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MATTEOTTI, MUSSOLINI, IL MOVENTE AFFARISTICO E LE CHIACCHIERE DA BAR!

Tiozzo, Matteotti senza Aureola

Cari lettori, come ben sapete, il nostro operato svolto nell’ambito delle scienze politiche e delle ricerche storiche, in modo assai polemico ma sempre veritiero documenta da oltre tre lustri come l’attuale sistema di potere vigente demo-liberale, dominato dalla plutocrazia massonica globalista, si sostiene principalmente (se non integralmente, come nel caso italy-ota!) su di un pilastro ideologico, ossia, quello della propaganda antifascista, che della damnatio memoriae di Mussolini e del suo Regime ha fatto un “dogma di fede” indiscutibile, volto a perpetuare sine die un clima politico di perenne guerra civile, a sua volta premessa essenziale affinché risulti impossibile pervenire ad una memoria storica nazionale unanimemente condivisa. All’interno di tale narrativa a tema – le cui tesi precostituite, ben lungi dal mirare all’esatta conoscenza dei fatti storici, vengono comunque ossessivamente imposte alla pubblica attenzione, col preciso ed esclusivo intento di indottrinare a senso unico le coscienze dei cittadini – occupa di sicuro un posto d’onore la tragica vicenda occorsa al deputato nonché dirigente socialista, Giacomo Matteotti, assurto quasi al rango di “santo martire” per antonomasia dell’antifascismo. Per decenni, infatti, al dato oggettivo e mai messo in discussione da nessuno che egli fu vittima di uno sgangherato manipolo di fascisti, composto da balordi e piccoli delinquenti semianalfabeti, si sono volute aggiungere in modo artefatto analisi dietrologiche sempre più intricate da parte di ricercatori supponenti e politicamente interessati, avulse dalla spassionata analisi del contesto storico e del clima politico rovente in cui avvenne quel tragico episodio, unicamente al fine di avvalorare in modo arbitrario la responsabilità diretta di Benito Mussolini quale mandante materiale e morale dell’omicidio. Dal 1945 intere carriere accademiche postbelliche sono state costruite ed incentrate sull’assillante necessità di dimostrare in tutti i modi ed a tutti i costi quanto premeditatamente corrotta, criminale e crudele fosse stata l’azione di governo posta in essere dal capo politico più amato e odiato della Storia d’Italia. In tal senso, il “Caso Matteotti” è quello che cronologicamente e qualitativamente, si presta da quasi un secolo a fungere da prototipo per antonomasia di tale teorema; più di tutte le altre vicende di cronaca nera relative alla storia del “ventennio nero”, poiché in sé pare riassumere emblematicamente al peggio tutti i tratti salienti della versione ufficiale promossa dalla vulgata storiografica antifascista, relativi alla presunta essenza congenita della “barbarie fascista”. Così, in maniera crescente, nel corso dei decenni, le voci inerenti un presunto movente essenzialmente affaristico (oltreché… “secondariamente” politico!) dietro quell’illustre omicidio, sono rimbalzate in modo sempre più insistente, tanto negli scritti di storici istituzionali che di scribacchini sensazionalisti, tutti affannosamente sempre e solo alla ricerca di conferme alle proprie teorie precostituite in ossequio al dogma antifascista, riscontri che per ironia della sorte sembrerebbero aver tutti trovato “provvidenzialmente” oltre Manica, presso istituzioni ed archivi della “perfida Albione”, quali la famigerata London School of Economics and Political Sciences tanto cara ai “fabiani”, oppure i Kew Gardens National Archives ugualmente situati in quel di Londra; tutte prove che però, in realtà, non provano assolutamente niente, secondo la migliore tradizione shakespeariana del “molto rumore per nulla”, se non il fatto che l’Inghilterra si conferma come la vera centrale mondiale della propaganda antifascista! (qui) Sicché, in un crescendo di citazioni vicendevoli, reiterate, non di rado autoreferenziali e persino tautologiche, si è perso di vista il reale contenuto delle fonti primarie presenti negli atti processuali, cui nominalmente tali soggetti dicevano pure di riferirsi, dando tuttavia per assodato ed indiscutibile il senso da essi ormai canonicamente loro attribuito, senza perciò neanche prendersi la briga di osservare e riportare fedelmente che, relativamente alle illazioni sui presunti intrallazzi gestiti dal Capo del Governo fascista e/o da suo fratello (mai provati da nessuno!) e che – sempre secondo il teorema ufficiale antifascista – Matteotti sarebbe stato in procinto di svelare prima di venire ammazzato, proprio dalla lettura degli stessi documenti presenti negli atti, in verità si evince chiaramente che a monte di tali accuse vi erano soltanto chiacchiere ripetute nei pubblici ritrovi prive di riscontri, ossia i proverbiali “discorsi da caffè”. Il merito di aver dipanato definitivamente l’ingarbugliata matassa creata ad arte dagli scribacchini dell’antifascismo militante stipendiati dall’antifascismo di Stato, è tutto di Enrico Tiozzo, docente e ricercatore italiano all’Università di Goteborg (nemo propheta in patria sua!) già allievo di Rosario Romeo, che senza fare sconti a fascisti ed antifascisti, nel 2017 ha pubblicato un’opera monumentale in due volumi – “Matteotti senza aureola”, Volume 1 – Il politico; Volume 2 – Il delitto – sulla figura politica di Giacomo Matteotti e sul delitto di cui fu vittima. In particolare nel secondo volume, oltre 700 pagine ricostruiscono ex novo antefatti e dinamica di quel delitto politico, separando nettamente la ricostruzione del crimine dalle interpretazioni che ne furono e ne vengono date. Come specificato nello stesso testo, le diverse “ragioni” che avrebbero armato la mano degli assassini – appartenenti allo squadrismo fascista – reggono se fosse provato al di là di ogni dubbio che essi uccisero perché l’avevano progettato e dovevano farlo. La questione è tutta lì e viene riesaminata in un’opera imponente. L’Autore ci ricorda che omicidio preterintenzionale e/o volontario non significa premeditato. Eppure quest’ultima fu e rimase l’interpretazione corrente del “delitto Matteotti”, con ripercussioni politiche e culturali devastanti per l’Italia. Purtroppo, mentre il corso della storia procede a segmenti sconnessi, tanti “storici” lo riducono a una linea continuativa, adattata ai loro schemi ideologici e propagandistici. Invece il lavoro di Tiozzo fa finalmente luce sul crimine più sciagurato e sfruttato del Novecento italiano, dimostrando definitivamente ed incontestabilmente che Matteotti non fu ucciso per ordine di Mussolini, ma che quest’ultimo avrebbe dovuto essere egli stesso il bersaglio politico pronto a cadere col suo governo, proprio in virtù di tale delitto. Lo stesso processo che ne derivò, venne mal condotto da giudici che non nascosero mai il loro proposito di voler cercare il nesso tra l’allora Capo del Governo ed il delitto, destando un vistoso clamore mediatico e producendo quella svolta politica del 3 gennaio del 1925, con la quale Mussolini attuò la dittatura in Italia. Come altrove è già stato rilevato, proprio in quella fase, molti ex-fiduciari del Duce vicini alla massoneria, inoltrarono appositi memoriali sul delitto ad alti dignitari massonici che “li usarono per denunciare le responsabilità indirette e dirette del presidente del Consiglio”, in quanto Mussolini era stato da sempre avverso all’influenza della Massoneria nella vita dello Stato. Segnatamente alla luce di quel che avvenne in quel frangente va dunque reinterpretata l’azione del Duce rivolta ad assumere i pieni poteri con il discorso del 3 gennaio, che ne svelava il proposito di sfidare l’opposizione interna e quella esterna, entrambe espressione di quei circoli, ben sapendo egli stesso dell’appartenenza alle Logge di molti personaggi importanti dello stesso Partito Nazionale Fascista; intento rafforzato ulteriormente il 12 febbraio di quello stesso anno, con un disegno di legge che vietava l’appartenenza dei pubblici impiegati alle associazioni segrete, poiché ritenuta incompatibile con la sovranità dello Stato. Ma naturalmente, un simile mastodontico lavoro di ricerca certosina, che avrebbe dovuto innescare un serio dibattito storiografico ai più alti livelli e determinare un profondo processo di revisione storica rispetto alle presunte verità di comodo, diffuse a man bassa per decenni da accademici fin troppo interessati politicamente, che in virtù del lavoro esposto dal professore “di Goteborg” vengono irrimediabilmente smontate e destituite di qualsiasi concreto fondamento, nel clima di conformismo ideologico dominante in Italia invece è stato fatto passare quasi inosservato, proprio per evitare numerosi imbarazzi ad altrettanti “baroni universitari”, altrimenti chiamati a rispondere di teoremi fantasiosi spacciati quali verità incontrovertibili, ma che alla prova dei fatti risultano incentrati letteralmente sulle “chiacchiere da bar”! Ecco perché consigliamo vivamente la lettura di questi testi a tutti coloro i quali vogliono finalmente vederci chiaro su tale vicenda… ecco perché alleghiamo, a disposizione di tutti gli interessati, un breve estratto dal secondo volume che espone chiaramente, sebbene solo in piccola parte, l’evidente qualità di una ricerca seria e meticolosa che non deve cadere nell’oblio e che merita di essere conosciuta integralmente!

