Sia chiaro, non abbiamo nessuna smania “giustificazionista” innanzi a presunti “valori indiscutibili”, poiché non riconosciamo nessuno dei “sacri dogmi” demoliberali. A maggior ragione, come ricordato nel nostro ultimo articolo, ( qui ) trovandoci innanzi a termini palesemente tanto vuoti e falsi quanto strumentali. Ciò che ci muove, da sempre, è la Ricerca della VERITA’. A chi non ci conosce bene può sembrare atto di “presunzione”, ma riteniamo, a fronte della vastità di documenti storici e politologici inerenti il Fascismo mussoliniano da noi diffusi a partire dal 2006, che tale Verità sia stata cercata e sposata proprio dai sottoscritti che, rifuggendo ogni ipocrisia, si presentano comunque da sempre e in tutte le sedi con una identità ben precisa… siamo FASCISTI! … a differenza di tutti gli scherani della vulgata storica antifascista in servizio permanente alla “repubblica delle banane italy-ota”, che da oltre mezzo secolo si spacciano per la quintessenza dell’obiettività, della “neutralità innanzi ai fatti”, paladini benpensanti del “politicamente corretto” che diffondono la più odiosa, falsa e stucchevole propaganda ideologica, degna dei cinegiornali “Alleati” del tempo di guerra, dimostrando che per costoro l’ultima guerra mondiale è tutt’altro che finita!
Ebbene, come ogni anno, la “liturgia repubblicano resistenziale” a senso unico obbedisce ai suoi “dogmi” celebrando alcune ricorrenze comandate: siamo così giunti alla “giornata della memoria”… anch’essa a senso unico! Abbiamo diffusamente scritto e argomentato a riguardo, e non ci sarebbe nulla da aggiungere in merito alla sostanza di quanto già detto ( vedi qui ). Va notato, però, che la nostra campagna storico-politica ha cominciato a dare dei frutti addirittura inimmaginabili. E per questo è bene fare ulteriori precisazioni nel merito. Più la verità sul Fascismo viene fuori, dimostrando che esso non fu affatto interessato da alcuna velleità sterminatrice nei confronti di chicchessia, anzi, che il Regime di Mussolini si prodigò efficacemente e più di chiunque in Europa fino al luglio 1943 nell’ostacolare la cattura degli ebrei da parte nazista, e più le reazioni dei “gendarmi della vulgata antifascista” si fanno scomposte, rabbiose, palesando intenti che con la ricerca storica nulla hanno a che spartire.
In particolare stavolta ci riferiamo alla prosa indecorosa prodotta dal “ricercatore storico” Simon Levis Sullam, che in occasione della presente “ricorrenza”, tempo addietro, aveva scritto un articolo dai toni astiosi sollevando l’inesistente “problema”, niente affatto nuovo, della presunta mancata stigmatizzazione delle responsabilità dell’Italia fascista (che a sua detta andrebbe giudicata corresponsabile e consenziente rispetto alla cosiddetta “soluzione finale”), secondo un cliché degno della più trinariciuta e velenosa propaganda di guerra (sic!), che in passato era già stato smontato non solo da storici e politologi per nulla fascisti (come Renzo De Felice, Hannah Arendt , A. James Gregor), alla luce di prove evidenti al riguardo, ma anche da ricercatori ebrei del calibro di Zeev Sternhell e Meir Michaelis (allo stesso Yad Vashem!) Difatti, a prescindere da ogni considerazione politica ed ideologica di eventuale dissenso rispetto al Fascismo (che è assolutamente legittima, sebbene per noi opinabile), se la realtà storica mostrasse (come nel nostro caso dimostra) l’evidenza di un accadimento, ovvero l’assenza da parte fascista di qualsiasi intento ideologico e politico rivolto alla eliminazione fisica degli ebrei, la vera obiettività che si basa sui riscontri oggettivi (non quella fasulla ostentata dalla propaganda politica!) dovrebbe fermarsi innanzi alla concretezza della prova riportata dai fatti! Ivece no! Poiché le ricerche storiche, inevitabilmente, possono dare ragione a qualcuno e torto ad altri rispetto alle proprie posizioni politiche, allora per i “democratici antifascisti” tutto dovrà sottostare alla propaganda e alla forzosa diffusione di menzogne con evidenti intenti ideologici, a maggior ragione poi se tali prove dovessero dare (come danno!) ragione ai fascisti “sconfitti”! Ecco a cosa si riduce ancora una volta la millantata “superiorità democratica”, rispetto alla “terribile” dittatura fascista! Il problema, dicevamo, è stato sollevato dal ricercatore in questione nell’articolo: “Giorno della Memoria / Gli italiani comuni e il genocidio 1943-45” (Qui), che non pago di tale perla, adesso, per rimarcare la questione, pare abbia scritto un testo al riguardo che ci ripromettiamo di leggere e se il caso di confutare punto per punto. Ma torniamo all’articolo, il cui sottotitolo risulta già “illuminante” riguardo lo scopo ultimo dell’autore: “Nel Giorno della Memoria c’è una parte di italiani di cui spesso ci si dimentica e sulla quale gli storici molto ancora hanno da dire: quella di coloro che collaborarono al genocidio degli ebrei.”
