Dieci anni, ovvero due lustri trascorsi dall’aprile 2006, da quando demmo vita all’associazione “IlCovo-studio del fascismo mussoliniano” ( qui ). Tempo di una certa maturità, che abbiamo percorso in mezzo a grandi prove. Tempo da ricordare, senza per questo voler celebrare. Ciò che ci preme qui rimarcare, infatti, è che quanto abbiamo affrontato e che affronteremo, costituisce comunque l’archetipo della prova che aspetta tutti coloro che ancora si ostinano a voler Credere. Credere in una Volontà Superiore, che deve essere Guida per una vita piena, dunque da vivere all’insegna del vero e del giusto. Credere in Colui che è Padre di questa Volontà, di questo Logos: DIO. Credere nella possibilità di rendere il Mondo una Casa Comune “Logica”, sviluppando ciò che ci ha donato l’Unica Civiltà Giusta e Vera, quella latina euro-mediterranea. Credere, dunque, senza dubbi e tentennamenti nella bontà del Fascismo mussoliniano, che di questa Civiltà costituisce il coerente sviluppo e l’unico baluardo, Obbedendo in modo integrale, radicale, intransigente alla Dottrina che esso ci ha tramandato, Combattendo contro il vero e unico nemico dell’Italia e del mondo che si annida nell’animo di ogni uomo: lo spirito borghese. E’ a causa di questo nemico, che è determinato da una peculiare concezione politico-filosofica, che l’Italia e il mondo sono preda del caos più oscuro! E’ per colpa di questo nemico, manifestazione tangibile del Male, che siamo stati precipitati in una tremenda apocalisse. E’ per questo nemico che la giusta reazione tarda a manifestarsi. E noi, in qualità di fascisti, avendo ben identificato tale nemico terribile, abbiamo deciso di armarci ideologicamente per combatterlo… e questa guerra, che ormai combattiamo da un decennio, ha comportato grandi sacrifici, che abbiamo deciso di accettare di buon grado. Perchè sappiamo, ne siamo convinti fermamente, che tale guerra necessaria non si può vincere se non abbattendo lo “spirito borghese”, contrastando questo orribile veleno che intossica i cuori e le menti di ogni uomo e donna. E’ tale “spirito borghese” che dirige le scelte scellerate dei plutocrati mondiali, massoni, pescecani. Tutta la Dottrina del Fascismo è incentrata sull’antitesi netta, irrimediabile, inconciliabile allo “spirito borghese”, come dimostra il seguente documento politico, elaborato nell’ambito della Scuola di Mistica fascista. Il Quaderno si intitola proprio “IL BORGHESE” (anno 1941). In virtù dell’esegesi compiuta in questo documento ufficiale della Scuola diretta da Niccolò Giani e proprio in merito alla basilarità della guerra allo “spirito borghese” portata avanti nella Dottrina del Fascismo, abbiamo deciso, per festeggiare questo nostro decennale, di riproporre il testo del suddetto “Quaderno” ( qui ). Vogliamo qui riportarne un piccolo brano per confermare, ancora una volta, la nostra Volontà nel ribadire in modo perentorio tale “dichiarazione di Guerra”: “…nel 1931, Mussolini affermava: “ questa concezione filistea piccolo-borghese della Rivoluzione fascista è da respingere come una parodia e un insulto” e ancora più crudamente nel 1934: “un pericolo tuttavia può minacciare il regime: questo pericolo può essere rappresentato da quello che viene chiamato “spirito borghese”, spirito cioè di soddisfazione e di adattamento tendenza allo scetticismo, al compromesso, alla vita comoda, al carrierismo”. Quando si parla di borghesia, quindi, bisogna chiarire il significato e il valore di questa parola. Non sarebbe inopportuno, ad evitare confusioni, volendo definire la borghesia in senso economico, indicarla come ceto; il ceto richiama infatti il concetto di fattore economico, mentre la categoria ha più che altro una portata sociale. È certo quindi che la borghesia economica deve tessere distinta dalla borghesia morale, e che la borghesia non deve grossolanamente essere qualificata come nemica del Fascismo. In merito poi dalla seconda meno appariscente confusione, il borghese morale ha nei confronti dell’economia un complesso di sentimenti e di risentimenti che non coincide sempre, e talvolta è anzi in contrasto con quello del borghese economico. La Borghesia categoria morale tende a diventare, se non lo è, ceto economico , o a restare tale se lo è. Il