Nei nostri precedenti articoli, ci siamo occupati della strumentalizzazione di termini quali “libertà”, “uguaglianza”, “fraternità”, e della loro declinazione errata e falsa secondo lo schema che abbiamo definito degli “immorali principi dell’89”. Abbiamo, altresì, prestato attenzione anche, e soprattutto, ai concetti di “Stato” e “Totalitarismo”.
La propaganda tanto martellante quanto fasulla dei media della cosiddetta “società liberale”, innanzi allo sfacelo inenarrabile e perdurante che produce, in modo scientificamente strumentale dirige l’odio e l’insofferenza delle masse, da essa stessa alimentati, verso la concezione ideale maggiormente avversa al proprio modello politico: quella dello Stato Etico Totalitario Fascista, qualificata a mezzo di 70 anni di lavaggio del cervello effettuato utilizzando tutti i mezzi di informazione, quale archetipo del “male assoluto”. Il concetto di “Totalitarismo”, di per sé teoricamente neutro, in quanto caratterizzante una qualunque volontà politica finalizzata a coinvolgere tanto la totalità del corpo sociale quanto a valorizzare tutte le risorse morali e materiali di una nazione, per il solo fatto di mettere in discussione il principio di una società astrattamente incentrata sull’individualismo viene condannato senza appello, attribuendo i disastri epocali inverati dalla Società Liberal-democratica (che in realtà costituiscono lo sviluppo logico e coerente della visione materialista dell’individuo elaborata da quest’ultima) al concetto distorto di “Stato Totalitario” che essa stessa si è inventata. Anzi, spesso, anche solamente in presenza della possibilità di semplici interventi attivi da parte di uno Stato che non voglia integralmente abdicare alle proprie responsabilità inerenti il benessere materiale e morale della propria cittadinanza, il concetto di totalitarismo viene pretestuosamente tirato in ballo dai benpensanti liberal-democratici, il che, da un punto di vista prettamente tecnico, potrebbe anche essere pertinente. Il problema, però, è che in questi casi il senso Politico e Sociale attribuito a tale termine risulta “totalmente” stravolto (è il caso di dirlo!) acquisendo una valenza esclusivamente negativa e distruttiva, poiché il significato, come ripetiamo, è subdolamente modellato sugli esiti disastrosi a tutti i livelli, economico, politico e sociale, cagionati dai cosiddetti stati liberal-democratici, ma da questi ultimi attribuiti propagandisticamente a priori ad un modello politico, il totalitarismo fascista, di fatto attualmente inesistente. Eccoci così giunti ad uno stravolgimento premeditato del senso ultimo dei termini e ad un preciso rovesciamento delle responsabilità. Cosicché, a sentire i media asserviti alle demoplutocrazie liberal-parlamentari, se siamo in presenza della “Crisi economica” la colpa è del “totalitarismo finanziario”! La “Crisi politica”? Colpa del totalitarismo dello Stato, che ancora non avrebbe accettato e interiorizzato gli “immorali principi dell’89”, sicché tale disastro sarebbe da ascrivere alla “degenerazione ed al tradimento dei valori liberal-democratici”. La “Crisi sociale”? Colpa del totalitarismo delle Amministrazioni, che non starebbero ragionando come vuole l’individualismo “verace”, dunque non starebbero assolutizzando completamente “l’uomo”, come atomo sociale fine a se stesso. Ecco dunque che ogni “male”, concepito come “male assoluto”, sarebbe provocato non già da chi ha la concreta responsabilità prima ed ultima di governare quotidianamente la vita dei cittadini delle cosiddette liberal-democrazie, bensì dal “nemico” immaginario che non c’é: lo Stato Totalitario! Sul fatto che tali “mali” si verifichino proprio A CAUSA e PER MEZZO delle Istituzioni “Liberali”, che per tramite loro siano introdotti i più abominevoli elementi di coercizione e di schiavizzazione individuale e collettiva; che le “divinità” del Liberalismo, ovvero i cosiddetti “parlamenti”, siano banditori di ogni atto propedeutico al disastro globale; che tali “parlamenti” siano espressione degli interessi di lobby criminali di potere economico, e che ciononostante tali organi siano presentati dai mezzi di comunicazione asserviti come quintessenza della “democrazia”; ebbene su tali fatti, dicevamo, vige il più totale SILENZIO. Meglio addossare ogni turpitudine ad un concetto addirittura qualificato come “morto”, come lo “Stato Totalitario”, garantendo così agli attuali responsabili di ogni delitto l’impunità… vigliaccamente forti della lobotomizzazione imperante da essi cagionata tra le masse e dell’assenza forzata di una controparte che smentisca e attacchi la lobby demo-pluto-massonica mondialista al potere.
