Il Fascismo ha avuto un fondamento razionale, un sistema di pensiero ragionato proposto per giustificare la dittatura di mobilitazione di massa che ha rappresentato l’Italia per oltre un ventennio. Le scienze storiche hanno dovuto riconoscere l’esistenza di un tale corpus ideologico, prodotto da un certo numero di studiosi di fama, articolato in modo da difendere l’integrità politica, morale ed intellettuale del regime di Mussolini. Tra questi, Roberto Michels va considerato uno fra i più importanti. Egli fu uno dei più eminenti sociologi politici del XX secolo ed anche uno dei più rilevanti e impegnati ideologi del Fascismo. Michels diede il suo contributo a quella corrente di pensiero definita oggi « antiparlamentarista », animato dalla convinzione che la democrazia parlamentare e rappresentativa sia « servile, corrotta, borghese e reazionaria ». Soltanto la comparsa di una « guida carismatica », di un « duce » capace di infondere nelle masse l’entusiasmo per una « grande missione », unita alla formazione di un « partito d’élite » intransigentemente animato da scopi rivoluzionari e da ideali grandiosi, avrebbero costituito una valida soluzione politica alternativa, l’unico modo in cui le masse popolari potessero essere resuscitate a una vita più intensa e maggiormente impegnata in virtù dello spirito fornito loro da un ideale missionario. In tal senso, Michels fu anche uno dei maggiori artefici dell’ideologia del Fascismo. Anzi, si può affermare che egli, al pari di altri teorici del sindacalismo rivoluzionario come Sergio Panunzio e Angelo O. Olivetti, ha collaborato materialmente alla formulazione della dottrina fascista prima ancora che esistesse un movimento fascista. La “Biblioteca del Covo” mette nuovamente a disposizione degli studiosi questa selezione dei suoi scritti, preceduti da un’ampio studio introduttivo di A. James Gregor.
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