
…L’Italia fascista è sorta da una guerra e da una rivoluzione; ed è un’Italia romana dura ed, allo stesso tempo, umanissima. Dalla stessa guerra e dalla stessa rivoluzione è sorta una romana, dura ed umanissima dottrina. La dottrina del fascismo è romana, perché si ispira e si informa alla giustizia e alla sapienza di Roma; è dura, perché impone ai gregari una fierissima disciplina; è, allo stesso tempo, umanissima, perché tende costantemente alla elevazione degli spiriti, al miglioramento dei popoli e alla realizzazione della giustizia sociale. La formazione di un corpo di dottrine è stata guardata con diffidenza dagli uomini d’azione del fascismo. Ma, a risolvere tali dubbi, il Duce osservava; « Questo indirizzo nuovo dell’attività fascista non danneggia, ne sono certissimo, quel magnifico spirito e temperamento di bellicosità, caratteristica peculiare del fascismo. Attrezzare il cervello di dottrine e di solidi convincimenti non significa disarmare, ma irrobustire, rendere più cosciente l’azione. I soldati, che si battono con cognizione di causa, sono sempre i migliori. Il fascismo può e deve prendere a divisa il binomio mazziniano, pensiero e azione ». Infatti, per la costante interferenza e per l’intima relazione, che esiste e che deve sempre esistere fra pensiero e azione, l’iniziativa e l’attività politica preparano e costruiscono la dottrina; e la dottrina, a sua volta, regola e sospinge l’azione, « per costruire giorno per giorno l’edificio della sua volontà e della sua passione » e per « animare gli orientamenti pratici dell’azione quotidiana ».
Pertanto, a spiegare lo spirito, l’essenza e i principii informatori della dottrina fascista, occorre tener presenti le origini del fascismo e i peculiari caratteri della rivoluzione fascista, la quale è stata ben più che un movimento politico, per costituire un nuovo sistema di vita, di educazione, di attività. Per questo la nostra dottrina fu legata alla vita e alla storia; per questo, quando l’azione mosse, se non esisteva una dottrina, esisteva una fede, assistita da un patrimonio di tradizioni e di cultura, che sospingeva il movimento e ne segnava le direttive e gli scopi. Noi vorremmo chiamare queste impronte, unicamente nostre, italiane. E’ italiano il movimento, perché è nazionale; è italiano l’ordinamento, perché è basato sui principii dell’armonia e della collaborazione; la dottrina è puramente italiana, perché, respinta l’imposizione positivistica e materialistica, ripone in piena luce i valori universali dello spirito; ed hanno impronta di italianità tutti gli sviluppi successivi, perché i motivi che li hanno determinati, sono stati a un tempo rivoluzionari e ricostruttivi. Rivoluzionari, perché reagirono violentemente contro ordini sorpassati e sostituirono ad essi nuovi ordinamenti; ricostruttivi perché sostituirono alla politica della divisione quella dell’unita, alla politica dell’interesse particolaristico ed egoistico quella dell’interesse comune e alla politica della lotta di classe quella della collaborazione tra le classi. Noi rivendichiamo il prestigio d’una dottrina politica nostra di fronte all’esotismo di quelle che hanno imperato sino ad ora in Italia. Da troppo tempo si seguivano i modelli, le indicazioni, i precetti e le imposizioni d’oltre alpe; pareva che presso di noi non esistessero più né insegnamenti né scuole, né luci di pensiero, né tradizioni di sapere; si correva al seguito degli insegnamenti altrui e degli ordinamenti degli altri paesi, male adatti al nostro spirito; al nostro passato e alla nostra cultura, venivano adottati o imposti in Italia. Ora la dottrina fascista ci riporta alle fonti del sapere italico, trova in esso la purezza del pensiero e la forza dell’insegnamento e ne fa la base degli ordinamenti…
La dottrina del fascismo contrappone alla legge parlamentaristica del numero e della quantità la legge fascista della qualità e del valore; contrappone all’idea democratica della libertà quella dell’autorità e all’idea dell’uguaglianza quella della gerarchia; al principio organizzativo del marxismo basato sul classismo internazionalistico, contrappone il principio sindacale fascista dell’interclassismo su base nazionale; al sistema socialista della lotta di classe contrappone il sistema corporativo della solidarietà e della collaborazione tra le classi; ed al trinomio della rivoluzione francese, che suona « libertà, uguaglianza e fratellanza », contrappone il trinomio della rivoluzione fascista, che suona « autorità, ordine, giustizia ». E quando il Duce scrive che il fascismo è « azione a cui è immanente una dottrina e dottrina, che sorgendo da un dato sistema di forze storiche, vi resta inserita e vi opera dal di dentro », esprime, con questo, innanzitutto il valore nazionale del nostro movimento, che ebbe nascimento dall’intimità dello spirito di nostra gente e che svolse la sua attività conforme al dettato della nostra tradizione e della nostra educazione secolare. Il fascismo è un grande fatto storico di conservazione, di rivoluzione e di instaurazione ad un tempo; la nostra dottrina è tradizionale e moderna; è tradizionale per la concezione dello Stato, come espressione e sintesi della società politicamente organizzata e come formazione profondamente etica; è moderna per la concezione dell’aggregato sociale, come realtà di forze attive e produttive, composte e disciplinate dall’ordinamento giuridico. La nostra dottrina rimane aderente alla realtà della vita… (Estratto dal trattato di Guido Bortolotto, “Dottrina del Fascismo”, Milano, 1939)
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