Ma il Totalitarismo è davvero il “nemico” dell’umanità e della Giustizia come vorrebbero darci ad intendere gli ipocriti paladini demo-liberali? Per noi questa è una domanda retorica. Ma la risposta, che è un sonoro NO, può e deve essere argomentata.
Anzitutto sappiamo che il Termine “Totalitario” è stato applicato al Fascismo Mussoliniano in senso assoluto da un suo oppositore: Amendola, che nel 1923, parla del Fascismo quale “sistema Totalitario” (“…promessa del dominio assoluto e dello spadroneggiamento completo e incontrollato nel campo politico e amministrativo“, egli dice ). Nel 1925 Basso, un altro avversario, applica il termine al Partito Fascista, quale “interprete dell’unanime volere”. Mussolini accetta il termine come sintesi dello Stato Fascista, ma non in senso generico, bensì in modo specifico e particolareggiato: Totalitarismo Fascista, appunto. Egli accetta tale terminologia nella visione positiva ed unitaria espressa nella dottrina fascista, ovvero come “interprete dell’unanime Volere“, dunque in relazione all’ “armonico collettivo” rappresentante del sommo bene per il popolo, inteso nel divenire storico delle generazioni che si susseguono. In tal senso possiamo dire che risulta appropriata la definizione Amendoliana del Fascismo quale “dominio completo in campo politico“, mentre gli aggettivi correlati, positivi nel caso di Mussolini e negativi nel caso suo, appaiono quali accidenti privi di alcun valore euristico nella definizione del concetto. Tale termine declinato nel senso su accennato e associato al concetto di Stato, descrive una forma politica evidentemente diversa e nuova rispetto al tipo dello stato-borghese nato in ambito illuministico. Ma ciò non significa (e qui torniamo alle tematiche portate all’attenzione dalle opere della nostra “Biblioteca del Covo“ qui ) che esso rappresenti una riproposizione aggiornata di modelli politici propri dell’antico regime. I quali modelli NON ERANO “Totalitari”, poiché non concepivano il fondamento del Totalitarismo “inventato” dal Fascismo: l’Unità TOTALE, Politica, Sociale e Culturale; la concezione IMPERIALE dello Stato, concepito innanzitutto quale Unità MORALE, oltre che economica. Unità, si badi bene, non MONISTICA, nè livellatrice della personalità individuale, ma armonizzatrice. Qui risiede la differenza NODALE tra la concezione mussoliniana e tutti gli altri Regimi a partito unico del XX secolo, collettivisti o meno, che non possono essere definiti pienamente e sinceramente “Totalitari”, poiché non pienamente né sinceramente antimaterialistici come invece risulta il Fascismo. Così al riguardo si esprimeva, ad esempio, il mistico fascista Gastone Spinetti in una pubblicazione redatta a cura della Scuola di Mistica Fascista:
Lo Stato da noi vagheggiato è uno Stato « etico » non perchè attui necessariamente il bene per il solo fatto che é Stato, ma perchè dovrà proporsi non soltanto di salvaguardare gli interessi dei singoli e di eliminare i contrasti che possono sorgere tra di loro, ma anche di conseguire l’elevazione morale dei cittadini, al fine di permettere ai migliori di poter godere sempre più quella libertà che è il privilegio della loro natura. Pur venendo incontro alle esigenze materiali degli associati, il nuovo Stato non dovrà, quindi, dimenticare mai gli ideali cui devono tendere gli esseri della nostra specie, dovrà cioè spingere gli uomini ad apprezzare i grandi benefici spirituali che si possono conseguire soltanto con il completo autodominio e con la disciplina volontariamente accettata, perchè la vera essenza della personalità umana si manifesta solo nel sacrificarsi per un ordine di valori più alto delle proprie aspirazioni terrene. Il nuovo Stato dovrà esistere perchè l’individuo viva e si perfezioni, ed è perciò che scopo insopprimibile e costante della sua azione politica dovrà essere il ritorno, sia pure per gradi, degli uomini alla loro natura; dovrà dare cioè la garanzia non solo della loro vita, dei loro interessi e dei loro beni, ma anche e soprattutto della loro libertà morale. Lo