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REDUCTIO AD UNUM! …quando la Verità risponde agli “eretici” pseudo-contestatori!

Coloro che ci seguono con attenzione, sanno che la nostra battaglia politico-culturale si fonda sulla chiarezza e l’univocità dell’ “Identità Fascista” ; nondimeno, essa si basa sull’oggettività dell’analisi dei fatti inerenti l’attualità, osservati attraverso l’immensa sapienza scaturita da quella grandiosa Idea di Civiltà incarnata dal Fascismo. E proprio dipendentemente dai riscontri che emergono, in relazione alle tesi elaborate nella Dottrina del Fascismo, affermiamo con cognizione di causa e senza giri di parole che nel tempo presente non esiste concretamente alcun’altra verace soluzione politica rivoluzionaria possibile, plausibile ed applicabile, diversa dalla soluzione fascista. Dunque, la nostra analisi e la conseguente tesi, non deriva da forme di pregiudizio, tantomeno da apriorismi chiusi alla verifica della realtà dei fatti. Assolutamente NO! In realtà, come dimostrano tutti gli articoli di attualità politica pubblicati su questo blog da cinque anni (QUI), la conclusione cui perveniamo è data, al contrario, dalla verifica diretta sia delle problematiche politico-sociali odierne che della possibile soluzione applicabile paventata più o meno inconsciamente dalle masse, e vieppiù osteggiata con qualunque mezzo dal sistema demo-pluto-massonico al potere. Precisamente questo è il motivo principale per cui il FASCISMO di Benito Amilcare Andrea Mussolini viene tutt’oggi continuamente attaccato da ogni parte. E questo, altresì, è il motivo per cui, tra i lasciti della “guerra civile per procura” scatenata a suo tempo dai “padroni-liberatori” atlantici e ancora perdurante in Italia, oltre agli antifascisti dichiarati di professione che campano di rendita spesati dalla repubblica delle banane Italy-ota, vi sono anche i cosiddetti pseudo-fascisti “eredi-evolutori-eretici“, autoproclamatisi tali, che rappresentano il primo presidio usato dai “pupari” che reggono i fili del teatrino politico nostrano per disinnescare la “mina politica mussoliniana”. Infatti, la guerra culturale al Fascismo, come abbiamo più volte rimarcato (QUI), si svolge da decenni su vari fronti politici, tanto sul fronte “sinistro” che su quello “destro”. Dopo quella “calda”, che ha lasciato dietro di sé una gigantesca scia di sangue fraterno, si è proseguiti con quella “fredda”, provvedendo a disintegrare l’immenso e per questo pericoloso fondamento ideologico del Fascismo, al fine di occultare quel luminoso ideale di Civiltà rappresentato dalla dottrina di Mussolini e dunque, in ultima analisi, non permetterne la sua futura ripresa e realizzazione. E’ per questo motivo, non per altro, che come Associazione “IlCovo”, abbiamo SEMPRE osteggiato i cosiddetti “eretici” di turno e di ogni tipo! Iniziando dagli “evolutori” SocialDemocratici, gli auto-proclamati “fascisti del terzo millennio” (ultimo esempio, qui), per finire sempre con gli auto-proclamati “Socialisti del 21° secolo” (alcuni esempi, qui e qui), entità che di fatto rappresentano le tante teste della multiforme “idra antifascista” demo-plutocratica!

In verità, tra le molte cose di cui difettano tali soggetti, animatori di vere e proprie “valvole artificiali di sfogo e depistaggio ideale”, vi è la mancanza fantasia! Difatti, in un recente articolo (qui), ascrivibile alla suddetta galassia politica, vengono fatte ritornare in auge tesi vecchie di secoli ma spacciate come quintessenza del “nuovo” che avanza! I personaggi in questione, dopo aver dismesso (almeno per il momento!) i panni del “fascismo eretico”, chiudendo temporaneamente il discorso sulle “tante anime del fascismo”, tutte amenità risibili che il nostro lavoro di ricerca ideologico-dottrinale ha contribuito a smontare definitivamente, hanno deciso di ripiegare verso i lidi più sfumati ed evanescenti (e dunque, per loro, ben più sicuri!) del cosiddetto populismo, assai gettonati dalla propaganda del sistema liberal-massonico, dichiarati dallo stesso quale vero “pericolo” per gli equilibri ad esso congeniali… e se lo proclamano i media servi del sistema, possiamo forse non crederci?

