Cari lettori, per noi fascisti de “IlCovo” che crediamo alla Rivoluzione fascista come ad un movimento rischiarato da una luce spirituale, con finalità sociali originalissime, la polemica contro lo “spirito borghese” assume da sempre (qui) uno degli aspetti fondamentali, essenziali della sua prassi. Giacché quest’ultimo rappresenta, in sintesi, l’egoismo politico, sociale, economico per cui la mèta è la ricchezza materiale e la regola è il tornaconto. Tenacemente conservatore, esso manca di spirito marziale, essendo pacifista, salvo quando la guerra rappresenta un affare lucroso; non ama il rischio e preferisce vivere un secolo da coniglio che morire da eroe. Nulla, allora, spiega meglio il come ed il perché dell’odierna degenerazione politica e sociale della società quanto il comprendere che a monte dell’attuale mutazione antropologica, posta in essere dal nuovo ordine mondiale plutocratico-massonico a mezzo del pretesto “pandemico”, sta la diffusione ed il radicamento dello spirito borghese tra le nazioni ed i popoli ormai massificati dal globalismo mondialista. Eppure, ancora una volta, dobbiamo constatare come il vituperato regime fascista mussoliniano, anche in questo caso era all’avanguardia nella lotta contro tale nefasto modo di vivere immorale. Esso, infatti, già negli Anni Venti e Trenta del Novecento aveva denunciato come il germe di tale deriva etica andasse espandendosi su basi planetarie partendo da una specifica area del mondo, secondo peculiari modalità. Un libello in particolare, sul quale nel 1935 pose la sua attenzione il Duce in persona, “Europa senza europei” (potete scaricarlo digitando QUI), veniva così testualmente raccomandato ai militi in camicia nera della nuova Italia littoria dal loro Capo: “Segnalo all’attenzione di tutti i fascisti d’Italia questo libro che esamina con larghezza di documenti e di idee il più urgente fra i « problemi dell’epoca » — prospettandolo in tutta la sua drammatica essenza — e i suoi pericoli per l’avvenire dei popoli e della civiltà europea”. In esso emergeva di già come gli Stati Uniti d’America risultino il luogo di partenza di tale “infezione dell’anima” (intuizione in verità di già espressa nel testo del 1899 intitolato “L’americanismo e la congiura anticristiana” scritto da monsignor Henry Delassus) e come la vita confortevole, in relazione ai parametri dello spirito borghese, abbia rappresentato il veicolo di trasmissione di tale “infezione” secondo quella che viene definita come “legge del comfort”. Terra di conquista per antonomasia fin dalla sua scoperta, luogo d’eccellenza dove per secoli decine di milioni di uomini, esponenti di tutte le razze, di tutti i ceti, di tutte le classi, si sono riversati; moltitudini per le quali la meta comune da ottenere a qualsiasi costo e con qualunque mezzo era il denaro ed il miraggio universale era rappresentato dal benessere materiale e dalla ricchezza.