Potete scaricare l’allegato gratuitamente in formato Pdf. digitando QUI …Buona lettura!

IlCovo

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CARATTERI SALIENTI DEL PARTITO NAZIONALE FASCISTA!

Caratteri salienti del P.N.F. - Biblioteca del Covo

La recente persecuzione giudiziaria della quale siamo stati vittime nostro malgrado, a causa del pretestuoso coinvolgimento del dottor Piraino – di cui abbiamo già scritto in passato (QUI) e sulla quale ci ripromettiamo di tornare a breve, per commentare l’ultima sentenza emessa al riguardo dalla Corte di Cassazione – ancorché conclusasi con la piena assoluzione degli imputati, “perché il fatto non sussiste”, tuttavia pone chiaramente e con urgenza all’attenzione della cittadinanza un grave problema relativo alla singolarità dalla Legge italiana, proprio in relazione all’ostentata pretesa di classificare in modo univoco ed assoluto il Partito Nazionale Fascista in ragione dei famigerati provvedimenti che hanno preso nome dal ministro democristiano Scelba che li fece promulgare. Giacché di anomalia si tratta, in quanto quel che dovrebbe essere  di stretta spettanza delle scienze storiche e politiche, ossia l’ambito relativo alla corretta classificazione e definizione dei caratteri specifici del fu P. N. F. nato nel 1921 e soppresso d’autorità nel 1943, effettuata in base ad un serio studio delle dottrine politiche ed alla corretta interpretazione dei fatti storici, è stato invece scippato a forza dalla giurisprudenza, che ha stabilito in modo univoco ed assoluto, quali saebbero i tratti distintivi e salienti, fissandoli arbitrariamente ex lege. In virtù di tale rappresentazione di carattere istituzionale singolare ed eccezionale nel suo essere non scientifica, quel che contraddistingue a norma di Legge in modo esclusivo e particolare la natura intrinseca del suddetto gruppo politico, consisterebbe nell’esaltare e nell’applicare metodicamente in campo politico, la violenza, il razzismo ed il conculcamento della libertà. Dunque, eventuali  elementi politico-ideali differenti, che sfuggissero a tali precise caratteristiche, non qualificherebbero affatto peculiarmente il partito mussoliniano… o almeno, così ha insindacabilmente stabilito la Legge! Anzi, se per ventura ed amore di ricerca, ipoteticamente ma anche in concreto, si volesse invece ragionare, documenti alla mano, sulla centralità del carattere di tali elementi differenti, proprio al fine di appurare la possibilità concreta di qualificarli come eminentemente rappresentativi della concezione espressa dal Partito fascista, e magari, sempre per ventura, ci si dovesse accorgere che proprio questi ultimi male si dovessero accordare in questo con la rappresentazione esclusiva esposta dalla Legge in base alla normativa vigente, allora in modo del tutto evidente, essi, a detta delle stesse istituzioni ufficiali giudiziarie costituirebbero per ciò stesso una evidente contraddizione, ma non già a carico della interpretazione stabilita nella legislazione, bensì a carico degli stessi elementi suddetti, in relazione al loro mancato oggettivo riconoscimento ex lege in qualità di principi caratteristici del Partito Nazionale Fascista! In breve sintesi, pare proprio che a livello istituzionale, se il teorema politico antifascista mal si accorda con la realtà degli elementi a nostra disposizione… tanto peggio per la realtà! Non è nostra intenzione polemizzare in questa occasione (ci sarà modo e tempo per farlo opportunamente molto presto!) sul senso politico concreto di quel che rappresenta per la libertà del popolo italiano una tale interferenza dei poteri legislativo e giudiziario in ambiti che decisamente non competono a nessuno dei due. In questa sede però ci pare opportuno rilevare che già la documentazione inerente le fonti specialistiche primarie coeve, a tacere di quelle ufficiali prodotte dal gruppo politico in questione, comunque non rilevi affatto quei fattori evidenziati dalla Legge come precipuamente caratterizzanti gli attributi essenziali del fu P.N.F. Puntualizziamo inoltre che, al fine di evidenziare proprio i tratti salienti del partito mussoliniano, senza voler far torto in modo preconcetto alla mens del legislatore (pur palesemente ingeritosi in ambiti come la storiografia e le scienze politiche che non sono specificamente di sua stretta pertinenza), intendiamo avvalerci proprio di uno studio ad hoc espressamente scientifico, intitolato non a caso “L’Organizzazione del P.N.F.” e pubblicato nel 1939 da un personaggio i cui trascorsi attivamente antifascisti sono notori e di pubblico dominio. Stiamo parlando del fervente attivista antifascista Antonio Canepa, già arrestato dal Regime nel 1933 per aver ordito un complotto a suo danno, nonché docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Catania nel 1937, successivamente professore di Storia e dottrina del Fascismo all’Università di Palermo nel 1939, nonché futuro sabotatore per conto dei Servizi segreti inglesi nel 1942, poi capo partigiano nel 1944 ed altresì “martire” del movimento indipendentista siciliano nel 1945 (per un sommario profilo biografico del personaggio digitare qui). Ebbene, proprio mentre rivestiva i molteplici ruoli di professore universitario ligio al regime, di clandestino animatore ed organizzatore dei primissimi nuclei di Giustizia e Libertà, nonché di agente dell’Intelligence Service inglese, il “nostro” ebbe pure il tempo di pubblicare un lavoro assai pregevole che illustra con rara chiarezza e dovizia di citazioni estrapolate da una vastissima bibliografia (a cominciare dagli scritti del Duce!), i caratteri salienti del Partito Nazionale Fascista, di cui appresso riportiamo un significativo stralcio:

