Le recenti vergognose e ridicole sceneggiate propagandistiche orchestrate dai pupazzi mediatici del sistema, in onore del “culto degli déi democratici e antifascisti”, manifestano palesemente come esso sia stato eretto artificiosamente a vera e propria contro-religione. Tale culto, infatti, ha i suoi “sacerdoti” mediatici (e istituzionali!), ha le sue “feste comandate”, i suoi “precetti” ed i suoi feticci. Scimmiottando la religione rivelata, impone “ammende” e pene a chi si macchia di “lesa maestà antifascista”: il motivo della progressiva istituzione di un sistema penale che, obbedendo agli ordini imposti da nazioni straniere (Stati Uniti e Gran Bretagna) (1), punisce da oltre 70 anni opinioni, idee, simboli o addirittura supposte intenzioni, attinenti un movimento rivoluzionario e popolare italianissimo come il Fascismo, nato politicamente quasi cento anni fa, come ha dimostrato ad abundantiam anche la pantomima che abbiamo già descritto sulla pseudo-legge Fiano, risiede proprio in questa istituzione mondialista della “neo-religione massonica”, imposta dall’alto alle masse italiche… e nel fatto che, naturalmente, gli italiani il Fascismo NON lo odiano affatto spontaneamente e dunque vanno costretti con ogni mezzo a farlo, come comandano i “buoni” padroni-liberatori a “stelle e strisce”. La “date comandate” per instillare artificiosamente nel nostro popolo dal 1943 l’odio antifascista si susseguono ossessivamente con scadenze quasi mensili. Attualmente, tiene banco quella attinente l’ottantesimo anniversario della promulgazione delle famigerate “leggi razziali fasciste del 1938”. Ovviamente, tale “liturgia” non è basata affatto sugli elementi storici reali e/o sugli eventi concreti e particolari verificatisi in quel frangente. Come ogni fideismo che si rispetti, esso (s)ragiona per “frasi fatte” e “proclami inverificabili”, tentando esclusivamente di far leva sulle emozioni della gente. Ma, piaccia o meno a lorsignori antifascisti, vi è una legge scritta al riguardo, quella che riporta il titolo di “Legge n.1728 per la difesa della razza italiana”, del 17 novembre del 1938. Tale legge, era stata preceduta da una dichiarazione ufficiale del Gran Consiglio del Fascismo, datata 6 ottobre 1938. Entrambi i summenzionati documenti, che rappresentano il fondamento delle “terribili leggi fasciste”, VENGONO TOTALMENTE IGNORATI dalla liturgia demo-pluto-massonica antifascista. Dove il preambolo del Gran Consiglio sottolineava che il problema nei confronti dell’ebraismo era essenzialmente ed esclusivamente di natura POLITICA:
…Il Gran Consiglio del Fascismo ricorda che l’ebraismo mondiale – specie dopo l’abolizione della massoneria – é stato l’animatore dell’antifascismo in tutti i campi e che l’ebraismo estero o italiano fuoruscito é stato – in taluni periodi culminanti come nel 1924-25 e durante la guerra etiopica unanimemente ostile al Fascismo. L’immigrazione di elementi stranieri – accentuatasi fortemente dal 1933 in poi – ha peggiorato lo stato d’animo degli ebrei italiani, nei confronti del Regime, non accettato sinceramente, poiché antitetico a quella che é la psicologia, la politica,l’internazionalismo d’Israele. Tutte le forze antifasciste fanno capo ad elementi ebrei; l’ebraismo mondiale é, in Spagna, dalla parte dei bolscevichi di Barcellona. (R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, p. 239)
Lo stesso Mussolini nel discorso che tenne a Trieste nel settembre 1938 sottolineò a chiare lettere le motivazioni politiche dalle quali scaturì la necessità di redigere quella legge e i risultati pratici che essa intendeva conseguire:
…L’ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irriconciliabile del fascismo. In Italia la nostra politica ha determinato negli elementi semiti quella che si può oggi chiamare, si poteva chiamare, una corsa vera e propria all’arrembaggio. Tuttavia gli ebrei di cittadinanza italiana, i quali abbiano indiscutibili meriti militari o civili nei confronti dell’Italia e del Regime, troveranno comprensione e giustizia; quanto agli altri, si seguirà nei loro confronti una politica di separazione. (Benito Mussolini, Opera Omnia, vol. XXIX, p. 144)
…infine, sempre il Duce, discutendo privatamente delle leggi attinenti il problema ebraico con il suo amico e biografo Yvon De Begnac, così diceva senza mezzi termini:
…Anche noi abbiamo il nostro problema ebraico. Lo risolveremo nel profondo gioco di una legge che, per gradi, renderà possibile agli ebrei italiani, che italiani sono a maggior titolo morale di innumeri italiani che si dicono ariani, l’abbandonare alle ortiche sino all’ultimo barlume della loro formale appartenenza all’ebraismo mondiale. (Y. De Begnac, “Taccuini mussoliniani”, Bologna, 1990, p. 633.)
