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IL FASCINO UNIVERSALE DELLA RIVOLUZIONE FASCISTA!

Universale fascino del Fascismo - Biblioteca del Covo

Mussolini, il 27 ottobre 1930, alla vigilia dell’ottavo anniversario della Marcia su Roma, così ebbe ad affermare: « …Oggi io affermo che il Fascismo, in quanto idea, dottrina, realizzazione, è universale: italiano nei suoi particolari istituti, è universale nello spirito… » (Scritti e Discorsi, Vol. VII, p. 230). Universale, per la ragione già da Mussolini chiaramente intravista sin dai primordi della Rivoluzione: come risulta da questo brano del breve saluto da lui rivolto, il 22 novembre del 1923, al Primo Ministro spagnolo, Primo de Rivera: … « Pur essendo il Fascismo tipicamente italiano, non vi è dubbio che taluni suoi postulati sono di ordine universale, perché molti Paesi hanno sofferto e soffrono per la degenerazione dei sistemi democratici e liberali. L’amore della disciplina, il culto della bellezza e della forza, il coraggio delle responsabilità, il disprezzo per tutti i luoghi comuni, la sete della realtà, l’amore per il Popolo… questi capisaldi fondamentali della concezione fascista, possono servire anche ad altri Paesi… » (S. e D., III, p. 276). Di qui le parole pronunciate alla Camera il 18 novembre 1925: … « affermo che ci sono nel Fascismo fermenti di vita il cui carattere universalistico non può essere negato » (S. e D., V, p. 204). Si comprende, perciò, come il Fascismo non abbia tardato a traboccare al di fuori dell’Italia, e ad avere fuori d’Italia amici, seguaci, studiosi. Nessun Paese, neppure quelli di più antica ed esperta civiltà e cultura, ha potuto sottrarsi al suo fascino: dove non lo si odia, o lo si teme, lo si ammira e desidera: e c’è ormai, in ogni Paese, chi in qualche modo si sforza di porsi sulle sue orme. « È un fenomeno che interessa tutto il mondo – Così nel discorso che Mussolini lesse il 4 ottobre 1924 all’Associazione Costituzionale di Milano — … In tutto il mondo da due anni non si fa che discutere del Fascismo. E’ sorta una letteratura in tutte le lingue. Individui partono dal Giappone, dalla Cina, dall’Australia, per venire a studiarlo… » (S. e D., IV, p. 293). Così, il 18 novembre 1925, alla Camera: … « Dopo alcuni secoli assistiamo a questo fenomeno, che intorno a una idea italiana il mondo si divide prò e contro: da Tokio a New York, dal Nord al Sud, in tutti i paesi… si discute prò e contro il Fascismo… In tutto il mondo si sente che il sistema parlamentare… oggi è insufficiente a contenere l’impeto crescente dei bisogni e delle passioni della civiltà moderna. Si sente dovunque… che è necessario ristabilire severamente i principi dell’ordine, della disciplina, della gerarchia… Questi principii non giovano soltanto all’Italia, giovano a tutti i Paesi civili… » (S. e D., V, p. 203 – 204). E il 28 marzo 1926, in occasione del settimo annuale dei Fasci: … « Noi diciamo ai fattori responsabili degli Stati: Voi passerete dove siamo passati noi: anche voi, se vorrete vivere, dovrete finirla col parlamentarismo chiacchierone. Anche voi, se vorrete vivere, dovrete dare dei poteri al potere esecutivo. Anche voi, se vorrete vivere, dovrete affrontare il problema più ponderoso di questo secolo, il problema dei rapporti tra capitale e lavoro, problema che il Fascismo ha pienamente risolto… » (S. e D., V, pagina 301). Perché all’intuito di Mussolini non sfuggì quale fosse precisamente il momento, in cui doveva avere inizio questo universalizzarsi del Fascismo, questo trascendere dell’antitesi tra la concezione fascista e la concezione demo-liberale della vita individuale e sociale il paese di origine della Rivoluzione delle Camicie Nere. Questo momento doveva pressappoco coincidere con quello, in cui il Fascismo cominciò a superare le posizioni puramente critiche e negative del proprio programma di azione, e iniziò l’assalto alle posizioni positive e costruttive, vale a dire, passò dal graduale smantellamento teorico e pratico dello Stato Democratico-Liberale alla graduale formazione dello Stato Fascista Corporativo. Mussolini, nel discorso commemorativo del settimo annuale della fondazione dei Fasci, tenuto a Villa Glori il 28 marzo 1926, accennò alla contro-rivoluzione, che già si stava tentando di organizzare al di là delle frontiere, ai danni della Rivoluzione fascista vittoriosa all’interno: … « È tempo di dire che io, in primo luogo, e voi tutti, ci infischiamo solennemente di quello che si dice e si stampa all’estero. È tempo… di bucare quest’altra vescica: è perfettamente logico che il mondo internazionale della Democrazia, del Liberalismo, delle Massonerie, della plutocrazia, dei senza Patria… sia contro di noi. La prova migliore che noi abbiamo fatto realmente una Rivoluzione è in questa controrivoluzione, che noi abbiamo sgominato all’interno, e che tenta invano di affilare le sue armi perfide all’esterno… » (S. e D., V, pp. 300 – 301). 