LINEAMENTI DELL’ORGANIZZAZIONE DEL PARTITO

1. Il Partilo nella Dottrina del Fascismo. Che il Partito fascista vada essenzialmente studiato dalla scienza che ha per oggetto la Dottrina del Fascismo non può mettersi in dubbio dopo quanto, in una trattazione più generale, abbiamo chiarito intorno all’oggetto, alla natura e all’autonomia di tale scienza. Essendo un’organizzazione di persone il Partito fascista è innanzitutto una realtà sociale; ossia una di quelle realtà i cui differenti aspetti possono studiarsi dal diritto, dalla politica, dalla sociologia, dalla storia e dalle altre scienze sociali. Ma quest’organizzazione esiste in vista del raggiungimento di determinati scopi, che essa attua per mezzo di apposite funzioni; e tali funzioni risultano da un’attività dei singoli, conforme a particolari doveri. Scopi, funzioni, doveri caratterizzano l’organizzazione: i principi in cui vengono formulati regolano, e quindi individuano, l’organizzazione stessa. Avviene così che lo studio del Partito rientra nella Dottrina, la quale è scienza di principi; e rientra appunto nella Dottrina del Fascismo, essendo il P.N.F. un fenomeno tipico della civiltà mussoliniana. Su queste evidenti proposizioni non è luogo a discutere. Adunque, soltanto quando avremo precisato gli scopi, le funzioni, i doveri del Partito, e quindi dei componenti di esso, potremo dire di averlo veramente conosciuto nei suoi requisiti essenziali, in conformità della sua natura dottrinale. Non è compito di chi studia la dottrina risolvere di propria iniziativa i problemi attinenti alle finalità, alle funzioni, agli obblighi particolari degl’iscritti al Partito. Ciascuno di tali problemi è stato già risolto dal Duce o, sulle direttive del Duce, dai suoi collaboratori via via che le circostanze consigliavano determinate soluzioni. Noi dobbiamo limitarci a prendere esatta conoscenza delle soluzioni stesse. Ogni altra indagine, tendente a prospettarne di nuove in luogo dei principi esistenti e operanti in seno al Partito, sarebbe illogica e incongrua. Neppure attengono direttamente al tema, sebbene non debbano ignorarsi perché fonti precipue di principi, i « fatti » del Partito: così gli episodi umili o eroici di cui la sua storia è intessuta, il nome indimenticabile dei caduti, dei gerarchi, degli squadristi, la serie infinita dei documenti della quotidiana attività rivoluzionaria. Studiare dottrinalmente il Partito importa non fermarsi (il che d’altra parte non vuol dire astenersene) alla considerazione degli uomini che ne fanno o che ne hanno fatto parte, né delle vicende cui la loro attività può aver dato luogo; ma risalire alla visione dei principi — scopi, funzioni, doveri — cui obbediscono questi uomini in quanto facenti parte di tale organizzazione. Siffatti principi ci interessano perché fascisti. La circostanza che taluni di essi possano essersi tradotti in ordinamenti di diritto positivo è del tutto secondaria per la nostra scienza. Tale circostanza non incide sul fatto, per noi essenziale, che i principi di cui ci occupiamo ineriscono alla dottrina, ossia allo spirito del Fascismo. Le questioni di mero diritto, sulle quali numerosi competenti hanno copiosamente scritto, non riguardano quindi la nostra indagine. Come tutti i principi della dottrina fascista, anche quelli che reggono il Partito sono principi in atto, non mere enunciazioni o astratte ideologie. Un principio in atto è più che un’idea; è una verità e una norma. Un’idea, quindi, che esercita un’azione effettiva e concreta nel tempo presente; che si realizza come forza agente; che diviene vita, perché la si sente, le si crede e le si obbedisce. Sono di tale natura i principi che studieremo; principi sentiti e vissuti da oltre due milioni di Camicie Nere le quali a questi principi adeguano, realizzandoli, la loro attività.

2. Partiti tradizionali e partiti nuovi. Per partito politico, secondo il significato ormai storico di
tale espressione, s’intende ogni organizzazione di persone la quale, per il trionfo d’interessi o d’ideologie comuni, tende alla conquista del governo di una nazione. Elementi essenziali del partito politico sono dunque: a) un’organizzazione di persone; b) un interesse o un’ideologia comune agli organizzati, che giustifica l’organizzazione e la cementa; c) una lotta contro altri partiti, al fine di prevalere nella vita pubblica. Quando un partito giunge al potere, non perde tuttavia le caratteristiche di cui si è fatto cenno, pur sostituendo, evidentemente, alla lotta per la conquista la lotta per la conservazione del potere. Il partito al governo, in regime parlamentare, non è sostanzialmente diverso dal partito non ancora al governo; l’instabilità della sua maggioranza, soggetta al continuo assalto dei partiti concorrenti, lo espone all’alea di repentine cadute e lo costringe quindi a mantenere permanentemente, strutturalmente, organi e funzioni atti a poter riprendere da un momento all’altro la lotta per il potere. In questa effimera durata del partito al governo, in questa caducità dovuta alla sua posizione di partito tra i partiti, consiste l’effettiva parità fra tutti i partiti, governanti o non, entro l’orbita del regime parlamentare. D’altra parte, questo continuo stato d’incertezze, di divisioni e di contrasti reciproci nel seno delle Nazioni non può che accrescere i mali della società, dimostrandosi fatale, a lungo andare, all’unità degli Stati, agl’interessi dei popoli, all’avvenire di ordine e di giustizia cui aspira la coscienza dell’uomo moderno. Quell’organizzazione di persone che risponde al nome di Partito Nazionale Fascista differisce dai partiti politici nel senso anzidetto, perché a) partito rivoluzionario, b) partito unico, c) partito nazionale.

3. Caratteri salienti del P. N. F. : a) partito rivoluzionario. Il carattere rivoluzionario del Partito
è un corollario immediato del carattere rivoluzionario della dottrina fascista e non si esaurisce nell’antiparlamentarismo o nella prassi insurrezionale che culmina con la Marcia su Roma; ma investe tutto l’uomo trasformandolo in fascista. La rivoluzione continua che il Fascismo opera nei principi della sua stessa dottrina evolventesi, nelle leggi e negli istituti attraverso i quali la dottrina si realizza, nelle coscienze che lo spirito nuovo profondamente ricrea e plasma, questa rivoluzione continua è l’antitesi di quel mondo democratico parlamentare e tenacemente borghese nel quale i partiti politici tradizionali vivono e prosperano. Quest’antitesi sorge, come vedremo, insieme al sorgere dei Fasci che sono, per definizione, l’antipartito; continua anche quando l’organizzazione dei Fasci « per rinsaldare la disciplina e per individuare il suo credo politico» assume la denominazione di Partito, pur rimanendo soprattutto movimento; continua altresì, e si accentua, quando il Fascismo, conquistato con l’insurrezione il potere, non si attarda nello sterile conservatorismo in cui sono solite irrigidirsi le rivoluzioni coronate dal successo, ma va attuando di giorno in giorno le successive conquiste dell’Idea. In una siffatta dinamica rivoluzionaria il Partito, strumento essenziale della rivoluzione continua, tanto nel suo complesso quanto negli individui che lo compongono, si alimenta continuamente di nuove mete, si arricchisce di nuove funzioni. Alla sua origine non sta un’ideologia determinata e immutabile, la cui attuazione integrale esaurisca ogni possibilità di rinnovamento e quindi ogni continuità di vita. Un fermento instancabile lo anima, una giovinezza inesauribile lo vivifica, una molla interiore lo adegua sempre più e meglio alle cangianti necessità del domani. Il Partito fascista è dunque, come partito rivoluzionario, nettamente diverso dai partiti parlamentari, svirilizzati da infecondi programmi ideologici sia prima che dopo insediatisi al governo.