Dunque, a dispetto della diffamazione operata con tutti i mezzi a danno del Fascismo dalle liberal-democrazie pluto massoniche antifasciste, va detto senza mezzi termini e proclamato a gran voce, come abbiamo già scritto nei nostri lavori, che l’Italia Fascista non ha conosciuto alcuna volontà di sterminio dell’elemento ebraico tantomeno esso venne MAI pianificato, teorizzato o avallato da parte di Mussolini e del suo Regime. Anzi, se dovessimo fermarci alla stretta “cronaca” politica e al contenuto delle “leggi del 1938”, che sarebbe più corretto definire anti-sioniste (e non “razziali o antisemite“!) riguardo la parte relativa agli Ebrei, va affermato con chiarezza, che esse non prevedevano nessun “genocidio razziale” bensì l’esclusione dalla vita pubblica dello Stato fascista degli elementi ebraici che non avessero precedentemente alla promulgazione della legge già dato prove certe ed incontrovertibili di fedeltà assoluta al Regime!
Tuttavia, la propaganda di guerra antifascista, che prosegue a più di 70 anni dalla presunta fine delle ostilità belliche, non si perita affatto di esaminare tali documenti, che comunque condanna e stigmatizza a priori. Semplicemente, focalizza un fatto, nelle sue linee generali ma senza pericolosi approfondimenti, lo trasforma in un “simbolo” decontestualizzato dai fatti storici che così, sebbene farlocco, assurge al ruolo di “feticcio politico” indiscutibile, ancorché fasullo, diventando così il mezzo propagandistico più conveniente col quale tacitare gli avversari al fine di preservare gli equilibri di potere ad essa più congeniali. Proprio di questo tipo di azioni arbitrarie e oppressive sono capaci i “paladini della libertà” avversari del “terribile regime fascista”, ma, come abbiamo già evidenziato, accusare gli altri da parte di costoro, di ciò che risulta concretamente essere prerogativa del demo-liberalismo, costituisce uno dei fondamenti dell’odierna ipocrita realtà politica.
Ma non finisce qui, perché, come dicevamo precedentemente, nell’anno in corso, fatto salvo che nessuno verrà edotto concretamente in cosa è consistito realmente il vituperato “razzismo fascista”, si “celebrerà” ugualmente in pompa magna la demonizzazione del “nemico immaginario fascista” e si proseguirà con l’inutile e ridicolo rituale di espiazione collettiva per la “vergogna del razzismo di Stato” di cui si è macchiato il “regime di Mussolini”. Sono previste manifestazioni con tanto di pubbliche scuse, (ma chi si dovrebbe scusare e di cosa? …meglio non domandare, nel gregge guidato dal pastore liberal-democratico basta che le pecore belino tutte insieme all’unisono, il resto non conta!) una delle quali riguarda la Scuola Normale Superiore di Pisa. L’accademia suddetta, infatti, si è resa “colpevole” 80 anni addietro di aver “aderito alle ignobili leggi” e molti uomini di Cultura del tempo hanno “accettato consapevolmente la tremenda legislazione, premessa di sterminio”. Ovviamente ciò che inseriamo tra virgolette, fa parte del gergo liturgico-rituale indiscutibile del liberalismo demo-pluto-massonico, infatti, che le leggi fasciste costituirono la premessa certa e indiscutibile alla deportazione e morte in Germania di circa 7.000 ebrei italiani, è una castroneria illogica e storicamente fasulla che solo lorsignori antifascisti potevano inventarsi di sana pianta. Ma i sacerdoti della demo-plutocrazia antifascista non sentono affatto il bisogno di “illuminarci” in merito alla loro illogica scansione cronologica dei fatti storici, tantomeno rispetto ai reali motivi che li spingono a celebrare questo rituale ipocrita di esorcismo collettivo calato dall’alto e imposto arbitrariamente al popolo italiano. LORO, i sagrestani della democrazia antifascista, NON CE LO SPIEGANO! INVECE, NOI FASCISTI DE “ILCOVO” LA VICENDA IN TUTTI I SUOI ASPETTI ESSENZIALI VE L’ABBIAMO GIA RACCONTATA…QUA ! …chi ha il coraggio e la volontà di sapere legga e saprà la VERITA’!