Ebbene, gli “eretici” in servizio permanente effettivo alla vulgata pluto-massonica, dopo averci informato che le ideologie rivoluzionarie novecentesche del Marxismo e del Fascismo si sarebbero dissolte, dimenticano, in primis, che il marxismo appartiene di diritto all’Ottocento mentre il solo Fascismo è ascrivibile pienamente al Novecento, costituendo in senso assoluto l’ideale politico più giovane; in seconda battuta, che quest’ultimo non si è affatto “dissolto” ma che dopo essere stato sopraffatto militarmente da una coalizione planetaria, chissà perché viene tutt’ora attaccato, osteggiato e mistificato di continuo da una martellante propaganda attuata su scala globale, segno evidente che se di “morto politico dissolto” si tratta, resta pur sempre un morto che terrorizza il potere costituito, molto più degli odierni cosiddetti “contestatori vivi”. Ora, secondo gli “eretici spargitori di aria fritta”, il vizio ideologico del Fascismo (inutile dilungarci in questa sede sul marxismo, le cui tare materialiste sono state sufficientemente indagate nella nostra DOTTRINA!) risiederebbe nella sua “incapacità ontologica di adeguarsi al processo Tecno Economico e a dare ad esso delle risposte” e peggio ancora, nella intrinseca “tendenza atta ad omologare, operando una “totalitaria” “reductio ad unum”, volta a precludere, in tal modo, qualunque tipo di apertura al molteplice che, invece, ne avrebbe consentito una comprensione più completa della realtà, permettendone la sopravvivenza politica”. In realtà i novelli scienziati della politica fanno finta di dimenticare che il Fascismo, avendo una chiara e concreta percezione della realtà, riconoscendo dunque chiaramente le origini dei mali politici odierni e facendone risalire la causa prima all’individualismo materialista di matrice illuminista, altrettanto lucidamente diede una propria chiara ed originalissima risposta, in grado di sopperire alle tare del liberalismo-plutocratico, proponendo e realizzando a livello economico il “corporativismo”, la risposta sul piano dell’economia della ben più vasta Rivoluzione totalitaria, ossia antropologica, etica e morale, realizzata dal Fascismo, tramite lo Stato Nuovo fascista, etico e corporativo, che a sua volta, lungi dall’omologare l’individuo, secondo quanto da sempre malevolmente affermato in ambito antifascista, al contrario, volle realizzare il Cittadino Nuovo Integrale della rivoluzione mussoliniana, le cui potenzialità individuali sarebbero state vieppiù sviluppate al massimo grado e messe al servizio dell’intera comunità nazionale e imperiale.