4. Caratteri salienti del P. N. F. : b) partito unico. L’esigenza di eliminare tutti i partiti concorrenti e di restare unico interprete del sentimento e della volontà della Nazione viene interamente attuata dal Partito fascista alla fine del 1926; ma, prima di questa data, durante i quattro anni successivi alla Marcia su Roma, e prima ancora, a cominciare cioè dagl’inizi del movimento fascista, non passa giorno in cui quell’esigenza non si realizzi almeno un poco, talmente essa è connaturata allo spirito animatore del Fascismo. Può dirsi che Fascismo e intransigenza contro qualunque accomodamento, qualunque compromesso, qualunque tolleranza verso i residui dell’antifascismo, questi due termini — Fascismo integrale e intransigenza assoluta — siano sinonimi. Fin dalle sue origini il Fascismo tende a rappresentare da solo tutta la Nazione, saldando così unitariamente il popolo nello Stato. Si realizza in tal modo il grande sogno unitario degli italiani d’ogni tempo, dall’Alighieri e dal Machiavelli a Mazzini, Oriani e Crispi, veggenti o precursori i quali nell’avversa fortuna non disperarono della rinascita della Patria una, finalmente sottratta alle discordie civili e ai faziosi arrivismi. L’aver debellato tutti gli altri partiti non consente però nel Partito fascista una posizione di riposo o di attesa. Il combattimento continua senza mai tregua: continua per gli incessanti sviluppi della Rivoluzione, dei quali abbiamo fatto cenno poc’anzi; continua per l’opera diuturna di educazione e di esempio, contro ogni tendenza allo spirito borghese; continua ancora contro i vecchi avversari del Fascismo — comunisti, liberali, massoni — che, sgominati in Patria, giocano la loro ultima carta al di là dei confini, ricorrendo, appunto perché senza speranza, a mezzi ripugnanti come la calunnia e il delitto.

5. Caratteri salienti del P. N. F. : c) partito nazionale. Mentre i partiti politici sono generalmente infeudati a vantaggio di determinati interessi, che si tenta celare sotto il manto delle idee, il Partito fascista invece « non è sorto a difesa di determinate classi o di determinate categorie ». Fin dal marzo del 1919 Mussolini ebbe ad affermare perentoriamente: « Noi non siamo di una classe, non siamo di un partito, non siamo di una setta; classi, partiti, sette devono porsi in seconda linea quando più in alto, e prima, urge l’interesse di quell’ideale realtà che è la Patria ». E alla vigilia della Marcia su Roma, come chiaro ammonimento ad amici e a nemici, ripeté: «Il nostro mito è la Nazione, il nostro mito è la grandezza della Nazione! E a questo mito, a questa grandezza, che noi vogliamo tradurre in una realtà completa, noi subordiniamo tutto il resto ». Enunciazioni di tal genere ed altre moltissime che si potrebbero ricordare, e ancor più l’esempio mirabile dell’effettiva subordinazione di tutta l’opera del Fascismo al supremo ideale del primato italiano inducono a rilevare, come uno dei caratteri individuanti il Partito fascista, appunto il carattere di partito nazionale. Nazionale, cioè veramente popolare, cioè affermante al di sopra dei partiti, delle categorie, dei gruppi e degli individui — quella consapevole unità di tutto un popolo la quale si realizza nello Stato. Nazionale e non semplicemente nazionalista; giacché, pur avendo attinto alle linfe vitali del nazionalismo italiano, il Fascismo non è da confondere con le varie dottrine di equivoca ispirazione, talvolta prettamente reazionarie e antifasciste, che sotto il nome di « nazionalismo » pullulano per il mondo. Il carattere nazionale del Partito fascista, in osservanza del quale ogni iscritto, di qualunque età, ceto e condizione, serve la Causa della Rivoluzione sacrificando l’interesse personale all’ideale della Patria, ecco un principio che, insieme agli altri menzionati dianzi — partito rivoluzionario e partito unico — differenzia radicalmente il P. N. F. da tutti i partili tradizionali. Si può pertanto concludere questa prima sommaria indagine con l’affermare che il Partito fascista, perché partito rivoluzionario, unico, nazionale, non appartiene al genere dei partiti propri del regime parlamentare. È discutibile che vi abbia appartenuto in origine, perché fin dall’origine, come si è osservato, partito rivoluzionario, nazionale e potenzialmente unico. Ma che non vi appartenga attualmente, è fuor di dubbio. Si tratta di un genere di partito decisamente nuovo, per il quale la denominazione stessa di partito è impropria, esprimendo essa caratteristicamente la lotta intestina, tra gruppi organizzati, nel seno di una Nazione. Ragioni care al nostro cuore di fascisti sollecitano a conservare tuttavia una denominazione che sancisce l’indissolubile continuità ideale e storica del movimento e che ci fa sentire istante per istante l’orgoglio di appartenervi e il dovere di esserne degni.

(Estratto da Antonio Canepa, “L’Organizzazione del P.N.F.”, Palermo, 1939, pp. 9 – 23)

E’ possibile scaricare gratuitamente la versione integrale del testo in formato PDF. DIGITANDO QUI.

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“28 OTTOBRE”, CENTENARIO DELLA MARCIA SU ROMA! – Il vero significato della Rivoluzione Fascista: Militia est vita hominis super terram.

28 ottobre per sempre! - Biblioteca del CovoCari lettori, a 77 anni dal 1945, il 28 ottobre prossimo ricorrerà il centenario dell’evento che ha trasformato indelebilmente il volto politico dell’Italia, dell’Europa e del mondo intero: la Marcia su Roma! La nostra affermazione non è affatto una esagerazione iperbolica, checché ad ogni anniversario – particolarmente nel caso di quello in corso – sul fronte “politico”, tutti i “facenti funzione” del sistema antifascista (a cominciare dai cosiddetti neofascisti!), si affannino nel tentativo di affogare la portata storica dell’evento in un mare di affermazioni propagandistiche insulse e di azioni ridicole e scellerate, tutte tese ad accreditare la martellante e demagogica vulgata antifascista di Stato, di cui la sceneggiata di quart’ordine in programma anche quest’anno (qui), con annesso atto di sciacallaggio sui morti, portato a compimento da entrambi i due fronti antifascisti fintamente contrapposti, rappresenta l’ennesima prova di tale messinscena. No, cari lettori, non esageriamo affatto il valore universale ed assoluto di quel 28 ottobre, a differenza della nutrita schiera di benpensanti in malafede, desiderosi solo che tale evento venga focalizzato dal pubblico rievocandone esclusivamente fatti e contingenze in modo distorto e tendenzioso (senza parlare poi di coloro che lo riducono ad un avvenimento di secondaria importanza dai contorni macchiettistici!), nel vano tentativo prima di “demonizzare” e poi di “storicizzare” l’ideale che esso incarna (ossia di relegarlo ad arnese desueto ed inutile, ancorché malefico, privo di alcun valore politico positivo per il presente!), affinché, così facendo sia volutamente mortificata e snaturata la vera essenza di un’idea precisa di popolo e di Civiltà che contraddistingue da millenni l’Italia. Ebbene, noi fascisti de “IlCovo” vogliamo al contrario mostrarvene il significato autentico, che ne esplicita la portata “universale” e “meta-storica” valevole in ogni tempo. Dunque, prima di tutto, cos’è stata la “Marcia su Roma“? Cosa ha generato tale avvenimento e come si svolsero i fatti ad esso relativi? La voce enciclopedica di seguito riportata, tratta dal  DIZIONARIO DI POLITICA DEL PARTITO NAZIONALE FASCISTA (digitare Qui per scricare Pdf.) risulta sufficientemente esaustiva riguardo alla descrizione degli avvenimenti storici nudi e crudi.