Anzitutto, questa presunta “dimenticanza” da parte della “repubblica antifascista” in quali circostanze si sarebbe mai concretizzata? Infatti, non ci risulta affatto che la propaganda di guerra della “repubblica bananara antifascista” abbia mai smesso da 70 anni di continuare a vomitare fango in quantità industriali sul Fascismo (aiutata in ciò dagli utili burattini finto-fascisti dei gruppi radical-destrorsi “italy-oti” impropriamente qualificati come “neofascisti”!). E men che meno ci risulta che qualcuno si sia “dimenticato” in occasione delle “ricorrenze comandate” di propalare menzogne sul “genocidio degli ebrei italiani”, i quali per l’antifascismo nostrano sono da sempre stati “vittime del Fascismo e dei fascisti” con a capo il “loro Duce”! Dunque, da dove mai si evincerebbe l’impellenza di “ricordare” le fandonie che l’antifascismo di stato mai “dimentica” di propinarci ad ogni ricorrenza similare? Ma certamente, in modo più sottile, il Sullam non si riferisce a questo. Lo si legge chiaramente nell’articolo, dove l’intento principale che trapela con evidenza è quello di ammonire l’establishment “culturale” vigente (già ufficialmente schierato, sebbene raggiunto, suo malgrado, al suo interno da “voci di Verità” che tentano di scuoterne il torpore conformistico con la speranza che esso cerchi finalmente di perseguire in qualche modo ciò che proclama inutilmente solo a chiacchiere…ovvero la ricerca della chimerica Verità!), affinché obbedisca all’insegna del mutismo e della rassegnazione e si riallinei di nuovo, tutto compatto, fedele alla versione già stabilita ufficialmente a tavolino da chi di dovere! Risulta evidente dall’articolo, il cui argomento appare come il fondamento del suo libro, che il ragionamento svolto dall’ “insigne” storico ebreo italiano risulti incentrato sull’‘impossibilità di considerare la “giornata della memoria” diversamente da uno strumento politico ed ideologico di aprioristica condanna, a-prescindere da ogni circostanza, del Regime (e per questo dell’ideale) di Mussolini. La sottigliezza delle argomentazioni del Sullam è ancora più odiosa poiché evita, molto furbescamente, di negare direttamente ciò che la Verità Storica e politica affermano riguardo al carattere niente affatto sterminatore delle cosiddette “leggi razziali” ed alle azioni intraprese al riguardo dal governo Fascista. Semplicemente egli si diffonde in una “estensione” del significato del termine “genocidio”, includendo ciò che può fargli comodo per inserirvi i fascisti italiani!
