Anche quest’anno la “Biblioteca del Covo”, in occasione dell’anniversario della “Battaglia di Sicilia” (leggere Qui), vuole onorare degnamente la memoria dei combattenti italiani che si opposero alle armate d’invasione anglo-americane, ricordandone l’ennesimo episodio di valore tra i tanti che sono stati dimenticati. Come avevamo osservato nel precedente articolo dedicato ai combattimenti sostenuti dal 527°Btg. Bersaglieri a Palma di Montechiaro (leggere Qui), già in data 13 luglio il Comando del XII Corpo d’Armata, preposto alla difesa della Sicilia occidentale nel settore meridionale, al fine di precludere alle truppe statunitensi della Settima Armata la strada che da Agrigento si dirigeva verso Palermo, aveva predisposto di dislocare truppe italiane a difesa della strettoia sita in località Passo Fonduto, in corrispondenza del Fiume Platani. In contemporanea con la definitiva offensiva statunitense su Agrigento, proprio a seguito del frenetico ridislocamento di uomini e mezzi da parte italiana, per far fronte all’avanzata sempre più incalzante del “nemico a stelle e strisce”, venerdì 16 luglio veniva inviato ad assumere il comando difesa della stretta il Tenente Colonnello Thaon di Revel, che si trovava a disporre delle seguenti forze: i superstiti del X° Rgt. Bersaglieri, ossia il XXXV btg. ripiegato da Agrigento; le batterie 1a e 2a del CXXII Gruppo armato di pezzi d’artiglieria da 149/13; una Compagnia mitraglieri del CXII gruppo btg. mitr. del Corpo d’Armata, nonché di elementi tratti dal presidio di Casteltermini. Alle ore 20:45 venne ordinato dal comandante di far saltare le interruzioni stradali predisposte in loco. In base alla testimonianza scritta, resa dal Maresciallo Davide Gentile, l’allora Comandante della Stazione dei Carabinieri del paese di Milena, risulta che le truppe Americane entrarono in paese il 17 luglio, il cui gruppo pare fosse comandato da tale Giuseppe Aquino, probabile oriundo, che si interfacciò come interprete col summenzionato Maresciallo dell’Arma. La prima tappa fu in Caserma. Il comandante del gruppo esprimendosi in italiano ordinò al Gentile di togliere il quadro del Duce e di lasciare quello del Re. Poi chiese espressamente se era a conoscenza della presenza di truppe tedesche nelle vicinanze. Al diniego del Maresciallo tornarono nel piazzale del paese. Ed ecco la testimonianza diretta del Gentile:
…La piazza e la via principale che attraversava il paese brulicava di macchine da guerra. I soldati americani adescavano le persone che, timidamente prima e più rassicurate e numerose poi, li attorniavano, distribuendo a tutti caramelle, cioccolatini, sigarette: era in verità un bizzarro sistema di fare la guerra! In cuor mio piangevo al vedere quella gente da me sempre protetta e aiutata, umiliarsi in tal modo per effimeri compensi. Il soldato Aquino, salito su un carro armato, mi chiese ancora una volta se fossi a conoscenza di eventuali armate tedesche sulla via per Campofranco che stavano per intraprendere. « Non mi sentii di riferire quanto era a mia conoscenza circa la presenza, cioè, dei nostri cannoni a qualche chilometro fuori del mio territorio: in tal caso gli americani, secondo loro usanza, prima di avanzare avrebbero fatto spazzare ogni cosa, con la conseguente distruzione non della sola postazione di cui mi aveva parlato l’ufficiale italiano il giorno prima, bensì procedendo allo sterminio degli uomini addetti al reparto ». Dunque a chiare note rispose all’italo-americano: “Ti ho detto che non so nulla, essendo da otto giorni senza comunicazioni, anche il telegrafo dell’ufficio postale è interrotto; tu hai i tuoi strumenti di osservazione, hai le armi, cos’hai dunque da temere?” … « e in questo caso dissi la verità, poiché al confine del mio territorio non vi erano tedeschi ma italiani… ». A quel punto dalla folla che nel frattempo si era attorniata partì una voce in dialetto: “Ci lu dicissi c’à Passu Funnutu ci sunnu li cannuna! Ci lu dicissi!”. Voltandomi notai che la stessa frase me la ripeteva a voce più alta e quasi con ira un tale Scozzaro da Campofranco che stava a mio contatto di gomito: gli pestai un piede ingiungendogli di farsi gli affari propri e di allontanarsi, invito che estesi agli altri che gli stavano intorno e mi sollecitavano. Guardai gli americani cercando di scorgere l’effetto che in essi aveva prodotto quel breve dialogo fatto in dialetto, ebbi l’impressione che qualcuno di loro aveva capito. Ma ricevuta la risposta negativa, gli automezzi americani proseguirono avviandosi secondo il loro itinerario sulla strada Jannigallo-Amorelli-Casteltermini-stazione Campofranco. Dalla gente che riuscivo a dominare, ottenni pieno rispetto dei miei ordini e tutti presero ad allontanarsi in silenzio; solo un timido applauso si levava a favore della poderosa colonna in partenza, quello di un mezzo scemo, che con un semplice scappellotto fu tolto di mezzo. Appena l’ultimo automezzo scomparve nella polvere della strada, con il cuore in tumulto e pieno di neri presentimenti, corsi a rassicurare la mia famiglia… Ma il Maresciallo sapeva bene che la quiete sarebbe presto finita, ebbe infatti a malapena il tempo di rifocillarsi a casa sua… “Quando improvviso s’udì un nutrito fuoco di artiglieria dalla parte del Platani, seguito da raffiche di mitragliatrice. Era avvenuto l’irreparabile: la postazione di artiglieria di cui ventiquattr’ore prima mi aveva parlato l’ufficiale italiano venuto a Milena, aveva opposto resistenza agli americani in avanzata; come si poté notare da un enorme polverone sollevato sulla strada in forte pendenza. La grossa colonna – presa di sorpresa – non accettando il combattimento, ritornava per quella stessa via che poco prima aveva con orgogliosa sicurezza percorsa in discesa. Si poté difatti scorgere la colonna ritornare verso il paese su per la serpeggiante strada ben esposta alla vista. Non ebbi più dubbio alcuno sul fatto che sarei stato chiamato responsabile di quanto avvenuto…” Ed infatti, gli adiratissimi soldati a stelle e strisce se ne dovettero momentaneamente ritornare a Milena, con l’intento di fucilare il Maresciallo Gentile, giacché, anche grazie al silenzio del carabiniere ed alla sorpresa che ne scaturì per gli ignari anglo-americani, quel giorno le difese italiane a Passo Fonduto, dopo alcuni pesanti combattimenti, arrestarono l’avanzata della pur munita colonna corazzata americana in quel settore.