Una “Marcia eterna” che non finirà mai!

La Verità al riguardo deve essere proclamata a gran voce, nonostante che l’antifascismo mondiale non riesca a definire chiaramente ed in modo univoco tale evento epocale. Anzi, questa è proprio la caratteristica delle “definizioni” attribuite al Fascismo da parte del sistema antifascista, secondo i SUOI criteri parziali e insufficienti. Solo in ragione di tale motivo è stato possibile “inserire” forzatamente il Fascismo nell’ambito della suddivisione politica “destra-sinistra”, al fine di snaturarne il messaggio ideale universale e costringerlo ad una innaturale “costituzionalizzazione”, ossia ad una categorizzazione congeniale agli scopi del Sistema demo-liberale antifascista, cui è stata demandata la funzione fittizia di rappresentanza politica dalla plutocrazia massonica anglo-americana, da quando essa si è impadronita interamente del territorio italiano a partire dal 1945. Ecco perché l’apporto dei cosiddetti “neofascisti” del Movimento Sociale Italiano – una formazione favorita fin dalla fondazione tanto dai servizi segreti anglo-americani quanto dalla stessa Democrazia Cristiana – è stato così fondamentale per il consolidamento della “repubblica” antifascista (Qui). Poiché è grazie a tale partito arbitrariamente auto-qualificatosi come “erede” del Fascismo – che ha scientemente deciso di partecipare politicamente alla messinscena partitocratica messa in piedi dai nemici del Fascismo e dell’Italia, prendendo stabilmente posto “a destra” dell’emiciclo parlamentare – che è stato possibile definire politicamente e storiograficamente dalla pletora di pennivendoli stipendiati dal Sistema antifascista, la visione del mondo fascista  come “conservatrice” e di “destra”. In tal senso, le “ribellioni” interne al M.S.I., quelle “di sinistra” (qui), non hanno fatto altro che confermare lo smembramento ideologico del Fascismo, voluto dal potere plutocratico-massonico dominante. Si trattava infatti, ieri come oggi, soltanto di “correnti” contestatrici di facciata, che, singolarmente non mancano mai di trovare il loro posizionamento sempre e comunque all’interno del sistema antifascista; il posizionamento a “sinistra”, per l’appunto! Così, quando su quel versante s’indulge ancora verso affermazioni strumentali che qualificano il Fascismo come “rivoluzionario”, di una sola “rivoluzione” deve trattarsi, secondo costoro, ossia quella “socialista”, declinata poi in vari modi, da quello “massimalista” a quello “riformista”. Dunque, tutte forme pienamente accettate dal sistema antifascista, poiché ad esso complementari! Così, l’unica certezza restante è che la vera anima del Fascismo (qui) all’interno di queste declinazioni, SPARISCE comunque! Appare chiaro allora come per i “Pupari” del Sistema vigente, non importa affatto che i cosiddetti neofascisti vogliano qualificare il “conservatorismo” o il “socialismo” come “fascismo”. L’importante è che essi siano sempre e comunque pienamente inseriti nel Sistema demo-liberale, fedeli al suo ordinamento antifascista, cioè “conservatori” o “socialisti” nei fatti, ossia, a tutto detrimento dell’Identità fascista verace (qui), che essi vogliono sia cancellata definitivamente!

Su questo “equivoco” politico, voluto fortemente in tutti i modi (qui), si fonda e si regge tutta la propaganda di Sistema italy-ota, legata ai partiti intra ed extra parlamentari. A supporto di tale narrativa mendace, vi è tutto un apparato, culturale, mediatico e politico stipendiato appositamente dalle istituzioni delle “repubblica delle banane italyota”, esclusivamente al fine di perpetuare tale farsa, che sta a fondamento dell’antifascismo globale. Così dal lato culturale, le “vulgate” antifasciste, siano esse marxiste o liberali (quiqui), forniscono da decenni le basi pretestuose per l’identificazione del neofascista tipo, sempre propedeutica a definire, a sua volta, il “fascismo male assoluto”. Poi, i gruppi politici, soprattutto extra parlamentari, che costituiscono le “stampelle” di quelli parlamentari, completano il “lavoro”, recitando il ruolo ad essi assegnato, come da copione! Infine – ma in realtà ciò rappresenta quel che sta alla base di tutto il summenzionato “teatrino” – il clamore mediatico ripetuto in forma ossessiva e reiterata da giornali e televisioni, conferma e radica nell’immaginario collettivo tale sceneggiata. Questo “clichè” , visto e rivisto da decenni, trito e ritrito fino alla nausea, è da sempre essenziale nella vita politica della pseudo-repubblica italy-ota, come stiamo constatando anche oggigiorno, alla luce della pantomima governativa con a capo l’erede ufficiale dei missini, la “Sorella d’Italia” alias “Lady Aspen”, ormai già designata da mesi dai circoli massonici atlantici, secondo una tradizione ormai consolidata (qui), per l’avvicendamento dei “poteri di facciata” con il loro precedente ominide di fiducia, ossia il “satanico drago”.