Il nostro “fratello maggiore” Levis Sullam, infatti, non demorde e non si vuol arrendere all’evidenza dei fatti storici, nonostante che studiosi antifascisti, alcuni dei quali ebrei come lui, abbiano certificato che l’Italia Fascista non ha conosciuto alcuna volontà di sterminio ebraico né tantomeno esso venne mai pianificato, teorizzato né avallato da parte di Mussolini e del suo Regime. Anzi, se dovessimo fermarci alla stretta “cronaca” politica e dunque al solo contenuto delle”leggi” del 1938, che sarebbe più corretto definire anti-sioniste (e non “razziali o antisemite“!) riguardo la parte relativa agli Ebrei, va affermato con chiarezza, che esse non prevedevano nessun “genocidio razziale”(Cfr qui) ma l’esclusione dalla vita pubblica dello Stato fascista degli elementi ebraici che non avessero precedentemente alla promulgazione della legge già dato prove certe ed incontrovertibili di fedeltà assoluta a Regime! (Cfr qui) Mentre, invece, è vero che la “propaganda politica” del tempo in cui esse furono varate assunse – questa sì – effettivamente e deplorevolmente toni ed atteggiamenti di natura razzistica, verosimilmente a fronte della concreta opposizione ingiustificata di parte dell’ebraismo internazionale al Regime Fascista negli Anni 20 e fino alla Guerra di Spagna, lamentata ufficialmente dal Gran Consiglio fascista (Cfr qui) che, forse, avrebbe potuto però anche essere contrastata in modi differenti da parte del Regime, se non vi fosse stato il contemporaneo avvicinamento politico alla Germania di Hitler. Ciò non costituisce affatto una “scusa” o un “luogo comune”, come intende il Sullam. Egli invece, dopo aver chiamato a “testimone” le tesi di Michele Sarfatti (già contestate dallo storico ebreo Michaelis!) per il suo panegirico moralistico contro la “violenza di noi italiani” (?) nei momenti relativi alla colonizzazione d’Africa e alla questione degli Ebrei, una violenza che invece la storia ha mostrato come non sistematica, né ideologica e nemmeno così estesa come egli vorrebbe far credere (nel caso degli Ebrei constatando addirittura l’esatto contrario, cioè la loro DIFESA a livello internazionale dalle mire germaniche!), arriva al punto centrale della “sua” questione personale : la “dimostrazione” che la violenza sterminatrice di un presunto “fascismo estremo” (quello della RSI) sarebbe inconfutabilmente provata dalla gestione del famoso “Campo di Fossoli” a Modena. Infatti, la “propaganda di guerra” sposata dal Sullam si è focalizzata su due degli elementi che solitamente ritornano in modo ciclico da parte antifascista per cercare di gettare fango sul Fascismo in tale questione: 1) la controversia riguardo la richiesta di consegna degli ebrei iugoslavi fatta dai tedeschi a Mussolini (non ottemperata! Universalmente confutata in modo inoppugnabile! [Cfr qui] ); 2) il Campo di Prigionia (e non di sterminio!) di Fossoli. Entrambi sono presidi politici propagandistici rivolti ad accusare il Fascismo ed i fascisti di aver sposato volentieri (dopo essersi “alzati la mattina, rasati e lavati”, con “candore”! …dice fantasiosamente Sullam, e magari dopo essersi presi l’immancabile cornetto e cappuccino al Bar, che nell’Italia del ’43, notoriamente, abbondavano ovunque, aggiungiamo altrettanto fantasiosamente noi!) le tesi ideologiche e gli atti genocidi anti-semiti dell’alleato tedesco! Siccome nel primo caso, gli studi sono talmente incontestabili da far risultare ridicolo ogni tentativo di negazionismo da parte antifascista, come abbiamo anche noi dimostrato a suo tempo (!!! smascherando quello praticato dall’ ANPI, che difatti ha poi troncato, “democraticamente”, il confronto con noi!), allora Sullam “indaga” sul secondo, con il favore di una tesi vecchia di 30 anni, e già debitamente smentita (Cfr Qui). Ovviamente ogni Ebreo contemporaneo, per una questione di appartenenza “politica” o “religiosa”, potrà condannare il principio politico in senso stretto che sta a fondamento delle leggi del ’38. Ma è impossibile (a parte nei casi come quello presente, che sono da ascrivere a tare culturali di natura politica ed ideologica!) che in buona fede possa negare l’evidenza dei fatti storici al riguardo. I quali tra l’altro si sono imposti quasi da sé, partendo dalla spontanea riconoscenza di molti sopravvissuti, soprattutto ebrei stranieri, presenti nelle varie zone d’occupazione italiana in Europa. Ebrei che sapevano benissimo, certamente più e meglio del nostro “fratello maggiore” Simone, chi e come li protesse in quel particolare momento storico… e soprattutto su mandato di CHI !
