Quando, come nel caso specifico de “IlCovo”, che è Scuola di Mistica Fascista, si vuol formare la persona dal punto di vista dell’educazione politica, ci si assume con ciò la responsabilità e il compito di forgiare l’essere umano in senso fascista, vale a dire un uomo insieme politico, economico, religioso, santo, ma soprattutto, innanzitutto, sempre guerriero. Educare, dunque, per conseguire non il cittadino che all’occorrenza diventi soldato, ma il soldato, costantemente milite dell’ideale fascista, che, in tutte le contingenze della vita, appunto perché soldato ideale, vale quale ottimo cittadino. Educare, affinché gli italiani tornino ad essere popolo, in quanto erede di Roma repubblicana, imperiale, cattolica e fascista; affinché possano ritornare a difendere l’affermarsi ovunque nel mondo dell’unico retaggio rivoluzionario, che ha il valore, la potenza e il carattere universale della Civiltà per antonomasia. Questo nostro bene, questa nostra forza, questo imperativo della nostra gente, che l’Italia deve propugnare, oggi finalmente può sbocciare di nuovo, contro le cupidigie altrui, contro le resistenze altrui, contro le minacce e le violenze altrui. L’Italia deve difendere un mondo… il mondo romano (qui), difendere una ragione di vita umana, limpida, feconda, ardente, corale, religiosa, contro i mostri della modernità plutocratico-massonica. Perciò dovrà combattere contro i mostri delle invadenze e delle oppressioni meccanico-cibernetiche, che tentano di schiacciare tutto con gli idoli d’oro, d’argento, di ferro, infangando le fonti, distruggendo i solchi, imbruttendo la grazia, uccidendo la poesia, negando la divinità, stupefacendosi e stupefacendo delle proprie illusorie alchimie sproloquianti di progresso, prodotte in serie, nelle loro torri babeliche globali.
INTELLIGENZA -VOLONTA’ – SENTIMENTO
Ma dobbiamo considerare come l’intelligenza, la volontà, il sentimento debbano essere educati cioè condotti, illuminati, ravvivati, resi al massimo efficienti per la preparazione del soldato-cittadino. L’intelligenza del guerriero deve sprizzare da tutti i suoi pori, deve formicolare in tutti i suoi muscoli. Deve aderire alle pieghe del terreno, deve orientarsi secondo il sole, secondo le stelle, secondo i segni delle piante, secondo gli strumenti dell’uomo. Deve acuirsi nella vista, nell’udito, nell’olfatto, deve diventare fulminea immediata, associativa e istintiva. Nell’uomo l’istinto è, in percezione e in correlazione, parte delle facoltà intellettive. Deve immedesimarsi nella natura, e perciò deve sviluppare le qualità istintive. Solamente un guerriero, la cui intelligenza è stata educata bene, può valersi di questo fenomeno, scaturito al contatto con la natura dell’animo fattosi nudo e poi rivestitosi di coraggio e poi sublimatosi del pericolo. Ora, l’uomo è educato si dalla vita, è temprato sì dalle avversità e dalle imprese, ma è anche educato e fortificato da un forte e compiuto insegnamento. E l’intelligenza va sviluppata per essere dei guerrieri, abituandola alla riflessione e alla risoluzione, all’osservazione e alla deduzione, al ragionamento breve e alla decisione. Il fascista, allora, deve proiettarsi sulla patria, affacciarsi all’avvenire della patria e la sua intelligenza deve essere ridestata anche nell’obbiettiva, fredda, spassionata osservazione, considerazione e valutazione dei popoli stranieri, delle loro caratteristiche e delle loro possibilità. Chi dovrà combattere, deve conoscere i nemici ed i motivi della Causa per cui lotta. Dunque, al riguardo è evidente l’importanza su quanto e come sia necessario educare la volontà. Il fascista deve sapere che vince chi vuole vincere, che la disciplina è una volontà, che anche l’obbedire è un atto di volontà, che tutto ciò che si eleva è volontà. Deve voler essere un buon soldato-cittadino, volerlo diventare di momento in momento, di fatica in fatica, di avversità in avversità, di sacrificio in sacrificio. Deve disciplinarsi nel lavoro, nella sobrietà, nell’onestà e volersi considerare milite dell’ideale in tutti i frangenti. Questo per sé e in sé. Ma non basta! Nel moltiplicarsi per il numero dei propri camerati, il fascista deve avere la coscienza di quello che è l’apporto del proprio “Voler vincere” unito a tutti gli altri milioni di “vogliamo vincere”. La modernità borghese individualista e materialista, per la zavorra delle sue invenzioni, per la pesantezza del suo adagiarsi nella vita comoda, per la sete dell’oro, per la crudeltà delle sue tare, per la bassezza delle sue diffuse esigenze, tende e ridurre il sentimento, ad abolire il sentimento. Senza sentimento non vi può essere spirito di sacrificio, non vi può essere amor di patria, non vi può essere forza di carattere, non vi può essere onestà, non vi può essere sano orgoglio. Il sentimento va unito al risentimento, come una strofa all’antistrofe. Non basta avere il sentimento dell’onestà, bisogna nutrire lo schifo della disonestà, dell’ipocrisia, della voracità, della prevaricazione, del favoritismo, dell’accumulismo di poltrone, della vita da poltroni in poltrona. E non basta avere il sentimento della giustizia, bisogna odiare l’iniquità, insorgere a difesa di chi patisce l’ingiustizia, bisogna farsi udire e testimoniare la verità, non aver paura di consorterie, di tabù, delle grane. Questo è davvero fascista! Questo in tutto e specialmente per le conseguenze è lo spirito che anima il vero milite del nostro ideale. In una massa di uomini che vivono a testa alta, che si guardano sempre negli occhi, che amano la giustizia, che arricchiscono virtù con valore, che hanno ribrezzo dell’egoismo, che distinguono le altrui ruberie più o meno camuffate, l’ipocrita, l’egoista e il ladro, necessariamente crepano, come esseri malnati, ai quali sia tolto l’ossigeno. Il sentimento comune della giustizia, dell’onestà, della rettitudine deve essere sviluppato, come un onore militare, sino a farlo diventare passione. E passione significa dilatare l’animo umano ai confini dell’amore e della morte. Passione come amore del giusto e orgoglio di sé. Morte, là dove non c’é più onore, dove non vi può più essere onore. Il sentimento delle armi, della storia patria, dell’eroismo, così come il sentimento del dovere, cosi come il sentimento dello Stato etico fascista, sono necessari per divenire buoni soldati-cittadini. Sentimento, volontà, intelligenza che soltanto l’educazione mistico-fascista (qui) può e deve validamente infondere. Per questo, unicamente essa può aspirare a creare, a forgiare l’uomo nuovo, che sarà insieme l’uomo politico, ma non il politicante; l’uomo economico, produttore fecondo, consumatore sobrio, ma non ladro; uomo religioso, uomo santo; ma soprattutto guerriero; il fascista del domani, quale venne sognato nell’azione e nella lotta dai martiri della Scuola diretta dal martire Niccolò Giani (qui); la nostra più bella speranza! Ecco perché, grazie a Dio, come è giusto che sia e come ebbe già a rilevare il buon Don Ennio Innocenti, il nostro è un apostolato senza tempo che non conta gli anni, ma dove contano il Pensiero e l’Azione!
IlCovo
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