Ma tornando al nostro tema centrale, emblematica risulta in proposito la definizione della “Marcia su Roma” fornita dall’Enciclopedia Treccani (qui): “Manifestazione di carattere eversivo, organizzata dal Partito nazionale fascista il 28 ottobre 1922, volta al colpo di Stato o quanto meno all’esibizione di una pressione paramilitare che favorisse l’ascesa al potere di B. Mussolini. Seguendo la politica del «doppio binario», ossia combinando la pratica squadrista con il compromesso politico, Mussolini mise in atto efficacemente una nuova tattica di conquista del potere per mezzo di una «rivoluzione conservatrice» dalle forme semi-legali”. Proprio questa “definizione” rappresenta in modo lampante l’insufficienza interpretativa e le mancanze di cui sopra dell’antifascismo, giacché la frase che abbiamo evidenziato risulta emblematica, soprattutto perché l’autorevole fonte è al di sopra di ogni sospetto di simpatie fasciste. Sfugge completamente che il “nuovo metodo di conquista del potere” incentrato sulla Dottrina Fascista, cui pure si accenna nel brano, si manifesta platealmente proprio nella “Marcia su Roma“, che rappresenta un atto di Forza ma non di violenza gratuita, di Volontà e di Riaffermazione dell’esistenza e dell’Autorità di una intera Civiltà, quella Romano-Cristiana Italiana, non già di subalternità verso poteri economico-finanziari occulti o palesi, che dir si voglia! Tale nuovo metodo è stato affermato di già alla fondazione dei Fasci di Combattimento, che del “Primato morale e civile degli italiani” fece la sua stessa ragione di esistenza. Infatti, la narrazione antifascista pone i Fasci nella posizione del “movimento eversivo” e “violento” di “reazione”. Ma non riesce a nascondere le antinomie presenti in questa definizione, quando parla anche di “rivoluzione” (due termini antitetici).  “Risolvendo” poi la contraddizione con la definizione semplicistica di “trasformista” calata addosso a Mussolini. Invece, i Fasci di Combattimento, divenuti poi Partito Nazionale Fascista, costituiscono un movimento di Difesa e Unità Nazionale, che, proprio basandosi sulla “nuova concezione di Mussolini”, slega finalmente il Fine dai Mezzi; legame che invece appartiene al sistema liberale. Con questo “Atto di volontà politica” profondamente radicato nella Civiltà Romana, il Fascismo si pone quale novità politica assoluta, rispetto all’intera Storia dell’Italia post unitaria. Mussolini tratteggiò nitidamente tale posizione dottrinaria nel memorabile articolo “Stato, antistato, fascismo. Proprio per questo stesso motivo, attraverso le corrette condizioni che egli stesso esplicita nel suo scritto, il Fascismo “trasforma” lo Stato. Questo è ciò che avvenne storicamente. E tale “trasformazione” secondo la concezione fascista espressa da Mussolini, può inverarsi nei modi più vari, poiché nessun mezzo lega il Fine, bensì è proprio il Fine ad assumere un valore superiore a tutti i mezzi. Così, proprio in virtù della “Marcia su Roma” ebbe inizio anche quella “marcia ideale sul mondo” di cui scrisse il direttore della Scuola di Mistica Fascista Niccolò Giani (Qui), che qualifica peculiarmente il Fascismo e che continuerà sempre, perché il Fine della vera Civiltà necessita di un Cammino morale e materiale che non si arresta, ma si perfeziona continuamente, pur mantenendo inalterato il proprio fondamento morale e spirituale.

28 ottobre - Biblioteca del Covo

Il “Katekon” è la Civiltà Romano-Cristiana incarnata dal Fascismo!

Come dicevamo però, la narrativa antifascista mostra falsamente i Fasci di Combattimento come un gruppo “eversivo” che “vuole affermare con violenza una dittatura”. L’impressionante tributo di sangue pagato dai martiri fascisti (qui), invece sta a dimostrare che proprio i fascisti hanno offerto per la santa causa il loro bene più sacro, ossia TUTTO, per l’Unità Nazionale, politica, morale e sociale del Popolo italiano, nel solco della Civiltà Romano-Cristiana. Non a caso i “sacerdoti dell’antifascismo” tralasciano di raccontare volutamente che, tra il 1919 e il 1922, in Italia si stava consumando una vera e propria guerra civile dovuta alla “penetrazione politica” di potenze straniere, prima fra tutte la Russia Comunista. I Fasci di Combattimento hanno rivendicato la Libertà della Nazione Italiana, dell’INTERA Nazione italiana, rispetto a tutti i poteri antinazionali, e questa rivendicazione, l’hanno pagata generosamente col proprio sangue! Così gli assalti alle “Camere del Lavoro”, vengono dipinti nell’immaginario collettivo antifascista come la “violenza esercitata sulle libere associazioni di lavoratori”, ma in realtà la violenza socialista anti-nazionale, nasceva ben prima della risposta fascista e si diffondeva ovunque per il fine della “collettivizzazione” e dell’affermazione individualista e materialista del socialismo internazionale. Di questi fatti incontrovertibili, vi sono innumerevoli prove. Una delle quali costituita dal congresso Socialista di Bologna dell’Ottobre 1919, in cui si stabiliva programmaticamente (…fini uniti ai mezzi) come la violenza rappresentasse la via per l’affermazione del “Partito dei lavoratori” e l’instaurazione della sua prassi Collettivista internazionalista. In precedenza, le violenze organizzate, che cavalcavano l’onda delle giuste rivendicazioni post-belliche della popolazione, avevano dato prova non tanto di voler ottenere una equa distribuzione delle ricchezze, ma la sovversione dell’Ordine nazionale per impiantare in loco una costituzione bolscevica sul modello russo. I Fasci, dunque, attraverso un atto di Forza e di Coraggio, indipendentemente dalla valutazione della convenienza, ma per il solo fine dell’affermazione dell’Ideale, mostravano al popolo la volontà e la capacità di poter ricevere LEGALMENTE il mandato per governare la Nazione, al fine di TRASFORMARNE pazientemente ordinamenti ed istituzioni in favore di tutto il popolo italiano e non in rappresentanza degli interessi di parte di singoli gruppi politici, economici o sociali. Nel paragrafo “Tattica e mezzi di azione”, presente già negli “Orientamenti Politici” dei Fasci ben prima della “Marcia su Roma” (qui), Mussolini stesso vi definisce inequivocabilmente la questione della “Legalità” e riafferma la volontà di slegare il Fine dai Mezzi, nonché di considerare la situazione politica in base allo stesso fine che NON DEVE snaturarsi, ma deve necessariamente ottenersi in modi molteplici (anche su questo versante, sulla “nuova metodologia” stabilita dal Fascismo, i cosiddetti “neofascisti” o “post-fascisti”, hanno giocato un ruolo equivoco, ma essenziale per le istituzioni della repubblica antifascista, mischiando le carte in tavola; ovverosia, promuovendo la propria partecipazione attiva al sistema antifascista, spacciandola per “pragmatismo politico” che non ne avrebbe vincolato idee ed azioni in relazione al fine ultimo del loro programma, cosa che ovviamente è stata smentita storicamente dai fatti!). Naturalmente, all’interno della narrativa antifascista, immancabilmente risulta che la retorica socialisteggiante “assolva” i gruppi organizzati collettivisti e la loro condotta così come “condanni” sempre e comunque i Fasci di Combattimento, perché gli uni sarebbero sempre “vittime di diseguaglianza” e gli altri, in tutti i casi, le “criminali guardie bianche” del padronato. In realtà gli uni e gli altri combattevano per Fini opposti, a prescindere da chi li sostenesse economicamente. Indubbiamente, i Fasci di Combattimento sono stati sostenuti dalle categorie produttrici che non rifiutavano la propria appartenenza alla nazione italiana, a maggior ragione dopo gli anni di sacrifici e privazioni dovuti alla Guerra Mondiale, patiti dalla popolazione proprio in nome dell’Italia (tra le quali figuravano svariati gruppi sociali del Lavoro, come contadini, professionisti, operai e dipendenti pubblici). Nel campo Socialista vi era altrettanta varietà di finanziatori, ma soprattutto figurava in modo palese l’influenza di Nazioni estere, prima fra tutte, ma non solo, la Russia bolscevica. Lo stesso studioso antifascista Renzo De Felice, dedicò una parte delle sue ricerche all’analisi delle forze che sostennero economicamente il Fascismo, ma dovette rimarcare che in virtù dell’abilità politica di Mussolini esso riuscì a rendersene indipendente.