Borghese Morale, anche se non è agiato, vede il danaro come la misura degli uomini. Egli non conosce e non crede alla forza dello spirito e del sentimento.Tali atteggiamenti sono del borghese morale, ma non si riscontrano sempre nel Borghese economico, a meno che egli non sia nel tempo stesso un borghese morale. Si è visto sin qui quali relazioni esistano o possano esistere, tra l’economia e la borghesia e si sono poste alcune indispensabili distinzioni. La Rivoluzione Fascista, al di fuori e al disopra delle contraddizioni e delle chiarificazioni, considerata nei suoi diversi piani, storico, economico e morale, è il superamento e la negazione della borghesia, di quella morale e di quella economicia. E’ il superamento nell’ ordine storico, perché il Fascismo non governa a nome di una classe, del ceto di mezzo, ma a nome di tutte le classi e categorie, in nome della Nazione. Il Fascismo ignora le divisioni sociali: la Società nazionale è un corpo unico; la divisione delle classi non ha senso e non ha valore nella vita dello Stato Fascista. E’ superamento nell’ordine economico, perché le limitazioni della proprietà privata e della iniziativa individuale son tali da avere trasformato il concetto e il valore della proprietà privata e della iniziativa individuale. Il Corporativismo, sul terreno economico, supera e nega la borghesia come ceto, ma anche la borghesia come categoria morale. La proprietà privata ha acquistato nella Rivoluzione Fascista una funzione sociale: il Fascismo si è sganciato dalla assolutezza del diritto romano. Con il corporativismo il Fascismo, ha ucciso il liberalismo economico. L’ iniziativa individuale non è più il libero arbitrio, ma l’esercizio di un diritto che non può intaccare, compromettere o diminuire gli interessi generali e collettivi che compongono la Nazione. La Rivoluzione Fascista è poi la negazione della borghesia nell’ordine morale, perché il Fascismo poggia sulla dinamica, crede nella santità e nell’ eroismo, afferma la morale guerriera, potenzia la personalità individuale. Il Fascismo è per la vita dura, per il pericolo, per il disinteresse, per il sacrificio. Il Fascismo in tutti e tre questi ordini, storico, economico, morale, vive e si impone con un segno comune, essendo il superamento e la negazione della borghesia. E’ negazione e superamento della borghesia, perché il Fascismo crede in quel “valore” che è la Nazione non come somma del popolo ma come Ente superiore agli uomini, a quelli che furono a quelli che sono e a quelli che saranno; come una realtà che chiede rinunce, abnegazione e dedizione. Lo Stato Fascista-corporativo ha infatti un valore spirituale perché, con il senso dell’interesse collettivo e generale, spinge a superare l’interesse individuale ed egoistico che è nel fondo degli uomini. La soluzione della questione sociale non è un fatto di interesse singolo o di categorie, non si risolve con una serie di provvidenze a favore di date categorie di prestatori d’opera, ma è un atto intrinseco alla Rivoluzione, è la Rivoluzione stessa in cammino verso una più alta giustizia sociale. Accorciare le distanze vuol dire, anche sul terreno economico, superare la borghesia come ceto e distruggerla come stato d’animo. L’azione che tende alla soluzione della questione sociale è generale, visibile e invisibile: può anche non apparire talvolta con fatti esterni, ma essa sostanzia tutta l’azione del regime, è l’idea che partecipa a tutti gli atti dello Stato e della Rivoluzione. Per tale aspetto profondo ma normale della azione rivoluzionaria del Fascismo, non si può dire che la soluzione della questione sociale interessi una categoria o un gruppo, una o più classi, che agisca su una parte, o tenda a modificare e a elevare gli strati più bassi della società nazionale, ma si deve affermare che essa investe tutte le categorie e tutte le classi tutti i ceti di ogni ordine e grado, in senso benefico e potenziatore. Si crea così uno spirito, un’atmosfera sociale di collaborazione che è intrinsecamente necessariamente azione. In tale atmosfera il borghese muore. Ecco perché il borghese è l’antirivoluzione” … ed ecco perchè noi de “IlCovo” siamo in guerra PERENNE con la concezione “Borghese”! Perchè vogliamo la VERA E UNICA RIVOLUZIONE!
IlCovo