Tali manifestazioni pubbliche postume, proprio perché artificialmente indotte e imposte dal potere politico per sua convenienza, proprio perché storicamente decontestualizzate e pertanto grondanti ipocrisia e malafede da ogni parte, concretamente non hanno nessun legame, se non generico, con i fatti storici che vorrebbero teoricamente stigmatizzare. I documenti principali relativi alle leggi incriminate ed alla condotta relativa assunta dal Regime, NON SONO STUDIATI, NE’ APPROFONDITI. Evidentemente, se il contenuto di tali documenti venisse illustrato chiaramente, per come abbiamo fatto noi fascisti de “IlCovo” nel nostro lavoro storiografico summenzionato, ciò farebbe infatti sorgere IMMEDIATAMENTE dei dubbi gravissimi sulla pretestuosità dell’accusa principale formulata dai “moralisti” del sistema antifascista, ovvero quella di correità del Fascismo nel piano sterminatore dei nazisti dell’elemento giudaico europeo. Questo perché sia la “Dichiarazione del Gran Consiglio”, sia la Legge successiva, prevedevano articoli e norme che NON GENERALIZZANO in merito alla “Razza Ebraica” in quanto tale. Così come non generalizzano in merito alla “Non appartenenza alla razza italiana”. I provvedimenti dell’Italia fascista, erroneamente definiti come “antisemiti” e come diretti principalmente “contro gli ebrei”, invece, costituivano leggi che vennero varate per la “difesa della razza italiana”, dove il termine “razza italiana” costituisce con tutta evidenza un sinonimo di “nazionalità”, che va analizzato nel contesto del Colonialismo Italiano del tempo e in relazione a TUTTI gli individui residenti nei territori italiani che non obbedivano a determinati criteri, presenti nella legge in questione, tali da stabilire o meno l’adesione degli stessi ai criteri di “italianità” ivi stabiliti. Le leggi impedivano matrimoni misti, ad esempio, a meno del consenso dato dal Ministero degli Interni (quindi non impedivano sic et simpliciter il matrimonio misto). Ma tali matrimoni misti erano impediti, a meno del consenso succitato, anche nei riguardi dei cosiddetti “ariani” di diversa nazionalità da quella italiana. Specificamente in relazione agli ebrei ivi rappresentati, questi venivano classificati in due categorie:
1. gli Ebrei stranieri, che venivano definiti “apolidi”;
2. gli Ebrei ITALIANI.
Nelle leggi summenzionate venivano precisati i criteri per definire, in relazione all’elemento ebraico italiano, gli individui benemeriti verso lo Stato italiano e la causa fascista quali “fedeli cittadini italiani”. Tali Ebrei venivano ESENTATI dall’applicazione delle leggi stesse, usufruendo della possibilità di essere “italianizzati”, su richiesta specifica degli interessati, previa presentazione della documentazione necessaria e accettazione da parte dell’autorità dei titoli politici necessari. Le quali leggi definivano “apolide”, appunto, l’ebreo “ex italiano” che non rispondeva ai criteri di “fedeltà, benemerenza e integrità politica”, precedentemente definiti dalla normativa. Si può, ovviamente, discutere sul valore morale di tali criteri. Ma non si può negare la loro esistenza e il valore etico differente rispetto al proposito di chi, invece, non aveva alcuna intenzione di assimilare e separare ma solo di eliminare fisicamente! Ordunque, quale era la situazione degli ebrei classificati come “apolidi”? Ebbene, l’ebreo definito non “italiano”, veniva trattato come uno straniero senza patria. Un apolide, per l’appunto. Dunque, agli ebrei così configurati veniva nei fatti tolta loro la cittadinanza, ciò implicava la restrizione e riduzione delle garanzie sui beni e le proprietà in Italia, nonché negata la possibilità di occupare posti nell’amministrazione pubblica. Tutto ciò con l’intento palese di favorire nel tempo la partenza di tali soggetti dal territorio metropolitano italiano verso un altro paese. QUESTO, A GRANDI LINEE, IL CONTENUTO DELLE LEGGI. Allo stesso tempo, veniva garantita la tutela del CULTO EBRAICO, come da leggi precedenti. Così come la garanzia di non subire pressioni o abusi per ottenere abiure. Su richiesta della presidenza del Consiglio e del ministero degli Interni, venne creata la DELASEM (Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei ), una Istituzione Ebraica di tipo associativo e assistenziale finalizzata all’espatrio dell’elemento ebraico apolide, di cui fu presidente l’ebreo Fascista Dante Almansi, per tutta la durata del Regime (anche se negli anni 1943 – 45 operò in segreto). Dove i rapporti tra Benito Mussolini e Dante Almansi, soprattutto durante la Guerra mondiale, sarebbero da studiare e approfondire in una apposita ricerca, che esula dal presente articolo. In breve, tali leggi con le relative integrazioni, possono essere classificate, senza indulgere in falsi moralismi, quali norme per la difesa dell’identità nazionale dei cittadini, che nei propri criteri di selezione dei requisiti per vantare la nazionalità risultano essere addirittura meno restrittive di una legge consimile approvata di recente proprio dal giovane Stato di Israele (QUI).