A questo punto si impone una domanda: perché il Sullam, o chi per lui, pretende che il motivo stesso della “Giornata della memoria” debba rimanere “singolare” e dunque politico-ideologico, rivendicando le ragioni stesse per cui si é stabilito per legge di celebrare ufficialmente questo “anniversario” in Italia? Per il caso specifico da lui sollevato, quello del “Campo di Fossoli”, infatti, esiste al riguardo una confutazione trasversale che mette in evidenza la valenza di quel campo quale luogo di prigionia, non di sterminio, e i motivi per i quali esso venne costituito. Inoltre, possibile che Sullam, che sembra aver letto De Felice, si sia fatto sfuggire un evento storico importantissimo legato proprio al “Campo” di cui va a scrivere? Tale evento è relativo alla cacciata (di questo si tratta!) delle autorità fasciste italiane dal Campo suddetto, e del passaggio della gestione diretta dello stesso nelle mani dei tedeschi. Difatti, una circolare del ministro fascista Buffarini Guidi prescriveva che gli Ebrei non devono essere consegnati ai tedeschi ma permanere sotto l’autorità italiana ( Cfr. qui . Proprio a margine della nostra diatriba con l’ANPI). Se l’impianto accusatorio di Sullam è basato sulla presunta responsabilità Italiana del Campo e il conseguente avallo volontario dello “sterminio” ebraico attuato dalle autorità della RSI, come può aver ignorato e/o deformato questo fatto storico lampante? Semplice: è una questione niente più che politica, di tipo antifascista e sionista. E’ un fatto incontrovertibile che la RSI arrivò spesso a contrasti con i tedeschi a causa della propria limitata sovranità statale patita nei confronti del Reich hitleriano (visto che il primo e principale motivo della stessa esistenza della repubblica fascista fu sempre la volontà di difendere l’Italia e l’italianità salvando il salvabile dopo i tragici fatti dell’8 settembre 1943, oltre che combattere per l’onore della Nazione svenduto dal re traditore e fuggiasco) in ragione della volontà germanica di non aver nessun riguardo per l’Italia e gli italiani giudicati traditori (compresa, in molti casi, la RSI stessa). Uno di tali contrasti fu proprio relativo alla gestione del campo di Fossoli (altri di rilievo possono essere quelli inerenti le rappresaglie tedesche delle fosse ardeatine e di piazzale loreto), che non si concluse con la “semplice” imposizione tedesca. Risulta da più fonti acclarato che, dopo il passaggio ai nazisti della gestione del campo, manifestatasi chiaramente da parte delle autorità della RSI l’impossibilità ad opporsi ufficialmente in modo diretto a tale arbitrio, molti esponenti fascisti, con l’avallo di Mussolini, proseguirono occultamente nell’opera di opposizione alle direttive germaniche, anche per mezzo della “Croce Rossa” di Carlo Silvestri (come abbiamo già avuto modo di ricordare qui). Questo è certificato da Michaelis (ad esempio), da De Felice, e da chi si con onestà intellettuale si arrende davanti alla verità dei fatti storici, mentre è negato dall’ANPI, dall’amico Levis Sullam e da chi come loro vuol dare una impostazione ideologica aprioristica di tali avvenimenti! Ci sarà forse una relazione ?