Ma sono particolarmente significativi — anche per l’afflato profetico che li ispira — questi periodi pronunciati da Mussolini a una settimana di distanza dal discorso del 28 marzo 1926, insediando il 7 aprile a Palazzo Littorio il nuovo Direttorio del Partito: … « Sismondi, il grande storico, diceva che i Popoli, che in un certo momento della loro storia prendono la iniziativa politica, la conservano per due secoli. E difatti il Popolo francese, che nel 1789 prendeva la iniziativa politica, l’ha conservata per 150 anni. Quello che nel 1789 ha fatto il Popolo francese, ha fatto oggi l’Italia fascista, che prende l’iniziativa nel mondo… e che conserverà questa iniziativa. Stando così le cose, e stanno realmente così, perché quest’affermazione è il prodotto di incessanti e severe meditazioni… non sarete stupiti che tutto il mondo degli immortali principi della fraternità senza fratellanza, della uguaglianza disuguale, della libertà coi capricci, sia coalizzata contro di noi. Ecco, siamo veramente sul piano, dove la battaglia diventa difficile, seducente, importante, perché battere i vecchi residui dei Partiti d’Italia è stata una fatica ingrata, ma agitare un principio nuovo nel mondo e farlo trionfare, questa è la fatica, per cui un Popolo e una Rivoluzione passano alla storia… E’ fatale… che ogni Rivoluzione che trionfa in un Paese abbia contro di sé tutto un vecchio mondo… » (S. e D., V, p. 311). Processo di universalizzazione del Fascismo, che assunse carattere e aspetti di fenomeno veramente imponente e minaccioso dal 1929 in poi. Del che, con la consueta sicurezza di percezione storica, il primo ad accorgersi sarà proprio Mussolini… « Dal 1929 ad oggi — dirà Mussolini il 18 marzo del 1934, davanti alla seconda Assemblea Quinquennale del Regime — il Fascismo, da fenomeno italiano è diventato fenomeno universale. Ma nel fenomeno, bisogna distinguere l’aspetto negativo da quello positivo. L’aspetto negativo è la liquidazione di tutte le posizioni dottrinali del passato, l’abbattimento di quelli che sono stati i nemici anche del Fascismo: l’aspetto positivo è quello della ricostruzione: solo coloro che accettano l’aspetto positivo del Fascismo ci interessano, cioè coloro che, dopo aver demolito, sanno fabbricare. Quanto all’aspetto negativo del fenomeno, non vi è dubbio che basta guardarsi attorno, per convincersi che i princìpi del secolo scorso sono morti. Hanno dato quello che potevano dare… Le forze politiche del secolo scorso — Democrazia, Socialismo, Liberalismo, Massoneria — sono esaurite. La prova manifesta è che esse non dicono più nulla alle nuove generazioni. Le torbide coalizioni degli interessi, nei quali si incrociano spesso quelli dell’economia e quelli della politica, e i tentativi disperati, ma velleitari, di coloro che ci vivevano sopra, non potranno impedire l’ineluttabile. Si va verso nuove forme di civiltà, tanto nella politica che nell’economia… » (S. e D., IX, pagine 32 – 33) …
Si tratta in altri termini, dell’ormai palese iniziarsi di quel « periodo di trapasso da un tipo di civiltà a un altro », « per cui le ideologie del sec. XIX stanno crollando », ossia del « crepuscolo e tramonto della civiltà demo-liberale ». L’aveva già detto, del resto, con orgogliosa preveggenza sin dal 14 settembre del 1929, ai camerati del Partito: … « Non solo il Regime dura, ma l’interesse del mondo per la nostra Rivoluzione, invece di diminuire, aumenta. Aumenta per una ragione profonda, e cioè che noi anticipiamo di gran lunga un sistema politico-sociale perfettamente intonato alle necessità moderne, e che dovrà fatalmente essere adottato da altri Paesi. Siamo i primi ad avere avvertito l’inconsistenza della dottrina della lotta di classe e la precarietà di tutta la letteratura marxista di fronte alle caratteristiche del capitalismo moderno, radicalmente cambiato da quello di un secolo fa… Siamo i primi ad aver realizzato la politica pura, non la politica dei Partiti, che è ovunque in decadenza, e non interessa più le masse… Già si levano oltre Alpe voci rinnegatrici del famoso trinomio dell’89. Si lancia un trinomio, che in Regime fascista non è una formula, ma una realtà: autorità, ordine e giustizia. Questo trinomio è il risultato fatale della civiltà contemporanea, dominata dal lavoro e dalla macchina. Reazionari noi? No: precursori, anticipatori, realizzatori di quelle nuove forme di vita politica e sociale, che appaiono tentate talvolta sotto altre forme, anche nei Paesi, che rappresentano gli ideali ormai sopraffatti del secolo scorso… » (S. e D., VII, pagine 146 – 147). Di qui, il senso di tranquilla certezza con cui, l’anno dopo, il 27 ottobre 1930, Mussolini dirà ai Direttori Federali del Partito convenuti a Palazzo Venezia … « Si può prevedere una Europa fascista, una Europa che ispiri le sue istituzioni alle dottrine e alla pratica del Fascismo, una Europa, che risolva, in senso fascista, il problema dello Stato moderno, dello Stato del XX secolo, ben diverso dagli Stati, che esistevano prima del 1789, o che si formarono dopo. Il Fascismo oggi risponde a esigenze di carattere universale. Esso risolve, infatti, il triplice problema dei rapporti tra Stato e individuo, tra Stato e gruppi, fra gruppi e gruppi organizzati… » (S. e D. VII, p. 230).

(Brano estratto da: Francesco Ercole, “La Rivoluzione Fascista”, Palermo, 1936, pp. 492 – 501)

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