« E’ lo spirito che doma la materia; è lo spirito che crea l’eroismo e la santità; è lo spirito che sta dietro le baionette e i cannoni; è lo spirito che ai popoli che se la meritano, come il nostro, dà la vittoria e la gloria! » BENITO MUSSOLINI
La “Biblioteca fascista del Covo” nell’augurare a tutti i suoi lettori una Buona Pasqua di Resurrezione, approfitta della santa ricorrenza per portare all’attenzione di amici e nemici le parole de “L’Italia della Conciliazione”, pronunciate da un valentissimo Uomo di Dio nonché Fascista, il sacerdote Don Angelo Scarpellini, che merita di essere ricordato ed additato al popolo italiano (soprattutto a certi cosiddetti “cattolici” che confondono erroneamente il termine cristiano con democristiano!) quale esempio di virtù cristiane e fasciste, le cui parole chiarissime ed estremamente attuali, riaffermano, se ce ne fosse ancora bisogno, la innegabile complementarietà storica tra il Cattolicesimo Romano ed il Fascismo, da noi fascisti de “IlCovo” inoppugnabilmente ribadita a più riprese su questo stesso blog negli ultimi dieci anni (l’ultima volta, in ordine di tempo, QUI) :
…”La Religione è, in primo luogo, luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo in ordine ai suoi eterni destini, guida che ci insegna « ad amare e servire Dio in questa vita per andare a goderlo eternamente nell’altra ». Però è innegabile che la Religione ha altresì la missione terrena di santificare tutte le nobili idealità della vita, quelle che rendono la vita stessa degna d’esser vissuta. Nessun movimento politico moderno ha riconosciuto e messo in valore questa verità come il Fascismo. Nella crisi moderna di un mondo senz’anima, in corsa sfrenata verso i piaceri caduchi, l’atteggiamento che il Fascismo, sotto la guida del Duce, ha assunto fin dal suo sorgere di fronte alla Religione, ha un’importanza degna di speciale rilievo. Era un ossequio esplicito verso gli ideali religiosi: ideali che non possono essere ignorati e tanto meno avversati e calpestati senza tradire i diritti fondamentali dell’uomo e i suoi eterni destini. Conseguentemente a quell’atteggiamento — che non significava confusione tra dottrina politica e dottrina religiosa, giacché il movimento fascista restava pur sempre sul proprio terreno — il Fascismo, fin dagli anni della vigilia e della lotta cruente, non solo professò rispetto alla Religione, ma se ne fece difensore contro l’oppressione che veniva da parte delle sette e soprattutto del bolscevismo. Non di rado i martiri della Rivoluzione Fascista furono anche veri e propri martiri della Fede. Nell’incalzare vorticoso degli avvenimenti, nella distrazione tutta propria dell’uomo dell’epoca nostra, le verità più indiscutibili, i fatti più sacri cadono facilmente nell’oblio; ma allorquando il Fascismo difendeva la libertà religiosa, gli altri partiti, gli altri regimi e governi, in Europa e fuori d’Europa, di fronte alla Religione si professavano agnostici e indifferenti, o si dichiaravano apertamente ostili. E’ inoppugnabile che il Fascismo, sia come movimento rivoluzionario, sia come regime, ha riconosciuto, in via di principio e in via di fatto, i valori religiosi quando questi erano ignorati o calpestati. D’altra parte la dolorosa esperienza fatta in molte parti della terra ha dimostrato falsa un’affermazione che un tempo correva sulla bocca di molti. Si è detto che l’ossequio alla Religione poteva essere un comodo « strumento di regno », un espediente machiavellico per meglio dominare le folle. Ciò che è avvenuto in alcuni Stati sta a dimostrare che le folle sono invece sensibili alle attrattive dell’irreligione e dell’ateismo. Se per assurda ipotesi, un calcolo perfidamente politico avesse potuto ispirare la politica religiosa del Fascismo, questo calcolo l’avrebbe spinto, ai più sfrenati eccitamenti antireligiosi; più certamente ancora una siffatta perfidia politica avrebbe risparmiato al Fascismo i risentimenti e gli odi implacabili che le sette antireligiose di tutto il mondo gli hanno giurato. Si sa troppo bene che la furibonda ostilità contro il Fascismo sorta nelle nazioni data per l’appunto dall’epoca della Conciliazione.