Dunque è lecito affermare come storicamente, proprio in relazione alla costituzione del Governo Fascista, è in Italia che si instaura (meglio sarebbe dire che si restaura!) il vero Katekon, ossia, il vero “Scudo politico” che “trattiene” la diffusione dell’iniquità nel mondo, proprio perché il Fascismo è ideologicamente e moralmente radicato nella Civiltà Romano-Cristiana, di cui costituisce il vero rappresentante INTEGRALE. Pertanto, tutti coloro che oggi in buona fede invocano il Katekon, non possono non guardare al Fascismo ed ai suoi giovani martiri, che tutto hanno sacrificato per la riaffermazione della nostra Civiltà spirituale! Infatti, pertinentemente all’attuale momento storico, con la progressiva realizzazione finale in forme sempre più palesi del satanico progetto anti-umano messo in opera dal globalismo massonico e messianistico, a mezzo di crisi perenni e artificiali di vario genere, deve essere orami chiaro infine, come la guerra mondiale che il Regime mussoliniano dichiarò nel 1940 alle demo-plutocrazie massoniche – e niente affatto terminata nel 1945 – costituisce parte integrante di un conflitto millenario di tipo religioso, che punta a contrastare l’instaurazione finale di un mondo distopico, che nei piani dell’elite apolide globalista antifascista, prevede lo sterminio di un numero incredibile di uomini (miliardi!) e la costituzione di un governo unico mondiale di tipo paternalistico, con gruppi ristretti di epuloni in posizione dominante e la restante parte dell’umanità schiava di costoro. Tuttavia, tra gli improvvisati sostenitori del “Katekon vo’ cercando” presenti nell’ambito della presunta “contestazione sovranista”, si va invece diffondendo l’errata convinzione che la Russia di “San Vladimiro” insieme al suo contraltare Atlantico “San Donaldo”, rappresenti il “Katekon”, o parte di esso. Ma la realtà dei fatti storici, prima che le considerazioni della retta Ragione, smentisce tale ricostruzione fantasiosa (qui). Se di Katekon si vuol parlare, ma con adesione perfetta al significato del termine, allora si deve guardare esattamente ed esclusivamente al Fascismo, che non a caso rappresenta da decenni il vero bersaglio politico odiato in senso assoluto dai regimi demo-liberali retti dagli speculatori della finanza massonica mondialista! Proprio alla luce di ciò che esso ha rappresentato e rappresenta, esattamente secondo quanto professato dal Cattolicesimo Romano e secondo quanto avvenuto nella storia, cioè uno dei “due fuochi dell’Ellisse” su cui è imperniata la Civiltà di Roma! (qui) Ed allora, per innalzare il Katekon, si proclami pubblicamente a gran voce il valore politico, morale e religioso assoluto dell’Ellisse! Così, E SOLO COSI’, dall’unione di Croce e Littorio, simboli entrambi diffusi universalmente da Roma, si potrà vivere nella Giustizia e nella Verità, proclamando una nuova Pax Romana universale nel solco della Nostra Civiltà! Questo è il modo più degno e vero di ricordare la “Marcia su Roma” ed il sacrificio dei martiri fascisti, il cui monito eterno al nostro popolo resta valido oggi come ieri, come sempre… Militia est vita hominis super terram!

IlCovo

Centenario Marcia su Roma - Biblioteca del Covo

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SONO TUTTI ANTIFASCISTI! …tanto Putin quanto i suoi omologhi opposti-uguali della N.A.T.O!

La immorale della Storia - Biblioteca del Covo

Cari lettori, abbiamo ampiamente dimostrato nei nostri studi (qui) e nelle nostre analisi esposte pubblicamente (qui), come la realtà che vediamo sotto i nostri occhi rappresenti l’allestimento di una immensa e tragica sceneggiata etero-diretta (qui). Tale impalcatura scenica, è stata creata per degli obiettivi generali precisi, che sono riassumibili in tre concetti la cui applicazione è verificabile sul palcoscenico globale in relazione all’intera umanità: 1) depopolamento planetario, 2) schiavitù fisica e morale, 3) ateismo e lotta contro ogni verace concezione spirituale, con tutto quel che ne consegue. Dunque, come abbiamo già rilevato (qui), anche la “questione ucraina” si inserisce nel più generale perseguimento di tali risultati, dove i vari attori in scena, partecipandovi attivamente o facendosi strumento inconsapevole dei “potenti di questo mondo”, mostrano in tutti i casi la loro oggettiva strumentalità pienamente in linea con la sceneggiatura di cui sopra, dalla quale possono sperare al massimo di poter conseguire soltanto qualche momentaneo ed apparente vantaggio. Ma di fatto, il vero vantaggio strategico principale, di cui però si avvalgono esclusivamente i “pupari”, è rappresentato dalla “dissimulazione”. Dire che le cose “non sono come sembrano”, parrebbe solo una frase retorica. Eppure, per quel che riguarda la storia del mondo, i fatti stanno esattamente così. Per questo motivo, tornando alla più stretta attualità, dai media ci viene fornita soltanto una rappresentazione superficiale, in merito quella che deve apparire come una guerra di “bilanciamento geopolitico di forze su scala planetaria”, in relazione alla capacità di esercitare una oggettiva influenza su più livelli da parte di un determinato soggetto, ovvero, la più che tardiva invasione della Russia in Ucraina, finalizzata all’annessione del Donbass russofono, a tutela dei propri interessi nazionali storici, minacciati dalla prepotenza invadente della NATO anglo-americana, o almeno, è così che deve sembrare ai cosiddetti “smaliziati”. Invece, a ben guardare, nella sostanza e sullo sfondo, si tratta di un nuovo passo verso l’annientamento del mondo come “insieme di Nazioni abitate da Popoli dotati di una precisa identità storico-culturale”. Tale affermazione, secondo quanto ripetiamo sempre nei nostri scritti, si basa esclusivamente sull’analisi oggettiva dei fatti concreti. Come di consueto, il “nemico” di TUTTI i contendenti (ovviamente, quello immaginario!) viene rappresentato dall’inesistente “fascismo” che sarebbe incarnato da entrambi i belligeranti, ossia, quello contro cui starebbero combattendo tanto gli Ucraini (ovvero le milizie armate e inviate dalla NATO), quanto i Russi (ovvero i Soldati coscritti e/o galvanizzati dal “mito della guerra antifascista patriottica” evocata in primis dallo stesso Putin per la “Liberazione del Donbass dai nazionalsocialisti”). La campagna ucraina, singolarmente scatenata dal Presidente russo esattamente quando e come voluto dalla NATO, ha generato una serie di avvenimenti, casualmente TUTTI idonei ad accelerare e implementare la famosa “agenda 2030” dell’ “occidente libero e democratico” pluto-massonico, in tutti i campi! Così, mentre l’attenzione del pubblico viene sapientemente spostata dai media verso il prezzo del Gas (di cui in realtà non c’è alcuna penuria e del quale in campo UE-ista si ostenta solo in apparenza la volontà di cambiare la fonte di importazione), gli equilibri geopolitici si cristallizzano come sempre in favore della perenne divisione nei “due blocchi di potere egemonici”, alla faccia del multi-polarismo di cui si ciancia a vanvera in certi ambienti pseudo-contestatori. L’obiettivo super-capitalista socialista della cosiddetta UE (qui), viene così perseguito a passi sempre più serrati, proprio in virtù della propaganda anti-russa e del tragico sceneggiato bellico che “va ora in onda” a beneficio dei “telespettatori” della UE.