Ma nel clima odierno di rinnovata caccia al fascista, sempre più avvelenato dalla “liturgia antifascista” di cui stiamo trattando, che imbastisce provocatoriamente speculazioni politiche indegne e senza alcuna attinenza concreta coi fatti storici del passato, pur di non perdere posizioni di potere acquisite, si coglie sempre l’occasione per montare dei casi inconsistenti, di cui uno particolarmente increscioso verificatosi di recente. Difatti, una professoressa di storia, di area politica “renziana”, adontatasi per la presunta nomina alla presidenza RAI di un suo correligionario, Marcello Foa (voce critica del giornalismo, ben lontana da simpatie fasciste, ma vicina alle proposte dell’attuale governo leghista-pentastellato, distante mille miglia dal Fascismo), ha infatti scritto sulla rete internet manifestando la propria indignazione per tale nomina (qui). E così la suddetta docente se l’è presa col Foa, colpevole, a suo dire, di essere un “fascista” (la solita sceneggiata dei fascisti immaginari e onnipresenti!), tirando in ballo e accostandogli a sproposito la nobile figura di Ettore Ovazza un ebreo Fascista per davvero.
E cosa è andata ad affermare l’inacidita docente? Che… “Ci sono sempre stati ebrei alleati del fascismo, anzi fascistissimi, onorati e remunerati. Foa non è una novità. Ma si ricorda come finirono gli Ovazza? Bruciati in una stufa!”
Come vi abbiamo fatto notare più volte, in queste poche frasi sta tutta una filosfia e allo stesso tempo, una pregiudiziale. Per un verso la signora in questione ha ragione. Ci sono stati (e ci sono!) da sempre ebrei fascistissimi. Erano quegli ebrei di cui si diceva nelle leggi. Gli “ebrei Fascisti”, ebrei “italianissimi”, ebrei probi e benemeriti agli occhi del Regime, in una parola ebrei, come il libello di Ettore Ovazza evidenziava, NON SIONISTI.
Per questi ebrei, che si sentivano e volevano essere prima di tutto italiani e fascisti, NON VALEVA la “perdita della cittadinanza italiana”, come già detto. Poiché era la “perdita della cittadinanza”, a costituire la sanzione prevista da quelle leggi per gli ebrei apolidi. Con la annessa limitazione dei diritti-doveri derivanti da tale status. Ebbene, in una comunità ebraica italiana che contava nel 1941 circa 39.000 cittadini, coloro che spontaneamente avevano riaffermato la propria fedeltà assoluta al Fascismo, dopo la promulgazione della legge del 1938, erano in totale circa 15.000. Nel 1942, già circa 6.500 di loro, avevano ottenuto il loro pieno riconoscimento di cittadini italiani e fascisti. Per gli altri la pratica era ancora al vaglio delle autorità. In proporzione, le cifre sono elevatissime. Ma come ricorda la docente “indignata”, Ettore Ovazza, rimasto in Italia con tutta la famiglia e rimasto FASCISTA, subì con i congiunti una sorte orribile. Essi infatti, dopo l’otto settembre 1943, vennero identificati quali ebrei dai nazionalsocialisti tedeschi e vennero trucidati. La professoressa allude a questa tragedia, per “mettere in guardia gli ebrei”, come poi specificherà lei stessa in seguito, poichè “stare con i fascisti” sarebbe un pericolo per loro (dichiarerà: «Non bisogna dire a un ebreo di stare in guardia a stare con i fascisti?»).
