“COLPO NON CADE INVANO”… scrisse nel 1836 il letterato udinese Luigi Picco nell’ Inno dell’esercito romano vittorioso… e noi fascisti de “IlCovo”, di “colpi” alla vulgata pseudo-storiografica antifascista ne continuiamo a dare ormai da oltre un decennio, con evidenti risultati (diretti o indiretti) che non tardano mai ad arrivare! Stavolta, visto l’approssimarsi del 74° anniversario, vogliamo alludere alla revisione storiografica che si sta compiendo riguardo la “Battaglia di Sicilia” combattuta tra luglio ed agosto del 1943. Infatti, notiamo con soddisfazione che persino da parte di alcuni degli organi della peggior stampa antifascista (alludiamo, ad esempio, al quotidiano plutocratico, massonico e filosionista per eccellenza, “La Stampa” di Torino) si è costretti ad ammettere che la storia del cosiddetto “Sbarco in Sicilia” degli Alleati anglo-americani (non più dipinti fantasiosamente e servilmente come “liberatori” ma più realisticamente quali nemici invasori e stragisti!) va necessariamente riscritta (QUI).
Se è vero, infatti, che lo sbarco non poteva essere impedito perché, come scrisse l’Ammiraglio della flotta americana Morison, “gli Alleati avevano chiuso in una muraglia di navi un buon terzo della Sicilia e nessuna forza al mondo avrebbe potuto impedire loro di stabilirvi le loro teste di ponte” è altrettanto vero che, come puntualizzò il Generale italiano Faldella, essi di fronte “trovarono dei fanti e degli artiglieri che pur sapendo di combattere la lotta della carne contro l’acciaio, l’affrontarono per l’onore d’Italia e seppero anche sacrificare la vita”.(1) Com’era inevitabile, dunque, si sta sciogliendo come neve al sole il mito fasullo, creato ad arte dalla propaganda bellica anglo-americana e successivamente fatto proprio servilmente dall’antifascismo nostrano, secondo il quale le forze armate dell’Italia fascista non si opposero virilmente ai nemici inglesi e americani, così come, contrariamente alle fesserie propagandistiche antifasciste che ci siamo dovuti sorbire per quasi 70 anni, appare, invece, sempre più evidente che gli Alleati sbarcarono quali nemici e invasori, che in Sicilia non fecero alcuna “passeggiata di salute” ma combatterono duramente contro le forze dell’Asse italo-tedesco, lasciando sul campo migliaia di morti e commettendo una lunga serie di crimini e stragi, tanto a danno dei militari dell’Asse quanto dei civili italiani. Addirittura, si è arrivata persino a riconoscere l’efficacia dei provvedimenti politici attuati dal vituperato Regime fascista, sia nella lotta alla mafia che nella bonifica denominata dal Duce “assalto al latifondo”, motivi per i quali tanto il locale baronato dei latifondisti quanto la loro manovalanza mafiosa, furono ben contenti di mettersi al servizio degli invasori sbarcati sull’isola nel luglio del ’43, che solo per loro rappresentarono effettivamente dei “liberatori”.
Volendo arricchire sempre più la documentazione del quadro storico riguardante quel tragico frangente, in questo caso, però, limitandoci, alle sole questioni strettamente attinenti le vicende militari, che già di per sé, anche quest’anno, hanno riservato qualche nuova piccola sorpresa (2), questa volta vogliamo focalizzare l’attenzione dei nostri lettori sul “Diario storico del XII° Corpo d’Armata Italiano” (QUI), che era dislocato al momento dell’invasione nella zona occidentale dell’isola; un documento ufficiale che fu redatto dal comandante delle Unità, il Generale Francesco Zingales. Il testo dattiloscritto dimostra inoppugnabilmente come il Corpo d’Armata, non solo combatté valorosamente contendendo il terreno alle preponderanti forze nemiche americane, ma seppe abilmente disimpegnarsi, evitando l’accerchiamento, con una coraggiosa manovra effettuata in circostanze totalmente sfavorevoli (una penuria evidente di mezzi di trasporto ed il continuo logorio dovuto agli incessanti attacchi dall’aria portati dall’aviazione nemica) a prezzo delle numerose vite dei coraggiosi combattenti dell’Italia fascista. Dulcis in fundo, alleghiamo in dettaglio le gesta dei “Gruppi Mobili” corazzati dell’esercito italiano che, proprio in Sicilia nel 1943, tanto nella zona occidentale contro gli americani, quanto nella zona orientale contro gli inglesi, scrissero l’ennesima pagina misconosciuta di immenso sacrifico e sublime valore (QUI) …buona lettura!