Proprio in quella “terra dell’abbondanza” nasceva quel modello sociale, poi esportato globalmente in nome di “santa democrazia” a suon di campagne militari in tutto l’orbe terraqueo, incentrato sulla legge della vita comoda. Di che si tratta? Del più paradisiaco dei corrosivi, di un veleno piacevole oltre ogni dire, di una lentissima ed insensibile morte volontaria. Infatti, dopo aver raggiunto un alto tenore di vita, i discendenti degli avidi pionieri d’America si sono isteriliti fatalmente in uno spietato egoismo conservatore. Le comodità vi sono diventate così il loro pane, ed i piaceri la base indispensabile della loro esistenza. Essi hanno dato vita ad una società che ha prodotto la standardizzazione del comfort, parola che abbraccia il mondo e che significa un po’ di tutto: la bella casa, il bell’abito, l’automobile, le comodità domestiche, il ricco mangiare, il teatro, la villeggiatura, la bella donna per l’uomo ed il bell’uomo per la donna, la poltrona, l’elettronica d’avanguardia, il wisky, le dilettevoli e varie bevande sfonda stomaco di cui l’America è buongustaia, il jazz, le droghe proibite, etc. etc.; ossia tutto quel che oggigiorno, un qualunque individuo medio del cosiddetto “occidente democratico” considera viatico indispensabile a quella “felicità” cui ritiene di avere inalienabilmente diritto! Ebbene, in ossequio alla “legge del comfort” l’umanità si è degradata a lavorare per tutto questo. Si guadagna soltanto per tutto questo. Il « tutto questo », inframmezzato da qualche emozione violenta, da qualche esercizio muscolare, da qualche gara sportiva, rappresenta l’odierno surrogato della vita nel contesto del cosiddetto “occidente democratico” a trazione statunitense. Non c’è più posto per nuove vite. Così i discendenti di conquistatori senza scrupoli d’altre epoche, sono divenuti delle vere e proprie sentinelle di filisteismo e di rammollimento borghese e dove hanno messo piede i loro eserciti in pianta stabile, ivi hanno infettato le popolazioni locali diffondendo tale stile. I Figli? Costano. È uno dei loro modi di dire. La “legge del comfort” non permette che si “fabbrichino marmocchi”, fornisce anzi i più moderni strumenti antifecondativi a prezzi convenientissimi. Ciò non fa altro che rispecchiare uno degli aspetti più eloquenti di quell’egoismo materialista, « flessibile schiavo » dei propri istinti e delle proprie passioni, che sacrifica allegramente alla vita comoda la vita della collettività, ad un illusorio benessere la potenza del domani. Ma anche il lavoro femminile rappresenta una filiazione della “legge del comfort” americana, che ha creato nel tempo la « mascolinizzazione » della donna, avviandola alla sterilità; secondo precise coordinate sociali in cui essa fatalmente perde la fiducia dell’uomo; concorre ad elevare sempre più il tenore di vita delle varie classi sociali, che vogliono tutte godere del proprio comfort; e così proprio la donna considera la maternità come un intoppo, un ostacolo, una catena; se sposata, difficilmente riesce ad andare d’accordo col marito e, là dove il divorzio è possibile, finisce prima o poi, per riacquistare la propria libertà; in breve concorre alla corruzione dei costumi. Il libro, in sintesi ci avvertiva già, con 90 anni di anticipo, che lo spirito borghese si alimentava ormai in modo sempre più marcato dell’« americanismo », mito e tiranno che avrebbe poi definitivamente conquistato manu militari l’Europa post 1945. Come aveva già ammonito al riguardo il Kohrer nel suo “Regresso delle nascite morte dei popoli”, un altro autore che Mussolini aveva ugualmente posto all’attenzione del popolo italiano (qui) … «La quantità ha sostituito la qualità. La massa governa sotto la veste della democrazia e in essa il denaro celebra il suo trionfo. L’alta finanza e la massa si sono associate contro la voce del sangue. Il denaro impera assoluto nell’Occidente dove ogni energia viene calcolata sulla base del denaro. La grande massa vuole oggi soltanto vivere. Una volta le passioni politiche e i sentimenti religiosi avevano il predominio sull’economia. La vita spirituale dominava la vita materiale. Oggi invece non è rimasto altro che la volontà di vivere. » Ecco che l’« americanismo » non potrebbe essere definito con più efficacia; è così che la vita economica diventata un circolo chiuso fine a se stesso, è andata lentamente degradandosi vieppiù, decennio dopo decennio, conducendoci al presente, all’era del “covidiotismo”, dove i cittadini in maggioranza tutto accettano e tutto subiscono da parte di un potere immorale, antiumano e menzognero, che in cambio di obbedienza assoluta promette loro di poter continuare a “vivere” una pseudo vita all’insegna della “legge del comfort”, che non è più vera vita! …il popolo che fu rappresentante massimo della Civiltà dello Spirito è ormai ridotto maggioritariamente a massa amorfa, atomizzata e amorale, lusingato e corrotto dal benessere materiale, si è venduto l’anima, individualmente e collettivamente! Ecco il vero risultato concreto di 76 anni di liberal-democrazia antifascista! Pochi hanno conservato l’antico retaggio di Civiltà e la vera fede che li immunizza dalla corruzione dilagante… sono loro la speranza del nostro popolo!
IlCovo
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