In breve si tratta della solita polemica di chi vuol spargere fumo, preferendo restare sul piano vago dell’indeterminatezza, poiché in tal caso, chi regge davvero i fili del teatrino della politica avrà sempre buon gioco e vita facile, trovandosi di fronte degli “oppositori” la cui alternativa politica assume la concretezza del vuoto. Secondo gli eretici, infatti,  “il Populismo, facendosi portavoce di istanze che incarnano un generico “buon senso” delle masse, inizialmente prive di una definita connotazione ideologica, (e pertanto di quella rigidità intellettuale che, abbiamo già visto, ne determinano il superamento ed il sopravanzamento da parte della Globalizzazione, sic!), può divenire lo strumento, la piattaforma di lancio da cui partire per portare l’attacco al cuore del sistema globale”. Ecco, per costoro il problema del Fascismo, risiede precisamente in quella che essi definiscono eufemisticamente come “rigidità intellettuale” e che, invece, i fascisti, definivano coerenza verso un ideale di vita, intransigenza nell’affermazione della VERITA’ di cui essi erano portatori, fede assoluta nella bontà di tali principi, che si tramutava nella disponibilità all’obbedienza per giungere al trionfo della rivoluzione morale di cui essi erano latori, anche a mezzo della lotta senza quartiere contro i nemici del popolo italiano; il tutto riassunto magistralmente nel trinomio CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE! Al contrario, il “buon senso” del populismo anti-ideologico, con l’assenza di un ideale inderogabile e preciso, facendo affidamento su quel che “la pancia” suggerisce come buono e giusto, questo si che risulterebbe vincente, tanto da impensierire la plutocrazia usuraia dominante! Non c’é che dire, un ragionamento impeccabile! Ma no! … l’eretico di turno, qualche crepa nel quadretto idilliaco summenzionato è costretto a vederla, ed allora si affretta a correggere il tiro, informandoci che il “buon senso” populista, se non vuol nascere e morire nell’arco di un battito di ciglia, prima o poi, purtroppo, dovrà pur sfornare dei “contenuti ideali” da opporre  al sistema di potere vigente. E quale sarebbe questo ipotetico “nuovo” ideale cui approdare? Dopo un funambolico giro di parole, dove nel ragionamento dell’eretico fanno capolino i “quasi fascismi” altrimenti detti “socialismo pan arabo” e “peronismo”, esperienze che mai ebbero il coraggio di affermare apertamente di ispirarsi al Fascismo e che dunque, pur scimmiottando alcuni aspetti del Regime mussoliniano, mai ebbero la volontà di far propria integralmente la sua Dottrina, concludendosi tutte in un nulla di fatto, si arriva a pronunciare la fatidica nuova parola d’ordine cui far riferimento per l’avvenire: socialismo! …una novità assoluta nel panorama politico mondiale, non c’é che dire!

E gli “eretici”, senza vergogna, lo qualificano come nuova istanza, quale “futuro”, mentre il “passato” sarebbe il Fascismo di Benito Mussolini. Peccato che proprio il Fascismo più di 70 anni addietro aveva ampiamente superato tanto il liberalismo, vecchio di oltre tre secoli, quanto il socialismo, con più di duecento anni portati male sulle proprie spalle! In realtà, la vecchiezza di queste tesi, fa il paio con quelle del teorico russo Dugin, come abbiamo già avuto modo di dimostrare (qui), producendo solamente l’ennesimo camaleontico “cambiamento di pelle” istituzionalizzato negli anni della “guerra fredda”, mai morta, poiché tenuta bene in vita da queste cosiddette “valvole politiche di sfogo” eterodirette dallo stesso sistema. Dall’alto del loro “avvenierismo”, tali “socialisti” rappesentano un elemento fondamentale per la prosecuzione della creazione di “nemesi” preparate appositamente, al fine di poter giustificare lo stato di perenne crisi che serve alle elites mondialiste al potere per portare avanti la loro agenda aggressiva e demolitrice! Col risultato di produrre da decenni tanta, troppa, inutile aria fritta…precisamente il solo possibile “traguardo” del presunto e mai pervenuto “populismo” dei  fasulli “movimenti anti-casta”. Tale “traguardo”, dovrebbe “salvare l’Europa e il Mondo dal Capitalismo, favorendo il pluralismo, contro il totalitarismo dell’UE”, creando un presunto “quarto sistema“. In realtà il “populismo contestatore”, dimostra solamente di aver accettato fondamentalmente la struttura portante del sistema egemonico vigente: quella demo-pluralistica, eticamente borghese, filosoficamente illuministica. Di fatto, all’interno di tale configurazione ideologica, non può esistere alcun “Comunitarismo identitario”. Questo perché ciò che si finge di voler cacciare dalla porta, è già rientrato dalla finestra! Se non si capisce, come invece aveva fatto chiaramente il FASCISMO, che il problema risiede proprio nell’individualismo pluralistico e nel materialismo, nella valutazione del “problema economico” quale fondamento dei problemi delle società (vedi determinismo, economicismo), la cui presunta risoluzione dovrebbe rappresentare l’esclusivo obiettivo da raggiungere, NESSUNA SOLUZIONE, per quanto pretestuosamente orientata alla “nazional-socializzazione“, potrà garantire stabilità e giustizia in modo duraturo! Senza abbattere il principio che fonda le società post ottantanoviste (ovvero quelle seguite alla “rivoluzione francese”) dunque, senza la REDUCTIO AD UNUM cui era già pervenuto il Regime mussoliniano,  si contribuirà esclusivamente a dare ossigeno ad un sistema criminale malato, che così, potrà affinare le proprie armi rivolte a perpetuare il suo eterno trionfo!