Ma, da parte degli indignati “soloni” liberal-democratici antifascisti, come l’esimia professoressa, ci si dimentica sempre di spiegare alla pubblica opinione che la triste fine del fascista Ovazza e degli altri settemila ebrei italiani deportati in Germania nel 1943-44 e ivi morti ammazzati, non è legata affatto alla presunta natura intrinsecamente cattiva del Fascismo, tantomeno alla promulgazione della legge fascista del 1938, come in malafede vorrebbero dare ad intendere, ma, volendo ricercare piuttosto la causa vera che sta a monte di tale crimine, essa va rintracciata nel fatto che il Regime guidato da Mussolini, che fino al 25 luglio del 1943 non aveva permesso agli alleati nazisti che fosse torto un capello a tutti gli ebrei residenti nei territori dove vigeva la sovranità italiana, fu destituito illegalmente con un colpo di Stato guidato dal Re e dagli alti comandi militari, che a loro volta, dopo aver arrestato proditoriamente il Duce e gli esponenti delle gerarchie fasciste, successivamente, l’8 settembre del 1943 si arresero senza condizioni agli Anglo-Americani, lasciando senza ordini precisi le truppe italiane e che temendo la reazione tedesca scapparono ignominiosamente dalla capitale per rifugiarsi tra le braccia degli invasori “a stelle e strisce”, generando il caos in tutta l’Italia libera dagli anglo-americani, permettendo in tale modo la disintegrazione totale dell’apparato pubblico statale italiano a tutti i livelli. Fu a quel punto che i tedeschi presero le redini della situazione “manu militari” e la fecero da padroni. Ma ancora una volta, come abbiamo ugualmente evidenziato nel nostro lavoro di ricerca storica che vi invitiamo a leggere (QUI), in una situazione ormai radicalmente mutata in senso sfavorevole, lo stesso Mussolini, assunta la guida della Repubblica Sociale Italiana, con tutti i limiti del caso derivanti dal suo nuovo ruolo di Capo di una Nazione invasa da due eserciti stranieri tra loro contrapposti, con un potere politico-militare effettivo assai ridotto e succube militarmente rispetto alle decisioni prese dall’alleato-occupante tedesco, agì comunque tentando di salvare dalla furia di tutti gli invasori, anglo-americani e tedeschi, ciò che restava dell’Italia e degli italiani… e anche degli ebrei italiani !
A fronte di quanto osservato finora, dovremmo allora porre a noi stessi alcune semplici domande, ovvero: se le “potenze demo-plutocratiche liberal-massoniche” vincitrici della Guerra mondiale e guidate dagli Stati Uniti, continuano a “bombardarci” tutt’oggi incessantemente (a mezzo dei loro galoppini nostrani in servizio permanente effettivo, piazzati nel cosiddetto mondo della cultura e dell’informazione Italy-ota) con un’asfissiante propaganda di guerra antifascista del genere, ovviamente forzando sia l’interpretazione degli avvenimenti storici, sia falsando addirittura la realtà dei fatti, quale superiorità etica pensano mai di poter vantare “dalla loro parte” per fare impunemente tutto ciò? In virtù di cosa pensano di poter venire a fare la morale al regime di Mussolini davanti alla Storia? Sulla base di quali titoli virtuosi ritengono di essere superiori ai fascisti, da loro sconfitti, umiliati e denigrati, massacrati a migliaia per essere infine accusati di essere disumani sterminatori?
