Carissimi lettori e simpatizzanti, il 26 Marzo scorso, nel totale silenzio dei Media generalisti sulle reali motivazioni e conseguenze del provvedimento, le oligarchie pluto-massoniche a mezzo dei loro pupazzi presenti nel “parlatoio europeo”, hanno ratificato la cosiddetta “legge europea sul diritto d’autore”. Tale “legge”, che in realtà va definita come un editto feudale vero e proprio, pone delle significative modifiche al principio stesso di “proprietà letteraria” e “diritto d’autore”, così come regolamentato in Italia fino ad oggi dalla Legge vigente del 1941. Con la scusante della necessità di regolamentare la proprietà letteraria nell’era digitale e a mezzo dello spauracchio della “tutela del diritto d’autore” per i contenuti originali in rete, la “legge” spazia in tutti gli ambiti (anche non digitali), riguardo i principi generali attinenti la possibilità di editare opere letterarie o creative. Quei pochi che hanno denunciato l’avvenuto colpo di mano, lo avevano fatto solo PRIMA che la legge fosse ratificata (qua). Oggi, con la norma approvata dal “parlatoio europeo”, sembra che NESSUNO dei “grandi contestatori” abbia più mosso una sola obiezione. Solo pochi giorni prima della ratifica, Wikipedia aveva oscurato il proprio sito, evidenziando alcuni punti controversi del provvedimento. Nessuno però fra i “media alternativi”, se non il Canale SocialTv (QUA), ha informato il grande pubblico della vera situazione generata da tale definitivo editto tirannico. Ebbene, proprio noi fascisti de “IlCovo” vogliamo informarvi su quanto i “santoni” della “euro-democrazia” antifascista, col plauso di tutte le televisioni ed i giornali strepitanti diritti e libertà per tutti (tranne che per i fascisti, si intende!), hanno escogitato per il “bene”dei cittadini di “eurolandia”!
La nuova “legge”, in definitiva, impedisce in modo irreversibile la possibilità di informare e diffondere argomenti e contenuti a chiunque non abbia un editore di riferimento (ovvero un Padrone, di già al soldo della Lobby bancaria pluto-massonica, al quale rendere necessariamente conto!) e a chi non è in grado di stipulare contratti con figure terze, quali giornali, tv, o altro. I media generalisti e i politici, tutti servi del sistema plutocratico “ueista”, hanno volutamente evidenziato solo alcuni degli articoli del “trattato-capestro” posto in essere, dirottando l’attenzione dove volevano loro. Hanno, cioè, focalizzato il fatto che ad essere colpiti, in merito alla diffusione di contenuti presumibilmente coperti dal diritto d’autore, sarebbero “solo” le grandi case digitali (Google, Facebook, Twitter, ecc.), dando ad intendere che la volontà del provvedimento liberticida sarebbe “solo” quella di tutelare il “diritto d’autore” di chi crea contenuti originali, per evitare che questi vengano diffusi senza consenso e per garantire che tale diffusione generi una remunerazione … ohh anime candide!
C’è però un “piccolo” particolare taciuto, che, guardate voi i casi della vita, risulta essere proprio il nodo centrale della questione, ovvero, quello attinente la definizione arbitraria che viene data ai “contenuti coperti di diritto d’autore” ed ai “provvedimenti” che si adottano per “proteggerli”.
Incredibilmente, con la nuova “legge” viene considerato da “proteggere” anche il contenuto CITATO A MEZZO DI SEMPLICE LINK verso i siti da cui proviene una informazione. Ovvero: chi scrive in merito a determinati contenuti, e li vuole corredare di citazioni con appositi link che rimandano alla fonte da cui provengono, per confermare analisi o informazioni con riferimenti diretti e provati… NON LO POTRA’ PIU’ FARE! Uno specifico articolo della legge, prevede una citazione solo parziale (ovvero un determinato numero di parole), per non incorrere nella eliminazione d’ufficio del contenuto. Chi vorrà citare e/o linkare un fatto o una notizia, che magari i media servi del sistema hanno “casualmente” censurato, se lo vorrà fare dovrà PAGARE di tasca propria! Infatti, l’articolo è stato soprannominato “link tax”. Sempre nella suddetta “legge” è presente un dispositivo che sarà attivato dalle grandi case digitali sopracitate, il cui compito è quello di controllare in modo preventivo tutti i contenuti pubblicati sulla rete. Attraverso un algoritmo computerizzato di ricerca, le aziende fornitrici di spazi virtuali sulla rete internet potranno, in modo totalmente arbitrario, controllare ed IMPEDIRE la pubblicazione di contenuti che dovessero (a loro insindacabile giudizio, ovviamente) “violare” codesta nuova normativa europea. Allo stesso modo potranno CANCELLARE tutti i contenuti che il suddetto algoritmo dovesse ritenere soggetti alla violazione. Il Tutto senza alcun preavviso e senza alcuna possibilità da parte dell’utente medio di poter opporsi. Se egli lo vorrà, potrà farlo esclusivamente in sede legale, con tutto quello che ciò comporta, ovvero, ancora una volta pagando di tasca sua!