Lo avevano capito, prima di tutti, i teorici del Fascismo e tra loro i Sindacalisti Fascisti. A tacer di Sergio Panunzio, prendiamo in prestito alcuni brani del Sindacalista Bruno Biagi, scritti per l’Istituto Nazionale Fascista di Cultura, nel 1934, in un libello che “IlCovo” ristamperà a breve (cfr. B. Biagi, LO STATO CORPORATIVO, I.N.F.C., 1934). Egli vi afferma che…

“Lo Stato, che trovò nel mondo antico la sua concezione integrale e la sua più completa attuazione storica nell’Impero Romano, cadde sotto la pressione di varie forze disgregatrici. Nella età intermedia esso non poté risorgere, nella sua piena sovranità, perché si trovò di fronte, dapprima, la nobiltà ed il clero, con i loro privilegi e con le loro milizie, e, più tardi, la borghesia mercantile e curialesca, nonché le formazioni comunali e regionali…La Rivoluzione francese, proclamando i diritti del cittadino ed a questo garantendo una astratta libertà, volle spezzare tutti i vincoli e le formazioni su cui si reggeva la società di allora ma non si accorse che la libertà da essa proclamata era un concetto puramente nominale, una parola vuota di ogni contenuto, là dove sussistevano disuguaglianze e quindi condizioni di privilegio…La crisi dello Stato, uscito dalla Rivoluzione francese, si andava accelerando, per i concomitanti fenomeni dell’industrialismo e del sindacalismo, per assumere, specialmente nei Paesi economicamente più progrediti, l’aspetto ed il nome di questione sociale. Il problema sociale non è nato di certo con la seconda metà del secolo XIX : esso ha intessuto, con le sue alterne vicende di lotte, di pause, cd anche di concordie operose, la storia dei popoli. Il problema è esistito sotto tutti i regimi economici e sociali, tanto che vi è stato chi ha voluto fare di esso il perno di tutta la storia…Oggi stesso che i Sindacati hanno diritto di cittadinanza in tutti i Paesi più importanti, l’intervento dello Stato è meramente e prevalentemente estrinseco e non riguarda il loro intimo funzionamento, cioè la loro finalità, la loro funzione e il loro apporto sociale. Se si eccettua l’Italia, i Sindacati delle categorie produttive rimangono avulsi dal complesso nazionale e vivono una vita propria che noi consideriamo doloroso segno di separazione, più che di indipendenza…Mussolini, che aveva tratto dallo studio dei dottrinari del sindacalismo rivoluzionario la concezione più aderente alla realtà economica e sociale e questa aveva valutato in istretto rapporto con le idealità nazionali, comprese che bisognava accettare il fenomeno sindacale, come un fatto necessario della società moderna; comprese ed affermò che non bastava restaurare l’autorità dello Stato e gettare le basi di un nuovo ordine politico e sociale, ma occorreva anche operare una profonda trasformazione nella coscienza delle masse lavoratrici, per emanciparle dall’utopia socialista e comunista e per conciliarle con la Nazione. Nella parola di Benito Mussolini, nella continuità del suo pensiero, noi troviamo la genesi spirituale del sindacalismo e del corporativismo fascista ed insieme dello Stato corporativo italiano…Il sindacalismo fascista, si delineò e si impose come atto storico fin dal sorgere del Fascismo. Mussolini ne ha tracciato lucidamente i primi lineamenti storici…Il pensiero mussoliniano si oppone nettamente alla concezione materialistica della storia, per cui gli uomini non sarebbero che comparse sulla scena del mondo e per cui tutto il “sociale” sarebbe determinato dall’ “economico”. Conseguentemente, Mussolini nega l’antitesi delle classi, che di questa concezione economicistica della storia costituisce la naturale derivazione, e nega che la lotta tra le classi sia l’agente preponderante delle trasformazioni Sociali. Ed invero, uno dei massimi errori del marxismo è stato quello di rappresentare ln società divisa in due classi, fatalmente contrastanti. La società appare piuttosto composta di categorie, di gruppi, a cui gli individui possono contemporaneamente appartenere e fra i quali possono liberamente muoversi. La società è fondata non su un principio di lotta, bensì su un principio di organizzazione e di gerarchia…Mentre il sindacalismo socialista, per la strada della lotta di classe, sfocia sul terreno politico, avente per programma finale la soppressione della proprietà privata e della iniziativa individuale, il sindacalismo fascista, attraverso la collaborazione e la solidarietà di tutti i fattori della produzione, sbocca nella corporazione; salvaguarda la proprietà, ma la eleva a funzione sociale; rispetta le iniziative individuali, ma nell’ambito della vita e della economia della Nazione. Nel sindacalismo Mussolini scorge un grande serbatoio di forze umane, un mezzo potente di elevazione morale e materiale delle vaste masse che stanno alla base della società nazionale. Il sindacato deve però superare il suo esiguo obiettivo originale, la difesa e il miglioramento delle condizioni di lavoro, per assurgere ad una funzione educativa, assistenziale, diretta a formare essenzialmente la coscienza dei produttori. Il sindacalismo deve divenire il principale fattore del miglioramento