Senza volerci dilungare nell’enumerare dettagliatamente tutti i crimini che hanno costellato la plurisecolare storia degli inglesi e dei francesi, e senza scomodarci in tal senso nel vagliare i meno di 250 anni di storia statunitense o i poco più di 70 anni di comunismo sovietico, pure densissimi di episodi criminali a dispetto del breve numero di anni presi in considerazione, volendo mantenere la nostra attenzione solo sui fatti della Seconda guerra mondiale e solo su quel che avvenne esclusivamente nel territorio italiano nei cinque anni di guerra che, a vari livelli, lo videro coinvolto dal 1940 al 1945, in riferimento ai massacri compiuti dagli Alleati, ebbene, per pareggiare il conto con tutti i morti cagionati dai tedeschi tra gli ebrei italiani nel biennio 1943 – 1945, basterebbe ricordare unicamente il bombardamento ed i relativi mitragliamenti aerei compiuti su militari e civili italiani dalle forze aeree anglo-americane nella sola giornata del 22 luglio 1943 sulla città di Foggia: 7.643 morti… cifra anche superiore a quella di tutti gli israeliti italiani trucidati. Ebbene, a tutt’oggi, nessun libro di Storia ricorda quella carneficina, nessun politico italiano e nessuna figura delle istituzioni, che pure ogni anno ricordano ossessivamente i morti presenti nel calendario della liturgia antifascista, nessuno dal 1945 al 2018 ha mai commemorato quei morti, nessun monumento è stato eretto al riguardo, nemmeno una lapide testimonia di quella carneficina…semplicemente per la repubblica antifascista, che esercita la virtù della memoria unilateralmente, a intermittenza e solo quando le conviene, quei morti non sono mai esistiti. La loro vita, per l’attuale sistema democratico Italy-ota asservito agli U.S.A., evidentemente non vale nulla in confronto alla tragica scomparsa dei 7.000 ebrei morti in Germania, ricordati ossessivamente ogni anno, o dei quasi 400 caduti alle Fosse Ardeatine, onorati puntualmente dalle alte cariche delle repubblica delle banane, o dei quasi 1000 morti trucidati dai tedeschi a Marzabotto, sempre presenti nella memoria delle forze liberal-democratiche antifasciste! Come evidentemente per costoro non vale niente la morte degli altri foggiani che, successivamente, furono “liberati” della propria vita sempre dagli anglo-americani il 19 agosto del 1943; quel giorno i B.17 e i B.24 Alleati di morti ammazzati (che per la Storia dei buoni antifascisti non sono mai esistiti) ne fecero ancora di più: 9.581! Ma forse, per la Storia curata dalle democrazie pluto-massoniche antifasciste, il problema è la città di Foggia, troppo a sud, anzi magari è proprio l’intero meridione d’Italia; forse, infatti, contare le decine di migliaia di morti cagionati dai cosiddetti “liberatori” tra i “terroni” pensano che non vale, fino all’8 settembre in fondo erano nemici; che volete, si dirà, la guerra è questa! Ma quel che gli storici pennivendoli della repubblica antifascista continuano ad omettere ed a non scrivere mai è che anche dopo la resa incondizionata firmata dal Re d’Italia e dalla sua cricca di alti ufficiali delle forze armate italiane agli Alleati, persino dopo la nascita della cosiddetta “resistenza antifascista” armata dagli Alleati per fomentare la guerra civile tra italiani (QUI), ebbene, gli autoproclamatisi “liberatori” anglo-americani continuarono sempre più a mietere migliaia di vittime tra gli italiani, persino più di quelle cagionate dai terribili nazisti tedeschi!
Tali fatti sono risaputi a livello storiografico internazionale, nonostante in Italia, per ragioni di basso opportunismo politico, vengano ricordate solo le vittime degli eccidi tedeschi, pardon, nazi-fascisti, così come amano definirli i “dispensatori di libertà” un tanto al chilo! Esemplare, al riguardo, l’ammissione dello storico militare britannico Eric Morris, che, pur mantenendosi sempre su stime al ribasso, parla di circa 64.000 italiani uccisi dai bombardamenti Alleati a fronte di 10.000 uccisi dai tedeschi, in parte per rappresaglia, sul territorio italiano e di altri 9000 deportati uccisi in Germania (tra ebrei, militari badogliani e antifascisti deportati) (vedi E. Morris, La guerra inutile, Milano, 1995, p. 492). In realtà il dato delle vittime complessive è ampiamente sottostimato, poiché negli studi più recenti, quantunque la palma di vincitore del triste primato di chi ha cagionato più danni e vittime in Italia resti sempre saldamente in mano agli Alleati anglo-americani, il conteggio complessivo aumenta considerevolmente e va portato ragionevolmente a circa 100.000 vittime cadute sotto le bombe dei cosiddetti “liberatori” (Cfr. Marco Gioannini, Giulio Massobrio, Bombardate l’Italia – storia della guerra di distruzione aerea, 1940-1945, Milano, 2007, pp. 491- 493); da tale cifra sono ovviamente escluse le vittime cagionate dalle formazioni partigiane, del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, C.L.N.A.I., e delle bande Titine Jugoslave, che a guerra terminata, sempre secondo il Morris, fra uomini, donne e bambini anche solo sospettati di essere fascisti, uccisero da un minimo di 17.322 persone (la cifra ufficiale riconosciuta dalle autorità italiane ma decisamente sottostimata) ad una cifra più realistica oscillante intorno alle 100.000 persone (Cfr. E. Morris, op. cit. p. 15). Ugualmente escluse da tale conteggio sono le centinaia (forse migliaia!) di vittime cagionate dalle azioni di rappresaglia degli eserciti Alleati con relative fucilazioni a danno di militari dell’Asse e civili italiani, di cui solamente in anni recentissimi si è cominciato a scrivere (cfr. G. Bartolone, Le altre stragi – le stragi alleate e tedesche nella Sicilia del 1943-1944, Bagheria, 2005); così come le vittime di quelle che ufficialmente sono state qualificate per decenni come stragi di civili commesse dai tedeschi, salvo poi scoprire che i colpevoli erano stati proprio gli Alleati, emblematico il caso della Strage di San Miniato in Toscana, solo per citarne una.