IlCovo
NOTE
1) Emilio Faldella, “Lo sbarco e la difesa della Sicilia”, Roma, 1956, L’Aniene, p. 298. Un corposo estratto dell’opera in questione è presente sul forum dell’associazione “IlCovo”(QUI).
2) Lo scorso anno, (QUI) avevamo trovato nuovi particolari in merito all’occupazione di Palermo il 22 luglio 1943. Quest’anno siamo venuti a conoscenza di uno scontro pressoché sconosciuto dalle fonti italiane, ma citato più volte da quelle americane. Il 21 luglio 1943, secondo testimonianze statunitensi, il 504° Rgt. fanteria-paracadutisti della 82a Divisione Aviotrasportata americana, lungo la strada che da Sciacca portava a Marsala, venne attaccato frontalmente non lontano dal paese di Santa Margherita Belice, presso il “Passo Tumminello”, da unità di fanteria italiana sostenute da una batteria di cannoni da 75 mm e due da 90 mm, ne seguì una lunga e dura azione di fuoco, con una serie di vittime da entrambe le parti, dove gli americani lamentarono la perdita di 14 uomini. Cfr. Phil Nordyke, All American, All the Way: A Combat History of the 82nd Airborne Division in World War II: From Sicily to Normandy , p. 92, Zenith Press, 2009.
Non sapevo che tra Sciacca e Marsala ci fosse stata una battaglia, ed è assurdo visto che sono originario di quelle parti (Menfi) e persone a me vicine militavano nel fdg di quelli luoghi nei 70. Assurdo…. O forse no? Domanda retorica.
…perché assurdo, sono troppe le cose che sono state tenute nascoste in questi oltre 70 anni dalla repubblica delle banane antifascista!
La cosa grave è che nelle pubblicazioni militari statunitensi se ne è discusso, invece da noi è un fatto semplicemente sconosciuto, anzi, meglio dire,ufficialmente inesistente!
Mi permetto di sottolineare un particolare importante che spero non sfuggirà ai lettori …tra i tanti, uno dei dati più eclatanti del diario del XII° Corpo D’Armata, è quello presente a pagina 4, dove il contrattacco ordinato dal generale Zingales il 16 luglio al Gruppo Mobile B ed ai Bersaglieri del Colonnello Storti per riprendere Agrigento, da principio ebbe esito positivo, ricacciando gli americani…che poi contrattaccarono con tutte le loro riserve presenti in zona ed ebbero la meglio sugli esausti reparti italiani, a loro volta privi di riserve, che, dunque, dovettero necessariamente ripiegare sulle posizioni di partenza! …ormai risulta sempre più evidente che la storia di quell’operazione militare va completamente riscritta…e non solo quella!
Ad Agosto scendo, qualche anziano a conoscenza della battaglia cercherò di trovarlo. Tanto più che ho parenti anche molto anziani nati e cresciuti a Santa Margherita di Belice. Vi terrò informati
Ottimo, tienici informati! In realtà, io penso che le fonti americane non siano precise nell’ubicazione del luogo. Non ho trovato traccia, infatti, di un “Passo Tumminello” superato il paese di Santa Margherita. Invece, plausibilmente, il luogo dello scontro va collocato più a sud, dove esiste un luogo chiamato “case Tumminello” situato a poche centinaia di metri dal passaggio di “Portella Misilbesi”, luogo nel quale era stata dislocata la 5ª cp. e il nucleo comando 102º btg., gruppo mobile “C”, inquadrata nel 102º (CII) btg. (successivamente, a sua volta, protagonista degli scontri con la 3a divisione di fanteria americana alla stazione di Cammarata).Mi pare più probabile che proprio li fosse collocato lo sbarramento difensivo nel quale incapparono i paracadutisti americani della 102a Divisione aviotrasportata.