Ma le menti sataniche di codesto “disordine costituito” elevato a sistema, sempre ligie alle forme e alle apparenze, dopo le prime polemiche globali sulla “legge” dei mesi passati, hanno però partorito la classica “furbata”, per evitare critiche mosse direttamente al proprio operato liberticida. Infatti, non volendo dare l’impressione di usare direttamente, in prima persona, la “cesoia” sull’informazione libera ed indipendente, hanno fatto in modo di demandare il “lavoro sporco”, ossia il servizio di censura preventiva, agli stessi fornitori privati di spazio sulla rete. Sono proprio questi i soggetti direttamente interessati alle sanzioni pecuniarie comminate in merito alle presunte e/o possibili violazioni sul diritto d’autore; dunque, saranno le case digitali succitate che eserciteranno “per conto terzi” la censura. Ecco perché, per tentare di “tranquillizzare” gli utenti e i creatori di contenuti che non sono protetti dai grandi editori (ossia dai “padroni del discorso” che monopolizzano cultura e informazione a vantaggio dei veri padroni, ovvero la finanza speculatrice pluto-massonica!) e che, guardate sempre i casi della vita, sulla rete rappresentano la maggioranza assoluta, i media generalisti servi del sistema plutocratico hanno sottolineato esclusivamente che “a pagare saranno solo le aziende fornitrici di spazio virtuale sulla rete internet”. Sarebbe a dire che, ritenendo le masse popolari formate esclusivamente da autentici imbecilli, i “pupari” del “disordine costituito” sollecitano queste ultime a sentirsi al sicuro perché, se dovessero esservi contenuti “intercettati” come “illegali”, saranno solo i vari Google, YouTube, Facebook, Twitter, ecc. ecc. che si affretteranno (come no!) a pagare le ammende a loro spese, ovviamente solo per garantire “in nome della libertà di informazione” la diffusione dei materiali anzidetti !!!!!
Solo gli STOLTI si possono sorbire tranquillamente una panzana di queste proporzioni! Tali fornitori di spazio virtuale, infatti, non sono enti di beneficenza! Dunque, se si dotano, a norma dell’attuale legge, di strumenti per intercettare gli argomenti censurabili, evidentemente lo fanno perché VOGLIONO censurarli! E lo vogliono fare, per conto terzi ovviamente, oltreché per motivi politici, perché NON VOGLIONO PAGARE UN SOLO SOLDO riguardo le sanzioni previste (che, ovviamente, sono strumentali ed esorbitanti!).
Come dicevamo, la nuova “legge” spazia su tutti i contenuti creativi. Si parla dunque di immagini, video, scritti, ai quali verrà applicata la stessa norma. Le “citazioni”, dunque, non saranno più consentite IN OGNI DOVE. I veri soggetti danneggiati da questa legge arbitraria e iniqua, sono ESCLUSIVAMENTE i “liberi diffusori” della rete cioè i cittadini, come noi fascisti de “IlCovo”, che sono stufi di doversi sorbire le panzane ufficiali propalate dagli organi di informazione al soldo dei banchieri e degli speculatori finanziari criminali che dettano legge nella cosiddetta Unione Europea. Chiaramente, le motivazioni ufficiali a causa delle quali hanno pretestuosamente mosso tale attacco alla libera informazione poggiano anche sulla reale presenza di notizie false che circolano liberamente nel “mare magnum” dello spazio digitale. Spazzatura che però, a differenza dei contenuti seri e provati, viene tranquillamente lasciata INDISTURBATA. Forse che tale pretesto serviva ai burattinai per giustificare la loro opera infame? …diciamo che, adesso, risulta ben chiaro dove volevano arrivare i burocrati della U.E. con la gigantesca campagna mediatica degli ultimi anni montata ad arte sulle cosiddette “bufale mediatiche” o “fake news”, che anche noi abbiamo denunciato a più riprese su questo blog.
