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29 LUGLIO, ONORE AL DUCE DELL’ITALIA FASCISTA!

Il 29 luglio del 1883 nasceva Benito Mussolini, Duce del Fascismo, Dottrina politica del Millennio! Nel solco ideale dei tuoi insegnamenti, i fascisti del Covo coerentemente e con onestà operano, poiché ad essi hanno dedicato la vita, o Duce!  Le tue stesse parole, che qui riportiamo, siano di sprone al tuo popolo, oggi, come ieri, come domani! Onore a te!

IlCovo

“Mi vanto di essere un figlio di lavoratori. Spirito di contadino e me ne vanto. I miei antenati erano contadini che lavoravano la terra e mio padre era un fabbro che piegava sull’incudine il ferro rovente.

Talvolta io da piccino aiutavo il padre mio nel suo duro, umile lavoro; e ora ho il compito ben più aspro e più duro di piegare le anime.

Ho conosciuto le umili fatiche della gente che lavora. A venti anni ho lavorato « con le mani »; ho fatto il manovale e il muratore. Quando io lavoravo la giornata era di dodici ore. Oggi è di otto.

La dura vita degli emigranti italiani all’estero, il sottoscritto l’ha vissuta. Il solo pensiero di una famiglia senza il necessario per vivere mi dà una acuta sofferenza fisica. Io so, per averlo provato, che cosa vuol dire la casa deserta e il desco nudo.

Io rispetto i calli delle mani. Sono un titolo di nobiltà. Io spesso li ho avuti, perché nobile è veramente colui che lavora, nobile è veramente colui che produce, colui che porta il suo sasso, sia pure modesto, all’edificio della Patria. Solo il figlio di un fabbro può parlare, se è necessario, duramente al popolo! Nessuno potrà sospettare che in lui parlino i privilegi di un titolo o gli egoismi della ricchezza.

Non sono né un tiranno né un padrone, ma il servitore del popolo italiano e sarò pago quando avrò visto che le tappe essenziali sono raggiunte. La mia ambizione è questa: vorrei rendere forte, prosperoso, grande, libero il popolo italiano. Quando mi accade di scendere in mezzo al popolo, al popolo che realmente lavora, io sento che, parlando, ne interpreto perfettamente i sentimenti, le opinioni, la volontà.

La lotta io la cerco. Gli ostacoli io non li evito. Le opposizioni, invece di piegarmi, mi rendono ancor più duro, più tenace, più intransigente. Non è l’energia che fa difetto al mio spirito. Io amo di vivere realmente in pericolo. Ho l’orgoglio di essere quello che sono, cioè un uomo che, prima di imporre dei sacrifici agli altri, li impone a sé stesso, e prima di chiamare la disciplina per gli altri a questa disciplina si sottopone. Io ho sempre accettato la responsabilità di tutte le mie azioni, di tutto quello che ho fatto. Mussolini, ripeto, ha il suo stile inconfondibile ed ama la sua quota parte di rischio.

La bandiera della rivoluzione fascista è affidata alle mie mani, ed io sono disposto a difenderla contro chiunque, anche a prezzo del mio sangue. Io sono il depositario della volontà della migliore gioventù italiana, il depositario della passione di mille e mille morti, il depositario di quel travaglio di ideali e di forza che fermenta nelle giovani generazioni italiche. Può fallire la carne umana, che è sempre fragile, ma non il mio spirito, che è dominato da una verità religiosa, umana: la verità della Patria.

Quando mi accade, invero raramente, di riflettere sulla vicenda abbastanza singolare della mia vita, io levo una preghiera all’Onnipotente, che egli non voglia chiudere la mia giornata prima che i miei occhi non abbiano visto, la nuova, più luminosa grandezza, sulla terra e sui mari, dell’Italia fascista.”

(Estratto da “Fascismo e Popolo”, Roma, 1933, pp. 9 – 18)

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