In proposito, nel frattempo, in quel della repubblica delle banane italy-ota, la messinscena, che ha rivestito i panni elettorali, ha generato immancabilmente, secondo quanto già ampiamente documentato in anticipo (qui), il solito antifascismo di maniera. Dove i “padroni del discorso”, come di consueto, impostano da sempre la loro campagna stampa antifascista sulla base di articoli giornalistici e servizi televisivi, per come viene svolta perennemente da quasi 80 anni, cioè stigmatizzando il ritorno di un presunto fascismo senza che oggettivamente esista “nessun vero rappresentate del Fascismo AUTENTICO, politicamente organizzato” (qui), ma solo in funzione delle “necessità politiche contingenti” frutto del disordine istituzionale imposto dai “Pupari” a mezzo dei loro “pupazzi” in terra italica, e dunque in base alle pretestuose accuse di “fascismo” degli uni, rivolte strumentalmente agli eredi dei missini, da sempre tutti antifascisti (!) come la Meloni (ma nel suo caso, senza esagerare troppo!), cui corrispondono in modo uguale e contrario quelle che vengono rivolte dagli altri contro Putin ed i suoi sostenitori! Tuttavia, visto il credito che la stessa “signora dell’Aspen Institute” gode in terra nord americana, nelle critiche alla sua persona non è parso lecito superare una certa soglia, essendo ben chiaro a tutti i “polemisti” come esse siano solo frutto di contingenze politiche, svolte solo in funzione propagandistico-elettorale, rivolte più che altro ad accreditarne l’immagine di “vittima” di un campagna di odio politico pregiudiziale. 

Così, in funzione degli equilibri del quadro politico UE-ista (diretti da sempre oltre Manica ed oltre Atlantico!) (qui) il presidente russo, come abbiamo detto, viene variabilmente accusato dalla propaganda occidentale, tanto di “fascismo che di comunismo”, ma, come ripetiamo nuovamente, l’accusa generica di “fascismo” ormai ha fatto un passo “avanti” presso l’opinione pubblica demo-liberale, trasformando così in “fascisti” tutti coloro che vengono accusati di non essere liberali (ovviamente, bisogna vedere se poi costoro non lo siano davvero!). Quindi, secondo quanto teorizzato e messo in opera da decenni dalle liberal-democrazie (qui), il “fascista” può anche essere un “comunista”, o un soggetto accusato di esser tale. 

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Invece, la realtà dei fatti, racconta di categorie “diverse” di antifascisti, che concorrono tutte alla cristallizzazione del quadro politico mondiale all’interno di uno scenario distopico, rivolto alla distruzione “controllata e graduale” nonché all’oppressione totale del genere umano, o almeno di quel che di esso i “pupari” hanno deciso ne debba restare, sulla base delle loro “agende”. All’interno di questo preciso scenario, si “presentano” tanto le “forze” diretta emanazione dei “registi” dello sceneggiato, quanto quelle che immaginano di poter trovare un proprio spazio di manovra autonomo, che magari permetta loro di sopravvivere o di giungere ad un “armistizio” con chi regge i fili del teatrino. Il caso di Putin ci pare rappresenti un tipico esempio emblematico, ossia quello di uno “strumento di fatto” dei “Pupari” che, conscio e consenziente o meno che sia della cosa, permette loro di attuare comunque ed al meglio, i piani dell’agenda globale da essi redatta. Il suo modo di agire, soprattutto grazie all’ “aura di salvatore della patria” che si è costruita nel tempo (o che gli è stata appiccicata addosso?), accarezzando temi che gli hanno procacciato le simpatie di molti gruppi etero-diretti della cosiddetta “contestazione sovranista” (…dimmi con chi vai e ti dirò chi sei...) si inserisce pienamente (e non a caso!) nel perseguimento generale dell’antifascismo globale, nonché del mantenimento degli “equilibri” geopolitici costituiti (…e immancabilmente, all’interno di questo scenario si inseriscono anche i cosiddetti “neofascisti” che, come abbiamo ricordato [qui], si “dividono” in modo artefatto ed etero-diretto nelle due correnti di “destra e sinistra”!). Così molti degli atti di Putin, non si spiegano e non si spiegherebbero se non definendo il personaggio o come un politico in mala fede, oppure come un politicante davvero stolto. In tutti i casi, la sua “utilità” finale per le “elites plutocratico-massoniche” risulta incontrovertibilmente palese.

Meriterebbe, anzi, una analisi particolareggiata, dal punto di vista militare, strategico e geopolitico, ciò che la Russia di Putin ha portato avanti dal febbraio scorso. Soprattutto, come lo ha fatto e se davvero sta giovando al popolo russo. Ma ciò esula dal campo specifico delle nostre competenze. E’ però innegabile che nessuna delle azioni portate innanzi dalla Federazione Russa, abbia effettivamente colpito il Sistema Globale in quanto tale, per come vorrebbero dare ad intendere certi soggetti che sulla rete vanno qualificandosi come “patrioti”. Anzi, tali comportamenti possono essere inseriti all’interno di quel “gioco delle parti” che tenta il “bilanciamento di influenze” nel quadro di un Sistema globale bipolare, un disegno politico che resta comunque totalmente fittizio e sulla carta, perché il Cremlino, concretamente, al momento non ha nemmeno ottenuto minimamente di imporre un “freno” all’espansione militare della NATO in Europa. 

Così, l’antifascista Vladimir Putin, insieme agli antifascisti opposti-uguali della NATO a trazione Atlantica, non sta facendo altro che “diffondere gli errori della Russia nel mondo”, proseguendo con ciò in quel tremendo percorso già iniziato a suo tempo nel 1917 e soltanto apparentemente cambiato più nella teoria che nei fatti. L’eterno gioco delle parti in cui gli apparenti antagonisti rappresentano due facce della stessa medaglia, nelle mani dei “secolari Pupari” di sempre, che rispondono del loro operato esclusivamente al “nemico eterno” dell’umanità! Proprio a questo proposito, una analisi stesa da un Sacerdote Cattolico “ortodosso” (non modernista) già nel tempo in cui fu diffusa, quando si era agli inizi della guerra, pare cogliere tutti gli aspetti controversi della situazione:

“…Certamente non intendo con ciò avallare le suggestioni di ingenue fantasticherie, condite di profezie millenaristiche, rispondenti al bisogno di individuare un salvatore umano: teniamo presente che è praticamente impossibile assurgere a certi livelli di potere e mantenervisi senza essere affiliati a una società segreta e senza il sostegno dell’una o dell’altra fazione del giudaismo finanziario. E’ possibile, anzi, che neppure Putin sia estraneo alla competizione (coordinata da un livello superiore di potere) tra due opposti modelli di dominio mondiale: quello unipolare della massoneria palladista, di matrice anglo-americana, e quello sinarchico della scuola francese, che prevede un equilibrio tra diversi centri di potere…”

Ebbene, cari lettori, in questo consiste precisamente la tattica della dissimulazione. Ma, per rendersi conto davvero della situazione e per comprendere cosa è veramente in grado di riproporre la Rinascita, la Giustizia e la Verità, si deve necessariamente tornare alla fonte della Nostra Civiltà Romano-Cristiana, quella politicamente rappresentata SOLTANTO dal Fascismo! Storicamente non ci sono altre vie politiche concrete, proprio i fatti stanno a dimostrare che è così!

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