Stato, insomma, non soltanto dovrà tendere alla soddisfazione delle inclinazioni dei singoli, ove non contrastino con gli interessi della collettività, ma dovrà farsi promotore della loro perfezione interiore, valorizzando al massimo le loro più intime energie spirituali. Il nuovo Stato, in altri termini, dovrà educare i cittadini rivelando e potenziando la loro natura, attuando cioè i loro fini originari che non possono contrastare con i superiori fini dello Stato qualora i cittadini e lo Stato si propongano di adempiere in pieno la loro missione. Non imposizione di un’idea o di un principio estraneo ai cittadini, ma quasi aiuto della collettività alla chiarificazione dell’anima individuale che deve rivelare a se stessa la sua vera natura, l’azione del nuovo Stato non assorbirà e non annullerà, dunque, la volontà degli individui, ma la eleverà integrandone le capacità e le aspirazioni. Creerà un organismo che dovrà agire e svolgersi per il perfezionamento costante della collettività sociale e rappresenterà la sintesi superiore dei valori individuali…[…]
…il nuovo Stato non potrà essere la risultanza di un contratto o un semplice agglomeramento d’individui a strati antagonisti, ma dovrà essere la proiezione nel tempo e nello spazio della volontà morale e sociale della comunità, […]
…La nuova concezione dello Stato totalitario in quanto etico non nega quindi il diritto alla rivoluzione che nasce quando i governanti non hanno la capacità o la volontà di scorgere e di attuare i principi morali che devono guidare la loro azione, perchè come le aspirazioni degli individui devono essere subordinate a quelle dello Stato, così gli atti dello Stato devono uniformarsi alle esigenze della vera natura degli individui, dato che lo Stato può avere coscienza del senso spirituale della vita solo quando al vero concetto della natura umana ispiri le sue leggi e le sue istituzioni. (G.S. Spinetti, Fascismo e Libertà, 1940)
In base a tali presupposti che smentiscono platealmente decenni di malevoli pregiudizi creati ad arte da una propaganda avversa, falsa e tendenziosa, appare evidente che la definizione corretta di “Totalitarismo FASCISTA” vada necessariamente ricercata nell’ambito della concezione ideale realizzata da Mussolini. Essa è efficacemente sintetizzata nell’articolo I della “Carta del Lavoro” (“La Nazione italiana è un organismo avente fini, vita, mezzi di azione superiori per potenza e durata a quelli degli individui divisi o raggruppati che la compongono. E una unità morale, politica ed economica, che si realizza integralmente nello Stato fascista”), e ampiamente descritta nelle opere dottrinarie e pubblicistiche del Partito Fascista. Sergio Panunzio, nella sua fondamentale “Teoria generale dello Stato fascista, 1939”, afferma al riguardo che…”Un carattere dello Stato fascista non abbiamo indicato, per quanto esso sia sottinteso in tutte le pagine che precedono, il quale invece costituisce la qualifica più ripetuta e corrente e più onnicomprensiva di esso : il carattere totalitario. Lo Stato fascista è invero uno Stato tipicamente e pienamente totalitario; e ciò in due sensi : a) in senso dinamico e filosofico, in quanto lo Stato fascista, promanando direttamente ed immediatamente da una rivoluzione ed essendo formalmente uno Stato « rivoluzionario » per il modo della sua formazione, non può essere, per definizione, che totalitario e dittatoriale, in quanto unica, indivisibile, e non soggetta a divisioni e transazioni di sorta, è l’idea politica o la concezione dello Stato da realizzare, come unico e, per conseguenza, il « partito rivoluzionario », soggetto e titolare dell’idea e della Rivoluzione; … ; b) in senso statico e politico, in quanto, essendo necessario, immanentemente, e non solo provvisoriamente nel tempo, come è di ogni « partito rivoluzionario » per quanto lunga possa essere la durata temporale di una rivoluzione, l’idem velle et sentire de repubblica, un’associazione unitaria ed unica, impropriamente ancora denominata Partito, è e deve rimanere, come il suo cuore, al centro dello Stato”.