Appare evidente, allora, che queste migliaia di vittime, che casualmente rappresentano poi la maggioranza assoluta dei morti ammazzati sul territorio italiano in quel conflitto, sono state volutamente cancellate dalla nostra Storia, risultando tutt’oggi oggetto di una discriminazione politica senza precedenti; dunque vittime due volte, perché politicamente scorrette! Vittime prima degli assassini autoproclamatisi “liberatori” portatori della “democrazia a stelle e strisce” e poi del sistema ipocrita e criminale al soldo del nuovo “padrone atlantico” e da questi ultimi messo in piedi nel nostro paese, che pur non avendo concretamente nessun titolo di superiorità morale rispetto al regime di Mussolini, palesemente continua a calpestare la libertà non solo dei vivi che vogliono risollevare le sorti della nostra nazione ma persino la dignità dei morti da esso cagionati, pur di perpetuarsi con ogni mezzo a danno del popolo italiano, tenuto volutamente all’oscuro di quel che è successo davvero. Forse che, per lorsignori antifascisti, tutto ciò costituisce un razzismo giusto e accettabile?
La risposta, come al solito, la lasciamo ai nostri lettori. Sperando di aver contribuito, almeno in parte, a dissipare le nebbie dell’ipocrisia e del doppiopesisimo antifascista, su cui si fonda l’attuale demo-plutocrazia-massonica imperante, impostaci dai nostri cari “padroni-liberatori” a stelle e strisce!
IlCovo
NOTE
1) E’ acclarato il fatto che la postilla costituzionale inerente il “divieto di ricostituzione del disciolto Partito Nazionale Fascista” sia stata voluta dai vincitori anglo-americani della Seconda guerra mondiale, risultando così sia tra le clausole dell’Armistizio siglato nel 1943 che in quelle del “trattato di pace” siglato a Parigi e imposto con la forza all’Italia nel 1947, sicché tale risoluzione non scaturì mai da chissà quale “volontà popolare” liberamente espressa dal popolo italiano, ma da un ordine impartito dagli invasori occupanti, ossia Stati Uniti e Inghilterra; ed infatti così recita l’articolo 17 del trattato di Pace: “L’Italia, la quale, in conformità dell’articolo 30 della Convenzione di Armistizio, ha preso misure per sciogliere le organizzazioni fasciste in Italia, non permetterà, in territorio italiano, la rinascita di simili organizzazioni, siano esse politiche, militari o militarizzate, che abbiano per oggetto di privare il popolo dei suoi diritti democratici”. Cfr. Armistizio Cassibile del 1943 (qui): articoli 29, 30, 31, 33; dove l’articolo 30 recita testualmente: “Tutte le organizzazioni fasciste saranno, se questo non è già stato fatto, sciolte. Il governo italiano si conformerà a tutte le ulteriori direttive per l’abolizione delle istituzioni fasciste, il licenziamento e internamento del personale fascista”.
Ad onor del vero gli ebrei fascisti o comunque con meriti verso l’Italia venivano PARZIALMENTE esentati e non totalmente, tant’è vero che venivano chiamati “discriminati”, ma non metto in dubbio che in un futuro fosse prevista una totale reintegrazione di questi ebrei. Per il resto condivido tutto, delle leggi che per quanto discutibili vengono demonizzate e ingigantite senza nemmeno prendere in considerazione il contesto storico e politico in cui venivano promulgate e mistificando la realtà considerando tali leggi la premessa dell’olocausto, ma se tali leggi sono state utili ai nazisti per individuare gli ebrei, lo sono state solo per via accidentale dopo l’occupazione tedesca in seguito alla resa incondizionata e non perché ci fosse una volontà di sterminio da parte dell’Italia fascista. Volontà di sterminio che peraltro l’elite nazista ha maturato in segreto, nell’ignoranza della maggior parte della popolazione tedesca ed europea e nel caos della guerra quando le cose cominciavano ad andare male.