A voler ben guardare, è possibile trovare una spiegazione logica e plausibile per l’acrimonia mostrata dal nostro “fratello maggiore” Simone nei confronti del Fascismo, poiché si notano alcuni elementi che forniscono maggiori lumi sul perché di tale faziosità. Sembra una “coincidenza”, ma la virulenza contro il Fascismo (idea e regime) dal dopoguerra è maggiore negli ebrei italiani più che in quelli internazionali, anche di coloro i quali entrarono in contatto per ragioni tragiche con il Regime. Questa particolarità, comprovata dalla richiesta propagandistica di Sullam, è riconfermata dalla minore acrimonia degli stessi addirittura rispetto al Comunismo internazionale, e a volte allo stesso Nazismo (in certi casi osservato con maggior distacco storico)! Un fatto così inconsueto è però altrimenti spiegabile. Una studiosa, docente Universitaria francese, la prof.ssa Matard-Bonucci, non molto tempo addietro, in un libro che tratta della materia, L’Italia fascista e la persecuzione degli ebrei, Bologna, 2007, Il Mulino, (pp. 144 – 150), un testo certamente lontano anni luce da qualsiasi simpatia verso Mussolini e il Fascismo, ha fornito alcuni dati che indirettamente chiariscono le motivazioni per cui l’ebraismo italiano oggigiorno sia così veementemente antifascista: risulta cioè che il Fascismo mussoliniano innegabilmente ha minato in modo determinante la compattezza di tale comunità, poiché migliaia di ebrei italiani, quasi 1/3 della comunità, volle rimarcare la propria fedeltà fascista durante e, quel che più conta, anche dopo la promulgazione delle leggi del ’38 !! Infatti, tali leggi contemplavano la famosa “discriminazione per benemerenza”, su cui la Bonucci si diffonde in modo oculato (Cfr. qui). Tale differenziazione, in seno alla valutazione dell’ Ebraicità intesa dalle leggi suddette non come componente biologico-razziale ma come componente culturale (cfr. il nostro “L’Identità Fascista”), avrebbe dovuto, almeno secondo quanto affermato da Mussolini, generare una “fascistizzazione” integrale dell’elemento ebraico autoctono e separarlo dagli altri correligionari:
…Anche noi abbiamo il nostro problema ebraico. Lo risolveremo nel profondo gioco di una legge che, per gradi, renderà possibile agli ebrei italiani, che italiani sono a maggior titolo morale di innumeri italiani che si dicono ariani, l’abbandonare alle ortiche sino all’ultimo barlume della loro formale appartenenza all’ebraismo mondiale.
BENITO MUSSOLINI, in Y. DeBegnac, “Taccuini mussoliniani”, Bologna, 1990
Elemento che, difatti, volle dimostrare in moltissimi casi la propria assoluta fedeltà vantando benemerenze nei confronti del Regime (Cfr. qui e qui) a tutto sfavore della comune appartenenza religiosa con gli ebrei di altri paesi, negando con ciò prepotentemente qualsiasi empatia col sionismo! Questo fatto storico di importanza capitale, ignorato e/o rimosso dai più, costituisce il vero discrimine tra ogni idea politica materialista (nazismo incluso!) e il Fascismo Mussoliniano, rappresentando però il vero PECCATO ORIGINALE del Fascismo agli occhi dei sionisti sostenitori dell’ “Israele eterno”, tanto per quelli di ieri come per quelli di oggi; un Peccato forse ancor più grave dell’antisemitismo nazista… che pertanto va cancellato! Tutte le pubblicazioni ufficiali del Regime e del Partito Fascista, erano in linea con tale assunto “discriminatorio-spiritualista”. La questione “razziale” oggettivamente era diversamente intesa dal Fascismo rispetto al nazismo, ed i risultati erano evidenti da ciò che il Regime disponeva per legge. Sullam continua invece a forzare, anzi a distorcere, la verità quando addirittura lascia intendere che vi potesse essere un rapporto, anche se indiretto, tra le leggi e lo sterminio di ebrei italiani presumibilmente operato anche dai fascisti. Rispetto a ciò, già altri ricercatori si sono premurati di smentire tale assunto, non ultima la stessa Matard-Bonucci (p. 350 del testo già citato). In tal senso egli mente sapendo di mentire, poiché quelle leggi non contengono nemmeno un sia pur minimo accenno alla possibilità di simili azioni, bensì (come lo stesso Gran Consiglio del Fascismo decretò), la volontà di stigmatizzare la condotta politica di tale gruppo etnico-religioso la cui morale e psicologia sociale era vista in contrasto con il modello politico dell’ “Italiano Nuovo” propugnato dal Regime! Ora: da qui alla “soluzione finale” nazista ne corre e parecchio, e l’insigne storico dovrebbe spiegarci in base a quale processo logico mentale ci si arriverebbe! Fermo restando che le stesse leggi che discriminavano gli ebrei benemeriti agli occhi del Regime, separandoli dagli altri correligionari, decretavano anche la costituzione di enti e di associazioni di tutela per questi ultimi, proclamando la condanna di ogni atto violento che danneggiasse gli stessi, o l’eventuale forzatura indirizzata alle conversioni verso altra religione!