Il 17 luglio, difatti, gli statunitensi tentarono più e più volte l’assalto del caposaldo italiano; in proposito, in modo piuttosto laconico, l’ufficio storico della Terza Divisione di Fanteria U.S.A. così scrisse al riguardo:
…“Insieme alla riserva della 7a Divisione Fanteria, si sviluppò la prima fase della spinta verso Palermo da parte del 15° e 30° Reggimento Fanteria e del 3° Battaglione Ranger. Il 15° avanzò a nord di Aragona verso Casteltermini, incontrando resistenze sparse e qualche fuoco di artiglieria. A sud di Casteltermini le demolizioni sotto forma di ponti e tunnel distrutti impedirono l’avanzata, ma non per molto.” (Storia della Terza Divisione di Fanteria nella Seconda Guerra Mondiale, a cura dell’Ufficio Storico della Divisione, Washinghton, 1947, p. 58)
Invece, anche secondo quanto riportato persino dal tutt’altro che pregevole ed imparziale testo di Alberto Santoni (“Le Operazioni in Sicilia e Calabria”, pag. 304), diverse furono le offensive americane che si svilupparono contro le difese italiane in loco, precisamente alle 13:00, alle 15:00 ed alle 18:00, con un ultimo assalto notturno in forze, ugualmente respinto. Mentre il Generale Emilio Faldella così riporta testualmente a pag. 206 del suo lavoro intitolato “Lo Sbarco e la difesa della Sicilia”:
…Le batterie 1a e 2a del CXXII° gruppo 149/13 (ten. col. Thaon di Revell) erano in posizione a Passo Fonduto, protette dai bersaglieri del XXXV° battaglione… Il 17 luglio il gruppo respinse col fuoco tre tentativi di camionette e autoblindo americane di superare il passo; poi alle 18:00, fu sottoposto ad un violento fuoco di controbatteria, che intensificato al calar della sera, incendiò le stoppie, danneggiò pezzi e fece saltare riservette di munizioni. Nella notte camionette e pattuglie attaccarono, ma furono respinte dal fuoco dei tre pezzi ancora efficienti e dai bersaglieri. La situazione, divenuta insostenibile, costrinse il gruppo a ripiegare a stazione Acquaviva, dove era la 3a batteria…
Di tenore più asciutto e telegrafico appare la relazione presente nel Diario del XII° Corpo d’Armata (già pubblicato integralmente QUI ) riguardo quell’episodio:

Fatto sta che a causa del suddetto putiferio verificatosi quella giornata, il coraggioso Maresciallo Gentile passò davvero un brutto frangente, avendo rischiato concretamente la propria vita, ma per sua fortuna venne salvato in extremis dall’intervento di un suo “compaesano” ex emigrato negli Stati Uniti che – dopo aver impedito ad un soldato statunitense di colpire alle spalle il carabiniere con una fucilata (partita, ma deviata dall’intervento del suo salvatore, sollevando il braccio del soldato yankee nel momento in cui questi sparava non guardato da chi gli stava innanzi!) proprio mentre egli era assorto nel tentativo di discutere dei fatti con un graduato americano – in lingua inglese discolpò il Gentile e ne lodò le doti di fedele servitore della patria. Il Maresciallo venne comunque condotto a Licata dove fu prima processato ma poi assolto. Per quanto riguarda invece i combattimenti di quei giorni in quel settore, sostenuti prevalentemente dalle truppe italiane, è lo stesso Diario del XII° Corpo d’Armata a riportare il giorno 18 di luglio alle ore 08:15 il giudizio del nemico:
…Radio Londra nel commentare l’occupazione di Agrigento da parte della 7a Armata nord-americana e la successiva progressione nell’interno dell’isola definisce fiera la resistenza delle nostre truppe che ne hanno contrastato l’avanzata.
IlCovo
Fonti Bibliografiche:
Storia della Terza Divisione di Fanteria nella Seconda Guerra Mondiale, a cura dell’Ufficio Storico della Divisione, Washinghton, 1947 (in inglese)
Emilio Faldella, “Lo sbarco e la difesa della Sicilia”, Roma, 1956.
Alberto Santoni, “Le operazioni in Sicilia e Calabria, Roma, 1989.
Samuel W. Mitcham, Jr. Friedrich von Stauffenberg, La Battaglia di Sicilia – come gli Alleati persero la possibilità di una vittoria totale; Stackpole books, 1991. (in inglese)
Accadde 70 anni fa
La II Guerra Mondiale a Milena