La “legge”, si occupa anche della diffusione di “opere fuori commercio”, oppure già entrate nella libera consultazione di “pubblico dominio”, a causa della antichità delle stesse o della estinzione della proprietà letteraria. La “Legge” identifica una figura giuridica definita “Istituto di tutela del patrimonio culturale”. Tale Istituto, per poter gestire e diffondere opere del tipo anzidetto, deve poter essere legalmente identificato così. Ecco perché, inizialmente, Wikipedia si mise sul piede di guerra. Solo “Istituti” di questo tipo, come anche le biblioteche, le Scuole, o le associazioni legate ad esse, possono “legittimamente”, secondo quanto stabilito dall’ “editto tirannico della U.E.”, diffondere contenuti “fuori commercio” o “di pubblico dominio” per il loro valore culturale. Ovviamente, il criterio per definire tali opere come “fuori commercio” o di “pubblico dominio” risulta totalmente arbitrario. Ad esempio: un’opera deve essere fisicamente sparita dalla circolazione per poter essere nuovamente pubblicata (anche questo è un non-senso, come può un’opera essere ripubblicata, se non è più reperibile in nessun modo da nessuna parte?). Soprattutto, chi la ristampa deve essere un soggetto avente una forma giuridica specifica, che lo identifica comunque come “grande editore” o come “istituzione” riconosciuta. Anche in questo caso, dunque, si limita all’inverosimile la possibilità di diffondere STUDI di ogni genere, favorendo l’oligopolio dell’informazione da parte dei grandi gruppi editoriali al soldo della finanza “ueista”, eventualità contemplata precedentemente all’approvazione di questa nefasta nuova legge liberticida, secondo le norme che definivano il materiale editoriale “di pubblico dominio”. Quest’altra “furbata”, ha permesso a siti come Wikipedia di poter continuare ad esistere, anche se con limitazioni non indifferenti. Ma impedisce d’ora in poi ai “piccoli editori indipendenti” di poter continuare a diffondere contenuti seri e sgraditi al potere costituito.
Un’ultima annotazione in chiusura. Alcuni articoli presenti sulla rete tendono a gettare acqua sul fuoco in merito all’allarme provocato dall’attuale approvazione della cosiddetta “legge sul copyright U.E.”, dando ad intendere che esiste una tenue speranza, quella che i “parlamenti nazionali”, possano chiedere delle modifiche, poiché si deve comunque attendere la ratifica dei vari “stati membri”. In realtà, proprio nel preambolo della suddetta “legge”, si afferma che quando essa verrà ratificata, ovvero quel che è accaduto pochi giorni addietro, OGNI STATO SI IMPEGNERA’ AD APPLICARLA, SIC ET SIMPLICITER. Fermo restando che, innanzi al Moloc della usurocrazia “Ueista”, NESSUN “Parlatoio” degli “STATI MEMBRI” ha mai espresso il proprio diniego ad ottemperare agli ordini! Come la storia, purtroppo, ha finora dimostrato… e come l’attuale “governo del cosiddetto cambiamento” ha subito fatto capire a mezzo dell’operato del suo presidente del consiglio, Conte, che aveva già da subito firmato mesi addietro esprimendosi in favore della “legge bavaglio dell’Unione Europea” (qui)… SVEGLIATEVI, SE ANCORA DORMITE!
In conclusione, cari lettori e simpatizzanti, ecco a cosa sono serviti il “digitale”, la “rete” e tutte le magnifiche innovazioni tecnologiche di cui quotidianamente ci serviamo: A INGABBIARE QUANTI PIU’ PRIGIONIERI POSSIBILE! Sapete come sono considerati i “naviganti” sulla rete? COME DEI RATTI! …ai quali è stato messo del formaggio dentro una gigantesca gabbia, dove le moltitudini sono lietamente entrate per mangiare! …MA ADESSO LA GABBIA E’ STATA CHIUSA!
MEDITATE GENTE!
IlCovo