente virile e realizzatrice di una giustizia capace, in virtù di una gerarchia del valore, della capacità, dell’ardimento, di ristabilire l’equilibrio che tra popoli ed individui è stato turbato da illusioni, da utopie, da falsi universalistici egualitari messianesimi politici, la cui origine deve ricercarsi filosoficamente, in quello che possiamo chiamare l’errore fondamentale del razionalismo. Cartesio afferma che « l’intelligenza umana… permane una ed immutabile nella verità degli oggetti a cui si applica» e che « il buon senso e la ragione è naturalmente uguale in tutti gli uomini »In politica, gli universali principii dell’eguaglianza legale ed assoluta tra gli uomini e tra i popoli di ogni razza e colore, discendono da qui. E mai errore fu più tremendo, illusione più grande, contraddizione più evidente. Il funesto mito del numero discese di qui: la democrazia discese da questi magnanimi lombi cartesiani per una deformazione, sul piano politico di una rivelazione filosofica la quale tendeva a liberare lo spirito umano dalla cappa di piombo del tragico dilemma tra la terra e il cielo; tra l’umano e il divino. Ma l’uomo non rinnega Dio: lo pone al vertice, anzi, dei suoi pensieri come regola dei suoi istinti, come sprone alla virtù. Dirà il nostro Vico, nel Settecento, che «  le Religioni sono quelle unicamente, per le quali i popoli fanno opere virtuose per sensi; i quali efficacemente muovono gli uomini ad operarle; e che le massime da filosofi ragionate intorno a virtù servono solamente alla buona eloquenza, per accender i sensi a far i doveri delle virtù ». La conciliazione tra il cielo e la terra è avvenuta! L’uomo è di nuovo tornato in possesso del suo regno sulla terra; è di nuovo a contatto con la natura, ma è proprio per questo che egli non è arbitro assoluto di sè e dei suoi istinti; è proprio per questo che egli deve sublimemente sentire la responsabilità di vivere, di agire, di operare non soltanto per sè — per il suo egoismo, per il suo benessere individuale — ma per gli altri, come dice Mussolini, vicini e lontani, presenti e futuri. E’ il problema filosofico dell’autocoscienza morale; è il problema politico della consapevole responsabilità dell’individuo verso i suoi simili, verso la società in cui vive e verso lo Stato. Ma il problema non si esaurisce qui: Cartesio, ponendo la ragione uguale in tutti gli uomini, fece si che l’individualismo giungesse, in politica, più tardi, alle sue estreme conseguenze. In virtù della ragione, pretesa uguale in tutti gli uomini e per tutti gli uomini, ogni individuo non soltanto si credé disgiunto da ogni vincolo di gerarchia spirituale e morale verso gli altri, ma si sentì solo, solo e sovrano di sè, nella vita multanime della società. Sola regola, sola guida, la sua ragione: « questa facoltà — come scrive il Rougier — una ed indivisibile, intera ed uguale in tutti gli uomini che la possiedono per essenza o per definizione ». Ecco quindi il mito democratico. Ecco Rousseau a dirci che la maggioranza parlamentare esprime infallibilmente la volontà generale della nazione e che la volontà generale non erra mai. L’uomo ha perso ogni fede ed ogni regola della sua vita che non sia quella della volontà irresponsabile ed anonima del numero. E’ il più gigantesco assurdo cui la fredda ragione potesse condurre l’uomo. Bisogna dunque tornare indietro, alle nebbie dell’era di mezzo? Non bisogna indulgere a queste pur giustificabili illusioni dell’ora, che sono debolezze delle anime pavide. Dio, che è al vertice dei nostri pensieri, ci ha dato la volontà e la responsabilità della vita; il dovere dell’azione, l’arbitrio cosciente e responsabile delle nostre azioni. Bisogna credere umanamente nelle possibilità della vita; nella missione della vita; del dovere di risolvere umanamente, secondo giustizia, ma con naturale realtà e con virile coraggio, la crisi morale e politica, ma soprattutto spirituale che ha colpito l’epoca nostra.

Un tale ideale umano, non può essere attuato se non per mezzo di una rivoluzione costruttiva ed ardita, la quale si ponga — senza compromessi, senza mezzi termini, senza debolezze — come antitesi esplicita e netta ad un mondo morale, ad un sistema politico, ad una concezione di vita quale ci fu, e ci è ancora offerta, nel mondo, dalla democrazia. Il socialismo ed il suo derivato ideologico ed estremista: il comunismo, non rappresentano — come è ormai noto — se non il rovescio della medaglia democratica. La rivoluzione che ha per fine il superamento, non soltanto negativo, di questo mondo morale, di questo sistema politico, di una tale concezione di vita, ha una necessità vitale in sè, un presupposto decisivo, senza il quale essa è al più un irreale disegno ideologico, un sogno politicamente inutile. Ed è la fede assoluta, intransigente, nell’ideale che afferma; è la fede ferma ed alta, contro tutti gli ostacoli, le contrarietà, le avversioni, nella sua integrale vittoria. E’ la fede nel suo ideale umano, una fede per cui gli uomini che la rivoluzione compiono, sanno operare, con disinteresse assoluto, con intransigenza ortodossa; con tenace volontà di lotta e di combattimento fino al sacrificio. E’ la fede per cui si Crede, per cui si obbedisce, per cui consapevolmente si combatte e quando è l’ora ed è necessario, serenamente si muore. « Alle origini di ogni rivoluzione c’è la mistica; se la politica è il contingente — dice Mussolini — la mistica è l’immanente, essa rappresenta i valori eterni, essenziali primordiali». « La Mistica — è sempre Mussolini che parla — anticipa le rivoluzioni ». Una rivoluzione senza una fede mistica nei suoi ideali, non rinnova, non risolve, non costruisce; soprattutto non dura. Non è che presente; azione legata alla cronaca; episodio politico senza futuro. Una rivoluzione che non è capace, di suscitare nel cuore degli uomini una rivelazione, accettata come regola suprema di vita, come motivo sublime di azione, è incapace di dare il suo segno alla Storia. Questo è il valore ed il significato di una mistica rivoluzionaria, che gli scettici non possono capire; che i materialisti non possono accettare; che i malati di razionalismo intellettualistico, prigionieri di un’arida logica, disconoscono. Nel panorama spirituale e politico dell’Europa dei nostri giorni, in cui tante illusioni ideologiche finalmente declinano, la parola decisiva spetta agli uomini di fede, ai mistici della vita che furono capaci di fare una rivoluzione e di lottare per essa, con ogni sacrificio. Sarebbe molto difficile negare, da parte di chiunque, che a svegliare l’Europa dal suo sonno conservatore, a far risuonare il grido della rinascita e del rinnovamento — a bandire il verbo dell’Autorità, dell’ordine, dei diritti vitali delle genti forti e giovani, della giustizia sociale tra i popoli e gli individui, fondata sulla collaborazione; affermata ove e quando è necessario con la forza coraggiosa delle armi — sia stata la rivoluzione degli italiani, la rivoluzione fascista, guidata da Benito Mussolini, DUCE NOSTRO”

…  Potete scaricare il Pdf. del documento in versione integrale digitando QUI! 

Qui, il significato del concetto di “razza”, secondo la visione particolare elaborata dal Fascismo

IlCovo

Un commento su “RIVOLUZIONE TOTALITARIA! …necessità della mistica fascista!

  1. Grandi opere in un periodo di completa deriva culturale

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