materiale e della elevazione morale delle classi lavoratrici…I principi dottrinari del sindacalismo fascista, scaturiti dal pensiero di Mussolini, hanno acquistato consistenza e forma nel crogiuolo rivoluzionario, per essere più tardi trasfusi nell’ordinamento giuridico dello Stato Fascista e per costituire la base della nuova organizzazione della società nazionale…Sulla base del principio individualistico e del principio socialistico si sono formati, di fronte al fatto sindacale, i due indirizzi antitetici del liberalismo e del socialismo. L’uno predica la inerzia dello Stato nei confronti dei gruppi organizzati, poiché per esso l’associazione non costituisce altro che un diritto naturale ed inviolabile dell’individuo ; l’altro, movendo dal dogma della classe, concepisce il sindacalismo come lo strumento migliore per rovesciare la società capitalista con il trionfo del proletariato. Ad un esame più penetrante, le due dottrine si presentano però antitetiche soltanto sul piano teorico, giacché in pratica i partiti socialisti trovano nella inerzia dello Stato liberale l’ambiente più favorevole per l’attuazione dei loro principî programmatici..La […] soluzione […] fascista, […] riposa sul sindacato di diritto pubblico e rispecchia i più generali principii della concezione fascista dello Stato. Dalla concezione organicistica della Nazione, che dello Stato fascista rappresenta il principio vitale, discende che l’attività ed i fini di tutti gli aggruppamenti devono essere subordinati ai superiori fini nazionali. E poiché l’attività e gli scopi delle formazioni sindacali hanno rilevanza nazionale, lo Stato fascista non si limita a conferire la personalità giuridica di diritto privato ai sindacati, bensì rende le associazioni professionali partecipi della sovranità e fa di esse vere e proprie istituzioni di diritto pubblico. Di qui la personalità di diritto pubblico, la rappresentanza di categoria, il potere normativo ed il potere tributario, la efficacia erga omnes del contratto collettivo di lavoro.Per la sua stessa natura pubblicistica, il sindacato non può essere che unico per ciascuna categoria…Questo principio nuovo, questa idea nuova è, nell’ordinamento creato dal Regime fascista, la Corporazione. L’idea corporativa costituisce l’essenza di questo ordinamento giuridico, ma la sua stessa essenza, prima che giuridica, è etica e sociale. Etica, perché essa implica tutta una serie di precetti e di doveri, morali prima che giuridici come quelli della solidarietà e della collaborazione e perché racchiude un ideale ed un proposito di giustizia. Sociale, perché il principio corporativo risponde ad esigenze della vita collettiva e costituisce il fondamento di una nuova organizzazione giuridica ed economica della società nazionale. Il principio corporativo pone in essere un sistema che si contrappone nettamente, da un lato, all’atteggiamento meramente astensionista del liberalismo e, dall’altro, alle finalità ed ai metodi anti statali del sindacalismo marxista e neomarxista. Il sistema corporativo presuppone il sindacalismo, cioè il movimento di associazione professionale, come, un fenomeno insopprimibile della società moderna…Lo Stato fascista ha così scorto che una concezione livellatrice di tutti gli uomini, se pur spiegabile storicamente, come reazione al sistema feudale, non basta a costituire la base della società moderna, in cui gli aggruppamenti economici e professionali si vanno sempre più sviluppando ed estendendo. Già si è detto che lo Stato fascista ha garantito la giustizia nell’ordine sociale cd economico. Si può aggiungere che esso ha così garantito anche la libertà dei produttori. Fuori dell’ordine giuridico non vi è libertà, ma impera la legge del più forte. La vera libertà riposa sull’ordine e sulla giustizia : essa non è l’arbitrio, ma la certezza del diritto. Il corporativismo costruisce il suo sistema sulla Nazione, non sulla classe, e antepone il problema della produzione a quello della distribuzione della ricchezza, rovesciando, così, i termini della formula socialista. Anche dalle idee e dal pensiero di Giorgio Sorel la dottrina corporativa si differenzia profondamente, pure avendo raccolto qualche prezioso legato di quel nobile spirito. Se ne differenzia in quanto ripudia la concezione agonistica delle classi sociali, ripudia l’azione diretta e quindi il mito dello sciopero generale, e, per converso, concilia il Sindacato con lo Stato e, come disse Mussolini, al Sindacato rosso contrappone il Sindacato tricolore . Ma, come Sorel, essa fa del Sindacato l’asse della vita sociale. Con ciò non si esprime tutto quello che il sindacalismo fascista deve alla predicazione soreliana: si tratta di una eredità di spirito e di carattere, più che di dottrina e di metodi. Ne ha fatto suo, infatti, lo spirito eroico, l’ardore rivoluzionario, l’austerità morale, e cioè la parte più viva e più vitale della eredità che il Sorel ha lasciato al sindacalismo contemporaneo. I principii su cui si fonda il sistema corporativo lo fanno distinguere nettamente anche da altre dottrine sociali, che pur riposano su un superiore principio etico…