…sfugge forse un particolare essenziale, e cioè che la “discriminazione”, attinente agli ebrei fascisti che richiedevano espressamente allo Stato di riconoscere le loro benemerenze nei riguardi della Rivoluzione fascista e della Nazione italiana, va considerata tale in relazione al trattamento speciale e favorevolmente diverso tenuto dallo Stato italiano verso questi ultimi, che non perdevano la cittadinanza italiana, e che così erano “discriminati”, cioè “separati” dagli altri ebrei presenti nella penisola, che invece non erano considerati cittadini italiani, ma stranieri apolidi residenti nei confini italiani. Evidentemente, come lo stesso Mussolini aveva affermato (p. 329 Identità Fascista edizione decennale), tutto ciò costituiva la necessaria premessa per “arianizzare” successivamente e definitivamente l’elemento ebraico fascista italiano.
Per vostro statuto avete questa patata bollente di difendere le idee di un esperimento politico che si interruppe 80 anni fa. Lo fate filologicamente giacché a posteriori sarebbe troppo facile liquidare le leggi razziali come ingiuste alla stregua di simili documenti prodotti da altre nazioni. Anche se potete facilmente dimostrare che le leggi furono sottoscritte da Gentile io preferisco pensare che lui stava con Hegel e le leggi forse erano un breve momento di dialettica del negativo che sarebbe durata qualche anno e comunque, secondo me, un errore inaccettabile. Chissà che ne ne sarebbe oggi. Il mio contributo si limita appunto al presente che vi invito a non perdere di vista. Una legge razziale è appena passata, due mesi fa, al Knesset. Definisce Israele la terra degli ebrei che saranno gli unici a poter esercitare il diritto all’autodeterminazione nazionale. I primi a protestare sono stati gli israeliani; I ministri arabi dell’alleanza Hadash/Joint List e gran parte dei cittadini ebrei. Questo altro esempio di grave errore politico non può giustificare alcun antisemitismo ma per una strana coincidenza, contemporaneamente, nel Regno Unito il marxista capo dei laburisti veniva accusato di ciò per un attacco verbale che, salvandosi in corner, ammise di aver diretto esclusivamente ai sionisti, non agli ebrei. Più che un commento io esprimo l’augurio che anche questi due episodi siano parte di un processo dialettico che produrrà una sintesi che costituisca un miglioramento della situazione attuale. Speriamo di arrivare a vederne il risultato giacché quello delle politiche fasciste ci sarà sempre ignoto nonostante il prezioso lavoro di volenterosi storici come voi.
Grazie per il tuo argomentato commento, Fabio.
Per quanto ci riguarda, dal punto di vista etico, abbiamo sempre affermato che la stesura delle cosiddette “Leggi razziali” fu moralmente sbagliata. Per 2 motivi. 1. La motivazione politica antisionista, non rispondeva ad una emersione grave ed estesa di ciò che veniva considerato un problema in ambito italiano; 2. le leggi erano “esclusiviste”, ovvero non partivano da un presupposto di “tutti esenti, tranne…” ma da “tutti colpiti, tranne…”. A margine di questo, la pubblicistica ha dato alcune prove deprecabili, in merito alla campagna imbastita prima e dopo le leggi. Detto ciò, è chiaro che avvennero tali fatti, a fronte del clima internazionale che si era creato. E’ vero che le leggi del 38 non possono essere isolate dal loro contesto. Inoltre, sottolineiamo che si cercò di mantenerle all’interno della Dottrina Fascista, e per questo non furono leggi meramente razziste, ma di “discriminazione di chi veniva ritenuto non integrato”. Il che significa che DOPO LE LEGGI, ebrei fascisti ce ne erano ancora. E tanti! Ed il che significa, ancora, che il “razzismo”, così come inteso dal senso comune, non era mai stato applicato. E’ QUESTO, che a livello storico e politologico, ha un valore di interesse assoluto. Ed è questo che, a fronte della “leggenda antifascista”, va sottolineato.