La giustificazione del Sullam parte, come detto, dalla costituzione dello status di “prigionieri di guerra” rispetto agli ebrei durante la RSI, con la conseguente privazione dei loro beni. Dal nostro punto di vista ci pare giusto e più serio, senza farci prendere da manie giustificazioniste per chissà quale “complesso di inferiorità” rispetto ai crimini commessi in Italia in quel frangente, sottolineare come essi ebbero per protagonisti tutti i belligeranti, a cominciare dai cosiddetti “Liberatori Alleati”, che dal 1940 al 1945 a suon di bombardamenti hanno cagionato lutti alla popolazione civile e danni al patrimonio maggiori e ben peggiori dei vituperati nazisti, i quali, a loro volta, sono stati in molti casi superati in efferatezza dagli stessi “partigiani della venticinquesima ora” nelle “radiose giornate” della primavera del ’45! Parimenti va fatto notare come un “ricercatore storico” ignori volutamente a bella posta proprio il contesto generale e la realtà politica particolare della cornice storica degli avvenimenti di cui scrive, documenti e motivazioni di atti e fatti ! Si può forse sostenere che la RSI sia stata costituita in tempo di pace ed operasse in condizione di stabilità politica, economica e militare? O forse è più corretto affermare che sia nata in condizioni eccezionali di estrema gravità? Si può negare il peso politico della concomitante invasione dei nemici anglo-americani e degli ex-alleati tedeschi del suolo nazionale? Si può sorvolare sul collasso di ogni autorità politica e militare avvenuto nell’autunno del ’43 dopo la fuga del reuccio savoiardo, con la conseguente consegna all’ex-nemico della sovranità totale di parte del territorio italiano del sud ed all’ex alleato dei territori del centro nord? E si può soprassedere su questo stato di cose argomentando come se tutto ciò possa, anzi debba, essere ignorato, misconoscendo l’influenza esercitata da tali fatti sulle decisioni politiche prese dalle autorità della RSI? Se non si può, come la logica ed il rigore della ricerca impongono, risulta ovvio, anzi necessario, chiedersi perché, dopo aver costituito campi di prigionia per Ebrei, dichiarati prigionieri di guerra in quanto ” stranieri appartenenti a nazionalità nemica” per la durata del conflitto, le autorità italiane abbiano ordinato di tenerli sotto la propria giurisdizione rifiutando di cederla spontaneamente. E per quale motivo, invece, la cessione di Fossoli, sia avvenuta con una imposizione da parte tedesca, che poi generò una serie di reazioni che lo stesso De Felice, in Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, ricorda… o forse non è compito dello storico porsi domande? Perché, secondo la testimonianza dell’antifascista Carlo Silvestri, dopo la decisione arbitraria da parte tedesca di occuparsi direttamente della gestione dei prigionieri ebrei in territorio italiano, alti esponenti del governo della Repubblica Sociale Italiana come Piero Parini, Rodolfo Graziani e soprattutto Benito Mussolini, si prodigarono, all’insaputa dell’alleato germanico, in atti di protezione e salvataggio di ebrei italiani, se, come sostiene Simon Levis Sullam, i fascisti italiani non vanno distinti nella loro responsabilità dai nazisti tedeschi in quanto animati dagli stessi propositi genocidi?(Cfr qui)
Una tale presuntuosità, è del tutto evidente, attiene esclusivamente a ragioni politiche e ideologiche che nulla hanno da spartire con la ricerca della Verità storica, essa costituisce il frutto avvelenato dell’inesistente, ancorché pretesa, superiorità morale antifascista. Peggio ancora, tutto ciò rende ben chiare, oltre ogni ragionevole dubbio, le motivazioni reali per le quali la “repubblica delle banane antifascista” abbia indetto la “giornata della memoria”, una memoria evidentemente distorta ed a senso unico… motivi che certamente nulla hanno a che vedere con il voler onorare i morti! Tutto ciò andava doverosamente fatto presente, poiché lo esige il nostro amore per la verità ed il nostro onore di fascisti.
IL COVO