 

 

Ragioni di ordine pratico ci impongono di non proseguire oltre, sebbene il testo del Biagi andrebbe citato per intero, risultando avanti di secoli rispetto alle elucubrazioni economicistiche degli odierni “eretici” “Socialisti del 21° secolo” e di quanti spacciano per novità idee già sorpassate oltre 70 anni addietro dal Regime di Mussolini. Quest’ultimo, fu sempre orgoglioso della propria originalità e sempre pronto a sottolineare la differenze con liberalismo e socialismo, manifestando una peculiarità e una originalità ideali che lo avevano reso da un lato senza eguali, dall’altro vero e definitivo risolutore del “problema Sociale”. Spostando, cioè, il fulcro della discussione, da questione meramente economica a problema di natura ETICA; passando dal discorso del “pluralismo” all’interno delle Nazioni, all’Organicismo interno allo Stato Fascista; dalla “libertà individuale” alla SOVRANITA’ PARTECIPATIVA del CITTADINO FASCISTA! In tal modo si manifesta, ancora una volta, l’ennesima riprova della validità della formula politica fascista, per cui la Dottrina di Benito Mussolini risulta essere all’avanguardia rispetto alle problematiche poste e provocate dalla “modernità borghese”… e capite bene per quale motivo tale dottrina viene così osteggiata da tutti i suoi avversari e distorta e fraintesa dai più!

IlCovo

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