Ciò detto, va ugualmente rilevato che l’accusa di “totalitarismo” nell’accezione negativa assunta oggigiorno nell’interpretazione impostaci dagli apologeti demo-liberali, pur essendo errata nella sostanza (per i motivi di cui sopra), in realtà rispecchia perfettamente la concezione della società liberale e pertanto andrebbe ironicamente rivolta proprio agli accusatori liberal-democratici. In senso generale, senza ipocrisie si può anzi dire che OGNI STATO CHE SIA O VOGLIA ESSERE TALE e non una semplice struttura estranea al vivere della cittadinanza, deve essere “Totalitario”. Il “Potere” stesso, in quanto tale, tende ad essere Totalitario, poiché, di fatto, è impossibile che una concezione politica possa accettare in sé la propria negazione, anche solo in linea teorica. Tale contraddizione presente fin dai primordi nei principi dell’ ’89, é oggi attualizzata nei reati politici di opinione, nel reato di “negazionismo” (in cui è incorso di recente, ovviamente non perseguito, B. Netanyahu, cfr. qui), nei reati legati alle categorie politiche e sociali di “potere” (è il caso anche della cosiddetta “omofobia”). In breve, anche i regimi Liberali, non concependo altro valore se non la propria idea della politica e della società, sono in tal senso “Totalitari”. Poiché nella pur formale pluralità di partiti da essi caldeggiata, obbligano coercitivamente, con la forza della polizia, alla accettazione acritica sia di tale modello (fallimentare!) che delle istituzioni (criminali!) che essi esprimono. Ecco perché l’accezione negativa del termine “Totalitario”, si addice perfettamente al regime Liberale!
Nel “bombardamento” mediatico anti-totalitario è finito molto spesso, anche recentemente, il presidente della Federazione Russa Putin. Egli, come abbiamo rilevato nel nostro precedente articolo, sta esprimendo la volontà di amministrare la propria nazione secondo una modalità decisionista differente rispetto alla solita solfa nauseabonda, a base di irresponsabilità e deleghe a terzi delle incombenze politiche, propinata globalmente dalle ipocrite demoplutocrazie euro-atlantiche, una modalità in un certo qual modo propagandisticamente ammiccante nei metodi al Fascismo Mussoliniano. Della strumentalità e insufficienza di tali atti, abbiamo già detto. Ma è bene riproporre la domanda che già ci siamo posti in passato, sulla valenza di tale attuale reazione politica manifestata dalla Russia: siamo davanti a “Matrix Involution”? (qui) Potrebbe essere. Quello che sta accadendo nel mondo, sappiamo bene essere una lotta per la spartizione egemonica di aree di interesse particolare, sebbene in tale scenario, lo ripetiamo, ci siano evidentemente aggressori ed aggrediti. I primi da condannare senza appello, i secondi giustificati per la loro veemente risposta. Ma perché non pensare, alla luce di ciò che si svolge sotto i nostri occhi, a livello di provocazioni e risposte “scontate”, che si stia semplicemente organizzando il “riavvio del Sistema”, spostando il fulcro della leva da un polo ad un altro, in ossequio a quella che è stata la logica della cosiddetta “guerra fredda”? Certamente al momento non vi sono elementi che avallino integralmente tale interpretazione del quadro politico, in quanto , a parer nostro, il fattore dirimente che stabilisce con certezza quale realtà si celi dietro agli attuali scenari resta la concezione politica cui tenderà la “Reazione difensiva”. Rimarrà semplice “Reazione”, uguale e contraria rispetto agli atti dell’avversario atlantico, oppure diverrà RIVOLUZIONE? Se sarà Rivoluzione ciò lo stabilirà in modo esclusivo l’accettazione e condivisione dell’unico Ideale politico equo improntato alla giustizia ed all’universalismo della Civiltà Romana: IL TOTALITARISMO FASCISTA MUSSOLINIANO.
RomaInvictaAeterna
Grazie per gli aggiornamenti, ottimo articolo come sempre.
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