Come già annunciato nel precedente articolo, la Biblioteca fascista de “IlCovo” è lieta di presentare il diciottesimo titolo della sua collana editoriale: la nuova edizione ampliata del libello “LO STATO CORPORATIVO”, scritto nel 1934 da Bruno Biagi e pubblicato dall’Istituto Nazionale Fascista di Cultura. Biagi nasce nella provincia Bolognese nel 1889 e muore a Roma nel 1947. Giurista, sindacalista, si unisce al nascente movimento fascista divenendone milite. Risulta tra i feriti a seguito dell’attentato antifascista di Palazzo d’Accursio a Bologna nel 1920. La sua passione ideale lo porta nel novero dei militi fascisti che marciano su Roma nel 1922. Nel 1924 viene nominato Deputato, per poi divenire Consigliere Nazionale alla “Camera dei Fasci e delle Corporazioni”, nell’ambito della Corporazione tessile. Teorico di spicco del sindacalismo fascista, alla stessa stregua di Alfredo Rocco e Sergio Panunzio, diviene il successore di Giuseppe Bottai al Ministero delle Corporazioni e poi presidente dell’Istituto Nazionale Fascista per la Previdenza Sociale. La sua levatura intellettuale lo porta ad ottenere la cattedra in “Diritto Corporativo”, all’Università Alma Mater studiorum. Con grande capacità di sintesi e chiarezza espositiva, Biagi descrive l’originalità e la novità rappesentati dal sindacalismo fascista, mostrando come esso costituisca certamente una parte determinante nel Fascismo, che va però comunque contestualizzato nel più ampio ambito dell’attuazione integrale della dottrina fascista dello Stato Nuovo, dunque, da ritenere essenzialmente propedeutico alla realizzazione di quest’ultimo. Egli spiega con chiarezza come il sindacalismo fascista, formatosi nell’alveo della elaborazione ideologica di Benito Mussolini, rappresenti la soluzione definitiva al “problema sociale”, non solo in ambito italiano, ma europeo e mondiale. Affermando l’assoluta originalità del Fascismo, Biagi evidenzia ugualmente l’alterità e unicità del sindacalismo fascista, spiegando che il fulcro di tale dottrina non è imperniato sul determinismo o sull’economicismo, ma sulla Solidarietà Nazionale, sull’aspetto etico-educativo e sul riconoscimento da parte dei cittadini dell’appartenenza alla comune Civiltà Fascista Italiana. Negando la tripartizione della società, scaturita dalla Rivoluzione francesce, e poi esasperata dal socialismo marxista, criticando tanto il Liberalismo quanto il suo “figlio legittimo”, ossia il Socialismo, Biagi definisce i tratti inequivocabili della concezione sociale fascista, basandosi sull’organicismo politico presente nella Dottrina del Fascismo, identificando la vera libertà nella “sovranità partecipativa” del “cittadino fascista”, attuata nel quadro delle Leggi espresse dallo “Stato Nuovo” mussoliniano, etico e corporativo. Egli spiega che la vera Libertà “riposa nell’ordine e nella Legge fascista” e che tale nuovo ordine scaturisce dalla dottrina di Mussolini. Certi che l’esempio politico analizzato da Biagi risulti estremamente attuale, affidiamo la sua opera ai lettori della “Bibliteca del Covo” con questa nuova edizione ampliata. In appendice è presente un ulteriore documento, tratto dal “Dizionario di Politica”del P.N.F. e pubblicato nel 1940, intitolato “L’Ordinamento Sindacale Corporativo”. Tale scritto mostra l’evidente coerenza e continuità ideale nell’attuazione dei provvedimenti politici e legislativi varati dal Regime negli anni successivi alla pubblicazione del testo di Biagi, sempre nel solco delle specifiche direttive dottrinali fasciste che egli aveva già precedentemente descritto in modo lucidissimo nel proprio libello. Il testo, attualmente, può essere acquistato sul sito dell’editore LULU.COM e anche su AMAZON.IT.
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L’ho letto ma non pubblico una mia riflessione, leggendolo si commenta da solo!