“FAME E SETE DI GIUSTIZIA”
Nessun contrasto nei Vangeli è messo in tanto rilievo come quello che si manifesta fra il mondo farisaico e l’insegnamento di Gesù Cristo, nessuna condanna è così severa come quella che colpisce i rappresentanti di tale mondo pieno di finzioni e di egoismo. I Farisei non si limitarono a deridere il Salvatore: arrivarono, come tutti sanno, alle forme estreme di opposizione, alla calunnia, all’insidia, alla violenza. I Vangeli non dicono se i Farisei fossero spinti a tanto furore dal loro fanatico attaccamento alla Legge, oppure dall’interesse che avevano a mantenere intatto l’ordine di cose nel quale si trovavano bene; notano però incessantemente che sono ricchi, che fanno elemosina per essere visti dagli altri, che si vantano di pagare le decime, che la loro avidità li spinge fino a spogliare le vedove e i pupilli. Lo zelo per la Legge era dunque la maschera dei loro volti, la vernice di sepolcri imbiancati. E tuttavia servì loro ottimamente per sobillare la folla e ottenere la condanna del Salvatore. Nella storia non si è mai avuta una deformazione così grave come quella che della divina persona e dottrina del Cristo fece farisaicamente un motivo di scandalo e di condanna; però qualche cosa di simile è accaduto ogni volta che s’è affacciata nel mondo una grande idea. Sempre le accuse più enormi hanno cercato di far apparire quei movimenti, che in realtà rappresentavano forme superiori e più cristiane di vita collettiva, come altrettanti fenomeni di diabolica malizia; in mala fede, gli interessati a mantenere l’ordine, anzi il disordine stabilito, l’hanno sempre difeso additando negli avversari altrettanti nemici del genere umano. Oggi assistiamo ad un fatto analogo. E’ il movimento verso un ordine nuovo, un ordine più conforme alle esigenze vitali dei popoli, alle loro conformazioni e capacità, alle leggi naturali del mondo. E’ questo un principio di giustizia destinato ad aprire un’epoca nuova nella storia. Nessuna meraviglia che tale principio, giusto per se stesso e maturo all’attuazione, appaia ingiusto e funesto agli Stati privilegiati: nessuna meraviglia che le accuse più spaventose, le deformazioni più strane avvengano da parte loro o dei loro dirigenti, contro nazioni che lottano per quell’ideale e che in esso trovano le loro supreme ragioni di vita. Difatti, alle nazioni povere restavano due sole vie: o prostrarsi come schiave davanti ai ricchi epuloni della terra, o fare appello alla solidarietà nazionale, al sacrificio, alla volontà di vivere. Il Duce, eletto dalla Provvidenza restauratore della nuova Italia, ha additato agli Italiani la seconda via ed ha creato il Fascismo. Il quale non è stato e non è solo un determinato orientamento di politica interna, ma un moto di vaste ripercussioni, che, ripudiando tutte le teorie atee e materialiste dell’800, eleva la società tutta in una sfera di idealità e di spiritualità. Questa fisionomia gli dà l’impronta dei grandi movimenti che hanno inizialo epoche nuove nella storia. Non si può tacere che il grande movimento verso l’ordine nuovo nel mondo sia sorto e si sia affermato in Italia prima che in qualsiasi altra nazione. Tutta l’opera del Fascismo, sotto la guida del Duce, è stata rivolta all’alta meta. Lotta anti-bolscevica e lotta anti-massonica, pacificazione delle classi ed elevazione sociale, riforma della scuola e redenzione della terra, sindacati e autarchia, Conciliazione con la Chiesa e fondazione dell’Impero, sono altrettante fasi d’un movimento improntato dall’anelito verso una più alta giustizia: un anelito forse oscuro a coloro che sono unicamente presi dalle apparenze episodiche, dalle contingenze del momento; ma all’occhio attento e sereno non sfugge la linea di svolgimento, la profonda logica interiore del Fascismo, in quanto rivolta ideale contro un ordine superato, un orientamento verso un ordine più rispondente alla realtà, alla giustizia, al vero bene della società. Nello spirito del movimento l’anelito religioso è evidente. L’aspirazione ad una verace giustizia, l’avversione alle abominevoli ipocrisie sociali e internazionali, il fastidio per la libertà — uguaglianza — fratellanza, in quanto erano ridotte a mera convenzione ed equivoco, tutto ciò è profondamente cristiano. Pertanto non solo come italiani, ma anche come cristiani cattolici troviamo motivi di compiacimento nel fatto che il movimento verso l’ordine nuovo sia nato in Italia. Solo il Fascismo è riuscito a riassumere in sé ed esprimere con successo, nelle forme che la lotta politica comporta, la ribellione contro il sistema universale di oppressione non si sa se più economica o spirituale, l’anelito alle conquiste materiali attraverso il culto dei valori spirituali“… AMEN!
(estratto da: Sac. Angelo Scarpellini, “L’Italia della Conciliazione”, Bologna, 1942)
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